Thread Alitalia - Etihad IV : DICHIARAZIONE CONGIUNTA


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(ANSA) - ROMA, 26 lug - Per superare il nodo Poste nell'operazione Alitalia-Etihad si starebbe studiando anche l'ipotesi di andare avanti senza la partecipazione della società pubblica. Lo riferiscono fonti vicine al dossier, spiegando che se Poste pone condizioni cosi' complesse che non si riescono a soddisfare bisogna trovare un'alternativa.

E che ce vò? Si toglie un'altra mensilità e via.
 
Herzog, me la togli una curiosità. Tu sei per caso un vecchio LAI che si gode la pensione?

Perchè di solito - l'esperienza forumistica insegna - quelli che danno consigli alla armiamoci e partite sono i paraculatissimi della bell'epoca che fu.

Di solito eh.
 
(ANSA) - ROMA, 26 LUG - L'ad di Poste Francesco Caio si è sentito oggi con il Ceo di Etihad James Hogan e, secondo quanto si apprende, hanno parlato di possibili sinergie industriali nell'ottica del mercato.
 
Herzog, me la togli una curiosità. Tu sei per caso un vecchio LAI che si gode la pensione?

Perchè di solito - l'esperienza forumistica insegna - quelli che danno consigli alla armiamoci e partite sono i paraculatissimi della bell'epoca che fu.

Di solito eh.

Brutta bestia la curiosità.
 
Il finale, vi prego leggete il finale dell'articolo...

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[TD="align: left"]Alitalia, pressing di Renzi sulle Poste: a Palazzo Chigi nessun piano B
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[TD="bgcolor: #FFFFFF"]ROMA - Il pressing di palazzo Chigi sulle Poste è costante, come continua il lavoro di facilitatore di un’intesa, quella tra Alitalia e Ethiad, già fuori tempo massimo.
«L'ad di Poste Francesco Caio si è sentito oggi con il Ceo di Etihad James Hogan e, secondo quanto si apprende, hanno parlato di possibili sinergie industriali nell'ottica del mercato». Due righe battute dalle agenzie due ore dopo l’indiscrezione che ipotizzava un passo indietro della società pubblica.
Una smentita, o quasi, che solo in parte tranquillizza palazzo Chigi ma che contiene anche la conferma della volontà di Caio di trattare direttamente con James Hogan per avere quelle rassicurazioni sul futuro che i soci italiani non sembrano poter dare. A palazzo Chigi la vicenda viene seguita passo passo e la notizia, poi di fatto ridimensionata, di un disimpegno delle Poste conferma però la volontà del governo di andare comunque avanti nell’intesa con Ethiad perché non ci sono alternative. Nella complessa partita a scacchi tra azionisti, sindacati e investitori, il governo gioca il ruolo di facilitatore di un’intesa che, se dovesse saltare, porterebbe l’azienda al fallimento entro poche settimane.

SCOGLI
«Il governo non interverrà ma un accordo va trovato», continuavano a ripetere ieri a palazzo Chigi. Al pressing sulla società pubblica guidata da Francesco Caio affinchè trovi una soluzione che permetta alla compagnia di bandiera di ”sposarsi” con Ethiad, si unisce quello sui sindacati affinché mettano la loro firma sull’accordo che ridimensiona il costo del lavoro. Fosse per Renzi il via libera da parte degli azionisti della vecchia società sarebbe l’ultimo scoglio da superare. I nuovi azionisti raccolti dietro la compagnia di Abu Dhabi pretendono però la firma di tutti i rappresentanti sindacali. Una decina di sigle, tra confederali e autonomi, rimaste tali malgrado il personale dal 2007 si sia di fatto dimezzato.

La partecipazione delle Poste resta per il governo imprescindibile anche perché lo stesso Renzi, incontrando venerdì a palazzo Chigi l'ad di Unicredit Federico Ghizzoni e quello di Atlantia Giovani Castellucci, ha constatato la resistenza delle banche ad un impegno ulteriore, senza contare che, per non incorrere nelle ire di Bruxelles, il riassetto azionario deve lasciare la compagnia in mano di azionisti europei. Mentre il governo lavora per aiutare l’intesa resta aperto il fronte politico-sindacale al quale il presidente del Consiglio invia un messaggio eloquente: «Non esiste piano ”B”. O c’è Ethiad o l’azienda porta i libri in tribunale e invece di mille esuberi ce ne saranno quindicimila». In poco meno di cinque anni la compagnia aerea è stata in grado di creare un buco di bilancio di 568 milioni di euro e palazzo Chigi non vede all’orizzonte nuovi capitani coraggiosi ma solo la gestione commissariale qualora l’intesa con Ethiad dovesse fallire.

REFERENDUM
La pazienza della società di Abu Dhabi potrebbe comunque andare oltre il termine del 31 luglio, anche se nel governo c’è chi si dice convinto che «la prossima settima si possa chiudere» con il passaggio del 49% di Alitalia agli emiri. Un nuovo consiglio d’amministrazione potrebbe essere convocato già martedì, ma resta da convincere Ethiad che i sindacati - Uil in testa - che non hanno firmato l’intesa non ostacoleranno la nascita di una compagnia che, come sostengono a palazzo Chigi, potrebbe diventare la prima al mondo.

http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/POLITICA/alitalia_pressing_renzi_poste/notizie/817829.shtml


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Il finale, vi prego leggete il finale dell'articolo...

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[TD="align: left"]Alitalia, pressing di Renzi sulle Poste: a Palazzo Chigi nessun piano B
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[TD="bgcolor: #FFFFFF"]ROMA - Il pressing di palazzo Chigi sulle Poste è costante, come continua il lavoro di facilitatore di un’intesa, quella tra Alitalia e Ethiad, già fuori tempo massimo.
«L'ad di Poste Francesco Caio si è sentito oggi con il Ceo di Etihad James Hogan e, secondo quanto si apprende, hanno parlato di possibili sinergie industriali nell'ottica del mercato». Due righe battute dalle agenzie due ore dopo l’indiscrezione che ipotizzava un passo indietro della società pubblica.
Una smentita, o quasi, che solo in parte tranquillizza palazzo Chigi ma che contiene anche la conferma della volontà di Caio di trattare direttamente con James Hogan per avere quelle rassicurazioni sul futuro che i soci italiani non sembrano poter dare. A palazzo Chigi la vicenda viene seguita passo passo e la notizia, poi di fatto ridimensionata, di un disimpegno delle Poste conferma però la volontà del governo di andare comunque avanti nell’intesa con Ethiad perché non ci sono alternative. Nella complessa partita a scacchi tra azionisti, sindacati e investitori, il governo gioca il ruolo di facilitatore di un’intesa che, se dovesse saltare, porterebbe l’azienda al fallimento entro poche settimane.

SCOGLI
«Il governo non interverrà ma un accordo va trovato», continuavano a ripetere ieri a palazzo Chigi. Al pressing sulla società pubblica guidata da Francesco Caio affinchè trovi una soluzione che permetta alla compagnia di bandiera di ”sposarsi” con Ethiad, si unisce quello sui sindacati affinché mettano la loro firma sull’accordo che ridimensiona il costo del lavoro. Fosse per Renzi il via libera da parte degli azionisti della vecchia società sarebbe l’ultimo scoglio da superare. I nuovi azionisti raccolti dietro la compagnia di Abu Dhabi pretendono però la firma di tutti i rappresentanti sindacali. Una decina di sigle, tra confederali e autonomi, rimaste tali malgrado il personale dal 2007 si sia di fatto dimezzato.

La partecipazione delle Poste resta per il governo imprescindibile anche perché lo stesso Renzi, incontrando venerdì a palazzo Chigi l'ad di Unicredit Federico Ghizzoni e quello di Atlantia Giovani Castellucci, ha constatato la resistenza delle banche ad un impegno ulteriore, senza contare che, per non incorrere nelle ire di Bruxelles, il riassetto azionario deve lasciare la compagnia in mano di azionisti europei. Mentre il governo lavora per aiutare l’intesa resta aperto il fronte politico-sindacale al quale il presidente del Consiglio invia un messaggio eloquente: «Non esiste piano ”B”. O c’è Ethiad o l’azienda porta i libri in tribunale e invece di mille esuberi ce ne saranno quindicimila». In poco meno di cinque anni la compagnia aerea è stata in grado di creare un buco di bilancio di 568 milioni di euro e palazzo Chigi non vede all’orizzonte nuovi capitani coraggiosi ma solo la gestione commissariale qualora l’intesa con Ethiad dovesse fallire.

REFERENDUM
La pazienza della società di Abu Dhabi potrebbe comunque andare oltre il termine del 31 luglio, anche se nel governo c’è chi si dice convinto che «la prossima settima si possa chiudere» con il passaggio del 49% di Alitalia agli emiri. Un nuovo consiglio d’amministrazione potrebbe essere convocato già martedì, ma resta da convincere Ethiad che i sindacati - Uil in testa - che non hanno firmato l’intesa non ostacoleranno la nascita di una compagnia che, come sostengono a palazzo Chigi, potrebbe diventare la prima al mondo.

http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/POLITICA/alitalia_pressing_renzi_poste/notizie/817829.shtml


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Sull'affaire AZ sei proprio malfidente! Hai dubbi davvero che se l'operazione AZ-EY andrà in porto ci saranno limiti alla potenza di fuoco che il nuovo supervettore 5 stelle metterà in campo sconfiggendo per certo tutti quei pachidermi dai piedi di argilla che affollano ora il mercato???? :D
 
Da La Stampa di oggi

Cassa aziendale quasi esaurita
Poste pronta a investire 70 milioni
Corsa contro il tempo per l’accordo, ma resta il nodo dei debiti pregressi

+ Alitalia, sì a Etihad o è finita LUIGI GRASSIA


ALESSANDRO BARBERA
ROMA
In ossequio alla tradizione tutta italiana che ci spinge a dare il meglio nei momenti di emergenza, è probabile si tratti di una buona notizia: la cassa di Alitalia sta per esaurirsi. Secondo le informazioni che circolano in azienda e fra gli azionisti, la ex compagnia di bandiera non può permettersi traccheggiamenti.

Più della fretta di chiudere del nuovo socio arabo, c’è da tutelare la continuità aziendale. Se gli aerei Alitalia continuano a volare, è solo grazie alla discreta liquidità garantita dal traffico estivo. Ma se l’accordo non si formalizzerà a breve, se entro questa settimana la prospettiva non sarà chiara, il rischio che alcuni fornitori neghino il credito è molto alto.

Insomma, l’accordo non c’è ancora, ma nessuno si azzarda a immaginare che non arriverà. Non Unicredit, fra le banche quella che ha più da perdere dall’accollo dei vecchi debiti della compagnia, non Poste, l’ultima arrivata nel capitale, che di quei debiti non vuol sentir parlare. L’intenso traffico telefonico di ieri sull’asse Roma-Milano-Abu Dhabi segnala la volontà di stringere. Il numero uno di Poste Caio ha sentito nell’ordine Hogan (Etihad), Ghizzoni (Unicredit) e Del Torchio (Alitalia). A Caio Renzi l’ha detto chiaramente: qualunque essa sarà, una soluzione fra le parti va trovata. Il traffico è stato intenso anche fra il ministro dei Trasporti Lupi e Luigi Angeletti. Il leader della Uil ha imposto ai suoi in Alitalia il silenzio stampa, e da ieri si occupa personalmente della questione esplosa con il (fallito) referendum aziendale sul piano di tagli agli stipendi. La minaccia di diffida ad Alitalia è pressoché risolta: a metà della prossima settimana ci sarà un accordo per spalmare almeno in sei mesi il prezzo di quei sacrifici.

La novità più importante è che Poste ora sarebbe disposta a impegnare per la ricapitalizzazione fino a 70 milioni di euro, quasi il doppio dei 40 inizialmente ipotizzati. È un passo avanti, ma per le banche non ancora sufficiente: Unicredit non accetta nessuna ipotesi di compromesso che escluda Poste dall’accollo dei vecchi debiti, nemmeno attraverso il versamento delle proprie quote ad una società intermedia fra la vecchia Cai (quella che risponderà di debiti e contenziosi) e la nuova scatola nella quale entrerà Etihad con le sue quote. La soluzione per convincere Poste a fare la sua parte come gli altri vecchi soci è nelle sinergie industriali. Caio ha consegnato agli advisor un lungo documento che le elenca: dalla vendita reciproca dei servizi ai clienti alla logistica. Il ragionamento è semplice: poiché ormai la concorrenza postale è quasi esclusivamente sulle consegne rapide di pacchi e documenti, e poiché Etihad ha in portafoglio parecchi ordini per nuovi aerei, Poste ed Etihad potrebbero creare insieme un concorrente insidioso per i giganti della spedizione come Ups e Dhl.

La trattativa sull’assetto della nuova compagnia è complicata dal fatto che Etihad - una compagnia extraeuropea - non potrà in ogni caso sottoscrivere più del 49 percento delle quote della nuova Alitalia, pena la perdita di tutti i diritti di traffico. Per le decisioni c’è tempo, ma gli arabi vogliono sapere ora, e con chiarezza, chi parteciperà. C’è ad esempio pressing su Roberto Colaninno perché confermi le sue quote, così come si cerca in extremis di trovare qualche altro imprenditore disponibile a investire, sia fra i soci uscenti, sia fra altri che finora non sono entrati. Ogni quota aggiuntiva servirebbe a colmare la distanza fra Unicredit e Poste di Caio il quale, se potesse scegliere liberamente, si libererebbe volentieri del fardello. Farà di necessità virtù, non prima di aver tentato di ottenere il massimo per evitare a Poste di perdere altri soldi oltre a quelli persi, a tempo di record, con l’ingresso nel capitale di Alitalia.
 
@Belumosi...intendi le ultime tre parole suppongo....hihihihihihi.....;)
Certo! Dai, ma si può? :wall::wall:

Aggiungo che è indegna la pressione attuata verso le Poste, che dopo essere state costrette a buttare nel cesso 75 M€ alcuni mesi fa e a fare il bis ora per altre decine di M€, si vorrebbero costringere a sobbarcarsi anche una bella fetta di debito pregresso per il quale hanno responsabilità minime se non nulle.
Indegno.
 
"...e' una trattativa tra privati, noi ci limitiamo ad osservare..." (Cit., da pluri-dichiarazioni del Governo Italiano dei mesi passati)

da Il Messaggero di oggi: http://economia.ilmessaggero.it/eco...m_governo_sindacati_convocazione/817828.shtml

ROMA - Subito l’unità dei sindacati. Oppure il governo «li convocherà entro martedì e farà capire loro che non possono avere titubanze».

...ora siamo alle minacce!

E cmnq questa foto correlata e' un brutto presagio....AZ Regional? :)

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'sta minchiata non hanno avuto il coraggio nemmeno di attribuirla. Credo - spero - che nemmeno uno come Renzi si sarebbe mai spinto fino a tanto.
E ti pareva...

La sintesi la fa ancora una volta Lupi: "non c'è un piano B, c'è solo un piano A: l'Alitalia può diventare la prima compagnia al mondo oppure 15mila lavoratori vanno a casa".

http://www.adnkronos.com/soldi/economia/2014/07/26/alitalia-lupi-solo-piano-primi-mondo-oppure-mila-casa_iuS5rCavxwqmzDvQK5Or7O.html
 
E ti pareva...

La sintesi la fa ancora una volta Lupi: "non c'è un piano B, c'è solo un piano A: l'Alitalia può diventare la prima compagnia al mondo oppure 15mila lavoratori vanno a casa".

http://www.adnkronos.com/soldi/economia/2014/07/26/alitalia-lupi-solo-piano-primi-mondo-oppure-mila-casa_iuS5rCavxwqmzDvQK5Or7O.html

Altro che Lupi. Come si suol dire: "manco li cani".
 
Per ora prima al mondo nel bruciare cassa. 300 milioni di aumento di capitale alla fine del 2013 e 165 milioni di nuovi crediti pochi mesi dopo. Ora la cassa è quasi esaurita. Complimenti.
 
Alitalia, rosso record nel 2013: in 5 anni bruciati 1,4 miliardi

La nuova Alitalia ha chiuso il peggior bilancio della sua breve storia, bruciando nel 2013 oltre un milione e mezzo di euro al giorno: il rosso all'ultima riga del bilancio, una perdita record intorno ai 569 milioni (che non è ancora ufficiale ma emerge solo da indiscrezioni: il dato non è stato comunicato dopo l'approvazione dei conti in cda, né oggi dopo l'assemblea degli azionisti), se confermato segnerà il peggior risultato per l'avventura tutta in perdita dei «capitani coraggiosi»: 1,412 miliardi bruciati in 5 anni.

I bilanci tracciano la caduta libera della compagnia risorta con il Piano Fenice dalle ceneri della vecchia Alitalia, nata libera dai macigni del passato che soffocavano l'ex compagnia di bandiera: esuberi, debiti, aerei e attività da dismettere, tutto cancellato, lasciato in una bad company in liquidazione.

BILANCIO 2009 - È la sintesi del primo anno di vita: la perdita è di 326 milioni, circa 800mila euro al giorno. Al 31 dicembre il debito è di 799 milioni. Ricavi a quota 2.921 milioni, 21,8 milioni i
passeggeri trasportati.

BILANCIO 2010 - Dopo il primo esercizio da start up, nel secondo anno di vita la nuova compagnia sembrava aver invertito rotta verso l'ottimismo: ancora perdite, ma il rosso si riduce a 168 milioni,
circa 460mila euro al giorno; A fine anno il debito resta in linea a 839 milioni. Ricavi a 3.225 milioni di euro (+14,1%), 23,4 milioni di passeggeri (+7,4%).

BILANCIO 2011 - I conti restano in rosso ma migliorano ancora. La perdita è di 'solò 69 milioni, scende a circa 190mila euro al giorno. Il debito è a 854 milioni. Ricavi a 3.478 milioni (+7,9%), 25
milioni i passeggeri (+5,5%).

BILANCIO 2012 - Il rosso esplode: rispetto all'anno precedente la perdita è quadruplicata, sale a 280 milioni: circa 765mila euro bruciati ogni giorno. Al 31 dicembre il debito sfonda quota un miliardo (1.028 milioni). Ancora in crescita i ricavi a 3.594 milioni, in calo a 24,275 milioni i passeggeri.

BILANCIO 2013 - È il tracollo. I conti semestrali - ultimo dato ufficiale - registrano una perdita già superiore a quella dell'intero anno prima: 294 milioni. Se sarà confermata, una perdita annuale di 569 milioni sarà poco oltre il doppio del rosso dell'anno prima.

http://economia.ilmessaggero.it/economia_e_finanza/alitalia-bilancio-rosso-record/816282.shtml
 
Però nelle voci passive ci sono anche i 210 mln di accantonamenti "pro Etihad". Il bilancio cambierebbe faccia completamente senza quella perdita!!! ;)
 
Stato
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