Per la Sea si fa largo l'ipotesi quotazione
Sara Monaci 27 marzo 2012
MILANO
Per la vendita di Sea si fa sempre più strada l'ipotesi della quotazione, con un flottante tra il 25 al 35 per cento. Decisioni ufficiali non sono state ancora prese in Comune a Milano, ma in base alle indiscrezioni trapelate da ambienti politici, la società aeroportuale di Linate e Malpensa, attualmente controllata da Palazzo Marino con il 54,8%, si starebbe avvicinando a Piazza Affari.
In queste ore i vertici dell'amministrazione comunale sono concentrati a capire quale opzione per la cessione di quote di Sea sia più vantaggiosa. Per il Comune di Milano l'operazione è praticamente indispensabile per realizzare investimenti in infrastrutture e reperire almeno i 300 milioni necessari, visto che il bilancio è in bilico e dal governo non arriveranno finanziamenti derivanti dal Fondo per le infrastrutture, come invece si sperava qualche settimana fa. La vendita di una parte di Sea è quindi, di fatto, già data per scontata.
Le tre ipotesi sul piatto erano: la quotazione di almeno il 25%; la vendita attraverso un bando di una stessa percentuale; un bando congiunto con la provincia di Milano, che detiene il 14,6 percento. Ma ora, a conti fatti, le riflessioni stanno portando altrove, e sempre più spingerebbero la Sea verso Piazza Affari.
La considerazione di Palazzo Marino è che ad un'altra gara, attraverso cui vendere il 25%, si presenterebbe sicuramente il socio di minoranza, il fondo F2i, che lo scorso dicembre ha già acquistato il 29,75% della società, ottenendo 2 consiglieri su 7 nel cda. Acquistando il 25%, F2i diventerebbe il socio di maggioranza, che ha diritto per statuto ad esprimere 5 consiglieri (sia che si tratti di maggioranza assoluta che di maggioranza relativa), e di fatto avrebbe pieni poteri su Sea senza il bisogno di acquisirla tutta (proprio per questo a F2i basterebbe la quota provinciale, che già sarebbe interessato ad acquistare). Il Comune, invece, una volta venduto il 25%, si troverebbe nell'angolo: perderebbe il controllo di Sea da subito, ma nel caso volesse di nuovo venderne un altro pezzo il prossimo anno, difficilmente troverebbe qualcuno interessato ad entrare come socio di minoranza in una società non contendibile.
A mali estremi, dunque, estremi rimedi, pensano a Palazzo Marino: se il bando deve essere fatto, allora meglio pensare alla cessione totale del 54,8 percento. Così, se il controllo viene comunque perduto, tanto vale incassare il prezzo di tutte le quote (che potrebbe superare i 600 milioni). L'alternativa è la quotazione: con un azionariato diffuso e un flottante tra il 25 e il 35%, il Comune di Milano avrebbe un doppio vantaggio: incasserebbe 300 milioni e manterrebbe il controllo della società, assicurandosi una partecipata ancora contendibile per future operazioni. E se anche F2i tentasse la strada dell'acquisto di azioni in Borsa, dovrebbe lanciare un'Opa su tutta la società. Certo, la Borsa in questo momento è un'incognita. Ma forse la perdita del controllo su Sea preoccupa il sindaco Giuliano Pisapia (e i partiti di centrosinistra che lo sostengono) ancora di più. Oltre alle pressioni politico inoltre anche quelle sindacali: i rappresentanti dei lavoratori di Sea hanno indetto per oggi lo sciopero dalle 11 alle 15.
http://www.ilsole24ore.com/art/impr...ipotesi-quotazione-064703.shtml?uuid=AbniBfEF