Thread Linate & Malpensa dal 20 aprile


Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.
bene mi arriveranno gli aumenti per non meglio definiti interventi strutturali.

Veramente in rete ci sono progetti piuttosto dettagliati.

Vediamo se li realizzano.

La terza pista poi serve per restare attaccati alla speranza che un giorno spostino tutto li.
 
Super-stangata sugli aeroplani.
Pisapia che fa? Festeggia.....


L’aumento del biglietto Atm e l’introduzione dell’addizionale Irpef li aveva definiti «sacrifici necessari», quasi fossero palle al piede legate ai polpacci. Ieri, davanti all’ennesima stangata, il sindaco Giuliano Pisapia è sembrato invece più sollevato. Sorrisi, strette di mano, abbracci. Mancava soltanto la bottiglia di champagne da stappare davanti alle telecamere.

Sorrideranno meno, tra qualche mesi, tutti i viaggiatori che passeranno sotto i metal detector degli aeroporti milanesi: il contratto di servizio firmato ieri tra la Sea e l’Enac, infatti, farà impennare i diritti pagati dalle compagnie che vorranno continuare a installarsi a Linate o Malpensa. Un «riequilibrio decennale» che la società aeroportuale attendeva da anni, e che servirà a finanziare il piano industriale e gli investimenti sulle infrastrutture. Alla Sea, la firma dell’intesa garantisce un aumento di fatturato - alcune voci parlano del 30-40% - e soprattutto lascia alle spalle una prima tappa obbligata verso la quotazione in borsa (che potrebbe però slittare di un anno a causa della crisi). Ma a fare festa sono anche gli inquilini di Palazzo Marino: se la società incassa più soldi, inevitabilmente chi detiene l’85% di Sea - cioè il Comune - ne guadagna. Bruno Tabacci, l’assessore rutelliano che tiene i cordoni della borsa, è raggiante: «La firma dell’accordo rappresenta un valore aggiunto rispetto al procedimento della quotazione. Avendo il Comune l’85%, per noi che stacchiamo le cedole può essere un vantaggio rispetto ai tagli di bilancio». Più soldi nelle casse di Sea, più dividendi nelle casse della giunta. Giuliano Pisapia ieri ha ribadito di essere molto «sofferente» per la grave situazione di bilancio.

Commentando la sigla dell’accordo, però, è parso molto sollevato. «È un risultato molto importante» ha sottolineato l’ex parlamentare di Rifondazione comunista. «Grazie anche ai risultati positivi della semestrale, abbiamo molta fiducia sul futuro e soprattutto per la quotazione». Già quest’anno, i 160 milioni garantiti da Sea daranno ossigeno al bilancio in affanno per la mancata vendita della Serravalle. In proiezione, l’entrata in Borsa potrebbe essere un nuovo toccasana.

L’effetto collaterale, purtroppo, riguarda le tasche dei milanesi: le compagnie, sessanta giorni dopo la pubblicazione del decreto sulla gazzetta ufficiale, si vedranno ritoccare verso l’alto le tariffe. E il ricarico, ovviamente, peserà sui passeggeri, comprese le migliaia che scelgono vettori low-cost. Va detto che la Sea lavorava al contratto di servizio insieme al Comune già dal 2009. Giuseppe Bonomi, numero uno della società di gestione degli scali meneghini, ieri ha ricordato che a Milano le tariffe aeroportuali sono più basse del 40% rispetto agli alla media europea. «La nuova struttura tariffaria ci permetterà di colmare progressivamente il gap» spiega Bonomi, «noi abbiamo tariffe ferme da dieci anni, e nonostante questo la società è sana.

Gli aumenti saranno vincolati agli investimenti». Più costi per maggiori servizi: gli aumenti saranno graudali e differenziati tra gli scali, ma potrebbero voler dire a breve un rincaro di 5-6 euro sui diritti di imbarco per ogni passeggero da addebitare alle compagnie Il presidente di Sea non si è sbilanciato sull’impennata del fatturato atteso («Incrementeremo sensibilmente il valore dell’azienda») e ha lodato la prospettiva di lungo periodo della convenzione («Le regole certe ci accompagneranno fino al 2041»). L’approdo della quotazione passerà ora attraverso la relazione degli analisti, che verrà consegnata a metà ottobre. Da quel momento, si comincerà a ragionare sul momento più opportuno per sfruttare le «finestre» a disposizione di Sea: la prima data teorica è quella del 30 ottobre, ma con ogni probabilità si slitterà in avanti sperando in tempi migliori. «Gli analisti delle banche stanno effettuando la ricerca sulla società» ha aggiunto ieri Bonomi, «dobbiamo per forza aspettare quel momento prima di poter parlare di valore». In Comune, intanto, lunedì verrà approvata dalla giunta la delibera di salvaguardia del bilancio dopo il flop dell’asta per le quote della Serravalle (previsti, tra gli altri, tagli di 300 mila euro al consiglio comunale). Per la Serravalle, intanto, si tratta con il fondo F2i di Vito Gamberale.

http://www.libero-news.it/news/829395/Super-stangata-sugli-aeroplani-Pisapia-che-fa-Festeggia.html
 
Libero, non potendo prendersela con il Governo che ha varato gli aumenti SEA, se la prende con la reazione della controparte. Che giustamente apprezza le possiiblità offerte da questi fondi.

Che robe ...
 
IL CASO

Il metrò 4 è sempre più corto
si fermerà a Linate-Forlanini


Abbandonata la missione impossibile fino a Lorenteggio, ora vacilla anche la speranza
di raggiungere San Babila per il 2015: allo studio restano per adesso soltanto tre fermate
di ALESSIA GALLIONE

Palazzo Marino aveva già abbandonato la missione impossibile di realizzare tutte le 21 fermate della nuova linea 4 della metropolitana. Una corsa disperata contro il tempo, che ha già dimezzato il tracciato in vista di Expo. È così che si è passati al più realistico piano B: aprire entro il 2015 soltanto otto fermate, da Linate a San Babila, e inaugurare il resto due anni dopo. Ma adesso anche quell’obiettivo diventa a rischio. E in Comune si è arrivati a studiare persino un “piano C” da tirar fuori in caso di emergenza. Partire con le ruspe all’inizio del prossimo anno, ma valutare la possibilità di far viaggiare i visitatori di Expo che atterreranno all’aeroporto di Linate soltanto fino a Forlanini Fs: tre fermate in tutto, anche se fino a un collegamento che diventerà strategico, visto che proprio in quel punto si incrociano i binari di due linee del passante ferroviario e c’è un progetto per far fermare i treni.

I tecnici sono al lavoro. E in queste settimane dovranno definire il destino della linea 4. Una decisione dovrà essere presa entro novembre, quando il Tar (la richiesta di sospensiva è già stata respinta) si pronuncerà, nel merito, sul ricorso della cordata esclusa dai lavori. I calcoli intrecciano i ritardi accumulati negli anni con le questioni operative e il solito, eterno, problema: la disponibilità finanziaria del Comune. Impregilo, capogruppo delle imprese che realizzeranno l’opera, aveva promesso la costruzione


entro il 2015 della “blu” fino a San Babila, ma con la partenza dei lavori lo scorso gennaio. Nella migliore delle ipotesi, il cantiere della linea 4 verrà allestito un anno dopo, all’inizio del 2012. Per centrare l’obiettivo, quindi, servirebbero più mezzi, uomini, ore di lavoro. E soldi. Le famose “talpe” che scavano le gallerie, infatti, costano molto e un piano di battaglia efficace prevederebbe almeno tre punti di lavoro. In Comune si stanno facendo i conti per capire quanto potrebbe comportare un’accelerazione. C’è già un precedente: mettere il turbo alla seconda tratta della linea 5 (GaribaldiSan Siro) è costato 80 milioni in più.

Una trattativa non facile in un momento di estrema difficoltà finanziaria per l’amministrazione. Anche senza extracosti, per le opere legate a Expo (i due nuovi metrò) e per la quota della spa di gestione, il prossimo anno Palazzo Marino dovrà investire circa 200 milioni di euro. Un traguardo impossibile da raggiungere — denunciano in Comune — senza una deroga al patto di stabilità. È a questo, al riconoscimento dello sforzo straordinario che la città dovrà affrontare fino al 2015 per garantire infrastrutture e il sito di Expo, che Milano punta a ottenere un allentamento dei rigidi vincoli. «Venerdì scorso — ha spiegato l’assessore al Bilancio, Bruno Tabacci — il sindaco Pisapia ha inviato una lettera al ministro Tremonti e al ragioniere generale per la revisione delle regole del patto di stabilità. Su questo tema chiediamo un gruppo di lavoro».

Per il sindaco e gli assessori l’obiettivo rimane quello: arrivare nel 2015 almeno fino a San Babila. Ma, soldi a parte, quello che i tecnici dovranno valutare sarà se lo sforzo porterà a un risultato, ovvero se il rischio di forzare le tappe è calcolato, o se rischia comunque di non far arrivare in tempo i binari a Linate. C’è un altro rischio da valutare: una volta inaugurata la tratta per i mesi di Expo, sarà necessario interrompere il servizio successivamente per proseguire l’opera? Se le risposte che arriveranno saranno negative, è l’ipotesi allo studio, si potrebbero aprire solo tre stazioni: Linate, quartiere Forlanini e Forlanini Fs. È l’obiettivo minimo da garantire in ogni caso, anche se a quel punto non vorrebbe arrivare nessuno. Il percorso, in ogni caso, non porterebbe nel nulla: a Forlanini dovrà essere realizzata la stazione (si attende il via libera del Cipe, i finanziamenti ci sono già) del passante ferroviario che collegherà linee strategiche anche in vista di Expo. Una consolazione che, però, potrebbe non bastare.
(27 settembre 2011)

http://milano.repubblica.it/cronaca..._corto_si_fermer_a_linate-forlanini-22273945/
 
Ibar e Assaero contro il contratto di programma Sea

Lunedì, 26 Settembre 2011

Le compagnie aeree riunite in Ibar e Assaero «hanno appreso con stupore e preoccupazione - si legge in una nota - che è stato firmato presso la sede dell’Enac il contratto di programma della Sea, che prevede i nuovi livelli tariffari che le compagnie aeree saranno chiamate ad applicare ed utilizza alcune deroghe rispetto alla normativa di riferimento senza che le compagnie stesse ne siano state minimamente informate. Ad avviso delle compagnie la decisione è inaccettabile sia nella forma che nella sostanza, in quanto la mancata concertazione rispetto ai necessari investimenti (per esempio, ci sarà la terza pista a Malpensa, nonostante il diverso avviso dei vettori?), alle regole tariffarie e alla qualità dei servizi fa sì che uno strumento concepito per pianificare al meglio lo sviluppo aeroportuale diventa un atto pressoché unilaterale di imposizione di regole, non solo non condivise ma neppure adeguatamente discusse».

http://www.travelquotidiano.com/parl...8tqid)/30457

Accordi di programma Sea-Enac: Ibar e Assaereo reagiscono
26/09/2011

"Un atto unilaterale di imposizione di regole". Questa la dura critica mossa congiuntamente dai vettori rappresentati in Ibar e Assaereo, che protestano contro la firma dell'accordo di programma tra Enac e Sea avvenuta lo scorso venerdì. "Le compagnie hanno appreso con stupore che è stato siglato il contratto di programma della Sea - si legge in una nota -. Il contratto prevede, tra l'altro, i nuovi livelli tariffari che le compagnie aeree saranno chiamate ad applicare e utilizza alcune deroghe rispetto alla normativa di riferimento, senza che le compagnie stesse ne siano state informate". Tra i punti messi all'indice, "la mancata concertazione rispetto ai necessari investimenti, alle regole tariffarie e alla qualità dei servizi resi ai vettori stessi e ai clienti". Le compagnie restano ora in attesa ricevere chiarimenti rispetto alle deroghe concesse, e "auspicano che l'iter seguito da Enac per i prossimi contratti di programma sia fondato su una preventiva condivisione".

http://www.ttgitalia.com/pagine/Acco...Home-news.aspx
 
http://www.ilfattoquotidiano.it/201...leuropa-mette-sotto-inchiesta-litalia/161418/

“Malpensa è un disastro ambientale”
Adesso l’Europa mette sotto inchiesta l’Italia
L'Unione europea apre un'istruttoria sulle conseguenze ecologiche prodotte dall’aeroporto sul Parco naturale della Valle del Ticino. Il report della Commissione mette sotto la lente d'ingrandimento l'intero sviluppo dell'hub lombardo
Si addensano nuove nubi su Malpensa. L’Europa ha un’istruttoria in corso sul “disastro ecologico” prodotto dall’aeroporto sul Parco naturale della Valle del Ticino che Il Fatto Quotidiano ha denunciato in una recente inchiesta (leggi e consulta i documenti). “File status: file open”, si legge nell’archivio telematico della Commissione europea che ha acceso un faro sulle conseguenze che l’espansione di Malpensa ha avuto negli anni sull’area protetta dalle stesse direttive comunitarie (leggi il documento Pilot uno e due). Per ora è una spia rossa perché l’Italia è chiamata a fornire spiegazioni e illustrare se e quali misure di tutela del sito di interesse comunitario Brughiera del Dosso e Boschi del Ticino ha intrapreso per limitare il danno. Ma se le risposte non saranno ritenute sufficienti, Bruxelles avvierà una procedura di infrazione con la messa in mora dell’Italia obbligandola a far fronte al “devasto ambientale” (guarda il video).

E un’altra incognita grava quindi sul futuro dello scalo varesino, già alle prese con diversi problemi: continua infatti la fuga dei grandi vettori, gli altri aeroporti del Nord si girano dall’altra parte e fanno network ovunque ma non a Varese, i comuni di sedime (nell’area occupata dall’aeroporto, ndr) sono in causa col gestore per danni ambientali e rivendicano il pagamento della tassa di imbarco dribblato dalla Sea. Ciliegina sulla torta, le previsioni di traffico sono in calo e vanno nella direzione contraria rispetto al piano industriale da 1,6 milioni di euro e al progetto di potenziamento della Terza Pista appena approvato (sulla carta, ora la palla passa a Tremonti).

Così, a un passo dalla quotazione – si è parlato di fine ottobre come prima finestra utile – la Lombardia mette le ali alla sua Parmalat: Sea non produce latte, sposta persone, ma al pari della società di Collecchio sarà messa sul mercato borsistico stando ben attenti a non pubblicizzare i rischi per gli investitori e le perturbazioni che potranno scatenarsi a decollo del titolo ormai avvenuto. Con l’aggravante che a promuovere e gestire il collocamento del titolo non sono manager e finanziarie senza scrupoli ma un ente pubblico che sta in via Marino 1 e possiede l’84,6% delle quote, il Comune di Milano.

Una mossa suicida per la giunta di Giuliano Pisapia, se non fosse che il missile è stato piazzato sulla rampa di decollo dall’amministrazione di Letizia Moratti e che il carburante scarseggia ovunque. Dall’appuntamento con Piazza Affari, infatti, le casse vuote del capoluogo dovrebbero ricavare 160 milioni di euro. Su questo fronte l’orientamento dell’assessore al Bilancio Bruno Tabacci sembra quello di proseguire con la fase istruttoria ben oltre ottobre e fino al nuovo anno, con l’ipotesi concreta di spostare al ribasso l’asticella del collocamento, abbassando la quota dal 35 al 25% così da mantenere il controllo della società (51%). Se tutto questo è fonte di incertezza si può anche aggiungere l’ipotesi ventilata nell’ultima settimana di bandire una gara per diluire la partecipazione azionaria pubblica e far salire il valore delle azioni. Per ora all’orizzonte c’è solo un’ipotesi di scalata da parte di Vito Gamberale che nel settore aeroportuale controlla Capodichino e ha apertamente espresso il desiderio di mettere la targa del fondo F21 sui due gioielli della cassaforte del Comune, la Milano-Serravalle e, appunto, la Sea.

Tempo utile anche a sondare la possibilità di procedere a una Valutazione ambientale strategica (Vas) sul progetto di espansione con Terza Pista, come chiesto in un recente incontro dai comuni sorvolati (Cuv) al Comune. Perché l’unica verifica d’impatto attivata è una procedura di Via (il 29 settembre si chiude la raccolta delle osservazioni presso l’apposita commissione ministeriale che è anche chiamata a dare una risposta di merito) che non entrerà nel merito della reale compatibilità tra il territorio e il nuovo ampliamento disegnato dal Master Plan Sea. Ai sindaci è sembrato già un miracolo essere ricevuti a palazzo dopo i niet dell’era Moratti, ma le reali chance di poter condizionare la partita e gli interessi in gioco sono poche.

Così nel microcosmo della politica locale. Perché allargando lo sguardo oltre il perimetro di palazzo Marino non tira davvero buona aria. Gli amministratori di Milano, tutti, hanno dimenticato quella questione del danno ambientale che è costato alla Sea una condanna a risarcire 4 milioni di euro (sentenza n. 11169/08 del 22/9/2008) al signor Umberto Quintavalle, proprietario di un’area 220 ettari nel comune di Somma Lombardo, nel Varesotto. Il Tribunale, per arrivare a sentenza, ha fatto eseguire una perizia che certifica un progressivo degrado dell’area boschiva, protetta da due direttive europee (Habitat/Uccelli), e riconduce il “devasto” proprio all’attività di sorvolo degli aerei in decollo e atterraggio nel vicino aeroporto di Malpensa. Sea ha fatto ricorso in appello ma Quintavalle, assistito dall’avvocato Elisabetta Cicigoi che sta anche supportando legalmente diversi comuni di sedime, ha deciso, sempre con l’assistenza della Cicigoi, di fare reclamo a Bruxelles per la violazione delle Direttive Habitat e Uccelli, la cui osservanza avrebbe imposto l’adozione di misure di tutela per evitare il degrado delle aree naturali protette causato da “inquinamento acustico, luminoso e da idrocarburi dovuto anche al sorvolo degli aerei in bassa quota, al mancato rispetto delle quote e delle procedure antirumore”. E oggi proprio la strada che sembrava più lunga sarà quella giusta per imporre al gestore aeroportuale l’obbligo di fare i conti con l’ambiente.

Di questa vicenda per ora si sa che il settore Valutazioni del Danno Ambientale dell’Ispra (Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha confezionato per lo Stato italiano un documento (ISPRA) utile alla definizione della questione ambientale. La relazione riconosce il danno e semmai ne amplia la portata ma esclude la possibilità che il Ministero per l’Ambiente proceda a una richiesta risarcitoria che sarebbe difficile quantificare. Piuttosto indica come valida altrenativa quella di imporre “oltre a misure difensive come le barriere acustiche, di ripristino come la ricostruzione delle zone boschive compromesse dall’inquinamento, misure inibitorie come la riduzione del numero dei sorvoli o modifiche alle zone di sorvolo degli aeromobili”. In pratica Malpensa andrebbe ridotta, non potenziata. Ma il Comune di Milano e Sea sembrano voler tirare dritto e ignorare tutto questo per andare nella direzione esattamente opposta alla sentenza del Tribunale, alle perizie del Corpo Forestale e ora dall’Ispra e da Bruxelles. Così Milano sfida l’Europa ed espone l’Italia all’ennesima infrazione.

Chi in Europa ci sta davvero, come le compagnie aeree internazionali, ha capito che qui tira brutta aria. Le previsioni del piano di espansione Sea si scontrano con i numeri: il piano di potenziamento si basa sulla previsione di 50 milioni di passeggeri l’anno entro il 2030 ma i movimenti nell’ultimo anno sono stati appena 18 milioni quando lo scalo, con le due piste attuali, ha una capacità pari a 30. Le compagnie lo sanno e sanno che su di loro graverà parte del costo di un allargamento dai ritorni incerti se non improbabili. E puntano i loro velivoli altrove. Dopo l’addio clamoroso di Lufhansa anche Air France prepara armi e bagagli e lascia Malpensa per Linate (trascinandosi dietro anche l’olandese Klm). Alitalia praticamente non c’è più da un pezzo, fa decollare 148 voli settimanali contro i 1.238 del 2007. Così, senza il francese, l’italiano e il tedesco sarà più difficile raccontare ai mercati e all’Europa la barzelletta del grande Hub del Nord.
 
ma vabbè, per che cosa volevano essere consultati, che faccia di bronzo (per non dire di peggio)....

http://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/mf-dow-jones/italia-dettaglio.html?newsId=905339&lang=it
Sea: Sabelli, contratto di programma va rivisto (CorSera)

ROMA (MF-DJ)--"Va rivisto" il contratto di programma che l'amministratore delegato della Sea, Giuseppe Bonomi, ha appena firmato con l'Enac, essenziale per portare in Borsa la societa' di Malpensa. Lo afferma l'amministratore delegato di Alitalia, Rocco Sabelli, in un'intervista al supplemento economico del Corriere della Sera spiegando che "su Malpensa Bonomi ha deciso senza sentirci. Il loro piano di investimenti ci sembra eccessivo. Ho scritto al ministero dell'Economia per trovare un'altra intesa".
Copyright (c) 2011 MF-Dow Jones News Srl.
 
Certo che Malpensa continua ad averne di nemici.

Sembra sempre che si agitino piu' del normale.

A parte che le tariffe le aumentano anche a LIN, no?

Poi dovrebbero aumentarle anche a FCO... anche li c'e' bisogno di infrastrutturare.
 
IL CASO

Il metrò 4 è sempre più corto
si fermerà a Linate-Forlanini


Abbandonata la missione impossibile fino a Lorenteggio, ora vacilla anche la speranza
di raggiungere San Babila per il 2015: allo studio restano per adesso soltanto tre fermate
di ALESSIA GALLIONE

Palazzo Marino aveva già abbandonato la missione impossibile di realizzare tutte le 21 fermate della nuova linea 4 della metropolitana. Una corsa disperata contro il tempo, che ha già dimezzato il tracciato in vista di Expo. È così che si è passati al più realistico piano B: aprire entro il 2015 soltanto otto fermate, da Linate a San Babila, e inaugurare il resto due anni dopo. Ma adesso anche quell’obiettivo diventa a rischio. E in Comune si è arrivati a studiare persino un “piano C” da tirar fuori in caso di emergenza. Partire con le ruspe all’inizio del prossimo anno, ma valutare la possibilità di far viaggiare i visitatori di Expo che atterreranno all’aeroporto di Linate soltanto fino a Forlanini Fs: tre fermate in tutto, anche se fino a un collegamento che diventerà strategico, visto che proprio in quel punto si incrociano i binari di due linee del passante ferroviario e c’è un progetto per far fermare i treni.

I tecnici sono al lavoro. E in queste settimane dovranno definire il destino della linea 4. Una decisione dovrà essere presa entro novembre, quando il Tar (la richiesta di sospensiva è già stata respinta) si pronuncerà, nel merito, sul ricorso della cordata esclusa dai lavori. I calcoli intrecciano i ritardi accumulati negli anni con le questioni operative e il solito, eterno, problema: la disponibilità finanziaria del Comune. Impregilo, capogruppo delle imprese che realizzeranno l’opera, aveva promesso la costruzione


entro il 2015 della “blu” fino a San Babila, ma con la partenza dei lavori lo scorso gennaio. Nella migliore delle ipotesi, il cantiere della linea 4 verrà allestito un anno dopo, all’inizio del 2012. Per centrare l’obiettivo, quindi, servirebbero più mezzi, uomini, ore di lavoro. E soldi. Le famose “talpe” che scavano le gallerie, infatti, costano molto e un piano di battaglia efficace prevederebbe almeno tre punti di lavoro. In Comune si stanno facendo i conti per capire quanto potrebbe comportare un’accelerazione. C’è già un precedente: mettere il turbo alla seconda tratta della linea 5 (GaribaldiSan Siro) è costato 80 milioni in più.

Una trattativa non facile in un momento di estrema difficoltà finanziaria per l’amministrazione. Anche senza extracosti, per le opere legate a Expo (i due nuovi metrò) e per la quota della spa di gestione, il prossimo anno Palazzo Marino dovrà investire circa 200 milioni di euro. Un traguardo impossibile da raggiungere — denunciano in Comune — senza una deroga al patto di stabilità. È a questo, al riconoscimento dello sforzo straordinario che la città dovrà affrontare fino al 2015 per garantire infrastrutture e il sito di Expo, che Milano punta a ottenere un allentamento dei rigidi vincoli. «Venerdì scorso — ha spiegato l’assessore al Bilancio, Bruno Tabacci — il sindaco Pisapia ha inviato una lettera al ministro Tremonti e al ragioniere generale per la revisione delle regole del patto di stabilità. Su questo tema chiediamo un gruppo di lavoro».

Per il sindaco e gli assessori l’obiettivo rimane quello: arrivare nel 2015 almeno fino a San Babila. Ma, soldi a parte, quello che i tecnici dovranno valutare sarà se lo sforzo porterà a un risultato, ovvero se il rischio di forzare le tappe è calcolato, o se rischia comunque di non far arrivare in tempo i binari a Linate. C’è un altro rischio da valutare: una volta inaugurata la tratta per i mesi di Expo, sarà necessario interrompere il servizio successivamente per proseguire l’opera? Se le risposte che arriveranno saranno negative, è l’ipotesi allo studio, si potrebbero aprire solo tre stazioni: Linate, quartiere Forlanini e Forlanini Fs. È l’obiettivo minimo da garantire in ogni caso, anche se a quel punto non vorrebbe arrivare nessuno. Il percorso, in ogni caso, non porterebbe nel nulla: a Forlanini dovrà essere realizzata la stazione (si attende il via libera del Cipe, i finanziamenti ci sono già) del passante ferroviario che collegherà linee strategiche anche in vista di Expo. Una consolazione che, però, potrebbe non bastare.
(27 settembre 2011)

http://milano.repubblica.it/cronaca..._corto_si_fermer_a_linate-forlanini-22273945/

Sarà talmente corto che gli cambieranno il nome in mezzometro 4!ahahahahahah
 
"Ambizioni da vero hub, Malpensa ci riprova"

03/10/2011
È in distribuzione e online il TTG n.70 con un'inchiesta su Malpensa, che scalda i muscoli per una stagione all'insegna del cambiamento. Privato del brand Lufthansa Italia e partire dalla programmazione winter, lo scalo milanese deve provare a reinventarsi, trovando la giusta strada per nuovi investimenti. L'aeroporto non vuole, però, rinunciare all'ambizione di ritornare hub, pur avendo dovuto rialzarsi dopo la batosta messa a segno dal dehubbing di Alitalia tre anni fa. Accanto alla raffica di nuove aperture dei vettori del Golfo, si fanno spazio i nuovi investimenti messi in campo dalle compagnie dell'Estremo Oriente, con i cinesi inpole position. Tutti i numeri di TTG sono disponibili anche su iPad grazie all'applicazione scaricabile gratuitamente su Appstore.

E vai! Ce l'abbiamo durissimo e quindi guai a rinunciare all'"hub".
Anche qualora tutti loro ne ignorassero bellamente il significato.
 
A parte che le tariffe le aumentano anche a LIN, no?

In misura limitata: l'aumento delle tariffe è parametrato al livello degli investimenti previsti, i quali sono molto maggiori a Malpensa rispetto a Linate.

Le parole di Sabelli su Malpensa sono incomprensibili, in quanto dovrebbe essere ben contento che ai suoi competitors vengano aumentate le tariffe; le operazioni di Alitalia sono prevalentemente concentrate a Linate, dove gli aumenti saranno molto minori.

Incomprensibile anche il suo giudizio positivo sulla vendita di una quota di SEA a Gamberale: prima critica gli aumenti tariffari e il livello degli investimenti, giudicati eccessivi, poi auspica la vendita di una quota a un soggetto privato, il quale invece è ovviamente ben contento degli aumenti tariffari e, se è un investitore degno della reputazione a lui attribuita da Sabelli, dovrebbe proprio decidere di proseguire con gli investimenti che lo stesso Sabelli reputa eccessivi.
 
Ultima modifica:
Malpensa, dal ministero stop al progetto di espansione

La Commissione sulla Valutazione di impatto ambientale ha chiesto integrazioni ai piani presentati da quattro aeroporti: tutti gli scali prevedono di espandersi, ma mancano riferimenti alla situazione complessiva. Su Milano in bilico il piano da 1,4 milioni. Esultano gli ambientalisti, prudenti alla Sea: "Per ora nessuna comunicazione ufficiale da Roma"

Un’altra tegola sulle ambizioni della Sea e di Malpensa. Il master plan da 1,4 milioni di euro che disegna l’espansione dello scalo aeroportuale subisce un’improvvisa e clamorosa bocciatura da parte del Ministero: la Commissione nazionale di valutazione d’Impatto ambientale ha infatti dato uno stop inatteso a diversi progetti aeroportuali, compreso quello della Sea che punta a realizzare una terza pista, un nuovo terminal e l’area cargo . La Commissione frena tutto e chiede un “approfondimento complessivo” dei progetti perché ritiene “ necessario che sia fornito dalle Società proponenti un quadro programmatico coerente che espliciti il raccordo tra tra le opere prospettate e il quadro nazionale”.

E lo stesso vale anche per altre regioni. Sono quattro gli aeroporti per i quali i piani di espansione tornano al mittente: Cagliari, Torino Caselle e Bologna Borgo Panigale. Con il suo stop la Commissione rivendica una procedura unitaria e coordinata di sviluppo del sistema aeroportuale al posto di avanzamenti scomposti di cui è difficile monitorare gli effetti. Non solo, ritiene incompleta la documentazione tecnica finora presentata dai singoli gestori che – per procedere alla valutazione d’impatto ambientale – deve rispondere ai “contenuti minimi” indicati dalla normativa specifica.

Altro aspetto rilevato dalla commissione è il fatto che le opere previste sono molteplici e previste su un arco temporale di anni e che per questo debbano essere sottoposte a Valutazione d’Impatto Ambientale singolarmente. Ad esempio a Malpensa le opere previste comprendono la terza pista e il polo logistico, ma anche nuovi terminal, il prolungamento della ferrovia verso il T2, l’adeguamento delle strutture tecniche di pista. Il tutto è comunque da inserire in una valutazione ampia dell’intero sistema. Il parere è prescrittivo e non potrà essere eluso con la conseguenza minima di nuovi oneri per i piani di espansione in termini di tempo e di costo.

In concreto il parere della commissione non ferma la procedura di Via del master plan ma con la richiesta di un quadro ampio sembra dar ragione, indirettamente, a quanti – ambientalisti, sindaci, alcuni analisti – hanno sostenuto la necessità di una Valutazione Ambientale Strategica (Vas), che prenda in considerazione non solo le singole opere ma anche l’equilibrio complessivo. Un piano sul quale Sea e Regione Lombardia sarebbero costretti a confrontare i progetti di espansione con le problematiche di tipo ambientale, paesaggistico ed economico che finora sono state tralasciate, accollandone impatti e costi ai singoli comuni.

“E’ una bocciatura di tutto il gruppo dirigente lombardo”, sentenzia l’assessore Tiziano Marson da Comune di Casorate, uno dei più combattivi nel chiedere forme di tutela della salute e dell’ambiente (al punto da presentare un esposto in Procura). «Sono almeno tre anni che chiediamo con insistenza uno studio sul sistema aeroportuale almeno del Nord-Italia: ora la Commissione ne richiede uno espressamente sul quadro nazionale. Sicuramente è una doccia fredda per quanti pensavano che la procedura adottata per l’autorizzazione del Masterplan di Malpensa fosse semplice routine», dice Jimmy Pasin, responsabile del Malpensa Forum del Pd.

Non meno caustico il senatore Pd Roberto Della Seta, capogruppo in Commissione ambiente: “La Commissione giudica il progetto di ampliamento irricevibile e fa giustizia delle furbizie della Sea e, si spera, aiuta a scongiurare il rischio che un bel mucchio di miliardi vada sperperato per appagare gli appetiti di pochi grandi speculatori immobiliari. Malpensa – conclude Della Seta – non ha bisogno né di una terza pista, né di occupare nuove aree, semmai di politiche serie per la razionalizzazione dei troppi scali aeroportuali, da Linate a Orio, da Brescia a Verona alla stessa Malpensa, che insistono in un raggio di poche decine di chilometri”. Dalla Sea reazioni prudenti: “Nessun atto, formale od informale, è giunto alla società in tal senso. Anzi, i lavori con la Commissione del Ministero dell’Ambiente che deve valutare il progetto stanno proseguendo come previsto dalle procedure”.

Il Fatto Quotidiano
 
Ultima modifica:
1,4 milioni di euro! Sono 1,4 m-i-l-i-a-r-d-i-!-!-!
Fatto Quotidiano di nome e di fatto.

Detto questo c'era da aspettarselo. Ormai se non fai il tutto con crismi e controcrismi -ovvero se manca una virgola- la restituzione al mittente è inevitabile.
 
Non più Piazza Affari per Sea
Vendita del 20% delle azioni, interesse dal fondo italiano F2i e da quello indiano Srei


Sea rinuncia a Piazza Affari. Titola così Il Sole-24 Ore l'articolo da cui si apprende che i piani saranno rivisti nell'interesse dei conti di Palazzo Marino che sono in rosso, ma anche a rischio di sforamento del patto di stabilità per 350 milioni. Non ci sarà, quindi, alcuno sbarco in Borsa entro fine anno, diversamente da quanto pianificato dalla società di gestione degli scali milanesi e dal consiglio comunale, ma piuttosto una vendita accelerata del 20% delle azioni. A mostrare interesse il fondo italiano F2i e il fondo indiano Srei che è quotato a Londra. Il bando pubblico sarà organizzato con una doppia offerta, ossia si potrà fare una offerta congiunta per il 20% di Sea e per il 18,6% della holding stradale Serravalle, oppure un'offerta disgiunta per una sola delle due. Nel caso in cui Serravalle dovesse rimanere invenduta, il Comune metterebbe all'asta il 30% di Sea, ma questa è un'ipotesi più remota.

Guidaviaggi
 
Leggevo che senza vendita il Comune di Milano farebbe molta fatica a stare dentro al patto di stabilità.
 
In misura limitata: l'aumento delle tariffe è parametrato al livello degli investimenti previsti, i quali sono molto maggiori a Malpensa rispetto a Linate.

Le parole di Sabelli su Malpensa sono incomprensibili, in quanto dovrebbe essere ben contento che ai suoi competitors vengano aumentate le tariffe; le operazioni di Alitalia sono prevalentemente concentrate a Linate, dove gli aumenti saranno molto minori.

Incomprensibile anche il suo giudizio positivo sulla vendita di una quota di SEA a Gamberale: prima critica gli aumenti tariffari e il livello degli investimenti, giudicati eccessivi, poi auspica la vendita di una quota a un soggetto privato, il quale invece è ovviamente ben contento degli aumenti tariffari e, se è un investitore degno della reputazione a lui attribuita da Sabelli, dovrebbe proprio decidere di proseguire con gli investimenti che lo stesso Sabelli reputa eccessivi.

appunto cosi' chi rimane a mxp viene penalizzato due volte, molto bene.
 
Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.