Un grande cartello sul viale di accesso alla piazzola di atterraggio ci dà ufficialmente il benvenuto nel Distretto di Yamal. La cartina è girata di 90 gradi verso destra, quindi l’est corrisponde in realtà al nord della penisola. Su di essa sono illustrate in maniera stilizzata le principali località: da Sabetta, nel nord ovvero a destra, a Bovanenkovo, Syoyakha, Mys Kamenny, Novy Port e, appunto, Yar-Sale. L’intera penisola, lunga circa 700 chilometri, è ricca di giacimenti di gas sempre più sfruttati da Gazprom nell’ambito di un megaprogetto comprendente oltre 30 siti. Nell’intera zona vengono prodotti ogni anno circa 62 miliardi di metri cubi di gas, cifra che nei prossimi decenni potrebbe sestuplicarsi fino a raggiungere l’astronomica quantità di 360 miliardi di metri cubi all’anno. A titolo di paragone, attualmente l’UE consuma poco meno di 450 miliardi di metri cubi di gas ogni anno.
I nostri accompagnatori ci portano in giro con uno scuolabus (sulla fiancata c’è appunto scritto “deti”, cioè “bambini”). Il pitch è il peggiore che abbia mai provato…
Visitiamo una scuola con annesso convitto, per la precisione il più grande di questo tipo in tutta la regione, o forse di tutta la Russia (non ricordo bene). Ogni anno, da settembre a maggio, più di un migliaio di bambini frequentano le lezioni in questa struttura: la maggior parte di loro provengono da famiglie nomadi, alle quali vengono “restituiti” per l’estate.
Educazione alimentare. L’intero poster trattava dell’importanza delle vitamine.
I bambini possono confrontarsi anche con varie tecniche di artigianato, dal cucito alla lavorazione del legno, in questi laboratori definiti dalla nostra interprete “technological rooms”
Bambole vestite di pezze lavorate dagli scolari…
… il tutto sotto l’occhio vigile di Vladimir Vladimirovich e dei governatori della regione.
Terminiamo la visita e proseguiamo verso un’altra parte del centro.
La piazza principale, di cui ignoro il nome.
Pur essendo dotata di tutti i servizi di una normale cittadina, Yar-Sale continua a dare la netta sensazione di essere un luogo un po’ fuori dal tempo e dallo spazio. Non è un caso che, nella lingua Nenets, il toponimo “Yamal” significhi qualcosa come “fine della terra”.
È giunta l’ora di una piccola performance culturale: un gruppo di Nenets ci sta aspettando per mostrarci la tecnica di costruzione delle tende, farci assaggiare le bacche tipiche e offrirci del tè caldo. Frattanto, un ragazzo fornisce il sottofondo musicale intonando un canto armonico, dal suono simile a quello tipico della Mongolia.
Proseguiamo a ritmi serrati per un incontro con il vicesindaco di Yar-Sale e un buffet nel centro sportivo e culturale della città. Qui scorgo dei bellissimi poster:
“Tutti i record del mondo devono essere nostri!”, mentre gli USA arrivano secondi.
La nostra breve visita ormai è finita: dobbiamo tornare a Novyj Urengoj, o faremo tardi per un’altra cena(!). Sempre con il nostro fido microbus raggiungiamo di nuovo la piazzola di atterraggio.
Il copione ormai ci è familiare: aspettiamo che partano i primi due gruppi prima di salire sul nostro bestione (video dell’atterraggio
QUI).
La luce della sera ci regala dei bellissimi riflessi sul Golfo dell’Ob’.
Dopo un’ora e venti minuti raggiungiamo la “metropoli” e scendiamo con un ampio circling.
Il personale di terra sembra esasperato di fronte all’ennesimo pirla che si ferma a fotografare ogni dettaglio dell’elicottero e del tramonto. Io resisto finché non mi spingono a forza verso il bus.
È stata una giornata molto lunga, ma allo stesso tempo elettrizzante e densa di sensazioni. Se potessi, tornerei subito lassù! Ora però bisogna rientrare a Novyj Urengoj per l’ultima serata prima di tornare al di qua degli Urali.
Nel prossimo episodio…