Finalmente qualche dettaglio su dove taglieranno
Crisi Alitalia, esuberi e voli cancellati
Posti a rischio anche per l’indotto
I settori che saranno colpiti sono quelli delle pulizie a bordo, con 126 licenziamenti, dell’assistenza a terra (500), del catering (400). Si tratta della terza ristrutturazione della compagnia. Gli esuberi sono 2.037 solo a terra. Piloti e hostess sono 400
di Valeria Costantini
centoventisei licenziamenti tra gli «spazzini dei cieli», i dipendenti che si occupano delle pulizie a bordo. Circa 500 a rischio nell’handling (i servizi di assistenza a terra), 400 quelli in bilico nel settore del catering. Ogni posto di lavoro perso in Alitalia significherà l’ennesima carneficina sociale soprattutto a Fiumicino, come nell’enorme indotto delle piccole o medie imprese del Lazio. Una nuova crisi occupazionale a valanga per la terza «ristrutturazione» in dieci anni della compagnia ex tricolore-araba.
Il piano industriale dell’aviolinea - contestato dai sindacati – parla di 2.037 esuberi solo tra il personale di terra: di questi, operai, tecnici, informatici, oltre la metà, cifre intorno ai 1.600 dipendenti, lavorano al Leonardo Da Vinci. Poi c’è il personale navigante (hostess e piloti): per 400 di loro la solidarietà termina ad agosto e sono quindi a rischio. Un numero che sale però se si calcola la possibilità paventata di lasciare a terra venti aerei nel post-crisi: 30 persone a equipaggio fanno altri 600 lavoratori a spasso.
Esuberi e tagli salariali del 30% che hanno fatto scattare i primi scioperi, già lunedì la mobilitazione di 24 ore proclamata dalla Cub Trasporti, con presidio in aeroporto dalle 10: in concomitanza incrociano le braccia per 4 ore i controllori di volo. Alitalia ha cancellato il 40% dei voli programmati ed è corsa ai ripari contingentando i dipendenti: 703 «comandati» in gergo, come previsto dalle norme, che dovranno garantire l’operatività dei voli. E chi controlla questi numeri, si chiedono però i sindacati? «Mentre Governo e vettore continuano a non aprirci il tavolo delle trattative, il prezzo della nuova crisi lo pagheranno sempre i lavoratori – accusa Antonio Amoroso della Cub –. Non solo i licenziati per i quali si parla anche di ricollocazioni mai avvenute già in passato, ma anche i precari Alitalia, ostaggi dell’azienda da anni». Se 2.400 sono gli esuberi annunciati, la cifra dei posti di lavoro persi nell’indotto potrebbe essere il doppio.
Ams, Alitalia Maintenance System, è stata la prima vittima: i 240 dipendenti del gioiello tecnologico di Fiumicino - le officine di riparazione dei motori aeronautici - tra fallimenti e (s)vendita dall’aviolinea sono finiti a casa e senza ammortizzatori. Ora c’è la Gh in bilico: licenziamento collettivo per 126 dipendenti delle pulizie di bordo. «È mancata la sorveglianza degli enti preposti come l’Enac sul settore dell’handling – spiega Piero Amati, delegato al Lavoro del sindaco di Fiumicino, Esterino Montino. - Tre grandi aziende a gestire i servizi di terra, ma con molti sub-appalti su cui manca un controllo su contratti e condizioni di lavoro». Infine c’è il settore catering: i fornitori Lsg Sky e Dnata Chef hanno già accusato pesanti ripercussioni per la politica di Alitalia del «buy on board»: meno pasti sugli aerei del medio raggio e quindi meno lavoro con stimati 300 esuberi. È qui l’altro dramma per le aziende produttrici di quei pasti e dei beni primari che li compongono: una decina quelle nel Lazio, che rischiano tagli del 30%.