[TR] “Hai chiuso il gas?” | Siberia Nordoccidentale


Credo che gli aggettivi siano stati usati giá tutti, quindi mi limito solo a ringraziarti per averci svelato questi angoli nascosti.
 
Splendido, splendido. I Nenets li avevo visti solo nei documentari, e ne avevo letto solo nei libri. Grazie di condividere.
 
Straordinario! Un collage di foto e una descrizione di luoghi e costumi di grande interesse. Ti ringrazio per la condivisione di ciò che hai visto e vissuto.
 
Semplicemente incredibile. Posti surreali e foto che sembrano di scenari di un altro pianeta. Fantastico TR.
Grazie per averlo condiviso con noi.
 
Un grande cartello sul viale di accesso alla piazzola di atterraggio ci dà ufficialmente il benvenuto nel Distretto di Yamal. La cartina è girata di 90 gradi verso destra, quindi l’est corrisponde in realtà al nord della penisola. Su di essa sono illustrate in maniera stilizzata le principali località: da Sabetta, nel nord ovvero a destra, a Bovanenkovo, Syoyakha, Mys Kamenny, Novy Port e, appunto, Yar-Sale. L’intera penisola, lunga circa 700 chilometri, è ricca di giacimenti di gas sempre più sfruttati da Gazprom nell’ambito di un megaprogetto comprendente oltre 30 siti. Nell’intera zona vengono prodotti ogni anno circa 62 miliardi di metri cubi di gas, cifra che nei prossimi decenni potrebbe sestuplicarsi fino a raggiungere l’astronomica quantità di 360 miliardi di metri cubi all’anno. A titolo di paragone, attualmente l’UE consuma poco meno di 450 miliardi di metri cubi di gas ogni anno.

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I nostri accompagnatori ci portano in giro con uno scuolabus (sulla fiancata c’è appunto scritto “deti”, cioè “bambini”). Il pitch è il peggiore che abbia mai provato… :)

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Visitiamo una scuola con annesso convitto, per la precisione il più grande di questo tipo in tutta la regione, o forse di tutta la Russia (non ricordo bene). Ogni anno, da settembre a maggio, più di un migliaio di bambini frequentano le lezioni in questa struttura: la maggior parte di loro provengono da famiglie nomadi, alle quali vengono “restituiti” per l’estate.

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Educazione alimentare. L’intero poster trattava dell’importanza delle vitamine.

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I bambini possono confrontarsi anche con varie tecniche di artigianato, dal cucito alla lavorazione del legno, in questi laboratori definiti dalla nostra interprete “technological rooms” :)

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Bambole vestite di pezze lavorate dagli scolari…

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… il tutto sotto l’occhio vigile di Vladimir Vladimirovich e dei governatori della regione.

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Terminiamo la visita e proseguiamo verso un’altra parte del centro.

La piazza principale, di cui ignoro il nome.

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Pur essendo dotata di tutti i servizi di una normale cittadina, Yar-Sale continua a dare la netta sensazione di essere un luogo un po’ fuori dal tempo e dallo spazio. Non è un caso che, nella lingua Nenets, il toponimo “Yamal” significhi qualcosa come “fine della terra”.

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È giunta l’ora di una piccola performance culturale: un gruppo di Nenets ci sta aspettando per mostrarci la tecnica di costruzione delle tende, farci assaggiare le bacche tipiche e offrirci del tè caldo. Frattanto, un ragazzo fornisce il sottofondo musicale intonando un canto armonico, dal suono simile a quello tipico della Mongolia.

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Proseguiamo a ritmi serrati per un incontro con il vicesindaco di Yar-Sale e un buffet nel centro sportivo e culturale della città. Qui scorgo dei bellissimi poster:

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“Tutti i record del mondo devono essere nostri!”, mentre gli USA arrivano secondi.

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La nostra breve visita ormai è finita: dobbiamo tornare a Novyj Urengoj, o faremo tardi per un’altra cena(!). Sempre con il nostro fido microbus raggiungiamo di nuovo la piazzola di atterraggio.

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Il copione ormai ci è familiare: aspettiamo che partano i primi due gruppi prima di salire sul nostro bestione (video dell’atterraggio QUI).

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La luce della sera ci regala dei bellissimi riflessi sul Golfo dell’Ob’.

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Dopo un’ora e venti minuti raggiungiamo la “metropoli” e scendiamo con un ampio circling.

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Il personale di terra sembra esasperato di fronte all’ennesimo pirla che si ferma a fotografare ogni dettaglio dell’elicottero e del tramonto. Io resisto finché non mi spingono a forza verso il bus.

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È stata una giornata molto lunga, ma allo stesso tempo elettrizzante e densa di sensazioni. Se potessi, tornerei subito lassù! Ora però bisogna rientrare a Novyj Urengoj per l’ultima serata prima di tornare al di qua degli Urali.

Nel prossimo episodio…
 
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No, vabbè, questo è veramente troppo. Grazie, che posti.
 
Stamattina avevo un po' di tempo e mi sono gustato, uno dietro l'altro, il TR di 13900 e il tuo. Uno più strepitoso dell'altro.
Il tutto sorbendo con calma tè e biscottini.
Un gran bel modo di iniziare la giornata. Grazie! :)
 
Stamattina avevo un po' di tempo e mi sono gustato, uno dietro l'altro, il TR di 13900 e il tuo. Uno più strepitoso dell'altro.
Il tutto sorbendo con calma tè e biscottini.
Un gran bel modo di iniziare la giornata. Grazie! :)

Idem, ho trovato il tempo di leggere questo TR solamente adesso .... e per fortuna così me lo sono gustato tutto d'un fiato (adesso procedo con quello di 13900 :D) . Una vera chicca che entra di diritto nella hall of fame dei TR su AC! Gran bella esperienza per te, i paesaggi sono davvero da togliere il fiato , grazie per aver condiviso con noi !
 
Un TR superlativo, posti veramente unici ed immagino veramente difficili da visitare se non in occasione di una visita come questa.
Una chicca assoluta i viaggi via elicottero sovietico!
Grazie mille per questa pietra miliare nella storia dei TR di Aviazione Civile!
 
Sarà meglio che mi sbrighi a finire, altrimenti si slitta alla prossima settimana :)

Di ritorno dalla straordinaria “gita” nella penisola dello Yamal, atterriamo a Novyj Urengoj che sono già le 22:30. Abbiamo appena il tempo di darci una rinfrescata e cambiarci prima di proseguire per una cena ufficiale con il sindaco della città nel centro culturale e sportivo “Gazodobytchik”. È incredibile la quantità di cibo che ci viene servita in questi giorni: questa cena non è diversa dalle altre in termini di quantità, ma la qualità dei piatti è notevolmente più alta.

Si distinguono in particolare la stroganina, tipica ricetta degli autoctoni della regione artica, consistente in pesce congelato tagliato a fettine sottili da intingere in spezie (in questo caso del sale ai chiodi di garofano).

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Leggermente più inquietante questo muksun, pesce bianco molto diffuso nella regione. Questa sera viene servito su una base di gelatina celeste, che immagino rappresenti l’acqua in cui un tempo sguazzava il povero pesce.

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Gustosa, seppure un po’ asciutta, questa carne di renna.

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Ma non sono certo venuto fino a qui con lo scopo di mangiare, figurarsi mangiare decentemente. A me interessa dare un’occhiata da vicino a questa città così lontana e difficilmente accessibile. Novyj Urengoj, infatti, è soggetta a un regime di accesso limitato sia per i cittadini russi che per gli stranieri. In Russia (correggetemi se sbaglio) questo si applica in due casi: alle città sede di impianti militari o nucleari, oppure alle città di confine. Per Novyj Urengoj è stata scelta quest’ultima opzione, nonostante essa si trovi a migliaia di chilometri dalla frontiera più vicina. Mi dicono che le restrizioni siano state introdotte di recente per arginare l’immigrazione e la criminalità.

Vero o meno che sia, di notte (che poi è come se fosse giorno) è spettrale. Tutte queste foto sono state scattate fra l’una e le tre del mattino.

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Palestra all’aperto. D’inverno dev’essere un piacere.

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Non può mancare una chiesa, ovviamente risalente a non più di quarant’anni fa…

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… come del resto non può non esserci un monumento al duecentesimo anniversario della Campagna di Russia del 1812, qui meglio nota come “Guerra Patriottica”. La scultura raffigura il “pane della nostra memoria”.

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C’è gente che vive qui dentro quando fuori ci sono cinquanta gradi sotto zero.

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Dall’autobus avevo visto con la coda dell’occhio un jet militare in una piazza poco distante dall’albergo. L’ultima sera, alle due e mezzo, prendo la fotocamera e avviso il personale nell’atrio che mi assenterò per un quarto d’ora. Esco dall’albergo, imbocco la via che porta alla piazza e, dopo due minuti scarsi, mi passa accanto una Mercedes nera. Dentro c’è una ragazza della security che avevo visto poco prima in albergo: si fermerà proprio sulla piazza e aspetterà tutto il tempo prima che io torni indietro.

In ogni caso ne è valsa la pena: in questa enorme piazza sono esposti diversi carri armati oltre al suddetto jet, un bellissimo Sukhoi Su-24.

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Monumento al milite ignoto (suppongo).

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Questa città entra di diritto fra i posti più surreali che io abbia mai visitato.

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Ormai la gita è finita: mi restano poche ore di sonno prima di tornare a casa.

Continua…
 
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