racconto di Selvaggia Lucarelli sul volo MXP BOM con AIR ITALY
Non avendo potuto permettermi di trascorrere il Capodanno a Moena con Di Maio e Di Battista perché non ho trovato la maglietta termica in saldo da Decathlon, ho deciso di andare in vacanza in una megalopoli indiana: Mumbai.
Il viaggio era partito coi migliori auspici: Air Italy (ex Meridiana) aveva inaugurato la tratta diretta Malpensa-Mumbai pochi giorni prima promuovendola con uno show danzante al gate. “I passeggeri diretti in India viaggeranno sul nuovo Airbus A330-200 dedicato al lungo raggio!”, avevano annunciato. Quindi avevo preso due decisioni: non porto neppure un libro, mi sparo tre film e sono già a Mumbai. La seconda: mi vesto come se stessi andando a svuotare la cantina, tanto vado in India, mica il Costa Smeralda.
Appena entro in aereo realizzo che l’aereo non è un Airbus A330 ma il Savoia Marchetti 1915 in tela cerata di fantozziana memoria, con un paio di schermi per fila e che con la mia miopia potrebbero anche essere dei microonde a incasso, tanto non vedrei comunque nulla. Mi dico che amen, dormirò, tanto sono vestita da svuota-cantine, per fortuna il mio fidanzato bada all’essenziale. E’ a quel punto che noto una figura femminile nella fila accanto alla sua: trattasi della ventenne top model internazionale Vittoria Ceretti. Ora, su 250 passeggeri diretti per Mumbai non gli poteva capitare accanto un anziano seguace di Sai Baba, no, proprio lei. Ho desiderato che in volo un gabbiano incazzato di 106 chili prendesse a testate il finestrino accanto alla tizia, lo rompesse e che la tizia venisse risucchiata via per poi atterrare incolume su una balla di fieno in Ucraina.
Che poi io dico, era così bello quando le top anni ’90 alla Naomi viaggiavano in prima classe sorseggiando champagne e tiravano i capelli alla servitù, ora queste dee milionarie-democratiche ce le dobbiamo ritrovare in economy accanto al nostro fidanzato. Morale: sono arrivata in india che tifavo indecentemente per il ripristino delle caste.
E comunque, siccome l’India è parte di un grande universo in cui le forze del bene e quelle del male si riequilibrano, alla top-model hanno smarrito la valigia.
(.............)
O meglio: le quattro mail ricevute dalla compagnia aerea Air Italy in cui la durata del volo variava a seconda di non si sa cosa, se dei venti contrari o del pilota che doveva fare una deviazione in Uzbekistan per salutare la sorella, non mi avevano rassicurata.
In effetti, davanti alla porta di ingresso dell’aereo vintage la scena era la seguente: un tizio aveva ricevuto la carta di imbarco sbagliata quindi era chiaramente italiano ma sul suo biglietto c’era scritto Panjub Allamassarah o qualcosa del genere, per cui bisognava trovare il signor Panjub Allamassarah altrimenti il tizio non poteva salire. E noi con lui. Il tizio la prendeva con sportività: piangeva. Le cappelliere, grandi quanto il mio astuccio per gli occhiali, erano piene. Alcuni bagagli a mano andavano etichettati e messi in stiva. Non c’erano le etichette. Alcuni passeggeri non volevano separarsi dai bagagli non etichettati come le madri che non vogliono lasciare il figlio partire per il fronte. Un ragazzo palermitano, quando il volo aveva ormai più di 1 ora di ritardo ed avrebbe perso la coincidenza, andava ad insultare il personale. Una signora stava male, aveva comprato dei posti a sedere ma quei posti erano occupati, minacciava di riferire tutto non si capisce a chi, potrebbe aver detto “A Mattarella” ma il tono era “A mio zio spacciatore”.
Alla fine si partiva. Dormivo. A colazione mi servivano un pranzo a base di riso indiano speziato, chiedevo perchè, mi rispondevano che in India è ora di pranzo, rispondevo “sì ma arriviamo tra un’ora in Italia dove sono le dieci del mattino”. E alla fine pensavo che quel giorno a Mumbai in cui ero sul tuk tuk, una vacca ferma all’incrocio non ci faceva passare, un camion si era messo di traverso e una bicicletta stava falciando due pedoni, tutto era caoticamente più organizzato di un volo per l’Italia.