Intervista sul Corriere a Carolyn McCall, CEO di easyJet:
Easyjet e la manager che aiuta le hostess a raccogliere la spazzatura
Da quattro anni guida la low cost britannica che è la terza compagnia aerea in Italia: «Non ci interessa diventare i numeri uno come Alitalia perdendo soldi»
Quando ha ricevuto la telefonata dal cacciatore di teste, ha risposto: «Ehi, non essere ridicolo, è una compagnia aerea». Lei da vent’anni lavorava alGuardian, prima come managing director, poi come ceo della divisione newspaper Gmg, Guardian media group. Oggi, a distanza di quattro anni da quella telefonata, Carolyn McCall racconta da una poltrona di un volo Londra-Napoli, com’è cambiata Easyjet da quando lei è al timone come amministratore delegato. Cinquantadue anni, una laurea in storia e un master in politica all’University of London, conosce bene i meccanismi della comunicazione. E alla fine del viaggio Easyjet che trasporta diversi giornalisti, mentre dai finestrini comincia a vedersi il Vesuvio, si alza e aiuta le hostess a raccogliere la spazzatura.
La trasferta è motivata dall’inaugurazione della terza base italiana della compagnia. La low cost arancione, che trasporta in Italia circa 13,4 milioni di passeggeri, ha scelto Napoli con un investimento che garantirà 30 posti di lavoro diretti, 400 per tutto l’indotto. «Contratti italiani» sottolinea lei, quasi a voler marcare la differenza con altre low cost come Ryanair che invece per il suo personale di bordo applica contratti irlandesi.
Ryanair ha annunciato diversi cambiamenti delle sue policy, alcune molto simili a quelle di Easyjet. Cosa ne pensa?
«Siamo concentrati sui nostri cambiamenti, abbiamo investito molte risorse nello sviluppo, abbiamo fatto progressi nel digital e su internet prima di moltissime altre compagnie. Siamo concentrati su quello che facciamo noi e cerchiamo di farlo bene. Quindi ci interessa poco se qualcuno ci copia o copia il nostro stile»
Lei è tra le uniche quattro donne chief executive del Ftse 100, l’indice delle 100 bluechip quotate sul London Stock Exchange. Che effetto le fa?
«Dovrebbero essercene di più. In Easyjet più del 50% del personale è donna, soprattutto grazie al personale di bordo. Ma un’azienda bilanciata, anche al top, riesce a lavorare meglio. Non credo nelle quote, ma quando assumo le persone penso sempre che sia utile bilanciare il numero di donne e uomini».
Quali sono i piani di Easyjet in Italia? Avete annunciato un incremento degli investimenti del 6%, cosa farete di preciso?
«Voliamo già da 17 aeroporti italiani su 154 rotte e nel 2013 abbiamo trasportato il 7,5% in più di passeggeri, ma quello che vogliamo veramente è fidelizzare, scegliere le rotte giuste, migliorare il brand e la customer experience»
Si ma anche i numeri sono importanti. Per ora siete la terza compagnia per passeggeri trasportati, dopo Alitalia e Ryanair. Come pensate di raggiungere la concorrenza?
«Alitalia è la numero uno ma quanti soldi sta perdendo? Non vogliamo diventare la prima compagnia europea perdendo soldi. Nel nostro caso dobbiamo bilanciare utili, passeggeri e tariffe basse. Vogliamo continuare a investire nel mercato italiano, senza pensare a diventare la numero uno o la numero due ma concentrandoci sui risultati, sugli utili e i prezzi bassi»
Un anno fa Easyjet ha rotto il monopolio sulla tratta Linate-Romama nel frattempo Ryanair ha cancellato Orio-Ciampino perché non più competitiva. Temete la concorrenza dei treni?
«No, Linate Fiumicino è molto più di una tratta per noi, abbiamo rotto una situazione di monopolio che in Italia esisteva da quarant’anni, è stata un’operazione simbolica molto importante per i passeggeri. È vero che i treni sono sempre più competitivi e che è difficile guadagnare su questa tratta, ma continueremo a garantirla. Guarderemo cosa fanno le ferrovie, cosa fa Alitalia ma rimarremo per far capire che possiamo aiutare ad aprire il mercato, un tempo dominato solo dalle grandi compagnie aeree»
Però le low cost si stanno avvicinando sempre di più al modello delle compagnie aeree tradizionali. Pensate di allargare il vostro business anche alle tratte intercontinentali?
«No, assolutamente no. Non è nei nostri piani, ci sono tantissime altre tratte brevi in Italia, Germania, Francia, Svizzera, Spagna su cui vogliamo continuare a crescere e non c’è nient’altro che ci interessa»
http://www.corriere.it/economia/14_...eo-32dd791e-b6a8-11e3-ac02-19a792716bb3.shtml
Easyjet e la manager che aiuta le hostess a raccogliere la spazzatura
Da quattro anni guida la low cost britannica che è la terza compagnia aerea in Italia: «Non ci interessa diventare i numeri uno come Alitalia perdendo soldi»
Quando ha ricevuto la telefonata dal cacciatore di teste, ha risposto: «Ehi, non essere ridicolo, è una compagnia aerea». Lei da vent’anni lavorava alGuardian, prima come managing director, poi come ceo della divisione newspaper Gmg, Guardian media group. Oggi, a distanza di quattro anni da quella telefonata, Carolyn McCall racconta da una poltrona di un volo Londra-Napoli, com’è cambiata Easyjet da quando lei è al timone come amministratore delegato. Cinquantadue anni, una laurea in storia e un master in politica all’University of London, conosce bene i meccanismi della comunicazione. E alla fine del viaggio Easyjet che trasporta diversi giornalisti, mentre dai finestrini comincia a vedersi il Vesuvio, si alza e aiuta le hostess a raccogliere la spazzatura.
La trasferta è motivata dall’inaugurazione della terza base italiana della compagnia. La low cost arancione, che trasporta in Italia circa 13,4 milioni di passeggeri, ha scelto Napoli con un investimento che garantirà 30 posti di lavoro diretti, 400 per tutto l’indotto. «Contratti italiani» sottolinea lei, quasi a voler marcare la differenza con altre low cost come Ryanair che invece per il suo personale di bordo applica contratti irlandesi.
Ryanair ha annunciato diversi cambiamenti delle sue policy, alcune molto simili a quelle di Easyjet. Cosa ne pensa?
«Siamo concentrati sui nostri cambiamenti, abbiamo investito molte risorse nello sviluppo, abbiamo fatto progressi nel digital e su internet prima di moltissime altre compagnie. Siamo concentrati su quello che facciamo noi e cerchiamo di farlo bene. Quindi ci interessa poco se qualcuno ci copia o copia il nostro stile»
Lei è tra le uniche quattro donne chief executive del Ftse 100, l’indice delle 100 bluechip quotate sul London Stock Exchange. Che effetto le fa?
«Dovrebbero essercene di più. In Easyjet più del 50% del personale è donna, soprattutto grazie al personale di bordo. Ma un’azienda bilanciata, anche al top, riesce a lavorare meglio. Non credo nelle quote, ma quando assumo le persone penso sempre che sia utile bilanciare il numero di donne e uomini».
Quali sono i piani di Easyjet in Italia? Avete annunciato un incremento degli investimenti del 6%, cosa farete di preciso?
«Voliamo già da 17 aeroporti italiani su 154 rotte e nel 2013 abbiamo trasportato il 7,5% in più di passeggeri, ma quello che vogliamo veramente è fidelizzare, scegliere le rotte giuste, migliorare il brand e la customer experience»
Si ma anche i numeri sono importanti. Per ora siete la terza compagnia per passeggeri trasportati, dopo Alitalia e Ryanair. Come pensate di raggiungere la concorrenza?
«Alitalia è la numero uno ma quanti soldi sta perdendo? Non vogliamo diventare la prima compagnia europea perdendo soldi. Nel nostro caso dobbiamo bilanciare utili, passeggeri e tariffe basse. Vogliamo continuare a investire nel mercato italiano, senza pensare a diventare la numero uno o la numero due ma concentrandoci sui risultati, sugli utili e i prezzi bassi»
Un anno fa Easyjet ha rotto il monopolio sulla tratta Linate-Romama nel frattempo Ryanair ha cancellato Orio-Ciampino perché non più competitiva. Temete la concorrenza dei treni?
«No, Linate Fiumicino è molto più di una tratta per noi, abbiamo rotto una situazione di monopolio che in Italia esisteva da quarant’anni, è stata un’operazione simbolica molto importante per i passeggeri. È vero che i treni sono sempre più competitivi e che è difficile guadagnare su questa tratta, ma continueremo a garantirla. Guarderemo cosa fanno le ferrovie, cosa fa Alitalia ma rimarremo per far capire che possiamo aiutare ad aprire il mercato, un tempo dominato solo dalle grandi compagnie aeree»
Però le low cost si stanno avvicinando sempre di più al modello delle compagnie aeree tradizionali. Pensate di allargare il vostro business anche alle tratte intercontinentali?
«No, assolutamente no. Non è nei nostri piani, ci sono tantissime altre tratte brevi in Italia, Germania, Francia, Svizzera, Spagna su cui vogliamo continuare a crescere e non c’è nient’altro che ci interessa»
http://www.corriere.it/economia/14_...eo-32dd791e-b6a8-11e3-ac02-19a792716bb3.shtml