L’ultimo giorno comincia con una sveglia alle sette e mezza, seguita da un dormiveglia fino alle otto. Mi alzo che ormai hanno finito di servire la colazione. Poco male: posso tranquillamente fare a meno del porridge e della marmellata fosforescente. Forte delle mie quattro ore di sonno, in qualche modo mi trascino giù, pago l’albergo e carico la valigia sull’autobus senza dimenticare nulla.
Basta un quarto d’ora per raggiungere l’aeroporto, questa volta con un po’ di fauna locale in più.
Si passa di nuovo per il terminal privato e/o dedicato alle visite ufficiali.
Oltre a noi, questa mattina partono voli S7 per DME, Aeroflot per SVO, UTAir per Tyumen, e Yamal Airlines per Simferopol, Yekaterinburg e Sabetta. Scusate per la foto
emmerda.
Controllo di sicurezza prima di accedere al check-in.
Carta d’imbarco con posti assegnati
mentulae canis modo.
Un bel souvenir in vendita nel minuscolo shop. La foto mi costa un cazziatone da parte della commessa, che contemporaneamente fa anche da barista.
L’imbarco avviene con la consueta efficienza sovietica, che risponde anche all’esigenza di assicurare che ci siano posti di lavoro a sufficienza per tutti: un’addetta strappa la carta d’imbarco e la passa alla collega accanto, il cui compito è timbrare il talloncino da restituire al passeggero.
L’aereo è parcheggiato in fondo al piazzale, ed è sempre il nostro RA-89029. Anche l’equipaggio è lo stesso dell’andata.
Stavolta mi siedo poco davanti all’ala. Per il decollo mi sposto sul lato sinistro in modo da fare un’ultima foto alla città: eccola in tutto il suo splendore.
Credo sia la prima volta che vedo gli Urali alla luce del sole. Belli.
Metto su un episodio di “Narcos” e mi addormento quasi subito. Purtroppo il sonno dura poco, e al risveglio mi si presenta davanti di nuovo il famigerato vassoio Gazpromavia. Aiuto!
Mangio solo il salmone e un po’ di frutta, illudendomi di aver finito… quando passa il carrello con i pasti caldi. Stupidamente opto per un’omelette che in realtà è una frittata dal peso specifico del piombo: forse sarebbe stato meglio il filetto Stroganoff. Alle dieci e mezza di mattina.
Cerco di passare il tempo fino a San Pietroburgo dormendo oppure guardandomi intorno. Il ghiaccio sul finestrino mi ricorda il Golfo dell’Ob’ ghiacciato che avevo visto dall’elicottero.
Tre ore dopo il decollo da Novyj Urengoj siamo di nuovo nella città dello zar, dove ci fermeremo anche questa volta per un paio d’ore.
Non mi ricordavo assolutamente dell’esistenza di questa compagnia regionale finlandese.
Sbarchiamo al Pulkovo-3 e riceviamo la carta d’imbarco per l’ultima tratta.
Del volo per Berlino ho pochi ricordi. Uno di questi, accidenti a me, è il pasto, anche se in effetti la portata calda (pollo con riso) non era male.
Passiamo sopra Danzica, per poi virare verso Berlino più o meno all’altezza di Stettino.
Corto finale per Schönefeld.
Ripassiamo di nuovo davanti al BER…
… e infine parcheggiamo, stavolta al terminal passeggeri. Questa sarà una gran cosa, in quanto sarebbe stato difficile far arrivare un numero sufficiente di taxi per tutti i passeggeri al GAT. Prima di scendere chiedo di nuovo al purser se sia possibile fare una foto veloce al cockpit. Mi guarda come se gli avessi chiesto di prestarmi 200 euro sull'unghia, esita un po' e infine chiede al comandante: la risposta, purtroppo, è "nyet". Lo ringrazio comunque e mi congedo.
Che dire: un viaggio breve ma estremamente intenso e organizzato alla perfezione dai nostri ospiti. Non mi aspettavo di vedere così tanti luoghi e imparare così tante cose nuove in soli due giorni! È stata un’esperienza irripetibile, e sono felice di averla condivisa con voi.