Alitalia, da Benetton e Intesa 30 min
di Angela Zoppo
Anche i Benetton hanno risposto all'appello di Colaninno, aderendo con 13 milioni di euro al prestito soci necessario a tenere in pista Alitalia per qualche mese, in attesa che entrino in cassa gli introiti della stagione estiva. Altrettanto ha fatto un altro degli azionisti di peso della compagnia, Intesa Sanpaolo, dopo che il consiglio di gestione del 19 febbraio scorso ha autorizzato l'adesione al prestito per un ammontare massimo di 25 milioni di euro. In realtà, come emerge dalla stessa relazione di bilancio 2012, i soldi versati sono stati un po' meno. La controllata di capogruppo Ottobre 2008, che detiene l'1,15% del capitale di Alitalia, ha contribuito con 1,7 milioni di euro, mentre Intesa Sanpaolo ha messo 14 milioni di euro perla sua quota dell' 8,9%, più altri 3 milioni di euro anticipati a un altro socio, Cosimo Carbonelli D'Angelo (G&C). Intesa nel frattempo ha svalutato la sua quota per 42 milioni di euro, portandola a 58 milioni di euro. A proposito di rettifiche, dopo Air France-Klm e l'Immsi di Roberto Colaninno, altri soci Alitalia hanno svalutato le quote detenute nella compagnia. Il più impietoso è stato il gruppo autostradale controllato dai Benetton, Atlantia, che ha portato il valore di carico del suo 8,85% ad appena 17,6 milioni di euro. Un valore così basso si spiega perché il calcolo non è effettuato sul fair value di Alitalia, che secondo il management di Atlantia non è definibile «in considerazione delle perdite economiche persistenti», ma tenendo conto della consistenza patrimoniale della società, pari a 199 milioni di euro.
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