Inutile "Pellegrinaggio" a Bruxelles per trovare una soluzione per Sea Handling
Bruxelles, Belgio - Le indecisioni sulle strategie aggrava ulteriormente la situazione
(WAPA) - I segretari regionali della Cgil Fit-Cisl e Uiltrasporti, supportati dal sindacato europeo
Etf, European Transport Workers’ Federation, hanno cercato inutilmente di convincere la Commissione europea a ritirare o almeno sospendere la sanzione inflitta alla Sea Handling di 360 milioni di Euro, che se confermata dalla Corte di Giustizia europea a fine maggio, porterebbe al fallimento della società e ad inevitabili ricadute occupazionali per i 2300 addetti.
I sindacati hanno spiegato alla Commissione europea che Sea Handling, essendo per il 44% del suo capitale in mano ad investitori privati (il fondo F2i, Fondi italiani per le infrastrutture) di Gamberale dovrebbe essere ritenuta “Praticamente privata”.
A fronte di questa argomentazione che invero appare assai debole, facilmente verrebbe obiettato che in effetti il Comune di Milano è ancora proprietario del 54% del capitale di Sea (che a sua volta controlla Sea Handling), né tuttora risulta essere stato, come da taluno suggerito, intercorso alcun patto parasociale che metta in mano ai privati la la gestione societaria.
La Commissione europea sul punto è stata irremovibile: o Sea Handling restituisce i 360 milioni di Euro ricevuti nel corso degli anni, considerati "Aiuti di Stato" perché erogati da un soggetto pubblico (Sea) e dimostrerà di operare sul mercato, oppure dovrà essere ceduta a privati.
Il sindaco di Milano Pisapia deve ringraziare il mamagement di Sea, in primis Bonomi, della situazione assai difficilmente gestibile che si trova a fronteggiare, ed ormai sia a Piazza della Scala che ai piani alti di Sea non sanno più che pesci prendere: giocare la carta "Sociale" dei lavoratori, quella della società “Praticamente privata”, oppure cambiare i patti in fretta, oppure vendere per uscire dalla maggioranza e privatizzare?
Tutte queste ipotesi hanno dei pro e dei contro e dovrebbero essere comunque valutate alla luce dell’aureo “Electa una via, non datur recursus ad alteram”.
Purtroppo, come spesso accade, si dimentica che la Commissione europea è tenuta ad esercitare un controllo sui finanziamenti pubblici concessi alle imprese che svolgono attività economiche nella Ue, al fine di evitare che alcune imprese siano tenute in attività grazie a sovvenzioni senza dover competere con le loro forze.
L’indagine della Commissione ha rivelato che gli apporti di capitale effettuati dagli azionisti pubblici di Sea hanno procurato un indebito vantaggio economico a Sea Handling rispetto ai concorrenti che operano senza sovvenzioni da parte dello Stato. Sea Handling deve quindi restituire l’importo che le ha procurato tale indebito vantaggio, maggiorato degli interessi
In particolare, gli orientamenti prevedono che le imprese interessate debbano elaborare un solido piano di ristrutturazione che ripristini la redditività a lungo termine e permetta loro di funzionare senza continuare a ricevere sovvenzioni da parte dello Stato.
Inoltre, le imprese beneficiarie dell’aiuto devono attuare adeguate misure compensative finalizzate a ridurre al minimo le distorsioni di concorrenza create dall’aiuto di Stato, e ad apportare un considerevole contributo al piano di ristrutturazione mediante risorse proprie.
Ci sarebbe dunque da chiedersi con quali possibilità di successo e con quali argomenti giuridici si intenda convincere la Commissione europea. (Avionews)
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http://www.avionews.it/index.php?corpo=see_news_home.php&news_id=1151752&pagina_chiamante=index.php
(World Aeronautical Press Agency - 29-Apr-2013 14:33)