In serata la svolta. La mediazione di Letta. Il dietro front dei confederali
Caronia (Uil) e Rossi (Cgil): "Non firmiamo". I sindacati fanno blocco
di CLAUDIA FUSANI
la Repubblica
ROMA - Nessuna firma. Nessun via libera ad accordi quadro. La trattativa su Alitalia va avanti, riprende il confronto sui punti più controversi del piano Fenice - esuberi e contratti - e se ne riparla tutti insieme "mercoledì o al massimo giovedì". Quel giorno ci sarà un nuovo incontro con governo, commissario Fantozzi e Cai da una parte e i sindacati dall'altra. Tutte e nove le sigle, da quelle confederali a quelle autonome, la terribile cinquina - Anpac, Up, Sdl, Anpave Avia - che ha fatto vivere un lunedì da paura tra via Veneto sede del ministero del Lavoro, piazza di Montecitorio e, soprattutto, gli scali aeroportuali italiani dove per tutto il giorno c'è stata la minaccia di uno sciopero improvviso.
Così, mentre il ministro Scajola continua a ripetere che Alitalia è "formalmente già fallita" e il premier Berlusconi ospite di Vespa a Porta a Porta punta il dito contro i sindacati e la sinistra che fanno di tutto per far fallire una trattativa "la cui unica alternativa sono 20 mila disoccupati", le colombe del governo - Letta, Sacconi, Matteoli - prendono tempo e in serata convocano prima la "terribile cinquina" degli autonomi e poi i confederali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. E' la mossa tanto attesa, il gesto distensivo che può disinnescare una situazione tesissima. Soprattutto la rinuncia a quello che per qualche ora deve essere stato il piano di palazzo Chigi: rompere il fonte sindacale, dividerlo e indebolirlo, giocare su Alitalia una partita doppia, addirittura multipla su più tavoli e con chi ci stava. Un tentativo che per qualche ora sembrava poter funzionare. Ma che alle 19 era colpito e affondato. Un tentativo che ruota intorno a due annunci opposti: uno figlio della notte e dell'alba: accordo quadro in 12 punti già firmato da Cgil, Cisl, Uil e Ugl; l'altro figlio del tardo pomeriggio quando Cgil, Cisl e Uil - che fonti vicino a Cai davano pronti a firmare in serata- alle 19 annunciano: "Andiamo avanti ma tutti insieme, con tutte le rappresentanze sindacali, in cerca di una soluzione condivisibile". Il fronte sindacale resta quindi unito e più forte. Per tutto il giorno molti hanno evocato la fine delle Unions negli Stati Uniti di Reagan e nella Gran Bretagna di Margaret Thatcher. Accanto alla partita Alitalia, il sindacato sta giocando un'altra partita, quella per la sua stessa sopravvivenza.
Una giornata tra cortei, sit in e ultimatum. Fin dalla mattina almeno un migliaio di persone delle cinque sigle autonome che raccolgano il 90 per cento dei piloti e il 70 per cento degli assistenti di volo - come dire l'operatività stessa di Alitalia - si ritrovano in via Veneto sotto la sede del ministero del Lavoro. Attendono una convocazione urgente da parte di palazzo Chigi. Chiedono, pretendono, chiarezza sui 12 punti dell'accordo quadro che ha avuto nella notte il via libera di Cgil, Cisl, Uil e Ugl e su cui le cinque sigle autonome non sono state consultate. Ma la convocazione non arriva. Anzi: circolano voci sulla firma definitiva all'accordo che arriverebbe già in serata. Sale la tensione. Piloti e assistenti di volo non ci stanno e minacciano: "Nel paese sarà il caos nei trasporti e il governo sarà l'unico responsabile". Nei vari scali aeroportuali i voli continuano ad essere regolari ma l'equilibrio della giornata è appeso un filo. Verso le 17 c'è un blocco stradale in via Veneto. Poi parte un corteo verso palazzo Chigi. Per la prima volta nella storia di Alitalia piloti e hostess e steward marciano contro il governo con slogan del tipo "meglio falliti che in mano a 'sti banditi" e "da domani tutti in treno". Piazza Colonna viene sgomberata. Il sit in prosegue davanti a Montecitorio. Le cinque sigle autonome sono disposte a lasciare a terra l'Italia.
Gli autonomi convocati a palazzo Chigi. La svolta della giornata arriva intorno alle 19 tra un rincorrersi di voci di convocazioni e di firme imminenti. "Non ci sono le condizioni per firmare alcunché. Andiamo avanti ma tutti insieme" scrivono in un comunicato Cgil, Cisl e Uil. Con queste premesse alle 19 e 15 le cinque sigle autonome salgano a palazzo Chigi e incontrano Letta, Sacconi, Matteoli. Negli stessi minuti Berlusconi sta registrando Porta a Porta e attacca il sindacato: "Basta con i privilegi delle corporazioni. Se fallisce la trattativa la colpa è dei sindacati". Ma la trattativa non fallisce. Viene piuttosto aggiornata. L'incontro parte dall'accordo quadro che ha già il via libera di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. "Possiamo lavorare su questa base ma ci sono ancora molte distanze da colmare" dicono Berti (Anpac), Muccioli (Anpav), Divietri (Avia). "Il nostro fronte è compatto, il governo ha fatto un passo indietro perché ha capito che facciamo sul serio" sintetizza Andrea Cavola (Sdl) che elenca i punti su cui occorre lavorare di più: "Esuberi, perimetro della attività della Cai , le garanzie previdenziali e le misure a sostegno del reddito. Il piano industriale secondo noi non funziona ma sono problemi della Cai. La voce contratti invece è ancora tutta da discutere". Insomma, distanze ancora profonde "ma almeno stasera abbiamo cominciato un confronto vero. E' stata la prima volta in dieci giorni di presunte trattative". Ma soprattutto il volto più disteso di Cavola racconta un'altra vittoria, anche se parziale: "Hanno provato a dividerci ma non ci sono riusciti".
Il summit con Cgil, Cisl, Uil e Ugl e il rinvio. Dopo i rappresentanti delle sigle autonome a palazzo Chigi entrano i confederali e i segretari generali. Un faccia a faccia che va avanti fino alle 22 e 30 e che si conclude con il rinvio. Domani le nove sigle si troveranno insieme intorno allo stesso tavolo (ore 15). Se nelle prossime ore qualcosa si muoverà e nella prossima riunione plenaria di mercoledì o giovedì arriveranno ulteriori chiarimenti dal governo, con i miglioramenti e le garanzie chieste dai sindacati, il percorso verso l'accordo potrebbe essere in discesa. Di sicuro domani le nove sigle che rappresentano i lavoratori torneranno a riunirsi attorno ad un tavolo intersindacale. Dopo la spaccatura degli ultimi giorni ritrovano un percorso comune in quella frase nel comunicato delle 19 di Cgil, Cisl e Uil: "Una posizione comune di non condivisibilità dell'accordo quadro". Da qui partono per ottenere alcune modifiche. Pur sapendo che Alitalia non può aspettare.
(15 settembre 2008)