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Alitalia, Conte vuole che Trump faciliti l'operazione americana
Sul tavolo del vertice alla Casa Bianca, anche il destino dell'ex compagnia di bandiera. Roma spinge per l'ingresso di Delta e American Airlines. Per incrementare il numero di tratte verso il Nord Atlantico.
Francesco Pacifico Twitter
La futura Alitalia tricolore vagheggiata dai Cinque stelle nascerà, se il piano A del governo giallo-verde andrà in porto, con soldi americani. Nel lavoro preparatorio del vertice tra Giuseppe Conte e Donald Trump gli sherpa di Palazzo Chigi e Casa Bianca - tra la Tap, le sanzioni alla Russia e i dazi - hanno messo anche il rilancio della ex compagnia di bandiera. E un accenno molto veloce alla questione l'avrebbero fatto anche i due presidenti nel loro colloquio. Secondo il commissario Luigi Gubitosi e il ministro Danilo Toninelli, Alitalia può risorgere, nel vero senso della parola, soltanto se incentra il proprio business sul traffico verso l'Atlantico e ha come partner colossi come Delta e American Airlines. Un progetto che, come detto, passa per la Casa Bianca.
A quanto si sa, i Cinque stelle avrebbero in parte sposato il piano al quale stanno lavorando informalmente (al momento il loro mandato è soltanto quello di vendere) Gubitosi e l'altro commissario Stefano Paleari, in buoni rapporti con la Lega. In soldoni, il business sarà incentrato sulle rotte di lungo raggio, con il medio e corto raggio che potrebbero essere gestiti, dopo la chiusura di CityLiner e la messa a terra degli Embraer, da un nuovo marchio low cost, sul modello della Level appena lanciata da Iag. Ma si prevede soprattutto l'ingresso di un partner italiano che possa iniettare capitali (nel contratto di governo si fa un implicito riferimento a Ferrovie dello Stato per un'integrazione ferro-cielo, ma non si esclude neppure l'Anas) e di un partner industriale con una quota di minoranza. Stando ai rumor che arrivano dalla compagnia, si guarda con interesse, e con una partecipazione intorno al 20%, all'ingresso di Delta e American Airlines. Il perché è presto detto: si vuole in questo modo incrementare il numero di tratte tra l'Italia e il Nord Atlantico, unico mercato davvero profittevole per Alitalia, che al momento viene limitato dagli accordi dell'alleanza Skyteam, dove sono presenti la stessa Delta e l'ex socio forte AirFrance-Klm. Si sta valutando anche un'esternazione delle attività di handling e quelle della manutenzione.
RAPPORTI MOLTO STRETTI TRA GUBITOSI E IL CEO DI DELTA
Da mesi Gubitosi ha stretto un rapporto molto stretto con Ed Bastian, ceo di Delta. A quanto pare è solito citarne nei vertici aziendali o negli incontri riservati con politici o sindacati. E i due starebbero parlando anche di un incremento dei voli verso l'America, che sarebbe benedetto da AirFrance, la quale non vede di buon occhio un trasferimento del vettore italiano sotto l'egida di Lufthansa. Ma come spiegano da ambienti vicini ai commissari, serve una spinta in più per fare quest'operazione. Da qui la richiesta del governo italiano nel bilaterale con la Casa Bianca per valutare meglio il dossier. Anche con la promessa da parte italiana di rivedere in chiave americana - dazi permettendo - anche i fornitori del vettore, iniziando dal carburante e dagli aerei che oggi sono per lo più Airbus e che in un futuro potrebbero tornare a essere Boeing. Per la cronaca, l'ipotesi americana, infine, piacerebbe ai sindacati che rappresentano i lavoratori di terra, perché potrebbe portare meno esuberi.
I tempi dell'operazione sono molto lunghi, anche se la compagnia continua a essere zoppicante: come ha svelato Gianni Dragoni sul Sole24Ore nel primo semestre di quest'anno c'è stata comunque una perdita di 315,2 milioni di euro, quasi 200 in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Prima, però, il governo deve ottenere il via libera dalla Ue a convertire il prestito ponte da 900 milioni, che dovrebbe essere restituito allo Stato a dicembre, in azioni. C'è poi da studiare un nuovo mandato per i commissari: a rischiare è soprattutto Enrico Laghi, ma Gubitosi e Paleari potrebbero essere riconfermati con un perimetro d'azione più ampio, cioè quello non soltanto di vendere ma anche di rilanciare la compagnia in ottica tricolore. Soprattutto c'è da decidere se indire una nuova gara o meno: su questo punto la Lega è favorevole, i Cinque stelle no.
L'OFFERTA DI LUFTHANSA RESTA IN STAND-BY
Intanto resta in stand-by l'offerta Lufthansa. Anche se il ministro Luigi Di Maio ha smentito incontri, quando i vertici della compagnia hanno visto rappresentanti del governo italiano, si sarebbero sentiti rispondere di ripassare a ottobre, perché prima c'era da risolvere il caso Ilva. Un'uscita non gradita dai tedeschi, che parallelamente stanno lavorando con Aeroporti di Roma per portare una loro base a Fiumicino con sei aeromobili per il lungo raggio. Il vettore guidato Carsten Spohr aveva strappato un mezzo accordo con l'ex ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda: avrebbe comprato soltanto la parte Fly lasciando il resto (soprattutto debiti e circa 5 mila dipendenti) all'ennesima bad company, ma si sarebbe impegnata a rafforzare il ruolo dell'Italia nella sua alleanza aggiungendo via via aerei da Fiumicino. Se nelle scorse settimane dal governo facevano notare che l'intesa con i loro predecessori non era un buon lasciapassare per i tedeschi, adesso fanno intendere che sono pronti anche a trattare con Spohr, se dovesse saltare la pista americana. Qualcosa più di un piano B.