Linate e il piano Fenice


Boeing747

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5 Novembre 2005
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Varese
Finalmente anche i giornali cominciano a parlare di una cosa ovvia: se la nuova Alitalia vuol fare di MXP la sua base principale, è naturale che chieda come contropartita l'immediata revisione del ruolo di LIN.

Potrà sembrare una questione localistica o tardiva, ma credo sia invece uno dei punti positivi principali del piano, che tra l'altro resterebbe anche se la nuova Alitalia fallisse tra qualche anno. Le influenze nefaste di LIN sono tali da farne uno dei principali motivi del nanismo provinciale dell'aviazione civile italiana: il Forlanini è certo il primo handicap all'impossibilità per Milano di avere un vero aeroporto internazionale e intercontinentale, ma è anche il brodo in cui, fra mille espedienti al limite della legge, hanno vivacchiato per 10 anni vettori come AP e IG, sottraendosi agli stimoli della concorrenza e blindando il mercato da eventuali outsider.

Qui sotto tre articoli dal Corriere della Sera, in passato sempre sfacciatamente pro LIN come ora è solo Sangalli. Segnano una piccola svolta se pensiamo che un mese e mezzo fa Bonomi, ignaro che AZ volesse tornare a MXP, parlasse di riconsiderare il ruolo di LIN dopo il 2016, e anche sul forum fioccassero commenti in favore di quell'idea.

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Meno voli a Linate. «Sì, ma non deve morire»
Formigoni: trasferiamo le rotte per incrementare Malpensa. Perplesso Sangalli. Penati: Berlusconi al Tavolo per Milano

Di chiusura non si parla proprio. Ma sulla prospettiva di un ridimensionamento dell'aeroporto di Linate, le istituzioni locali lasciano qualche apertura: purché questa operazione serva a salvare Malpensa e a valorizzare il sistema aeroportuale milanese. A scatenare il dibattito sono state alcune indiscrezioni a proposito del piano definito dalla nuova cordata Colaninno- Bancaintesa interessata all'acquisto di Alitalia. Spiega il presidente della Regione, Roberto Formigoni che «tutto dipende da quali siano i reali progetti. Un modesto ridimensionamento, a fronte di un incremento di Malpensa, può essere accettabile in quella logica di migliore ripartizione dei voli da più parti auspicata ».

Il Governatore ricorda che proprio lui e il sindaco Letizia Moratti «oltre un anno fa avevamo segnalato ufficialmente al Governo la disponibilità a riconsiderare uno spostamento di voli tra Linate e Malpensa, ma bisogna valutare in che misura sia fattibile». Perplesso il leader dei commercianti, Carlo Sangalli, che si è consultato con il sindaco Moratti e che insiste: «Linate è un aeroporto strategico e di grande importanza per Milano e il suo destino non può essere legato a quello di Alitalia». E poi: «La stragrande maggioranza delle piccole e medie imprese milanesi ritiene Linate un city airport irrinunciabile proprio perché incorporato nel cuore della città e dunque di facile accessibilità. In previsione di Expo 2015 — conclude Sangalli — non ha senso privarsi della struttura che funziona bene e deve essere semmai potenziata ».

Intanto, il presidente della Provincia Filippo Penati ha inviato un telegramma a Silvio Berlusconi chiedendo la convocazione urgente del Tavolo Milano, «prima che vengano prese decisioni sulla intera vicenda ». Richiesta da cui si dissocia Formigoni: «Prima vediamo le carte». Penati sollecita tutele per i consumatori «che rischiano di essere danneggiati, dal momento che si cancella di fatto la concorrenza. Sulla tratta Milano-Roma devono essere applicate tariffe europee». Contrario alla chiusura di Linate anche il presidente di Fondazione Fiera, Luigi Roth, che però giudica «inevitabile», il ridimensionamento dello scalo milanese «per salvaguardare l'hub di Malpensa». Roth ricorda che «quella di usare Linate come navetta più snella sulla tratta Milano-Roma è una vecchia tesi dettata esclusivamente da una fredda analisi razionale. È chiaro che questo comporterà disagi, ai quali si potrà ovviare intervenendo sulle infrastrutture di collegamento con Malpensa».

A confermare il cambio di rotta della maggioranza degli amministratori, l'onorevole Maurizio Lupi, responsabile delle infrastrutture per Forza Italia, ammette che «oggi siamo più maturi di anni fa e abbiamo raggiunto la convinzione che per il rilancio di Malpensa bisogna eliminare ogni possibile forma di concorrenza interna. Che non significa dismettere Linate, ma pensarlo diversamente». Nessuna reazione, infine, dalla Sea. Fa fede il piano presentato da Giuseppe Bonomi che prevede anche il rilancio di Linate come "salotto" di Milano, creando una sorta di Montenapoleone al Forlanini. Ma se ci fosse da valutare la riduzione dei voli su Linate per salvare Malpensa, anche la Sea è disponibile.

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Giusto scegliere. Ma garantire i passeggeri
La colpa del vecchio Forlanini è di cannibalizzare Malpensa. Per gli utenti, la limitazione significa allungare il percorso di mezz'ora

Il piano di risanamento di Alitalia forse non porterà alla chiusura di Linate, ma il suo ridimensionamento è scritto nelle cose. La colpa del vecchio Forlanini è di cannibalizzare Malpensa, o meglio di cannibalizzare Alitalia costretta a scegliere fra raddoppiare gli aerei sulla stessa destinazione (Milano) o perdere passeggeri a favore di compagnie straniere che utilizzano Linate per alimentare hub all'estero: sulle rotte intercontinentali, per intenderci, in assenza di un collegamento diretto può essere più conveniente partire da Linate per poi fare scalo a Parigi (Air France), piuttosto che a Londra (British) o Francoforte (Lufthansa). Linate forse potrà ritagliarsi un ruolo come aeroporto per i soli voli nazionali.
Il ridimensionamento del Forlanini non è una buona notizia per i passeggeri. Come minimo significa allungare il percorso casa-destinazione di mezz'ora perché questo è il tempo in più che serve per raggiungere Malpensa rispetto a Linate. Serve allora un impegno di tutti per recuperare questa differenza. Come? Con collegamenti più veloci verso lo scalo varesino, snellendo le operazioni di imbarco, eliminando le code ai controlli di sicurezza, accelerando la riconsegna dei bagagli.
Insomma puntando sulla massima efficienza per ridurre il più possibile il tempo che passa da quando un passeggero esce di casa a quando si siede in aereo. Recuperare mezz'ora non sembra un'impresa impossibile e proprio per questo è ragionevole pretenderlo. Il sacrificio di Linate, comunque, può avere un senso soltanto se questo consentirà a Milano di avere collegamenti aerei diretti con i cinque continenti. E non soltanto in vista dell'Expo 2015 (che in fondo durerà soltanto sei mesi), ma perché è di questo che ha bisogno il sistema Lombardia con le sue aziende, le sue università, i suoi professionisti e i suoi commerci.
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Ma è boom dei decolli privati: un aereo su tre
Traffico più che raddoppiato all'Ata in sette anni. Il «Forlanini» è il primo scalo d'affari in Italia e il quarto in Europa

A leggere i giornali di ieri più di un operatore privato avrà pensato al proprio futuro. Immaginandoselo a tinte pastello. Il piano del governo su Alitalia va nella direzione che auspicano da alcuni anni: far diventare Malpensa l'aeroporto commerciale e fare di Linate lo scalo a vocazione business. Come era stato pensato nel '96 (decreto Burlando): Alitalia opera a Linate con il ricchissimo volo Milano-Roma, il resto se lo dividono gli aerei privati. Le cifre delineano una tendenza abbastanza chiara: nel 2000 il movimento dell'Aviazione Generale (si chiamano così gli aerei privati) a Linate era di 12.595 aerei decollati o atterrati. Sette anni dopo è balzato a quasi 30 mila.
Se nel 2000 un aereo partito su 5 era privato, oggi siamo a uno su tre. Questi dati fanno di Linate il primo aeroporto d'affari in Italia e il quarto in Europa. L'impennata è in linea con l'Europa: all'ultimo Ebace (salone dell'aereo) di Ginevra, in soli 2 giorni si sono raccolti 5 miliardi di euro di ordinazioni. Le previsioni parlano di 14 mila nuove macchine nei prossimi dieci anni. L'Italia è al sesto posto per numero di aeroplani privati (185) e quarto in termini di traffico. La maggior parte di questi numeri li produce lo scalo milanese. La forte crescita dell'aviazione generale non ha però mutato la gestione di Linate. Da qui i conflitti tra Enac e Sea, da un lato, e gli utenti privati dall'altra.
I rappresentanti dell'aviazione d'affari lamentano di spendere molto senza avere servizi adeguati. Come piazzale, parcheggi e accoglienza viaggiatori. Per questo tifano per il nuovo piano Alitalia. Del resto, gli indizi che Linate si trasformi in uno scalo d'affari non mancano. Luca Paolo Salvatori è un analista di areonautica. Conosce molto bene la materia. Cita un particolare. «Salvatore Mancuso, segnalato nella cordata che dovrebbe rilevare Alitalia, ha di recente acquistato, attraverso un fondo lussemburghese, una delle maggiori compagnie di aereotaxi (Plein For You) che ha sede a Linate. Non credo si tratti solo di coincidenza».
Una tesi in qualche modo rafforzata da Mario Sebastiani, professore di Economia a Roma e consulente Enac. Proprio per il suo ruolo dice di non poter essere troppo loquace. «La mia è solo una congettura. Ma l'orientamento mi pare sisa quello di trasferire tutto a Malpensa. Linate in questi anni ha penalizzato Alitalia a vantaggio di Lufthansa e Air France. Potrebbe restare il traffico di 3 milioni di passeggeri, della ricca linea Milano Roma. Il resto all'aviazione generale». Scenario che non farà piacere a Sea e al Comune. Ma è il governo che decide le rotte e deve affrettare i tempi. A Milano regna una giunta di centrodestra. Come a Roma.
 
Chi vuol chiudere Linate è un folle...
Si va in autobus in Centrale...
 
La morte (o castrazione?) di Linate si avvicina?

Vorrei scorporare l'argomento di Linate da quello di Alitalia, nonostante siano intrinsecamente connessi, vista l'importanza del fatto che su questo terreno forse si sta smuovendo qualcosa di definitivo.

Riporto l'articolo de "Il Giornale" di oggi che - assieme a un po' di imprecisioni (sul numero di basi di Alitalia e sul loro ruolo) mi sembra un buon riassunto della situazione e del futuro del city airport.

Ah, dimenticavo: se non sbaglio qualcuno tempo fa l'aveva già pronosticato, e non era Bonomi... =)

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Linate condannato a morte

Il progetto, che dovrebbe far risorgere dalle sue ceneri Alitalia, condanna l'areoporto a un ridimensionamento. Solo il Pd si spende per il city-airport

Milano, 27 agosto 2008 - Il Piano Fenice, che dovrebbe far risorgere dalle sue ceneri Alitalia grazie alla neweco messa in piedi da Intesa-San Paolo a uso e consumo del presidente Roberto Colaninno e dell’amministratore delegato Rocco Sabelli, condanna Linate se non a morte almeno a un ridimensionamento prossimo al coma. Perché è questo lo scotto che Milano, già penalizzata dalla grande fuga della compagnia da Malpensa, che, peraltro, proseguirà anche sotto il regno della cordata privata (il Piano Fenice prevede la distribuzione del traffico dell’ormai ex hub su sei scali), e dalla conseguente cassintegrazione di Sea potrebbe pagare al salvataggio della stessa Alitalia fagogitatrice in poche settimane del prestito-ponte da 300 milioni di euro concesso dal Governo.

E, nell’imbarazzato silenzio del Pdl di stanza sulle sponde dei Navigli, rotto, con il sindaco Letizia Moratti ancora in vacanza, dal governatore Roberto Formigoni ("La nascita di una nuova compagnia italiana va considerata una buona notizia. Quanto al futuro di Linate... Preferisco non commentare chiacchiere e illazioni dal momento che non aiutano a costruire nulla"), soltanto il Pd ieri s’è mobilitato per invocare la grazia dalla sentenza capitale incombente sul city-airport. Pure nell’ottica di tutelare i livelli occupazionali di Sea (86% Comune, 14% Palazzo Isimbardi) dal pericolo di tagli che, con lo scalo cittadino chiuso o semichiuso, nemmeno l’allargamento degli ammortizzatori sociali ad altri dipendenti della spa gestrice rispetto ai 900 già cassintegrati a rotazione potrebbe evitare.

Sul carro dell’apparentemente silurato scalo, infatti, sono saltati, a vario titolo, il presidente della Provincia Filippo Penati, pronto a interpretare la "rottamazione" di Linate nell’ambito di un freno allo sviluppo e alla modernizzazione dell’area metropolitana oltre che come un possibile favore agli immobiliaristi entrati nella neweco costruita da Corrado Passera, e i suoi assessori alle Attività economiche e alla Protezione civile.

"Il city-airport rappresenta una risorsa importante - ha scandito Ezio Casati, che ricopre pure la carica di segretario provinciale del Pd -. Ed è altrettanto importante che sia finalmente collegato da una metropolitana". "Il possibile ridimensionamento di Linate - ha argomentato, invece, Carla Corso - provocherebbe danni ai passeggeri, ai dipendenti dell’aeroporto e anche ai soci si Sea. Alitalia e Air One fuse insieme non si faranno, inoltre, più concorrenza. Wuesta situazione innescherà aumenti delle tariffe".

Sulla trincea del Pd, nonostante i recenti abboccamenti sul federalismo, non s’è attestata stavolta la Lega, più incline a pretendere il rilancio di Malpensa che l’esistenza dello scalo cittadino. Sponde nel centrodestra la Giunta di Via Vivaio ieri paladina di Linate non ne ha, dunque, trovate. Così, in serata, l’assessore regionale ai Trasporti s’è premurato di replicare alla Provincia.

"La circostanza che la cordata concretizzatasi per salvaguardare Alitalia sia estesa a soggetti tanto numerosi, autorevoli e, nella maggior parte dei casi, di estrazione del Nord mi sembra la prima garanzia per i lavoratori del vettore e per i dipendenti di Sea - ha dichiarato Raffaele Cattaneo -. L’ipotesi di un ridimensionamento di Linate non mi preoccupa perché, già da tempo, le istituzioni locali e la stessa spa gestrice si sono impegnate a risolvere il problema semmai fosse sorto sulla strada del rilancio di Malpensa. Se cresce l’Hub della Brughiera, d’altra parte, cresce l’intero sistema aeroportuale indipendentemente dal ruolo attualmente svolto dal city-airport. Sono sicuro che, alla fine, il saldo dell’occupazione si confermerebbe positivo pure con Linate depotenziato".

Il guaio (e pure il paradosso) è che nelle pieghe del Piano Fenice non si configura affatto il ritorno in massa della nuova Alitalia su Malpensa. E, in questa congettura, non si può escludere a priori che Milano si ritrovi presto senza Linate e con un hub diviso per sei proprio mentre si accinge a pianificare l’organizzazione dell’Expo 2015. Non pare, infatti, comprendere alcun premio per la città più sacrificata dalla compagnia della bandiera il piano di salvataggio della medesima. Morale? Su Linate, che Gabriele Albertini aveva difeso con le unghie e con i denti e che la Moratti aveva già offerto in pegno della grazia dal dehubbing di Malpensa, si allunga l’ombra dei titoli di coda. Sipario.

di Corrado Dragotto-Il Giornale
 
Ah, dimenticavo: se non sbaglio qualcuno tempo fa l'aveva già pronosticato, e non era Bonomi... =)
Nel bene o nel male il gioco è ora in mano al Governo (a cominciare da Tremonti) e a Passera, quindi le decisioni strategiche passano sopra la testa degli enti locali.
 
Chi vuol chiudere Linate è un folle...
Si va in autobus in Centrale...

anche da Malpensa "si va in autobus in Centrale" con lo shuttle.
non mi pare un motivo per ritenere la chiusura di Linate da "folli"..

una significativa limitazione è da valutare immediatamente, indipendentemente da CAI.
 
Ma magari Linate dinventasse il "Le Bourget" o il "Farnborough" di Milano...solo Biz Jet, con nuove strutture, rendendolo spettacolare e magari lasciare solo il Milano-Roma, meglio ancora il Lin-Cia x far concorrenza all'alta velocità.
Tutto con il benemerito della gente nei pressi del Forlanini e dei politici, tanto loro lo useranno sempre!!
 
...magari liberando anche qualche milione di mq per operazioni immobiliari, con il ricavato delle quali pagare collegamenti decenti con MXP (sulla falsa riga dell'operazione che ha permesso di fare la nuova Fiera a Rho).
 
Nel bene o nel male il gioco è ora in mano al Governo (a cominciare da Tremonti) e a Passera, quindi le decisioni strategiche passano sopra la testa degli enti locali.

Per la cronaca, il veggente non è un politico (quelli di previsioni ne azzeccano ben poche...), bensì un forumista che dovresti conoscere molto bene... =)