Eccomi all’OT. E’ difficile fare una scelta delle foto: il viaggio è stato bellissimo, la natura ed i colori splendidi.
Cosa sono i puntini rossi sulla terra? Peperoncini rossi lasciati ad essiccare. Fanno parte integrante dell’alimentazione locale.
Questa è la porta d’accesso alla strada che da Paro porta a Thimphu, la capitale.
La strada è l'unica definibile tale tra quelle percorse. Ha una corsia per senso di marcia, ed è asfaltata.
Arriviamo nei pressi della capitale e proseguiamo verso Punakha. Qui la strada si fa ben più impegnativa. Si sale fino a 3.000 m circa percorrendo uno sterrato zigzagando tra ruspe e operai che spaccano a mano la pietra con cui realizzare i terrapieni di contenimento della strada che da anni è in costruzione. Qui, sì, ci vorrebbero davvero i sindacati.
Nel punto più alto del passo di Dochula c’è un bel tempio….
…che ha di fronte ben 108 stupa.
Questo è il panorama, con la catena montuosa che segna il confine con la Cina (io preferisco dire con il Tibet) all’orizzonte.
Punakha è costituita da una vallata in cui si coltiva il riso rosso, specialità locale. L’agricoltura è il mezzo di sostentamento principale di un paese il cui tenore di vita medio è molto basso.
Tutti i lavori vengono svolti a mano con enorme fatica utilizzando la falce (senza martello).
Il primo tempio che andiamo a visitare è quello della fertilità, fondato dal Folle Divino (chi ne vuol sapere di più cerchi su Internet).
Pubblico solo foto caste. Diciamo che i dipinti delle case circostanti propongono rappresentazioni molto esplicite del concetto di fertilità.
All’ingresso, come sempre, le ruote di preghiera.
L’interno del monastero.
Un intero stormo riposa.
Andiamo a visitare il dzong, che è un edifico con funzioni amministrative e religiose.
All’ingresso la ruota di preghiera.
Un’altra caratteristica di questo splendido Paese sono i ponti in ferro.
Al mattino è spesso coperto e c’è la nebbia. Il paesaggio è fiabesco, incantato.
Dalle 10 esce il sole e si va a maniche corte. Alla sera invece fa molto freddo.
Passiamo alla capitale, Thimphu. Questo è l’ingresso alla stupa.
E’ affollata di fedeli che vengono a pregare.
Più giri fai, più meriti guadagni.
Monaci.
Si cammina ruotando la ruota della preghiera.
La capitale è l’unica vera città, con case che raggiungono i 4 piani di altezza.
Andiamo a vedere come vengono fatti gli incensi. Si parte riducendo in polvere legna e altri ingredienti.
Poi si aggiunge acqua creando una poltiglia.
Il risultato sono degli ‘spaghetti’ che vengono allineati a mano, fatti essiccare e poi dipinti.
Questo è il prodotto finale.
Allo zoo è possibile vedere il takin, l’animale nazionale.
Vista della capitale dall’alto.
Un’altra costante del Paese: nei punti panoramici o nei sentieri si incontrano sempre le bandiere.
Visitiamo anche una fabbrica di carta.
La materia prima viene posta in acqua e fatta ammollare.
Quindi lavorata a mano e tritata.
Infine dalla ulteriore macerazione si ricavano i fogli.
Peperoncini sui tetti a macerare.
Visistiamo anche l’Institute for the 13 Traditional Arts Zorig Chusum, una sorta di scuola delle belle arti. Incisione.
Scultura.
In quest’aula è in corso il compito in classe.
Cucito.
Pittura.
Il motto è chiaro.
Visitiamo un altro monastero.
Piccoli monaci crescono (giocando a pallone).
La valle di Thimphu con il suo dzong.
Altro monastero
Visitiamo su in collina l’enorme statua di Buddha, ancora in costruzione.
Che dire della capitale? L’unica piazza è questa.
E di pittoresco ci sono i vigili a dirigere il traffico. Era stato installato un semaforo, ma la cittadinanza non ha gradito. Il Paese non ha roaming internazionale e non è molto aperto alle meraviglie della scienza e della tecnologia.
Questo è il parlamento.
Dzong della capitale.
Questi sono gli uffici del re.
Qui si mangia molto bene!
Un altro ponte di ferro.
L’ultima tappa è Paro. La vecchia torre d’avvistamento, trasformata in museo in fase di ristrutturazione causa terremoto.
Dzong di Paro.
Sulla sinistra vedete l’aeroporto.
E sulla destra il corridoio in cui in finale atterrano gli aeromobili che sbucano da dietro la montagna.
Qui ci abiterei.
Raccolta del riso.
Se magna…
Ma si può venire fino a qui per ritrovarsi i cantucci toscani??????
Nell’ultima giornata si sale al monastero della tigre. Scarpineremo due ore.
Paesaggi da fiaba.
Eccolo, splendido.
Questo l’ultimo tratto di strada per arrivarci.
Rubo una foto prima di consegnare la macchina fotografica all’ingresso.
C’è anche una bella cascata.
Scendiamo di nuovo in città.
Andiamo a vedere una gara di tiro con l’arco, sport nazionale.
Intanto sta per atterrare un A319. E’ l’ultimo, da poco entrato in flotta, con le sharklets.
Tipico negozio di Paro.
E’ tutto. A breve il ritorno.