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malpensante
Guest
Sicuramente meglio di un venerdì 13Giusto per la cronaca, oggi è venerdì 18.
Sicuramente meglio di un venerdì 13Giusto per la cronaca, oggi è venerdì 18.
e visti i promessi finanziamenti per le future 3 piste e altri lavori questa montagna di debiti e di malgoverno non sembra destinata ad essere arginata
Se mia nonna avesse tre ruote sarebbe un'ape cross...
@vincenzo florio
Hai ragione nell' indicare come radice dei problemi di Malpensa il peccato originale della mancanza di un progetto, intendo di un "progetto d' importanza nazionale", con il commitment vero dello Stato, senza il quale non si costruisce un hub a nessuna latitudine.
Intorno al 1960, mentre a Roma si sostituiva CIA con FCO, si fece di Linate, senza cervello, l' aeroporto principale di Milano. In nessun altro posto al mondo si è passati da un aeroporto distante dotato di due piste ad un aeroporto più vicino alla città e dotato di una sola pista di lunghezzza limitata. E pensare che allora il traffico sull' Autolaghi non conosceva ingorghi e che la ferrovia del Sempione era a poca distanza da Malpensa.
Riconosco però che allora si seppe prevedere accuratamente lo sviluppo del traffico (automobilistico)
Parafrasando Marx direi che la struttura tecnica ha dettato anche la sovrastruttura "culturale". Milano ce l' ha piccolo, l' aeroporto e il cervello.
Malpensa in questo momento ha in attuazione un piano che può portare la struttura ad un livello buono, penso al raccordo sud appena inaugurato, al satellite C in costruzione, soprattutto alla terza pista, al raddopio dei binari a Castellanza, allo sperabile raccordo a Busto, alla Pedemontana.
Tuttavia, se ci voltiamo indietro, vediamo che Malpensa 2000 si risolveva solo nella costruzione di un terminal per ospitare i passeggeri che Linate non riusciva a servire, l' allungamento di una pista e qualche chilometro di binari da Sacconago. Cempella mise il carro davanti ai buoi e volle fare di MXP un hub, sperando che "l' intendance suivra". Non vi fu mai un "progetto Malpensa", solo l' ordine ad Autostrade di allargare la Milano-Busto e i continui decreti aborto che avrebbero dovuto limitare Linate, sabotati regolarmente in Europa, in Italia e a Milano, con particolare distinzione a ENAC e in questo momento all' ineffabile Vito Riggio.
Sempre voltandosi indietro quello che sgomenta è l' assoluto niente fatto a Malpensa negli anni che seguirono l' apertura del '98, in cui peraltro la SEA aveva centinaia di milioni in cassa. Raddoppio di Castellanza bloccato, niente Pedemontana, niente albergo, niente di niente sull' apron, salvo un hangar sbagliato nel posto sbagliato, il tutto mentre la compagnia di bandiera perdeva soldi facendo finta di avere a Malpensa un hub.
Bencini e Albertini erano incompetenti, pazzi, corrotti, sabotatori? Ai posteri l' ardua sentenza, come scrisse il famoso romanziere locale.
Ora bisogna fare i conti con una crisi pesantissima, con il fatto che è impervio che un vettore vinca la partita del hub in trasferta, se la squadra locale gioca in un campo in discesa (Linate) protetta dagli arbitri (Governo, ENAC). Meglio evitare la nausea e non pensare a quanto un Governo farcito di lombardi stia facendo per far perdere l' ultimo treno a Malpensa favorendo, con lo sconcio di Linate, non già il fantasma di Alitalia proprietà di un lombardo (Colaninno) e una banca lombarda (Intesa), ma gli interessi francesi.
Che cosa succederà? Se la crisi prosegue a lungo e a Linate (e a Orio e al T2) non cambia nulla non è improbabile che Lufthansa faccia le valigie, come già KLM e Alitalia prima di lei. Tuttavia, se gli investimenti verranno attuati (Pedemontana, terza pista eccetera) e il traffico ricomincerà a crescere, prima o poi sarà impossibile che quel tipo di struttura resti inutilizzato in modo adeguato. Fortunatamente Orio va dritto verso la saturazione e Linate non ha grandi margini di crescita. Con 10 milioni di pax o/d in più, cioè qualche anno di crescita secondo i trend di lungo periodo, le cose dovrebbero cambiare, sempre che i soldi non vengano invece spesi in progetti perversi come il tunnel fra la Fiera di Rho e Linate.
quindi ... "peggio mi sento"
proprio perche' non e' banale per nulla mi sento peggio.Peggio me sento, si, ma ti assicuro che la presa di coscienza di quanto scritto da malpensante (che condivido in toto) non è affatto banale.
@vincenzo florio
Hai ragione nell' indicare come radice dei problemi di Malpensa il peccato originale della mancanza di un progetto, intendo di un "progetto d' importanza nazionale", con il commitment vero dello Stato, senza il quale non si costruisce un hub a nessuna latitudine.
Intorno al 1960, mentre a Roma si sostituiva CIA con FCO, si fece di Linate, senza cervello, l' aeroporto principale di Milano. In nessun altro posto al mondo si è passati da un aeroporto distante dotato di due piste ad un aeroporto più vicino alla città e dotato di una sola pista di lunghezzza limitata. E pensare che allora il traffico sull' Autolaghi non conosceva ingorghi e che la ferrovia del Sempione era a poca distanza da Malpensa.
Riconosco però che allora si seppe prevedere accuratamente lo sviluppo del traffico (automobilistico)
Parafrasando Marx direi che la struttura tecnica ha dettato anche la sovrastruttura "culturale". Milano ce l' ha piccolo, l' aeroporto e il cervello.
Malpensa in questo momento ha in attuazione un piano che può portare la struttura ad un livello buono, penso al raccordo sud appena inaugurato, al satellite C in costruzione, soprattutto alla terza pista, al raddopio dei binari a Castellanza, allo sperabile raccordo a Busto, alla Pedemontana.
Tuttavia, se ci voltiamo indietro, vediamo che Malpensa 2000 si risolveva solo nella costruzione di un terminal per ospitare i passeggeri che Linate non riusciva a servire, l' allungamento di una pista e qualche chilometro di binari da Sacconago. Cempella mise il carro davanti ai buoi e volle fare di MXP un hub, sperando che "l' intendance suivra". Non vi fu mai un "progetto Malpensa", solo l' ordine ad Autostrade di allargare la Milano-Busto e i continui decreti aborto che avrebbero dovuto limitare Linate, sabotati regolarmente in Europa, in Italia e a Milano, con particolare distinzione a ENAC e in questo momento all' ineffabile Vito Riggio.
Sempre voltandosi indietro quello che sgomenta è l' assoluto niente fatto a Malpensa negli anni che seguirono l' apertura del '98, in cui peraltro la SEA aveva centinaia di milioni in cassa. Raddoppio di Castellanza bloccato, niente Pedemontana, niente albergo, niente di niente sull' apron, salvo un hangar sbagliato nel posto sbagliato, il tutto mentre la compagnia di bandiera perdeva soldi facendo finta di avere a Malpensa un hub.
Bencini e Albertini erano incompetenti, pazzi, corrotti, sabotatori? Ai posteri l' ardua sentenza, come scrisse il famoso romanziere locale.
Ora bisogna fare i conti con una crisi pesantissima, con il fatto che è impervio che un vettore vinca la partita del hub in trasferta, se la squadra locale gioca in un campo in discesa (Linate) protetta dagli arbitri (Governo, ENAC). Meglio evitare la nausea e non pensare a quanto un Governo farcito di lombardi stia facendo per far perdere l' ultimo treno a Malpensa favorendo, con lo sconcio di Linate, non già il fantasma di Alitalia proprietà di un lombardo (Colaninno) e una banca lombarda (Intesa), ma gli interessi francesi.
Che cosa succederà? Se la crisi prosegue a lungo e a Linate (e a Orio e al T2) non cambia nulla non è improbabile che Lufthansa faccia le valigie, come già KLM e Alitalia prima di lei. Tuttavia, se gli investimenti verranno attuati (Pedemontana, terza pista eccetera) e il traffico ricomincerà a crescere, prima o poi sarà impossibile che quel tipo di struttura resti inutilizzato in modo adeguato. Fortunatamente Orio va dritto verso la saturazione e Linate non ha grandi margini di crescita. Con 10 milioni di pax o/d in più, cioè qualche anno di crescita secondo i trend di lungo periodo, le cose dovrebbero cambiare, sempre che i soldi non vengano invece spesi in progetti perversi come il tunnel fra la Fiera di Rho e Linate.
A tutti noi i debiti e come contentino Maria Jose Lopez a Controcampo (purtroppo già esautorata).
La prima regola di un politico italiano è dare al popolo il contentino.La prima regola di un politico è dare al popolo il contentino.
La prima regola di un politico italiano è dare al popolo il contentino.
La prima regola di un politico italiano è dare al popolo il contentino.
Altrove non è così e i risultati, sempre altrove, si vedono.
Aggiungo che il contentino, per essere apprezzato, deve essere notoriamente improprio, non dovuto, un favore, insomma una cosa che ambo le parti sanno che non si deve fare. Ma si fa. Mica ti voto perché mi dai quello che mi spetta, ma perché mi dai quello che so che non mi spetta.
Il politico italiano è come la moglie che compra le bottiglie al marito alcolizzato, per farlo contento.