I numeri di Alitalia e il mercato
di Rocco Sabelli (Amministratore Delegato di Alitalia) e all'interno la risposta di Gianni Dragoni
I numeri di Alitalia e il mercatoI numeri di Alitalia e il mercato
Gentile direttore, le scrivo per evitare che vengano archiviate come verità, le mezze verità, i dati parziali e le interpretazioni sommarie contenuti nell'articolo su Alitalia di Gianni Dragoni di sabato 3 dicembre scorso. Lo faccio per difendere il lavoro, oltre che mio, di tutte le persone che lavorano in Alitalia e la reputazione che faticosamente stiamo cercando di ricostruire presso coloro che scelgono di volare con noi.
Nel valutare i risultati economici rispetto alle aspettative fissate inizialmente nel nostro Piano Industriale del 2008 (ritardo di 1 anno nel conseguimento del pareggio), viene totalmente ignorato quello che è successo intorno a noi in questi tre anni:
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La risposta
La crisi macroeconomica del 2009 (Pil italiano sceso del 5% circa, peggior dato dal 1971), coincisa con la più grave crisi nella storia mondiale del trasporto aereo (crollo del valore del mercato italiano del 25-30%).
Gli eventi naturali del 2010 (la chiusura dei cieli europei per molti giorni tra aprile e maggio a causa dell'eruzione del vulcano islandese) e del 2011 (il terremoto in Giappone) e la crisi politico militare del 2011 nell'Africa mediterranea.
La crescita, nel 2010 ed ancor più nel 2011, del costo del greggio.
Impatti - le risparmio i numeri, ma si tratta di molte centinaia di milioni di euro - che hanno messo seriamente a rischio la prosecuzione stessa del nostro già difficile tentativo e che abbiamo, tuttavia, avuto il merito (si può dire ?) di assorbire.
I nostri risultati non cambiano per questo, ma non ritiene che la loro contestualizzazione permetterebbe un giudizio più onesto ed equilibrato?
Dati parziali
Il trend dei ricavi 2009-2011 viene presentato su periodi non omogenei (il 2011 per i soli primi 9 mesi, come correttamente indica l'asterisco). I dati omogenei dei 9 mesi, pure disponibili ma stranamente non utilizzati, mostrerebbero un incremento del 15% nel 2010 e dell'11% nel 2011.
Le quote di mercato vengono rappresentate in maniera contraddittoria (quota sul mercato domestico nel testo al 48,5% e nei grafici a torta al 35%).
In realtà la quota di mercato totale (domestico ed internazionale - intercontinentale, in termini di volumi passeggeri; fonte Assoaeroporti) al 30.9.2011 era del 23,1%, inferiore al 2009 di quattro decimi di punto, con una flessione sul mercato domestico (impatto della Tav e della concorrenza delle low cost) di 2,4 pp (dal 52,1% al 49,7%) ed un incremento sull'estero di 0,5 pp (dal 12% al 12,5%), frutto della progressiva espansione del nostro network (nel 2010 la Alitalia è stata premiata in Europa per il maggior numero di destinazioni aperte; il confronto spesso utilizzato con la vecchia Alitalia è una illusione ottica; quella era fallita a fine 2008).
http://www.ilsole24ore.com/art/econ...i-alitalia-mercato-082930.shtml?uuid=AaZ0LmRE
Di seguito la pagina 2 dello stesso articolo
Se, però, considerassimo le quote di mercato in valore, maggiormente espressive del nostro posizionamento competitivo, avremmo un incremento di 1,7 pp (dal 54% al 55,7%; fonte Agenzie di viaggio; esclude le compagnie low cost), con una crescita sia sul mercato domestico,+2.1 pp (dall'86.3% all'88,4%; qui la assenza delle compagnie low cost limita la rappresentatività del dato), che sull'estero, +1,9 pp (dal 34,7% al 36,6%; dato, questo, più rappresentativo).
Le interpretazioni sommarie
Quelli che vengono definiti "proventi non gestionali o una tantum non per la gestione", sono, per la gran parte, il risultato di accordi e contratti tutti di natura commerciale ed industriale con nostri partner ed, oltre ai benefici immediati per il 2011 (di conto economico e di cassa), svilupperanno nei prossimi anni maggiori ricavi e minori costi tutti squisitamente gestionali, con impatti rilevanti sui nostri margini.
Basterebbe dedicare un po' di tempo a studiare le caratteristiche del settore di cui si parla (e si scrive), per verificare che l'Industria del trasporto aereo passeggeri, strutturalmente e storicamente alle prese con problemi di profittabilità (negli ultimi 40 anni il risultato netto consolidato delle Linee Aeree mondiali aderenti alla Iata è pari a zero), sta cercando, sempre più, di estrarre valore da tutte le componenti della propria piattaforma industriale. Lungo la "catena del valore" del settore, peraltro, guadagnano tutti (costruttori di aerei, lessor, aeroporti, ecc.) tranne le linee aeree, che stanno, quindi, cercando di recuperare parte di questo valore attraverso attività di natura "ancillare".
È quello che stiamo facendo e faremo anche noi, facendo leva sulla crescente credibilità che i nostri progressi ci fanno guadagnare con i nostri partner. Non è garantito che ci si riesca sempre ma bisognerà sempre provarci, esattamente come si deve fare per il core business.
Concludo con una riflessione e una domanda
L'analisi proposta dall'articolo, che a noi suona come vagamente ultimativa, non appare propriamente tempestiva: tardiva rispetto alla nostra trimestrale (di oltre un mese fa e con risultati non disprezzabili) e un po' prematura rispetto alla chiusura dell'anno e alla approvazione del bilancio, anche se, sotto quest'ultimo profilo, perfettamente coerente con la linea fin dall'inizio adottata dall'autore dell'articolo sulla vicenda Alitalia.
E proprio su questo la domanda conclusiva
Che il rilancio di Alitalia fosse, e sia ancora, un progetto difficile, reso ancora più arduo dal contesto, non è in discussione e noi, più di tutti lo sappiamo e non lo abbiamo mai negato. Pur ricordando bene tutte le polemiche che accompagnarono la nascita della nuova Compagnia, pur rispettando tutti i punti di vista - e ci mancherebbe - e senza invocare minimamente alcuna indulgenza di giudizio, mi chiedo e le chiedo se esiste, in buona fede, un motivo valido e di interesse comune per compiacersi o addirittura godere delle nostre difficoltà ed auspicare un epilogo negativo.
Grazie per lo spazio che vorrà dedicare a queste note e conti sulla mia completa disponibilità ad ogni confronto, con chiunque e con ogni modalità che possa essere utile per la migliore comprensione di quello che stiamo facendo e delle nostre prospettive.