Finalmente anche i giornali cominciano a parlare di una cosa ovvia: se la nuova Alitalia vuol fare di MXP la sua base principale, è naturale che chieda come contropartita l'immediata revisione del ruolo di LIN.
Potrà sembrare una questione localistica o tardiva, ma credo sia invece uno dei punti positivi principali del piano, che tra l'altro resterebbe anche se la nuova Alitalia fallisse tra qualche anno. Le influenze nefaste di LIN sono tali da farne uno dei principali motivi del nanismo provinciale dell'aviazione civile italiana: il Forlanini è certo il primo handicap all'impossibilità per Milano di avere un vero aeroporto internazionale e intercontinentale, ma è anche il brodo in cui, fra mille espedienti al limite della legge, hanno vivacchiato per 10 anni vettori come AP e IG, sottraendosi agli stimoli della concorrenza e blindando il mercato da eventuali outsider.
Qui sotto tre articoli dal Corriere della Sera, in passato sempre sfacciatamente pro LIN come ora è solo Sangalli. Segnano una piccola svolta se pensiamo che un mese e mezzo fa Bonomi, ignaro che AZ volesse tornare a MXP, parlasse di riconsiderare il ruolo di LIN dopo il 2016, e anche sul forum fioccassero commenti in favore di quell'idea.
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Meno voli a Linate. «Sì, ma non deve morire»
Formigoni: trasferiamo le rotte per incrementare Malpensa. Perplesso Sangalli. Penati: Berlusconi al Tavolo per Milano
Di chiusura non si parla proprio. Ma sulla prospettiva di un ridimensionamento dell'aeroporto di Linate, le istituzioni locali lasciano qualche apertura: purché questa operazione serva a salvare Malpensa e a valorizzare il sistema aeroportuale milanese. A scatenare il dibattito sono state alcune indiscrezioni a proposito del piano definito dalla nuova cordata Colaninno- Bancaintesa interessata all'acquisto di Alitalia. Spiega il presidente della Regione, Roberto Formigoni che «tutto dipende da quali siano i reali progetti. Un modesto ridimensionamento, a fronte di un incremento di Malpensa, può essere accettabile in quella logica di migliore ripartizione dei voli da più parti auspicata ».
Il Governatore ricorda che proprio lui e il sindaco Letizia Moratti «oltre un anno fa avevamo segnalato ufficialmente al Governo la disponibilità a riconsiderare uno spostamento di voli tra Linate e Malpensa, ma bisogna valutare in che misura sia fattibile». Perplesso il leader dei commercianti, Carlo Sangalli, che si è consultato con il sindaco Moratti e che insiste: «Linate è un aeroporto strategico e di grande importanza per Milano e il suo destino non può essere legato a quello di Alitalia». E poi: «La stragrande maggioranza delle piccole e medie imprese milanesi ritiene Linate un city airport irrinunciabile proprio perché incorporato nel cuore della città e dunque di facile accessibilità. In previsione di Expo 2015 — conclude Sangalli — non ha senso privarsi della struttura che funziona bene e deve essere semmai potenziata ».
Intanto, il presidente della Provincia Filippo Penati ha inviato un telegramma a Silvio Berlusconi chiedendo la convocazione urgente del Tavolo Milano, «prima che vengano prese decisioni sulla intera vicenda ». Richiesta da cui si dissocia Formigoni: «Prima vediamo le carte». Penati sollecita tutele per i consumatori «che rischiano di essere danneggiati, dal momento che si cancella di fatto la concorrenza. Sulla tratta Milano-Roma devono essere applicate tariffe europee». Contrario alla chiusura di Linate anche il presidente di Fondazione Fiera, Luigi Roth, che però giudica «inevitabile», il ridimensionamento dello scalo milanese «per salvaguardare l'hub di Malpensa». Roth ricorda che «quella di usare Linate come navetta più snella sulla tratta Milano-Roma è una vecchia tesi dettata esclusivamente da una fredda analisi razionale. È chiaro che questo comporterà disagi, ai quali si potrà ovviare intervenendo sulle infrastrutture di collegamento con Malpensa».
A confermare il cambio di rotta della maggioranza degli amministratori, l'onorevole Maurizio Lupi, responsabile delle infrastrutture per Forza Italia, ammette che «oggi siamo più maturi di anni fa e abbiamo raggiunto la convinzione che per il rilancio di Malpensa bisogna eliminare ogni possibile forma di concorrenza interna. Che non significa dismettere Linate, ma pensarlo diversamente». Nessuna reazione, infine, dalla Sea. Fa fede il piano presentato da Giuseppe Bonomi che prevede anche il rilancio di Linate come "salotto" di Milano, creando una sorta di Montenapoleone al Forlanini. Ma se ci fosse da valutare la riduzione dei voli su Linate per salvare Malpensa, anche la Sea è disponibile.
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Giusto scegliere. Ma garantire i passeggeri
La colpa del vecchio Forlanini è di cannibalizzare Malpensa. Per gli utenti, la limitazione significa allungare il percorso di mezz'ora
Il piano di risanamento di Alitalia forse non porterà alla chiusura di Linate, ma il suo ridimensionamento è scritto nelle cose. La colpa del vecchio Forlanini è di cannibalizzare Malpensa, o meglio di cannibalizzare Alitalia costretta a scegliere fra raddoppiare gli aerei sulla stessa destinazione (Milano) o perdere passeggeri a favore di compagnie straniere che utilizzano Linate per alimentare hub all'estero: sulle rotte intercontinentali, per intenderci, in assenza di un collegamento diretto può essere più conveniente partire da Linate per poi fare scalo a Parigi (Air France), piuttosto che a Londra (British) o Francoforte (Lufthansa). Linate forse potrà ritagliarsi un ruolo come aeroporto per i soli voli nazionali.
Il ridimensionamento del Forlanini non è una buona notizia per i passeggeri. Come minimo significa allungare il percorso casa-destinazione di mezz'ora perché questo è il tempo in più che serve per raggiungere Malpensa rispetto a Linate. Serve allora un impegno di tutti per recuperare questa differenza. Come? Con collegamenti più veloci verso lo scalo varesino, snellendo le operazioni di imbarco, eliminando le code ai controlli di sicurezza, accelerando la riconsegna dei bagagli.
Insomma puntando sulla massima efficienza per ridurre il più possibile il tempo che passa da quando un passeggero esce di casa a quando si siede in aereo. Recuperare mezz'ora non sembra un'impresa impossibile e proprio per questo è ragionevole pretenderlo. Il sacrificio di Linate, comunque, può avere un senso soltanto se questo consentirà a Milano di avere collegamenti aerei diretti con i cinque continenti. E non soltanto in vista dell'Expo 2015 (che in fondo durerà soltanto sei mesi), ma perché è di questo che ha bisogno il sistema Lombardia con le sue aziende, le sue università, i suoi professionisti e i suoi commerci.
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Ma è boom dei decolli privati: un aereo su tre
Traffico più che raddoppiato all'Ata in sette anni. Il «Forlanini» è il primo scalo d'affari in Italia e il quarto in Europa
A leggere i giornali di ieri più di un operatore privato avrà pensato al proprio futuro. Immaginandoselo a tinte pastello. Il piano del governo su Alitalia va nella direzione che auspicano da alcuni anni: far diventare Malpensa l'aeroporto commerciale e fare di Linate lo scalo a vocazione business. Come era stato pensato nel '96 (decreto Burlando): Alitalia opera a Linate con il ricchissimo volo Milano-Roma, il resto se lo dividono gli aerei privati. Le cifre delineano una tendenza abbastanza chiara: nel 2000 il movimento dell'Aviazione Generale (si chiamano così gli aerei privati) a Linate era di 12.595 aerei decollati o atterrati. Sette anni dopo è balzato a quasi 30 mila.
Se nel 2000 un aereo partito su 5 era privato, oggi siamo a uno su tre. Questi dati fanno di Linate il primo aeroporto d'affari in Italia e il quarto in Europa. L'impennata è in linea con l'Europa: all'ultimo Ebace (salone dell'aereo) di Ginevra, in soli 2 giorni si sono raccolti 5 miliardi di euro di ordinazioni. Le previsioni parlano di 14 mila nuove macchine nei prossimi dieci anni. L'Italia è al sesto posto per numero di aeroplani privati (185) e quarto in termini di traffico. La maggior parte di questi numeri li produce lo scalo milanese. La forte crescita dell'aviazione generale non ha però mutato la gestione di Linate. Da qui i conflitti tra Enac e Sea, da un lato, e gli utenti privati dall'altra.
I rappresentanti dell'aviazione d'affari lamentano di spendere molto senza avere servizi adeguati. Come piazzale, parcheggi e accoglienza viaggiatori. Per questo tifano per il nuovo piano Alitalia. Del resto, gli indizi che Linate si trasformi in uno scalo d'affari non mancano. Luca Paolo Salvatori è un analista di areonautica. Conosce molto bene la materia. Cita un particolare. «Salvatore Mancuso, segnalato nella cordata che dovrebbe rilevare Alitalia, ha di recente acquistato, attraverso un fondo lussemburghese, una delle maggiori compagnie di aereotaxi (Plein For You) che ha sede a Linate. Non credo si tratti solo di coincidenza».
Una tesi in qualche modo rafforzata da Mario Sebastiani, professore di Economia a Roma e consulente Enac. Proprio per il suo ruolo dice di non poter essere troppo loquace. «La mia è solo una congettura. Ma l'orientamento mi pare sisa quello di trasferire tutto a Malpensa. Linate in questi anni ha penalizzato Alitalia a vantaggio di Lufthansa e Air France. Potrebbe restare il traffico di 3 milioni di passeggeri, della ricca linea Milano Roma. Il resto all'aviazione generale». Scenario che non farà piacere a Sea e al Comune. Ma è il governo che decide le rotte e deve affrettare i tempi. A Milano regna una giunta di centrodestra. Come a Roma.
Potrà sembrare una questione localistica o tardiva, ma credo sia invece uno dei punti positivi principali del piano, che tra l'altro resterebbe anche se la nuova Alitalia fallisse tra qualche anno. Le influenze nefaste di LIN sono tali da farne uno dei principali motivi del nanismo provinciale dell'aviazione civile italiana: il Forlanini è certo il primo handicap all'impossibilità per Milano di avere un vero aeroporto internazionale e intercontinentale, ma è anche il brodo in cui, fra mille espedienti al limite della legge, hanno vivacchiato per 10 anni vettori come AP e IG, sottraendosi agli stimoli della concorrenza e blindando il mercato da eventuali outsider.
Qui sotto tre articoli dal Corriere della Sera, in passato sempre sfacciatamente pro LIN come ora è solo Sangalli. Segnano una piccola svolta se pensiamo che un mese e mezzo fa Bonomi, ignaro che AZ volesse tornare a MXP, parlasse di riconsiderare il ruolo di LIN dopo il 2016, e anche sul forum fioccassero commenti in favore di quell'idea.
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Meno voli a Linate. «Sì, ma non deve morire»
Formigoni: trasferiamo le rotte per incrementare Malpensa. Perplesso Sangalli. Penati: Berlusconi al Tavolo per Milano
Di chiusura non si parla proprio. Ma sulla prospettiva di un ridimensionamento dell'aeroporto di Linate, le istituzioni locali lasciano qualche apertura: purché questa operazione serva a salvare Malpensa e a valorizzare il sistema aeroportuale milanese. A scatenare il dibattito sono state alcune indiscrezioni a proposito del piano definito dalla nuova cordata Colaninno- Bancaintesa interessata all'acquisto di Alitalia. Spiega il presidente della Regione, Roberto Formigoni che «tutto dipende da quali siano i reali progetti. Un modesto ridimensionamento, a fronte di un incremento di Malpensa, può essere accettabile in quella logica di migliore ripartizione dei voli da più parti auspicata ».
Il Governatore ricorda che proprio lui e il sindaco Letizia Moratti «oltre un anno fa avevamo segnalato ufficialmente al Governo la disponibilità a riconsiderare uno spostamento di voli tra Linate e Malpensa, ma bisogna valutare in che misura sia fattibile». Perplesso il leader dei commercianti, Carlo Sangalli, che si è consultato con il sindaco Moratti e che insiste: «Linate è un aeroporto strategico e di grande importanza per Milano e il suo destino non può essere legato a quello di Alitalia». E poi: «La stragrande maggioranza delle piccole e medie imprese milanesi ritiene Linate un city airport irrinunciabile proprio perché incorporato nel cuore della città e dunque di facile accessibilità. In previsione di Expo 2015 — conclude Sangalli — non ha senso privarsi della struttura che funziona bene e deve essere semmai potenziata ».
Intanto, il presidente della Provincia Filippo Penati ha inviato un telegramma a Silvio Berlusconi chiedendo la convocazione urgente del Tavolo Milano, «prima che vengano prese decisioni sulla intera vicenda ». Richiesta da cui si dissocia Formigoni: «Prima vediamo le carte». Penati sollecita tutele per i consumatori «che rischiano di essere danneggiati, dal momento che si cancella di fatto la concorrenza. Sulla tratta Milano-Roma devono essere applicate tariffe europee». Contrario alla chiusura di Linate anche il presidente di Fondazione Fiera, Luigi Roth, che però giudica «inevitabile», il ridimensionamento dello scalo milanese «per salvaguardare l'hub di Malpensa». Roth ricorda che «quella di usare Linate come navetta più snella sulla tratta Milano-Roma è una vecchia tesi dettata esclusivamente da una fredda analisi razionale. È chiaro che questo comporterà disagi, ai quali si potrà ovviare intervenendo sulle infrastrutture di collegamento con Malpensa».
A confermare il cambio di rotta della maggioranza degli amministratori, l'onorevole Maurizio Lupi, responsabile delle infrastrutture per Forza Italia, ammette che «oggi siamo più maturi di anni fa e abbiamo raggiunto la convinzione che per il rilancio di Malpensa bisogna eliminare ogni possibile forma di concorrenza interna. Che non significa dismettere Linate, ma pensarlo diversamente». Nessuna reazione, infine, dalla Sea. Fa fede il piano presentato da Giuseppe Bonomi che prevede anche il rilancio di Linate come "salotto" di Milano, creando una sorta di Montenapoleone al Forlanini. Ma se ci fosse da valutare la riduzione dei voli su Linate per salvare Malpensa, anche la Sea è disponibile.
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Giusto scegliere. Ma garantire i passeggeri
La colpa del vecchio Forlanini è di cannibalizzare Malpensa. Per gli utenti, la limitazione significa allungare il percorso di mezz'ora
Il piano di risanamento di Alitalia forse non porterà alla chiusura di Linate, ma il suo ridimensionamento è scritto nelle cose. La colpa del vecchio Forlanini è di cannibalizzare Malpensa, o meglio di cannibalizzare Alitalia costretta a scegliere fra raddoppiare gli aerei sulla stessa destinazione (Milano) o perdere passeggeri a favore di compagnie straniere che utilizzano Linate per alimentare hub all'estero: sulle rotte intercontinentali, per intenderci, in assenza di un collegamento diretto può essere più conveniente partire da Linate per poi fare scalo a Parigi (Air France), piuttosto che a Londra (British) o Francoforte (Lufthansa). Linate forse potrà ritagliarsi un ruolo come aeroporto per i soli voli nazionali.
Il ridimensionamento del Forlanini non è una buona notizia per i passeggeri. Come minimo significa allungare il percorso casa-destinazione di mezz'ora perché questo è il tempo in più che serve per raggiungere Malpensa rispetto a Linate. Serve allora un impegno di tutti per recuperare questa differenza. Come? Con collegamenti più veloci verso lo scalo varesino, snellendo le operazioni di imbarco, eliminando le code ai controlli di sicurezza, accelerando la riconsegna dei bagagli.
Insomma puntando sulla massima efficienza per ridurre il più possibile il tempo che passa da quando un passeggero esce di casa a quando si siede in aereo. Recuperare mezz'ora non sembra un'impresa impossibile e proprio per questo è ragionevole pretenderlo. Il sacrificio di Linate, comunque, può avere un senso soltanto se questo consentirà a Milano di avere collegamenti aerei diretti con i cinque continenti. E non soltanto in vista dell'Expo 2015 (che in fondo durerà soltanto sei mesi), ma perché è di questo che ha bisogno il sistema Lombardia con le sue aziende, le sue università, i suoi professionisti e i suoi commerci.
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Ma è boom dei decolli privati: un aereo su tre
Traffico più che raddoppiato all'Ata in sette anni. Il «Forlanini» è il primo scalo d'affari in Italia e il quarto in Europa
A leggere i giornali di ieri più di un operatore privato avrà pensato al proprio futuro. Immaginandoselo a tinte pastello. Il piano del governo su Alitalia va nella direzione che auspicano da alcuni anni: far diventare Malpensa l'aeroporto commerciale e fare di Linate lo scalo a vocazione business. Come era stato pensato nel '96 (decreto Burlando): Alitalia opera a Linate con il ricchissimo volo Milano-Roma, il resto se lo dividono gli aerei privati. Le cifre delineano una tendenza abbastanza chiara: nel 2000 il movimento dell'Aviazione Generale (si chiamano così gli aerei privati) a Linate era di 12.595 aerei decollati o atterrati. Sette anni dopo è balzato a quasi 30 mila.
Se nel 2000 un aereo partito su 5 era privato, oggi siamo a uno su tre. Questi dati fanno di Linate il primo aeroporto d'affari in Italia e il quarto in Europa. L'impennata è in linea con l'Europa: all'ultimo Ebace (salone dell'aereo) di Ginevra, in soli 2 giorni si sono raccolti 5 miliardi di euro di ordinazioni. Le previsioni parlano di 14 mila nuove macchine nei prossimi dieci anni. L'Italia è al sesto posto per numero di aeroplani privati (185) e quarto in termini di traffico. La maggior parte di questi numeri li produce lo scalo milanese. La forte crescita dell'aviazione generale non ha però mutato la gestione di Linate. Da qui i conflitti tra Enac e Sea, da un lato, e gli utenti privati dall'altra.
I rappresentanti dell'aviazione d'affari lamentano di spendere molto senza avere servizi adeguati. Come piazzale, parcheggi e accoglienza viaggiatori. Per questo tifano per il nuovo piano Alitalia. Del resto, gli indizi che Linate si trasformi in uno scalo d'affari non mancano. Luca Paolo Salvatori è un analista di areonautica. Conosce molto bene la materia. Cita un particolare. «Salvatore Mancuso, segnalato nella cordata che dovrebbe rilevare Alitalia, ha di recente acquistato, attraverso un fondo lussemburghese, una delle maggiori compagnie di aereotaxi (Plein For You) che ha sede a Linate. Non credo si tratti solo di coincidenza».
Una tesi in qualche modo rafforzata da Mario Sebastiani, professore di Economia a Roma e consulente Enac. Proprio per il suo ruolo dice di non poter essere troppo loquace. «La mia è solo una congettura. Ma l'orientamento mi pare sisa quello di trasferire tutto a Malpensa. Linate in questi anni ha penalizzato Alitalia a vantaggio di Lufthansa e Air France. Potrebbe restare il traffico di 3 milioni di passeggeri, della ricca linea Milano Roma. Il resto all'aviazione generale». Scenario che non farà piacere a Sea e al Comune. Ma è il governo che decide le rotte e deve affrettare i tempi. A Milano regna una giunta di centrodestra. Come a Roma.