La soluzione (anche intermedia) di Air France
Tra le riflessioni di Air France-Klm a proposito dell'aumento di capitale di Alitalia non ci sarebbero soltanto le due opzioni della partecipazione piena all'operazione in base alla quota attualmente in suo possesso (il 25%, per un costo di 75 milioni) o della mancata sottoscrizione. Ma anche una soluzione intermedia, con la possibilità cioè di aderire parzialmente all'aumento.
Di fronte a una certa freddezza da parte della compagnia franco-olandese - e dello stesso Governo, che di Air France-Klm ha il 15% - cresce infatti il pressing da parte di Alitalia, di Poste Italiane (che nella compagnia verserebbe anch'essa 75 milioni) e del Governo italiano. E questa potrebbe essere una strada di compromesso, in grado, almeno in questo momento, di accontentare tutti. O comunque di evitare strappi che potrebbe essere complicato ricucire.
Alitalia, il Governo italiano e le Poste (oltre alle banche e agli altri azionisti) vogliono evitare il danno d'immagine che deriverebbe da una decisione negativa di Air France-Klm, inevitabilmente interpretata come una mancanza di fiducia rispetto alle reali possibilità di risanare e rilanciare la compagnia. Mentre per il gruppo franco-olandese potrebbe essere il modo di sottolineare i molti dubbi senza però diluire eccessivamente la propria partecipazione (che in caso di mancata sottoscrizione scenderebbe intorno all'11%) e mantenendo una posizione forte all'interno del nuovo azionariato.
Questa scelta consentirebbe inoltre a Air France-Klm di limitare le possibili conseguenze negative sul fronte interno, a partire da quello sindacale. Nel momento in cui la società è impegnata a realizzare un piano di ristrutturazione che comporta tagli importanti (2.800 uscite che vanno ad aggiungersi alle oltre 5mila degli ultimi due anni). Se poi il gruppo decidesse di rimanere comunque al di sopra del 20% conserverebbe il diritto di veto previsto dallo statuto relativamente a decisioni strategiche che devono essere approvate con almeno l'80% del capitale.
Anche questa ipotesi sarà quindi al centro degli incontri franco-italiani dei prossimi giorni a Parigi. Oggi il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, incontrerà il collega Arnaud Montebourg a margine di una conferenza, a Bercy, sulla competitività industriale europea. Quel Montebourg che nei giorni scorsi è sembrato molto critico nei confronti dell'operazione Alitalia, dichiarando che «Air France ha i suoi problemi e non è mai una soluzione moltiplicare le difficoltà per due». Ribadendo inoltre la centralità delle questioni nazionali: «Air France deve riposizionarsi e risanarsi, prima di fare scelte importanti, e il Governo è concentrato sul ruolo di Air France in Francia».
Venerdì sarà invece il premier Gianni Letta ad affrontare l'argomento con il collega francese Jean-Marc Ayrault. Ed è soprattutto in questa occasione che il Governo italiano cercherà di esercitare tutta la pressione possibile nei confronti di Parigi. Perché Air France - con cui Alitalia ha da tempo forti legami commerciali - sia il partner industriale con cui l'ex compagnia di bandiera può costruire una strategia di medio-lungo periodo.
Certo bisognerà portare a questi tavoli elementi concreti e convincenti. Sul nuovo piano industriale e sulla ristrutturazione del debito.
Intanto Air France ha presentato ieri un programma invernale 2013-2014 che, secondo il presidente Alexandre de Juniac, riflette i grandi orientamenti strategici del piano Transform 2015: l'ulteriore potenziamento dei collegamenti intercontinentali nelle regioni a forti prospettive di crescita e la razionalizzazione di quelli a medio raggio, in particolare dalle basi provinciali di Marsiglia, Nizza e Tolosa. L'offerta a lungo raggio salirà quindi del 3,6%, con picchi dell'8,5% in Africa e del 5,9% in America latina, mentre quella "europea" diminuirà del 4 per cento.
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