Genova e Ryanair: matrimonio coi giorni contati
Francesco Ferrari
Uno stillicidio. Prima il volo per Francoforte, chiuso pochi mesi dopo la sua inaugurazione. Ora quello per Londra, sospeso dal prossimo novembre al marzo 2008 a causa di un «ritorno economico non soddisfacente». È un matrimonio che rischia di naufragare, quello fra Ryanair e Genova.
E il motivo, come spesso accade nei matrimoni canonici, è uno solo: i soldi. «Con i voli su Genova ne incassiamo troppo pochi», hanno riferito la scorsa settimana i vertici della compagnia a quelli dell’aeroporto, confermando una notizia anticipata dal Secolo XIX (e incautamente smentita dal “Colombo”) il 19 aprile scorso. Da qui la richiesta di un «maggiore impegno economico» della Spa aeroportuale a sostegno del volo Genova-Londra. Pesante la minaccia: ridurre dagli attuali quattro ad appena due i collegamenti settimanali fra la capitale britannica e la Liguria. «Abbiamo accolto le loro richieste, ma non abbiamo potuto evitare la sospensione dei voli nel periodo invernale - spiegano al “Colombo” - Certo: per noi lo schiaffo è pesante, non ci aspettavamo una decisione così drastica. Ma non intendiamo fermarci qui: faremo in modo di riprenderci quello che ci hanno tolto».
Spuntano, così, due alternative a Ryanair: British Airways e EasyJet. E non è detto che una escluda l’altra. «Cercheremo di chiudere la partita nelle prossime settimane. L’obiettivo è garantire un collagamento per Londra tutto l’anno. I presupposti ci sono: i coefficienti di riempimento dei voli Ryanair, infatti, sono sempre stati molto alti». L’allarme, comunque vada a finire la vicenda, resta alto. Tanto da fare dire a Claudio Burlando, presidente della Regione Liguria, che «così non si può andare avanti»: «Mesi fa l’aeroporto ci ha chiesto un intervento economico per promuovere le attività del “Colombo” - racconta il governatore -. Abbiamo inserito in finanziaria 1 milione e mezzo di euro per i prossimi cinque anni. Adesso ci dicono che 300.000 euro all’anno sono pochi. Francamente non so più cosa pensare. Se quei soldi non interessavano, perché ce li hanno chiesti? La mia sensazione è che si navighi a vista». La verità, secondo Burlando, è che «mentre il territorio in questi anni è cresciuto, e mi riferisco ai dati economici ed occupazionali, l’aeroporto è rimasto più o meno dov’era. È inutile gigarci intorno: è mancata la capacità gestionale, questo è il vero problema da affrontare».
Ma davvero la Regione Liguria, come vocifera qualcuno dall’interno del “Colombo”, in questi anni ha abbandonato l’aeroporto al suo destino, favorendo addirittura il rapporto di Ryanair con Pisa, per facilitare l’arrivo di turisti inglesi alle Cinque Terre? «Queste sono sciocchezze - è la replica di Burlando -. La Regione non può sprecare denaro sovvenzionando compagnie che arrivano a Genova, aprono un collegamento e lo chiudono dopo due mesi: questo non succederà mai. Il ragionamento potrebbe cambiare in presenza di un serio piano di rilancio dell’aeroporto. Ma in questo caso sarebbe necessario individuare un obiettivo, al raggiungimento del quale la Regione potrebbe contribuire con una quota».
Di sicuro, il futuro del “Colombo” dipenderà dal suo assetto azionario: «Lo ripetiamo da tempo: serve un socio di mestiere, un soggetto che sappia fare compiere a Genova il salto di qualità che aspettiamo da anni - dice Burlando -. E io non credo, a scanso di equivoci, che la soluzione di tutti i mali sia la cessione del 15% di Adr alla Camera di commercio. Al contrario, penso che proprio Adr possa candidarsi a diventare azionista di riferimento del “Colombo”.
Un’alternativa potrebbe essere Meridiana, una società che sta facendo benissimo in più parti d’Italia. Insomma, dobbiamo cercare un socio che sappia quello che fa. Serve una gara? Beh, facciamola. I precedenti, in Italia, non mancano. Penso a Bergamo, a Verona, a Pisa». E il famigerato bacino d’utenza? Lo sostengono gli stessi vertici del “Colombo”: Genova, rispondono di solito a chi li critica, non può crescere perché non ha un bacino sufficiente. «Mi sembra un’analisi riduttiva, e sono certo che il presidente Arato, che conosce bene la materia, la pensi come me. Sono i fatti, del resto, a smentire questa teoria. Ci sono i crocieristi, per esempio: il loro numero, a Genova e Savona, è aumentato in modo esponenziale. C’è un porto che, dopo un periodo buio, sta riprendendo la sua corsa. C’è un settore, l’hi-tech, che sposta migliaia di persone ogni annio E poi c’è il turismo. Basti pensare che alcuni dei posti-barca del nuovo porticciolo di Sestri Ponente sono stati venduti a stranieri: molti di loro si spostano addirittura con aerei privati. Mi sembra poco credibile, in uno scenario del genere, sostenere che la città non stia crescendo».
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