Il piano della compagnia di bandiera
La nuova Alitalia: «Una compagnia low cost e una a lungo raggio» Montezemolo: «Ball non lascerà»
«Infondate le ipotesi di un cambio al vertice». I sindacati alzano il muro sugli esuberi
Una struttura di governance con un maggior peso nelle decisioni strategiche per i soci storici di Alitalia (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Atlantia e la Immsi di Roberto Colaninno). Un nuovo modello di business, con una divisione netta tra il lungo (remunerativo) e il corto medio raggio (fortemente in perdita a causa della concorrenza spietata delle compagnie low cost). Senza, per il momento, una scissione in due società. Ma più probabilmente in due divisioni sotto un’unica capogruppo. E ancora: la fine dell’ambivalenza di Alitalia. Percepita ancora come una compagnia di bandiera, eppure totalmente privata. E anzi, apertamente criticata se chiudono delle rotti domestiche non più produttive, come Malpensa-Roma e Roma-Reggio Calabria.
Nel piano industriale che l’amministratore delegato, Cramer Ball, presenterà allo staff il 10 gennaio saranno queste le linee guida. Con una riduzione del costo del lavoro che toccherà principalmente il personale di terra (e negli uffici) e in minima parte il personale di volo. Il nuovo contratto dovrà tenere in considerazione la struttura dei costi delle compagnie concorrenti. Gli esuberi potenziali oscillano in una forchetta tra i 600 e i 1.600, ma i sindacati non sono disposti a trattare sulle uscite. Da parte del governo c’è la massima attenzione. I vertici di Alitalia incontreranno lunedì 9 sia il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, sia il collega ai Trasporti Graziano Delrio per manifestare anche delle rimostranze per la mancata approvazione, tempo fa, del decreto Lupi per l’aeroporto di Linate che prevedeva l’apertura di alcune tratte internazionali, ora non consentite.
È in atto un totale ripensamento sul corto-medio raggio. Si studiano, dicono fonti vicine al dossier, possibili alleanze commerciali con altre compagnie e accordi di codesharing (un vettore commercializza un servizio e pone il suo codice sui voli di un altro vettore in modo da assicurarne il riempimento). D’altronde la compagnia continua a perdere soldi ogni giorno e serve un cambio di passo. Non nel management. Ieri il presidente di Alitalia, Luca Cordero di Montezemolo, ha ritenuto «infondate le ipotesi di un cambio al vertice». Semmai le perplessità dei soci storici sarebbero rivolte a James Hogan, vicepresidente di Alitalia in rappresentanza di Etihad. Per i risultati della sua gestione. Non esaltanti.
fonte il Corriere