Aeroporti di Puglia, 12 milioni all’anno a Ryanair…a chi conviene veramente?
Il contratto già stipulato con AdP vale per cinque anni sotto la lente, a partire dai pagamenti
Nubi sempre più spesse sulle piste dell’aeroporto di Bari e sulla società di gestione aeroportuale a totale partecipazione pubblica guidata dall’ingegner Mimmo Di Paola dopo che l’irlandese Michael O’Leary (mr. Ryanair) nel 2004 fece planare anche a Bari – come da qualche anno in centinaia di città europee – i suoi metallici uccelli alati che realizzano il sogno del low cost spinto. E cosi’ sembra proprio non essere rose senza spine in Puglia l’utopia di viaggiare in aereo gratis (o quasi), mietendo consensi e sempre più passeggeri, creando di fatto un nuovo target di mercato che mai si era avvicinato in precedenza al trasporto aereo, da queste parti. La “droga della felicità” del clan giallo-blu è entrato nelle vene dei baresi e dei pugliesi, con buon reclutamento anche nelle vicine Basilicata e Calabria. Londra e poi Francoforte e poi, man mano, tante altre destinazioni europee ma anche italiane. Un grande pezzo di popolo meridionale – giovani e studenti con il miraggio delle grandi capitali europee, famigliole ceto medio che per la prima volta possono festeggiare battesimi e cresime volando, terza età non più condannata alle maratone ferroviarie, frotte di emigrati che possono finalmente intensificare i contatti con la terra d’origine – incrementa la soggettiva dose di libertà illusoriamente con pochi soldi, perché il furbo mr. Ryanair predispone mille trappole on e off air per spennare tanti altri quattrini oltre il modesto obolo della tariffa. Ai sempre più potenti irlandesi dell’aria – attualmente prima compagnia in Italia con 28 milioni di passeggeri nel 2011 - non intrigano però più di tanto i progetti mirabolanti del duo Di Paola-Franchini a spese sempre dei contributi erogati dalla Regione Puglia, finiti sotto la lente d’ingrandimento della Procura di Vicenza. Mentre i boeing 737 sfrecciano a frotte nei cieli di Palese e di Brindisi Casale, al setaccio degli inquirenti sono finiti da un paio d’anni i famigerati bandi start-up con Aeroporti di Puglia legata, ormai, mani e piedi con Ryanair: d’ora in avanti il suo destino e il suo valore di mercato dipendono da un potentissimo tycoon irlandese. La sua compagnia, difatti, ha insediato due basi operative (Bari con due velivoli residenti, Brindisi con uno) con uno “strano” contratto di 5 anni che prevede come corrispettivo da parte di AdP 12 milioni di euro l’anno per un non meglio definito “Marketing Service Agreement” a cui aggiungere ulteriori contributi in funzione all’incremento dei passeggeri trasportati. Il progetto esecutivo del “Piano di comunicazione per lo sviluppo del turismo incoming” AdP approvato dalla Regione, è altrettanto parco in quanto a informazioni puntuali e operative.
Ryanair , bilanci e finanziamenti regionali…
Da AdP scrivono: “Per raggiungere l’obiettivo è necessario utilizzare metodologie innovative. Concentrare le risorse su un unico mezzo....Identificare un mezzo/canale il più vicino possibile al target identificato. Focalizzare su internet la campagna...”. Si investono, insomma, 12 milioni di euro l’anno molto semplicemente passandoli alla società irlandese Airport Marketing Services, di proprietà della Ryanair, che di mestiere fa semplicemente quello di concessionaria della pubblicità del sito web della compagnia. A scorrere i listini presenti online, anche volendo comprare tutti i moduli proposti contemporaneamente, difficilmente si arrivano a spendere 12 milioni di euro. Con questa cifra probabilmente si potrebbe acquisire l’intera proprietà del sito. Ma quello che più desta perplessità è la modalità con la quale questa ingente somma passa mensilmente dalle casse della società barese a quelle della Ams. Fatture con oggetto generico “Marketing Services Dec2011” che fanno transitare all’estero i 12 milioni puliti puliti, senza che neanche un centesimo resti in Italia, visto che l’Iva su fatturazione estera non è prevista. Immense zone d’ombra, insomma, che farebbero saltare sulla sedia anche l’ultimo degli impiegati dell’Agenzia delle Entrate. A leggere il resoconto della relazione di Mimmo Di Paola all’assemblea dei soci in occasione del bilancio 2010 si percepisce la consapevolezza di essere di fronte ad un nodo gordiano che non avrebbe mai trovato il suo Alessandro Magno risolutore. Di Paola afferma che il mancato reperimento dei fondi da destinare a Ryanair comporterebbe: “Per il 2011 la registrazione di una perdita di esercizio superiore a Euro 4.316.667 (per fortuna non è accaduto, ndr.). Per il 2012 e successivi esercizi (causerebbe) l’inevitabilità della risoluzione anticipata del contratto con Ryanair, con elevata probabilità di contenziosi per risarcimento di ingenti danni e pagamento di penali”. La società aeroportuale pugliese, insomma, si è ridotta a “comprare” il traffico passeggeri da una compagnia aerea per sopravvivere. Altro che mercato. Questa singolare politica operativa della Ryanair, già nel mirino della Comunità Europea, comincia a trovare contestazioni in varie parti d’Italia. A Bergamo si comincia ad indagare sull’ipotesi di evasione delle tasse italiane poiché la compagnia contrattualizza tutti i suoi dipendenti secondo la più favorevole normative irlandesi, anche se di fatto tutto il lavoro viene espletato in Italia. Molte società di gestione aeroportuali iniziano a chiedersi quanto possa risultare redditizia questa dipendenza da un singolo soggetto del mercato che, come abbiamo visto, in Puglia s’è legato mani, piedi ed ali alla società regionale di gestione degli aeroporti civili.
Francesco De Martino
(30 Ago 2012) - Articolo letto 70 volte
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