Citazione:Messaggio inserito da concorde
diamo una sbirciata ai dati di costo e di trasportato di alitalia dal 2001 al 2006 e noteremo alcune cosette interessanti che possono illuminarci:
a. prima dell'arrivo di cimoli il grado di riempimento dei voli alitalia, in corrispondenza del quale ci sarebbe stato l’equilibrio economico della gestione industriale (chiamiamolo belf e cioè break-even load factor), superava per la maggior parte dei voli il 100 per cento; cioè neppure rimpiendo sempre al massimo i voli il vettore avrebbe potuto raggiungere l’equilibrio industriale;
b. guardando il grado di riempimento dei voli effettivamente conseguito nel periodo considerato (questo lo chiamiamo clf, current load factor) si noterà che questo dato si è sempre attestato intorno al 70-74% per cento, che tutto sommato è una percentuale non troppo diversa da quella che portano a casa quasi tutte le altre compagnie europee; alitalia, quindi, si è sempre accattata la fetta di clienti che più o meno hanno portato anche gli altri vettori, senza mai strafare ne far peggio
c. la logica vuole che per eliminare le perdite operative l'unica strada praticabile è quella di azzerare la distanza tra belf e clf. Per far ciò ci son due modi: abbassando il punto di break-even o sperando in un grado di riempimento dei voli decisamente alto. Quest’ultimo direi che è decisamente improbabile, fuori da qualsiasi logica, vuoi anche perché vorrebbe dire, per riempire di più gli aeroplani, snaturare la missione dell’azienda trasformandola in low cost che grazie ai prezzi bassi probabilmente riuscirebbe a far crescere il lf (notare che questa strada è quella che ha spacciato cimoli nel corso degli anni, senza andare da nessuna parte) a questo punto non resta che abbassare il punto di break-even. Per abbassare il belf da un lato occorrerebbe rendere variabili i costi fissi (brutalmente: tagliarne il più possibile) per ridurne l’incidenza sui costi totali, dall’altro ampliare il margine di contribuzione fornito da ogni sedile, cioè la differenza tra ricavo netto unitario (yield) e costo variabile unitario...
d. cimoli per conseguire il primo dei due obiettivi ha partorito piani che prevedevano una riorganizzazione societaria e aziendale e una forte riduzione dell’organico sul secondo obiettivo si è perso per strada vuoi perchè la concorrenza crescente rende arduo aumentare le tariffe in misura apprezzabile (oppure ci si scontra con i mancanti ricavi causati dagli scioperi) ma anche perché il costo dei consumi per ogni volo in parte tende ad aumentare da sé per le logiche di mercato (vedi carburante) ma in buona parte perchè al signore sono scappati di mano costi variabili
e. un dato di fatto. cimoli ha portato il belf sotto il 100 per cento. ma non è mai riuscito a portarlo a livelli di pareggio effettivo;
f. la struttura dei costi (incidenza variabili su fissi) che ha ereditato cimoli la lasciate tale e quale.
g. il margine di contribuzione, pari a 19 punti percentuali (0,89 di yield meno 0,70 di costo variabile unitario) doveva crescere nel corso degli anni tanto che nel 2006 da piano doveva attestarsi a 0,22 e nel 2007 doveva crescere ulteriormente, e non di poco, anche per recuperare le mancate crescite degli anni precedenti peccato che gli aumenti di yield si sono sempre vanificati dall’aumento del costo variabile scappatogli, appunto, di mano;
h dal punto precedente si notano due elementi fondamentali. il ricavo unitario è superiore al costo variabile è quindi una balla che più vola più perde ma si nota anche che l’aumento dei costi variabili hanno sempre vanificato i timidi aumenti di yield
i. per risanare il vettore occorrerebbe quindi un clf costantemente alto, un aumento della capacità (e fin’ora alitalia ha incrementato il clf togliendo sedili), uno yield in crescita costante al crescere della capacità del del clf il tutto di pari passo con una riduzione dei costi variabili (incremento del margine di contribuzione) e un alleggerimento dei costi fissi.
l. ad oggi il vettore ha i costi variabili fuori controllo (una prova sono le ulteriori concessioni agli assistenti di volo, per non dire quelle già date ai piloti nel corso di questi anni), non ha la certezza del taglio dei costi fissi (scorpora definitivamente e no?) e tutti gli aumenti di lf che az fa sono figli di un abbassamento dello yiled (svendono i sedili)
k. i problemi dell’ alitalia nascono, quindi, non già dalle questioni patrimoniali e finanziarie bensì dall’aspetto industriale, dalla struttura dei costi, per non dire dalla missione e cioè il sapere qual è il target definitivo da coltivare con costanza di prodotto e attenzione nel servizio a costi di produzione ragionevoli…
insomma bisognerebbe avere un’azienda snella, flessibile, produttiva…
se le cose stanno così come si può sostenere che non sarà necessario tagliare personale? Togliere privilegi? Incrementare la flotta? Come si incrementa la flotta se non ci sono aeroplani nuovi?
Globox batti un colpo???