Che Ryanair avrebbe avuto difficoltà nelle fasi di recessione era ampiamente prevedibile (anche su questo forum era stato condiviso) - altre low cost leggermente meno intransigenti nell'applicazione di risparmi sistematici sono meno esposte avendo ritenuto comunque un po' di traffico business. Anzi, per come la vedo io, è addirittura possibile che certe linee low cost come Easyjet riescano a strappare clienti business alle major in questa fase di tagli generalizzati dei costi presso le aziende di quasi tutti i settori.
Ryanair ha scelto - credo con piena consapevolezza - di posizionarsi come soggetto "estremista" nel mercato del trasporto aereo low cost. Per questo ha guadagnato più di altre low-co nei periodi di vacche grasse, e sarà più sulla difensiva in questo periodo di vacche magre: la strategia dell'autunno 2001 di svendere tutto mi pare in piena fase attuativa in questo inverno 2009. Certo, FR è più grande di quanto non fosse 8 anni fa, dunque molto più esposta, ma credo che possa ugualmente tirare avanti con bilanci non catastrofici.
Quanto all'atteggiamento tenuto nei confronti delle autorità aeroportuali che manifestano l'intenzione di aumentare le tariffe, mi sembra che la risposta di Ryanair sia coerente: arrogante e rischiosa ma lungimirante. Se cedesse alle rischieste di HHN, il giorno successivo riceverebbe la medesima richiesta da GRO, poi da CRL, e così via. Solo gli aeroporti italiani (finanziati come sappiamo) continuerebbero a pavoneggiarsi di aver portato i servizi di Ryanair. Rimanendo intransigente e fedele al proprio modello, Ryanair preserva le basi del proprio successo basate sulla riduzione massima dei costi.
E ancora. FR può serenamente proseguire il proprio ricatto nei confronti degli aeroporti che protestano. Molti di questi aeroporti sono dipendenti da Ryanair e non potrebbero esistere senza. Togliere qualche aereo da un aeroporto, in questa fase, non costerebbe molto a FR (anzi!), ma potrebbe compromettere seriamente il bilancio di un aeroporto.
La fenomenale elasticità della struttura dei costi di Ryanair configura una grande predisposizione alla riduzione della propria scala. I fattori determinanti di questa elasticità sono , secondo me, dati dalla struttura dei costi del lavoro:
- La percentuale molto bassa di personale non navigante rispetto a quello navigante, cioè una "infrastruttura delle risorse umane" molto produttiva.
- La possibilità di ridurre agilmente la forza lavoro navigante, lasciando semplice scadere i contratti di tutti i dipendenti a tempo determinato assunti tramite Crewlink e compagnia bella. Non è altrettanto semplice per altre linee aeree: non tanto, o solo, perché dovrebbero cessare rapporti di lavoro a tempo indeterminato (cosa non elementare in certi paesi), ma anche perché il meccanismo degli esuberi penalizza maggiormente altre linee aeree tradizionali. Come? Così: se LH volesse licenziare 2000 fra assistenti di volo e piloti, dovrebbe necessariamente allontanare quelli con la minor anzianità di servizio. Ma i meno anziani sono anche i meno retribuiti: tagliarli significa sì ridurre i costi complessivi (per magari diminuire l'operativo), ma comporta anche l'aumento medio del costo del personale navigante perché aumenta l'anzianità media e dunque la retribuzione media. Siccome tagliare i costi complessivi per ridurre l'operativo significa anche ridurre i ricavi complessivi, aumentare il costo medio del personale navigante potrebbe rendere addirittura più difficile ottenere la marginalità positiva delle operazioni (l'allora CEO di TWA, Tillinghast, disse nel 1992: "we're gonna shrink this airline 'till it's profitable" - gli andò male e oggi, anche se possibile, è considerato molto difficile recuperare seriamente le sorti di una linea aerea procedendo a eccessive riduzioni di scala).
Ryanair non ha una scala salariale che premia così tanto l'anzianità di servizio, né una percentuale elevata di "anziani" in funzione di un turnover fisiologico comprensibilmente alto nella forza lavoro. Dunque può restringersi un po' mantenendo pressoché invariati i costi del personale navigante.
Rimane il problema degli aerei che, parcheggiati al prato, sarebbero improduttivi, ma al limite questi possono essere venduti: essendo stati acquistati a prezzi decisamente competitivi, FR può permettersi di venderli adesso senza per questo dover accettare una perdita.
Dunque, secondo me, Ryanair fa bene a non cedere alle richieste degli operatori aeroportuali. Ha fondato il proprio successo sulla massima efficienza dei costi, cedere su questo punto potrebbe compromettere seriamente il proprio modello e le prospettive di medio e lungo termine.