Non mi sembra che non siano stati scritti commenti critici nei confronti degli arabi e di come si stiano muovendo in Europa, attraverso un disegno che li sta portando a penetrare in modo diretto o indiretto ed in costante crescita il mercato aereo (e non solo). Proprio di recente, ad esempio, si sottolineava come ALCUNI arabi, che da un lato fanno affari con l’Occidente, stiano dall’altro finanziando l’IS.
Inoltre dileguarli in due parole classificandoli come una miscela di medioevo e di futuro appare quantomeno ordinaria conversazione da spiaggia sotto il sole un po’ caldo, perché se si cita il medioevo, bisognerebbe anche ricordarsi di come, proprio in quel periodo, la cultura occidentale si sia imposta. E questo non è per certo avvenuto andando in giro per i Paesi dell’Est avendo in mano mazzi di fiori da porgere come presenti alle popolazioni che pian piano si incontravano.
Chiedersi che ne sarà degli Stati del Golfo in futuro, quando tale futuro non è prossimo, non serve a nulla. Tra qualche secolo magari l’intelligenza umana risolverà il problema inventando il teletrasporto. Tra qualche secolo senza il petrolio del resto il mondo sarà diverso: ma, male andando, è questione che discuteranno i figli dei figli dei nostri figli.
Tornando all’aviazione, abbiamo una cosa che si chiama UE. Nessuno sa bene cosa sia e cosa dovrebbe fare, e questo è il problema: perché se lo sapessimo, avremmo sviluppato in modo unitario una politica che avrebbe posto limiti precisi agli arabi, all’interno di un mercato aperto, ma che tuteli nel contempo le compagnie aeree UE.
Faccio un esempio prendendo spunto dal concetto di dumping che Flyking descriveva ieri in altro post: uno stato UE concede una V ad una compagnia araba a caso: bene, io UE ti vengo periodicamente a controllare, e ti faccio decadere la V libertà se mi rendo conto che rispetto al passato hai stressato i prezzi al ribasso in modo troppo forte e continuativo. Oppure, io UE vieto di aprire una V su una direttrice dove ci sono già due compagnie che operano da almeno 12 mesi. Il punto non è “calare le brache”, ma trovare le modalità perché ci sia un guadagno reciproco.
Al momento ogni singolo Stato si sta muovendo autonomamente come meglio può. Ha fatto bene o male l’Italia a mettere Alitalia nelle mani di Etihad?
La risposta deve esser data partendo da valutazioni economiche e non ideologiche. Per quanto mi riguarda, la risposta è affermativa, anche perché non c’erano soluzioni migliori (anzi… non c’erano proprio soluzioni per dirla tutta….).
L’ho già scritto mesi fa, e mi ripeto: per gli arabi AZ è una pedina da utilizzare per implementare il mercato aereo che loro hanno in mente e che stanno realizzando. Non arrivano da noi per far beneficenza, ed il loro interesse primario non è neppure quello di investire soldi nelle compagnie aeree estere, quanto quello di comprare compagnie in difficoltà per drenare il traffico aereo europeo verso i loro hub.
Gli arabi non hanno prioritariamente in testa di far crescere AZ, salvo che tale crescita non sia utile al disegno di cui sopra. Quello che il Governo Italiano dovrebbe fare è imporre che a fronte delle innumerevoli concessioni che sono state fatte ad EY, essa sviluppi un piano industriale che faccia crescere AZ nei mercati ammeriggani (sud in particolare), dove per ragioni geografiche gli arabi hanno meno possibilità di penetrazione. Questo porterebbe davvero, in un periodo di tempo medio (5 anni), a poter dire che la cessione del 49% è stata utile al nostro Paese.