[TR] Herat Airport, nuovo e vecchio, torre e special An-24 Kam Air
L’aeroporto di Herat venne costruito con il sostegno economico e tecnico degli Stati Uniti verso la fine degli anni ’50, ed inaugurato nei primissimi anni ’60.
Ho trovato su internet questa foto stupenda di un DC-7 della Ariana di quel periodo. Non ho resistito dal postarla.
Per chi non conoscesse la storia dell’Afghanistan, all’epoca il paese era governato da un monarca, Zahir Shah, e guidato da un primo ministro, Mohammad Daud, di simpatie filo-sovietiche.
Per tutti quelli che dicono “ci sono foto di ragazze in minigonna a Kabul di quel periodo, quindi stavano bene ed erano occidentalizzati” …..
Studenti dell’università di Kabul, nei primi anni ‘70
…. è opportuno ricordare come è certamente vero che un certo processo di modernizzazione sia effettivamente iniziato a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, interessando tuttavia una sparuta – se non sparutissima – minoranza intellettuale nelle maggiori realtà urbane del paese. Un processo, ad essere generosi, che vide coinvolto non più del 5% della popolazione afgana, che in larghissima maggioranza continuava a vivere nelle aree rurali senza avere alcuna cognizione del tempo e dello Stato.
Posso dire, come personale esperienza, di aver parlato con persone in villaggi abbastanza sperduti, che non sapevano nemmeno di essere afgani. Alla domanda “ma lei che nazionalità ha?”, rispondono “io sono di questo villaggio”. Ignorando nel modo più assoluto se questo si trovi in Afghanistan, Iran o Pakistan.
Tornando a parlare dell’aeroporto, invece, è necessario ricordare che si trova a 977 metri di altitudine (3206 piedi), e dispone di una pista interamente asfaltata di 2.571 metri. La sua indicazione IATA è HEA.
In una freddissima mattina dello scorso dicembre, trovandomi sfaccendatamente affaccendato, allo scopo di farne esplicitamente un TR, mi sono fatto una lunghissima passeggiata (500m) dalla nostra base di Camp Arena sino all’aerostazione civile. Questo è il resoconto.
Per chi arriva con un volo civile, il benvenuto lo dà direttamente il presidente Karzai, con un bel gesto dell’ombrello.
Ancora per poco, dato che è in costruzione la nuova aerostazione (come vedremo dopo), questa è la porta che i passeggeri in arrivo varcano quando scendono dall’aereo e arrivano ad Herat.
Si tratta della vecchia costruzione originale a un piano, sormontata dalla torre. Davanti alla costruzione, separandola dall’apron, un piccolo giardinetto in stile persiano.
Altra vista, questa volta dall’esterno, presa dal parcheggio.
Questo è il padiglione d’onore, o area VIP, utilizzato quando arrivano autorità
E questa è la torre, la cui struttura superiore vetrata è realizzata in legno.
Entrando nell’aerostazione mi imbatto subito nei controlli di sicurezza che i passeggeri in uscita devono fare prima di salire a bordo (il metal detector è invece all’ingresso, dall’altra parte).
Vinco le resistenze dei due addetti alla sicurezza, e mi fanno entrare a fare un po’ di foto nell’aerostazione. Questa è la sala d’attesa delle partenze.
Questo il bar delle partenze …
… e questo il duty free, praticamente specializzato solo in zafferano.
Torno sulla pista, e mi dirigo verso l’estremità del parcheggio per fotografare l’unico aereo presente in quel momento. Ne approfitto per fare una foto all’ampio piazzale.
In fondo al piazzale è parcheggiato questo An-24 della Kam Air. A bordo di un loro 737 che si schiantò a Kabul qualche anno fa morì anche un ufficiale del Battaglione San Marco, ergo la compagnia non ha proprio la fama di essere il meglio che offra il mercato.
Scambio una chiacchera con l’equipaggio, che è centrasiatico (manco ho capito di dove da quanto parlavano male l’inglese).
Intanto procedono a caricare i bagagli per questo volo diretto –mi sembra – a Kabul.
Ho visto molti An-24 in vita mia, ma raramente in condizioni di volo. Ne approfitto per fare un piccolo tour fotografico.
Mi inerpico su una scaletta metallica alta circa 1 metro (non senza fatica) e ne tiro fuori questi due capolavori sfocati.
Ecco il secondo.
Altro giretto
Bagagli
Veduta d’insieme. Molto interessante. Non ci salirei nemmeno con la pistola puntata alla nuca.
Mi avvicina il “rais” della sicurezza dell’aeroporto. “Ecchelallà”, mi dico tra me e me. Adesso questo mi fa cancellare tutta la scheda. Gentilissimo, invece, mi chiede se ho voglia di fare un salto in torre. Caspita!!!! Come in Italia!!! Non ci sono mai salito in quella civile di Herat, ed accetto al volo.
Mi presenta subito il controllore, il simpaticissimo anziano – “storico” oserei dire – leggendario controllore di HEA. Lavora qui dall’apertura dell’aeroporto, quando, giovanissimo lavoratore dello scalo, venne individuato come uno sveglio e mandato a studiare per diventare ciò che è oggi. Mi racconta che ne ha viste di tutti i colori sullo scalo. Russi, mujaheddin, talebani, NATO, bombe, razzi. Di tutto. È grato agli occidentali, perché gli hanno permesso non solo di lavorare ancora, ma soprattutto perché hanno riportato il traffico civile sull’aeroporto.
Mi mostra le apparecchiature, dicendo che adesso sono di gran lunga migliori rispetto a pochi anni fa.
Altra immagine.
Esco a fare una passeggiata sulla terrazza, e faccio un paio di foto alla struttura lignea della copertura della torre.
Approfittandone per una foto al piazzale in direzione nord …
… e in direzione sud, prendendo anche uno scorcio del giardinetto in stile persiano che separa l’aerostazione dal piazzale, e i lavori di rifacimento del manto, …
… e ancora a nord, dove è parcheggiato l’An-24 della Kam Air.
Do un’occhiata agli arrivi per vedere se c’è qualcosa da fotografare di interessante, ma a parte l’An-24, i prossimi voli sono tra oltre un’ora. Dopo essermi bevuto un tè in compagnia del simpaticissimo controllore, quindi, me ne torno giù per la ripida scala.
Prima di scendere, in realtà, faccio una foto dalla terrazza alla nuova aerostazione in costruzione. Questa struttura, in muratura e metallo, è finanziata dalla cooperazione italiana, e a breve sostituirà la vecchia storica struttura degli anni ’60.
Scendo a fare qualche foto più da vicino
Entrando in quello che sarà il futuro ingresso, ancora in costruzione
Che si presenta abbastanza ampio e ben strutturato
Ecco dall’esterno il futuro ingresso dell’aeroporto civile.
Altra immagine, con particolare della bella scalinata d’ingresso, dietro al nostro militare.
E ancora una
Per concludere (foto scattata qualche giorno prima, purtroppo molto sfocata in quanto presa dall’interno di un nostro mezzo in movimento), una foto del gate guardian all’ingresso esterno dell’aeroporto civile, lungo la strada provinciale. Si tratta di un vecchio Su-22, e l’arco che vedete alla sinistra, è l’ingresso dell’aeroporto.
Spero vi siano piaciute. Alla prossima, ciao!
L’aeroporto di Herat venne costruito con il sostegno economico e tecnico degli Stati Uniti verso la fine degli anni ’50, ed inaugurato nei primissimi anni ’60.

Ho trovato su internet questa foto stupenda di un DC-7 della Ariana di quel periodo. Non ho resistito dal postarla.
Per chi non conoscesse la storia dell’Afghanistan, all’epoca il paese era governato da un monarca, Zahir Shah, e guidato da un primo ministro, Mohammad Daud, di simpatie filo-sovietiche.
Per tutti quelli che dicono “ci sono foto di ragazze in minigonna a Kabul di quel periodo, quindi stavano bene ed erano occidentalizzati” …..

Studenti dell’università di Kabul, nei primi anni ‘70
…. è opportuno ricordare come è certamente vero che un certo processo di modernizzazione sia effettivamente iniziato a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, interessando tuttavia una sparuta – se non sparutissima – minoranza intellettuale nelle maggiori realtà urbane del paese. Un processo, ad essere generosi, che vide coinvolto non più del 5% della popolazione afgana, che in larghissima maggioranza continuava a vivere nelle aree rurali senza avere alcuna cognizione del tempo e dello Stato.
Posso dire, come personale esperienza, di aver parlato con persone in villaggi abbastanza sperduti, che non sapevano nemmeno di essere afgani. Alla domanda “ma lei che nazionalità ha?”, rispondono “io sono di questo villaggio”. Ignorando nel modo più assoluto se questo si trovi in Afghanistan, Iran o Pakistan.
Tornando a parlare dell’aeroporto, invece, è necessario ricordare che si trova a 977 metri di altitudine (3206 piedi), e dispone di una pista interamente asfaltata di 2.571 metri. La sua indicazione IATA è HEA.
In una freddissima mattina dello scorso dicembre, trovandomi sfaccendatamente affaccendato, allo scopo di farne esplicitamente un TR, mi sono fatto una lunghissima passeggiata (500m) dalla nostra base di Camp Arena sino all’aerostazione civile. Questo è il resoconto.
Per chi arriva con un volo civile, il benvenuto lo dà direttamente il presidente Karzai, con un bel gesto dell’ombrello.

Ancora per poco, dato che è in costruzione la nuova aerostazione (come vedremo dopo), questa è la porta che i passeggeri in arrivo varcano quando scendono dall’aereo e arrivano ad Herat.

Si tratta della vecchia costruzione originale a un piano, sormontata dalla torre. Davanti alla costruzione, separandola dall’apron, un piccolo giardinetto in stile persiano.

Altra vista, questa volta dall’esterno, presa dal parcheggio.

Questo è il padiglione d’onore, o area VIP, utilizzato quando arrivano autorità

E questa è la torre, la cui struttura superiore vetrata è realizzata in legno.

Entrando nell’aerostazione mi imbatto subito nei controlli di sicurezza che i passeggeri in uscita devono fare prima di salire a bordo (il metal detector è invece all’ingresso, dall’altra parte).

Vinco le resistenze dei due addetti alla sicurezza, e mi fanno entrare a fare un po’ di foto nell’aerostazione. Questa è la sala d’attesa delle partenze.

Questo il bar delle partenze …

… e questo il duty free, praticamente specializzato solo in zafferano.

Torno sulla pista, e mi dirigo verso l’estremità del parcheggio per fotografare l’unico aereo presente in quel momento. Ne approfitto per fare una foto all’ampio piazzale.

In fondo al piazzale è parcheggiato questo An-24 della Kam Air. A bordo di un loro 737 che si schiantò a Kabul qualche anno fa morì anche un ufficiale del Battaglione San Marco, ergo la compagnia non ha proprio la fama di essere il meglio che offra il mercato.

Scambio una chiacchera con l’equipaggio, che è centrasiatico (manco ho capito di dove da quanto parlavano male l’inglese).
Intanto procedono a caricare i bagagli per questo volo diretto –mi sembra – a Kabul.

Ho visto molti An-24 in vita mia, ma raramente in condizioni di volo. Ne approfitto per fare un piccolo tour fotografico.

Mi inerpico su una scaletta metallica alta circa 1 metro (non senza fatica) e ne tiro fuori questi due capolavori sfocati.

Ecco il secondo.

Altro giretto

Bagagli

Veduta d’insieme. Molto interessante. Non ci salirei nemmeno con la pistola puntata alla nuca.

Mi avvicina il “rais” della sicurezza dell’aeroporto. “Ecchelallà”, mi dico tra me e me. Adesso questo mi fa cancellare tutta la scheda. Gentilissimo, invece, mi chiede se ho voglia di fare un salto in torre. Caspita!!!! Come in Italia!!! Non ci sono mai salito in quella civile di Herat, ed accetto al volo.

Mi presenta subito il controllore, il simpaticissimo anziano – “storico” oserei dire – leggendario controllore di HEA. Lavora qui dall’apertura dell’aeroporto, quando, giovanissimo lavoratore dello scalo, venne individuato come uno sveglio e mandato a studiare per diventare ciò che è oggi. Mi racconta che ne ha viste di tutti i colori sullo scalo. Russi, mujaheddin, talebani, NATO, bombe, razzi. Di tutto. È grato agli occidentali, perché gli hanno permesso non solo di lavorare ancora, ma soprattutto perché hanno riportato il traffico civile sull’aeroporto.

Mi mostra le apparecchiature, dicendo che adesso sono di gran lunga migliori rispetto a pochi anni fa.

Altra immagine.

Esco a fare una passeggiata sulla terrazza, e faccio un paio di foto alla struttura lignea della copertura della torre.

Approfittandone per una foto al piazzale in direzione nord …

… e in direzione sud, prendendo anche uno scorcio del giardinetto in stile persiano che separa l’aerostazione dal piazzale, e i lavori di rifacimento del manto, …

… e ancora a nord, dove è parcheggiato l’An-24 della Kam Air.

Do un’occhiata agli arrivi per vedere se c’è qualcosa da fotografare di interessante, ma a parte l’An-24, i prossimi voli sono tra oltre un’ora. Dopo essermi bevuto un tè in compagnia del simpaticissimo controllore, quindi, me ne torno giù per la ripida scala.

Prima di scendere, in realtà, faccio una foto dalla terrazza alla nuova aerostazione in costruzione. Questa struttura, in muratura e metallo, è finanziata dalla cooperazione italiana, e a breve sostituirà la vecchia storica struttura degli anni ’60.

Scendo a fare qualche foto più da vicino

Entrando in quello che sarà il futuro ingresso, ancora in costruzione

Che si presenta abbastanza ampio e ben strutturato

Ecco dall’esterno il futuro ingresso dell’aeroporto civile.

Altra immagine, con particolare della bella scalinata d’ingresso, dietro al nostro militare.

E ancora una

Per concludere (foto scattata qualche giorno prima, purtroppo molto sfocata in quanto presa dall’interno di un nostro mezzo in movimento), una foto del gate guardian all’ingresso esterno dell’aeroporto civile, lungo la strada provinciale. Si tratta di un vecchio Su-22, e l’arco che vedete alla sinistra, è l’ingresso dell’aeroporto.

Spero vi siano piaciute. Alla prossima, ciao!