Atm e Sea, ridisegnati gli stipendi
più soldi a Rota e meno a Bonomi
La giunta Pisapia fissa la soglia: 290mila euro l’anno. Palazzo Marino prima di decidere
ha chiesto un parere alla Corte dei conti per verificare che fossero in linea con la legge
di ILARIA CARRA
Atm e Sea, ridisegnati gli stipendi più soldi a Rota e meno a Bonomi Palazzo Marino
La giunta Pisapia ridisegna gli stipendi dei manager delle sue partecipate. O almeno, delle due società, Atm e Sea, con più dipendenti e fatturato: la soglia delle nuove retribuzioni sarà di 290mila euro lordi all’anno. Una decisione dagli effetti opposti: per l’azienda dei trasporti vuol dire ingaggio in aumento per il presidente e amministratore delegato Bruno Rota, mentre dovrà scendere quello del presidente della società che gestisce Linate e Malpensa, Giuseppe Bonomi. E non si esclude che, nel secondo caso, possa nascere un contenzioso.
Dopo il doppio ritocco dello stipendio del sovrintendente alla Scala Stephane Lissner, si aprono altri due casi sul fronte delle retribuzioni dei manager pubblici. In via preliminare Palazzo Marino aveva chiesto nei mesi scorsi un parere alla Corte dei conti lombarda: l’intenzione di rimodulare gli ingaggi ai manager necessitava di un’interpretazione certa. I giudici contabili, in base alle normative sui tetti degli stipendi dei manager pubblici, hanno stabilito in 290mila euro il massimo della remunerazione. E hanno dato via libera alla possibilità di nominare anche direttori generali gli attuali presidenti, salvo la rinuncia ai compensi legati alla prima carica.
Così, nella giunta di venerdì scorso Palazzo Marino, con una delibera d’indirizzo, ha circoscritto la nuova regola alle due società più grandi, Atm e Sea, con oltre duemila dipendenti e almeno 400 milioni di fatturato (A2a è esclusa perché quotata).
Per i capi azienda delle due aziende comunali il destino è segnato. Nel bene, quello di Bruno Rota, in Atm da un anno: oggi guadagna un fisso di 68.979 euro lordi all’anno, cui va sommata una parte variabile, legata al raggiungimento di risultati aziendali, fino a 137.958 euro. Nella migliore delle ipotesi, l’ex manager di Serravalle porta a casa poco più di 200mila euro (il suo predecessore, Elio Catania, ne guadagnava 486mila).
Una remunerazione che lo stesso Rota ha considerato inadeguata alle cariche e alle responsabilità che gli sono affidate. Il direttore generale del Comune, Davide Corritore, parteciperà all’assemblea di Atm per far conoscere le intenzioni dell’azionista Palazzo Marino, ma spetterà poi al cda dell’azienda decidere di quanto incrementare lo stipendio di Rota (certo non oltre i 290mila euro), nominandolo anche direttore generale.
Se per Rota le notizie sono buone, non lo sono per Giuseppe Bonomi: il presidente di Sea, che è anche chief executive officer, guadagna in tutto almeno 600mila euro. Troppi, per la Corte dei conti. E qui la faccenda si complica: il Comune ha trasmesso giorni fa la delibera alla Sea, ma per ora non ha ottenuto risposta. La probabilità che si apra un contenzioso sale.