Thread Alitalia - Gennaio 2017


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Anche volendo il modello low cost non si adatterebbe a FCO, visto che prevede per ridurre i costi che gli aerei partano tutti piu' o meno contemporaneamente la mattina presto da una base e facciano avanti e indietro per varie destinazioni fino a rientrare tutti alla base entro la mezzanotte. Questo sarebbe in contrasto con le necessità di alimentare il lungo raggio e seguire le ondate di questi voli da FCO. Per l'effetto hub ad esempio i voli devono partire la mattina presto tutti da aeroporti periferici verso FCO ma questo vorrebbe dire night stop multipli e aggravio dei costi, quindi non compatibile col modello low cost, giusto per fare un esempio.
 
Ma perché non dichiarano fallimento, chiudono e riaprono sotto altro nome come fanno tutti i negozianti d'Italia?

Non so quanto l'articolo del Sole 24 Ore sia affidabile, ma il riferimento all'articolo 67 della Legge Fallimentare sottende proprio la possibilità di una dichiarazione di fallimento.

Più precisamente, il riferimento è al paragrafo 4, lettera (d): a farla breve, occorre il parere di un esperto che certifichi che "gli atti, i pagamenti e le garanzie concesse su beni del debitore purché posti in essere in esecuzione di un piano che appaia idoneo a consentire il risanamento della esposizione debitoria dell'impresa e ad assicurare il riequilibrio della sua situazione finanziaria", e che pertanto in caso di successiva dichiarazione di insolvenza non possono essere revocati.

Insomma, le banche pensano che la possibilità di fallimento sia concreta e si tutelano per quanto possono.
 
Per l'effetto hub ad esempio i voli devono partire la mattina presto tutti da aeroporti periferici verso FCO ma questo vorrebbe dire night stop multipli e aggravio dei costi, quindi non compatibile col modello low cost, giusto per fare un esempio.

Non é detto Cesare. Fino a non moltissimi anni fa, Swiss aveva la maggior parte dei voli in night stop a ZRH von i voli l/r verso il Nord America che partivano leggermente più tardi rispetto a quelli dei concorrenti europei.
 
le banche sanno tutto dei conti di alitalia, di sicuro c'è il controllo di gestione
che effettua report mensili al management compreso montezemolo che è vicepresidente
di unicredit (una delle principali banche azioniste).
 
C'era una perdita sull'hedging del fuel ma bisogna vedere derivato per derivato alla fine del 2016 la scadenza ed il relativo fair value visto che adesso il fuel jet è risalito e quindi l'eventuale perdita coperta
 
Diversamente dalle due precedenti crisi che hanno portato alla nascita di CAI e SAI, questa volta ho l'impressione che non riescano a mettere insieme un piano industriale realistico che funzioni almeno sulla carta. Situazione che metterebbe a rischio il'ok dei certificatori e il conseguente appoggio delle banche. Probabilmente la politica ci metterà una pezza, ma non potrà fermare il declino della compagnia, sempre più piccola e meno rilevante nel panorama aeronautico nazionale. Probabilmente la lunga agonia di AZ, pagata miliardi su miliardi dai risparmiatori, andrà avanti ancora un po'.
 
Diversamente dalle due precedenti crisi che hanno portato alla nascita di CAI e SAI, questa volta ho l'impressione che non riescano a mettere insieme un piano industriale realistico che funzioni almeno sulla carta. .

Concordo ed è quanto ho già postato in novembre : la mia impressione è che stavolta non sappiano come uscirne fuori e soprattutto il management imposto da Etihad non è preparato ad affrontare un problema di questa complessità.
Aggiungo poi , sempre nella mia opinione , che trovo incredibile che scoperto il "buco" a metà settembre da quella data ad oggi non sia stato possibile fare nulla per diminuire le perdite , salvo la consueta lista di progetti , ambizioni , desiderata.....E' un sintomo di incapacità manageriale, non accettabile.
 
Non so quanto l'articolo del Sole 24 Ore sia affidabile, ma il riferimento all'articolo 67 della Legge Fallimentare sottende proprio la possibilità di una dichiarazione di fallimento.

Più precisamente, il riferimento è al paragrafo 4, lettera (d): a farla breve, occorre il parere di un esperto che certifichi che "gli atti, i pagamenti e le garanzie concesse su beni del debitore purché posti in essere in esecuzione di un piano che appaia idoneo a consentire il risanamento della esposizione debitoria dell'impresa e ad assicurare il riequilibrio della sua situazione finanziaria", e che pertanto in caso di successiva dichiarazione di insolvenza non possono essere revocati.

Insomma, le banche pensano che la possibilità di fallimento sia concreta e si tutelano per quanto possono.

Concordato preventivo invece ?
 
"Oggi l’unico soggetto disposto a mettere soldi in Alitalia sarebbe Etihad, ma la compagnia emiratina non può farlo da sola perché supererebbe il 50% del capitale e Alitalia perderebbe i diritti di volo. Etihad però non è d’accordo sull’abbandono del modello Alitalia «a cinque stelle» sbandierato da James Hogan e da Montezemolo"

Questa, secondo me, la verità delle cose che ha pregiudicato la gestione di questi mesi e pregiudica l'adozione di un nuovo, vero piano. Ey è ancora convinta della bontà del progetto originario anche se questo è nato con risorse inadeguate alla sua concreta realizzazione. Credo che gli arabi speravano (forse anche in virtù di qualche promessa politica) in un qualche altro aiuto che oggi non si è concretizzato anche alla luce della situazione delle banche. Stando così le cose, non vedo via d'uscita in assenza di un nuovo investitore che converga sulle posizioni di Ey condividendone visione e strategia.
Ridurre la flotta, dividere quel che rimane in due per affrontare la concorrenza da una parte di Af/Klm, Lh e Ba e dall'altra di Fr e U2 è semplicemente da pazzi. Questo Ey lo sa e, secondo me, farà di tutto per non farlo.
 
nella nuova alitalia etihad ci ha messo 387 milioni di euro.

Nel frattempo occorre chiarire:
1.quanto è costato l'aereo di stato a carico dell'italia
2.a quanto sono stati venduti gli aerei ad AB
3.a quanto è stato comprato l'aereo acquisito dalla società irlandese e l'altro in locazione operativa?
4.quanto costano le manutenzioni del lungo raggio ad abu dhabi?
5.alitalia ha venduto il 75% di alitalia loyalty a GLC (global loyalty company di etihad), era un prezzo giusto?
6.sponsorship (fair play), ground experience (tipo chaffeur) che valgono per alitalia ma su tutto il gruppo etihad?
7.i servizi di training sono per alitalia o competenze che vanno da alitalia ad etihad?
8.I percorsi di formazione di etihad che coinvolgono alitalia quanto costano?

ho cercato di raccogliere un po' di dati dal bilancio 2015

bisognerebbe capire bene perchè #accanissiunèffesso
 
Potrebbe anche averci guadagnato o comunque recuperato parte dell'investimento. Ma credo che il danno d'immagine che una brutta fine dell'avventura in Az, dopo quella in Ab, comporterebbe, sarebbe di gran lunga più oneroso. Non credo che Ey abbia investito in Az per lucrarci, anche se questo resta tutto ancora da dimostrare, qualche milioncino. Fosse stato un concorrente europeo, avrebbe avuto la possibilitò di guadagnarci in termini di posizionamento sul continente, nel sottrarre clienti. Ma Ey non lo è; dal fallimento di Az, ha tutto da perdere.
 
nella nuova alitalia etihad ci ha messo 387 milioni di euro.
bisognerebbe capire bene perchè #accanissiunèffesso

Credo vadano aggiunti anche hedging carburanti di Etihad eventualmente trasferiti ad AZ ; costi delle consulenze pagate su progetti (obbligati...) poi non attuati, fatte dalle Soc. specializzate incaricate da Etihad.
 
Potrebbe anche averci guadagnato o comunque recuperato parte dell'investimento. Ma credo che il danno d'immagine che una brutta fine dell'avventura in Az, dopo quella in Ab, comporterebbe, sarebbe di gran lunga più oneroso. Non credo che Ey abbia investito in Az per lucrarci, anche se questo resta tutto ancora da dimostrare, qualche milioncino. Fosse stato un concorrente europeo, avrebbe avuto la possibilitò di guadagnarci in termini di posizionamento sul continente, nel sottrarre clienti. Ma Ey non lo è; dal fallimento di Az, ha tutto da perdere.
Di sicuro non mette i soldi per una speculazione ma alla fine i soldi li ha messi o no?
 
Il piano della compagnia di bandiera
La nuova Alitalia: «Una compagnia low cost e una a lungo raggio» Montezemolo: «Ball non lascerà»
«Infondate le ipotesi di un cambio al vertice». I sindacati alzano il muro sugli esuberi

Una struttura di governance con un maggior peso nelle decisioni strategiche per i soci storici di Alitalia (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Atlantia e la Immsi di Roberto Colaninno). Un nuovo modello di business, con una divisione netta tra il lungo (remunerativo) e il corto medio raggio (fortemente in perdita a causa della concorrenza spietata delle compagnie low cost). Senza, per il momento, una scissione in due società. Ma più probabilmente in due divisioni sotto un’unica capogruppo. E ancora: la fine dell’ambivalenza di Alitalia. Percepita ancora come una compagnia di bandiera, eppure totalmente privata. E anzi, apertamente criticata se chiudono delle rotti domestiche non più produttive, come Malpensa-Roma e Roma-Reggio Calabria.

Nel piano industriale che l’amministratore delegato, Cramer Ball, presenterà allo staff il 10 gennaio saranno queste le linee guida. Con una riduzione del costo del lavoro che toccherà principalmente il personale di terra (e negli uffici) e in minima parte il personale di volo. Il nuovo contratto dovrà tenere in considerazione la struttura dei costi delle compagnie concorrenti. Gli esuberi potenziali oscillano in una forchetta tra i 600 e i 1.600, ma i sindacati non sono disposti a trattare sulle uscite. Da parte del governo c’è la massima attenzione. I vertici di Alitalia incontreranno lunedì 9 sia il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, sia il collega ai Trasporti Graziano Delrio per manifestare anche delle rimostranze per la mancata approvazione, tempo fa, del decreto Lupi per l’aeroporto di Linate che prevedeva l’apertura di alcune tratte internazionali, ora non consentite.

È in atto un totale ripensamento sul corto-medio raggio. Si studiano, dicono fonti vicine al dossier, possibili alleanze commerciali con altre compagnie e accordi di codesharing (un vettore commercializza un servizio e pone il suo codice sui voli di un altro vettore in modo da assicurarne il riempimento). D’altronde la compagnia continua a perdere soldi ogni giorno e serve un cambio di passo. Non nel management. Ieri il presidente di Alitalia, Luca Cordero di Montezemolo, ha ritenuto «infondate le ipotesi di un cambio al vertice». Semmai le perplessità dei soci storici sarebbero rivolte a James Hogan, vicepresidente di Alitalia in rappresentanza di Etihad. Per i risultati della sua gestione. Non esaltanti.

fonte il Corriere
 
oman air leggo che aveva comprato da airfrance uno slot (forse 2 notizie contrastanti) su heathrow a 75 milioni di dollari, sicuramente una cosa eccezionale..
 
per quanto riguarda alitalia loyalty bisognerebbe capire se è stata una necessità oppure se è stata
una richiesta di etihad, visto che contiene il database di centinaia di migliaia di clienti.
sono curioso di vedere se riesco a trovare il bilancio di questa società.
 
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