Pronto il piano di Intesa, ora tocca al governo
Toto potrebbe vendere Airone ai nuovi soci per 300 milioni. Governance, Colaninno chiede un ruolo «primario»
Cominciamo da un numero (e da un dubbio): il piano Alitalia predisposto da Jean Cyril Spinetta per conto di Air France prevedeva un prezzo del petrolio a 86 dollari il barile. Avrebbe la società francese confermato i passaggi-chiave di quel documento con l'oro nero che viaggia attorno ai 130 dollari? Il quesito è più che legittimo in virtù del giro di vite che Air France-Klm, come tutti gli altri big del cielo inclusi i vettori low cost, è stata costretta a imprimere alla struttura dei costi.
Avanzato il dubbio, guai però a usare come alibi l'ipotetica defezione dei francesi. All'Alitalia serve una soluzione di mercato che risulti accettabile a tutti gli stakeholder della compagnia. E' questo il ragionamento che vanno facendo gli uomini di Intesa Sanpaolo che hanno lavorato alacremente alle ipotesi per un piano di rilancio di Alitalia e che, proprio per non peccare di sospetto ottimismo, hanno stimato anche per i prossimi due anni il prezzo del petrolio a 133 dollari. Oltre il 50% in più rispetto al piano di Spinetta.
Corrado Passera e Gaetano Miccichè hanno pressoché ultimato il loro lavoro e nei prossimi giorni lo consegneranno ai ministri. E' finita la Fase Uno, dicono e ora il testimone — o se preferite il cerino — passa al governo. Nei trenta giorni di agosto, feste comprese, l'esecutivo dovrà sciogliere un nodo: chi tratterà a settembre per conto di Alitalia. Sarà l'attuale consiglio d' amministrazione, optando quindi per una soluzione in bonis o arriverà un commissario? Ad oggi non è dato saperlo e non resta che registrare le quotidiane dichiarazioni dei ministri e catalogarle nella cartellina dei falchi o in quella delle colombe. Un gioco estivo che sta mostrando la corda. Tocca al governo decidere se dar vita alla nuova Alitalia con mezzi ordinari o con procedure straordinarie (restyling della legge Marzano) e molto probabilmente dipenderà dalla semestrale di agosto. La revisione della Marzano sembra offrire a ai nuovi potenziali azionisti e all'advisor maggiori certezze e soprattutto tempi ridotti. Una cosa comunque è certa: passi agosto ma non si non si potrà impiegare anche tutto settembre a cincischiare sul futuro dell'Alitalia.
«FASE UNO» FINITA, NIENTE SPEZZATINO
I consulenti di Intesa Sanpaolo non amano la parola "spezzatino", anzi nelle loro simulazioni Az Servizi torna all' interno di Alitalia ponendo fine a quello che oggi è uno malcelato spezzatino. Dovrebbe nascere, così, una compagnia con perimetro di business più largo dell'attuale Alitalia grazie all' integrazione con Air One e conseguente rafforzamento sul mercato domestico. I francesi e i tedeschi si giovano di una posizione di grande forza sui rispettivi territori (in un caso oltre il 90%) perché, argomentano, non dovrebbe farlo la nuova Alitalia che supererebbe di poco il 60%? E se l'Antitrust, come appare più che probabile, aprirà un'istruttoria sulla posizione dominante nella tratta regina, la Linate-Fiumicino, secondo gli advisor la nuova società e i suoi nuovi azionisti potrebbero concordare con il garante "opportune misure" pro consumatori, così come succede per svariate altre rotte europee. Comunque vale la pena ricordare che con l'avvento del servizio ferroviario di alta velocità Roma-Milano è prevista un'ampia trasmigrazione di passeggeri dall'aereo al treno. La concorrenza sarà dunque assicurata, gli studi di mercato prevedono che il treno in pochi anni possa arrivare addirittura al 50% del mercato. Insomma mentre Air France avrebbe ridotto Az a compagnia regionale al servizio dell'hub di Parigi, per Intesa Sanpaolo la nuova Alitalia sarà un vettore tutt'altro che smilzo e in virtù del controllo del proprio mercato potrà trattare con un partner internazionale (la stessa Air France o Lufthansa o British Airways) un accordo vantaggioso per l'ottimizzazione della rete internazionale e per i voli intercontinentali con scalo da e per l'Italia.
Quanti posti di lavoro costerà la ristrutturazione che Alitalia non ha mai fatto — nemmeno quando ha cancellato i voli da Malpensa — e che stavolta non può più eludere? Il panorama internazionale non invita all'ottimismo. Si stima che nel settore ballino qualcosa come 100 mila posti di lavoro tra Europa e Stati Uniti. I numeri previsti da Intesa Sanpaolo oscillano tra i 5 e i 6.000 esuberi (compresi i contratti a termine) che potrebbero essere governati a legislazione invariata, facendo ricorso agli ammortizzatori sociali già vigenti. Operazioni simili e anche più corpose sono state realizzate in altri settori, come banche e auto, dove le ristrutturazioni sono state gestite in pieno raccordo con i sindacati. Il raffronto con il piano Spinetta è presto fatto: Air France prevedeva 2.100 esuberi diretti e poi manteneva tra i 3.300 e gli oltre 4000 lavoratori in Az Servizi-Fintecna con stipendio garantito dallo Stato italiano per cinque anni. A questi si dovevano aggiungere circa 1500 contratti a tempo determinato che non sarebbero stati rinnovati. Il tutto però con l'equivoco del petrolio a 89 dollari.
AZIONISTI E MANAGER
L'ipotesi di piano di Intesa Sanpaolo prevede anche che Malpensa abbia un numero di voli internazionali e intercontinentali superiore ad oggi e anche a quelli di Fiumicino perché il mercato della Lombardia lo consente. Ed è anche questa una delle leve che ha permesso agli advisor di aggregare un pacchetto di investitori di tutto rilievo. Ai nomi già circolati (Benetton, Riva, Marcegaglia, Aponte, Fossati e Ligresti) si potrebbero aggiungere due banche d'affari come la Morgan Stanley e Nomura e due fondi di private equity (Equinox e Clessidra). Intesa — se richiesta — con tutta probabilità sottoscriverà anch'essa il 10% del capitale (lo ha già fatto in decine di altri casi come Piaggio, Prada, Esaote e Nh Hoteles) mentre restano ancora da definire i rapporti con Roberto Colaninno e Carlo Toto. L'industriale mantovano è fortemente intenzionato ad entrare nella nuova compagine ma vorrebbe farlo con la garanzia di una governance che gli permetta di giocare un ruolo da primus inter pares, valorizzando al meglio la sua capacità imprenditoriale. Magari in stretto raccordo con il nuovo amministratore delegato, Rocco Sabelli, un manager che ha lavorato con Colaninno in Piaggio e che avrebbe nella nuova Alitalia ampi poteri. Toto, invece, dovrà scegliere se entrare nell'azionariato apportando asset e slot di Air One oppure vendere direttamente la sua società ai nuovi azionisti di Alitalia e dedicarsi ad altri business (autostrade ed energia). Gli advisor e gli altri azionisti vorrebbero fortemente che restasse anche in virtù dell'esperienza che ha fatto in questi anni, ma in caso contrario gli verrebbe versato un corrispettivo stimato attorno ai 300 milioni. Toto poi potrebbe reinvestirne una parte nella nuova Alitalia. Nel caso di acquisizione di Air One la raccolta di capitali necessaria per dar vita alla newco dovrebbe salire almeno attorno al miliardo di euro.
«ALITALIA E' RISANABILE»
In attesa quindi che il governo impieghi bene il mese di agosto gli advisor potranno prendersi qualche giorno di riposo. Tutto appare pronto per far partire a settembre la nuova Alitalia e anche il confronto che si è avuto nei due consigli di Intesa Sanpaolo tenutisi venerdì scorso, quello di gestione e quello di sorveglianza, sembra essere servito a chiarire i dubbi. L'Alitalia, si è concluso, è risanabile ma solo se ci sarà una forte discontinuità gestionale e se si avrà il coraggio di fare gli interventi e gli investimenti necessari per rendere la compagnia competitiva su un mercato sempre più difficile. E nessun banchiere d'affari in Europa opera mai chiedendosi se il successo del suo lavoro finisce per rafforzare o meno la credibilità del governo che lo ha ingaggiato. Il cui prodest, il chiedersi a chi giova, sarebbe l'ennesima anomalia italiana.
Dario Di Vico - Corriere della Sera
Toto potrebbe vendere Airone ai nuovi soci per 300 milioni. Governance, Colaninno chiede un ruolo «primario»
Cominciamo da un numero (e da un dubbio): il piano Alitalia predisposto da Jean Cyril Spinetta per conto di Air France prevedeva un prezzo del petrolio a 86 dollari il barile. Avrebbe la società francese confermato i passaggi-chiave di quel documento con l'oro nero che viaggia attorno ai 130 dollari? Il quesito è più che legittimo in virtù del giro di vite che Air France-Klm, come tutti gli altri big del cielo inclusi i vettori low cost, è stata costretta a imprimere alla struttura dei costi.
Avanzato il dubbio, guai però a usare come alibi l'ipotetica defezione dei francesi. All'Alitalia serve una soluzione di mercato che risulti accettabile a tutti gli stakeholder della compagnia. E' questo il ragionamento che vanno facendo gli uomini di Intesa Sanpaolo che hanno lavorato alacremente alle ipotesi per un piano di rilancio di Alitalia e che, proprio per non peccare di sospetto ottimismo, hanno stimato anche per i prossimi due anni il prezzo del petrolio a 133 dollari. Oltre il 50% in più rispetto al piano di Spinetta.
Corrado Passera e Gaetano Miccichè hanno pressoché ultimato il loro lavoro e nei prossimi giorni lo consegneranno ai ministri. E' finita la Fase Uno, dicono e ora il testimone — o se preferite il cerino — passa al governo. Nei trenta giorni di agosto, feste comprese, l'esecutivo dovrà sciogliere un nodo: chi tratterà a settembre per conto di Alitalia. Sarà l'attuale consiglio d' amministrazione, optando quindi per una soluzione in bonis o arriverà un commissario? Ad oggi non è dato saperlo e non resta che registrare le quotidiane dichiarazioni dei ministri e catalogarle nella cartellina dei falchi o in quella delle colombe. Un gioco estivo che sta mostrando la corda. Tocca al governo decidere se dar vita alla nuova Alitalia con mezzi ordinari o con procedure straordinarie (restyling della legge Marzano) e molto probabilmente dipenderà dalla semestrale di agosto. La revisione della Marzano sembra offrire a ai nuovi potenziali azionisti e all'advisor maggiori certezze e soprattutto tempi ridotti. Una cosa comunque è certa: passi agosto ma non si non si potrà impiegare anche tutto settembre a cincischiare sul futuro dell'Alitalia.
«FASE UNO» FINITA, NIENTE SPEZZATINO
I consulenti di Intesa Sanpaolo non amano la parola "spezzatino", anzi nelle loro simulazioni Az Servizi torna all' interno di Alitalia ponendo fine a quello che oggi è uno malcelato spezzatino. Dovrebbe nascere, così, una compagnia con perimetro di business più largo dell'attuale Alitalia grazie all' integrazione con Air One e conseguente rafforzamento sul mercato domestico. I francesi e i tedeschi si giovano di una posizione di grande forza sui rispettivi territori (in un caso oltre il 90%) perché, argomentano, non dovrebbe farlo la nuova Alitalia che supererebbe di poco il 60%? E se l'Antitrust, come appare più che probabile, aprirà un'istruttoria sulla posizione dominante nella tratta regina, la Linate-Fiumicino, secondo gli advisor la nuova società e i suoi nuovi azionisti potrebbero concordare con il garante "opportune misure" pro consumatori, così come succede per svariate altre rotte europee. Comunque vale la pena ricordare che con l'avvento del servizio ferroviario di alta velocità Roma-Milano è prevista un'ampia trasmigrazione di passeggeri dall'aereo al treno. La concorrenza sarà dunque assicurata, gli studi di mercato prevedono che il treno in pochi anni possa arrivare addirittura al 50% del mercato. Insomma mentre Air France avrebbe ridotto Az a compagnia regionale al servizio dell'hub di Parigi, per Intesa Sanpaolo la nuova Alitalia sarà un vettore tutt'altro che smilzo e in virtù del controllo del proprio mercato potrà trattare con un partner internazionale (la stessa Air France o Lufthansa o British Airways) un accordo vantaggioso per l'ottimizzazione della rete internazionale e per i voli intercontinentali con scalo da e per l'Italia.
Quanti posti di lavoro costerà la ristrutturazione che Alitalia non ha mai fatto — nemmeno quando ha cancellato i voli da Malpensa — e che stavolta non può più eludere? Il panorama internazionale non invita all'ottimismo. Si stima che nel settore ballino qualcosa come 100 mila posti di lavoro tra Europa e Stati Uniti. I numeri previsti da Intesa Sanpaolo oscillano tra i 5 e i 6.000 esuberi (compresi i contratti a termine) che potrebbero essere governati a legislazione invariata, facendo ricorso agli ammortizzatori sociali già vigenti. Operazioni simili e anche più corpose sono state realizzate in altri settori, come banche e auto, dove le ristrutturazioni sono state gestite in pieno raccordo con i sindacati. Il raffronto con il piano Spinetta è presto fatto: Air France prevedeva 2.100 esuberi diretti e poi manteneva tra i 3.300 e gli oltre 4000 lavoratori in Az Servizi-Fintecna con stipendio garantito dallo Stato italiano per cinque anni. A questi si dovevano aggiungere circa 1500 contratti a tempo determinato che non sarebbero stati rinnovati. Il tutto però con l'equivoco del petrolio a 89 dollari.
AZIONISTI E MANAGER
L'ipotesi di piano di Intesa Sanpaolo prevede anche che Malpensa abbia un numero di voli internazionali e intercontinentali superiore ad oggi e anche a quelli di Fiumicino perché il mercato della Lombardia lo consente. Ed è anche questa una delle leve che ha permesso agli advisor di aggregare un pacchetto di investitori di tutto rilievo. Ai nomi già circolati (Benetton, Riva, Marcegaglia, Aponte, Fossati e Ligresti) si potrebbero aggiungere due banche d'affari come la Morgan Stanley e Nomura e due fondi di private equity (Equinox e Clessidra). Intesa — se richiesta — con tutta probabilità sottoscriverà anch'essa il 10% del capitale (lo ha già fatto in decine di altri casi come Piaggio, Prada, Esaote e Nh Hoteles) mentre restano ancora da definire i rapporti con Roberto Colaninno e Carlo Toto. L'industriale mantovano è fortemente intenzionato ad entrare nella nuova compagine ma vorrebbe farlo con la garanzia di una governance che gli permetta di giocare un ruolo da primus inter pares, valorizzando al meglio la sua capacità imprenditoriale. Magari in stretto raccordo con il nuovo amministratore delegato, Rocco Sabelli, un manager che ha lavorato con Colaninno in Piaggio e che avrebbe nella nuova Alitalia ampi poteri. Toto, invece, dovrà scegliere se entrare nell'azionariato apportando asset e slot di Air One oppure vendere direttamente la sua società ai nuovi azionisti di Alitalia e dedicarsi ad altri business (autostrade ed energia). Gli advisor e gli altri azionisti vorrebbero fortemente che restasse anche in virtù dell'esperienza che ha fatto in questi anni, ma in caso contrario gli verrebbe versato un corrispettivo stimato attorno ai 300 milioni. Toto poi potrebbe reinvestirne una parte nella nuova Alitalia. Nel caso di acquisizione di Air One la raccolta di capitali necessaria per dar vita alla newco dovrebbe salire almeno attorno al miliardo di euro.
«ALITALIA E' RISANABILE»
In attesa quindi che il governo impieghi bene il mese di agosto gli advisor potranno prendersi qualche giorno di riposo. Tutto appare pronto per far partire a settembre la nuova Alitalia e anche il confronto che si è avuto nei due consigli di Intesa Sanpaolo tenutisi venerdì scorso, quello di gestione e quello di sorveglianza, sembra essere servito a chiarire i dubbi. L'Alitalia, si è concluso, è risanabile ma solo se ci sarà una forte discontinuità gestionale e se si avrà il coraggio di fare gli interventi e gli investimenti necessari per rendere la compagnia competitiva su un mercato sempre più difficile. E nessun banchiere d'affari in Europa opera mai chiedendosi se il successo del suo lavoro finisce per rafforzare o meno la credibilità del governo che lo ha ingaggiato. Il cui prodest, il chiedersi a chi giova, sarebbe l'ennesima anomalia italiana.
Dario Di Vico - Corriere della Sera