Alitalia: offerte vincolanti di LH e U2


Stato
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L’handling non lo vuole nessuno. È un mercato povero, senza regole che aiutino a lavorare in modo dignitoso, senza difese dalle pretese dei Vettori. Finirà che si cercherà di applicare la clausola sociale per permettere ai più che si possa di transitare nella società di assistenza che prednderà a servire Alitalia laddove c’è l’autoproduzione .


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Trasporto aereo. Parla il manager Corneel Koster (Emea)
«Delta guarda ad Alitalia e punta a crescere in Europa»
ATLANTA
C’è posto anche per Alitalia nella joint venture tra l’americana Delta Air Lines, Air France-Klm, Virgin Atlantic e China Eastern firmata lo scorso luglio. «Stiamo discutendo con Alitalia per definire il suo ruolo nella joint venture». A dirlo è Corneel Koster, senior vice president Emea di Delta Air Lines, parlando con Il Sole 24 Ore in occasione della presentazione del nuovo Airbus 350. La compagnia di Atlanta ha appena investito 375 milioni di euro per acquisire il 10% di Air France-Klm e ottenere un posto nel consiglio di amministrazione. A sua volta alla compagnia francese andrà una quota del 31% di Virgin Atlantic e a China Eastern il 10% della compagnia francese. Un intreccio azionario dove all’appello manca solo Alitalia, partner commerciale dal 2010 e tra i vettori di SkyTeam.
Il nome della compagnia americana è circolato con insistenza nella lista dei potenziali soggetti interessati ad Alitalia, circostanza mai confermata al quartier generale di Atlanta. Ora che il governo italiano si è preso più tempo per decidere avendo allungato di sei mesi il prestito ponte, altre soluzione potrebbero essere esplorate nel caso in cui non si riuscisse a concludere la cessione in questo primo giro.
Resta da capire quale potrebbe essere il ruolo di Alitalia nella joint venture a quattro e se non rischia di porsi in conflitto nel caso in cui la compagnia dovesse essere ceduta anche solo in parte a Lufthansa, tutti aspetti su cui il manager preferisce non pronunciarsi: «Delta non commenta il procedimento in corso. Posso solo dire che continuiamo ad essere un partner leale di Alitalia nella joint venture transatlantica». E aggiunge: «L’Europa è un mercato importante per Delta dove con i nostri partner, compresa Alitalia, oggi copriamo un centinaio di voli giornalieri, circa un terzo dei 300 collegamenti offerti ogni giorno dal network». La novità è la collaborazione tra Air France-Klm e Virgin Atlantic che «rafforzerà la nostra presenza sui voli transatlantici in particolare sulla tratta Londra-Heathrow/New York-JFK la più affollata, ma anche la più redditizia».
Da Londra, passando per Parigi e Amsterdam: dai due hub europei, a partire dal prossimo anno il vettore americano aumenterà la sua presenza e aggiungerà nuovi voli da Lisbona: «Finora ci siamo concentrati sui collegamenti hub-to-hub per dare ai passeggeri più opportunità di scelta. A partire dal prossimo anno introdurremo anche in Europa collegamenti point-to-point come il volo Parigi-Indianapolis», ha aggiunto Koster. In Italia, Delta Air Lines ha voli giornalieri su New York da Milano e da Roma dove vola anche su Atlanta; con l’orario estivo si aggiungono i voli da Venezia per Atlanta e New York e da Roma per Detroit.
La joint venture, lanciata nel 2007 tra Delta e Air France dopo l’accordo di Open Sky siglato tra l’Unione Europea e gli Usa, negli anni ha visto crescere il numero dei partner e oggi rappresenta il 20% della capacità totale delle rotte transatlantiche di tutta l’industria dell’aviazione, fattura 10 miliardi di dollari l’anno e possiede un network strutturato attorno a sette hub principali, tre in Europa (Amsterdam, Parigi e Roma) e quattro negli Usa (Atlanta, Detroit, Minneapolis, New York-JFK).
Dal suo hub di Atlanta, Delta Air Lines reduce dalla fusione con Northwest Airlines dopo un processo di ristrutturazione passato dal Chapter 11, oggi conta 5.200 voli al giorno, 800 aeromobili, 80mila dipendenti. Nel 2016 ha fatturato 39,6 miliardi di dollari, con un utile lordo di 6,1 miliardi di dollari. Insieme ad American Airlines, United e Southern Airlines controllano l’80% del mercato americano. «La strategia vincente è allearsi – secondo il senior vice president - come nel caso della nostra recente JV con Korean Air per il mercato asiatico e con AeroMexico per il sud America. Solo alleandosi si riesce a crescere in tutto il mondo». Chi punta sul lungo raggio è avvisato.
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Mara Monti
 
Mi parte di capire che Delta (e Air France) confidino in un nulla di fatto al primo giro del bando. Esattamente quello che accadde nel 2007/2008
 
Mi parte di capire che Delta (e Air France) confidino in un nulla di fatto al primo giro del bando. Esattamente quello che accadde nel 2007/2008

In pratica fanno gli avvoltoi, vorrebbero aspettare un fallimento di Alitalia per poi rilevare gli asset interessanti con pochi euro...
 
Trasporto aereo. Parla il manager Corneel Koster (Emea)
. Insieme ad American Airlines, United e Southern Airlines controllano l’80% del mercato americano. «La strategia vincente è allearsi – secondo il senior vice president - come nel caso della nostra recente JV con Korean Air per il mercato asiatico e con AeroMexico per il sud America. Solo alleandosi si riesce a crescere in tutto il mondo». Chi punta sul lungo raggio è avvisato.
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Mara Monti

Eh si, la Southern Airlines, detta magari anche Southwest, è molto insidiosa sul lungo raggio...
 
dove sarebbero questi servizi handling az fuori FCO?
Oltre FCO solo Reggio hai dipendenti AZ che fanno handling nella totalità del servizio dalle pulizie al catering carico e scarico check-in biglietteria e centraggio, mentre a Linate solo check- in e rampe di alcuni voli, in altri aeroporti vi sono solo i supervisori, ma non in tutti perchè con la CIGS introdotta a maggio i commissari hanno messo alcuni supervisori In CIGS A zero ore e lasciando la supervisione da Remoto da altri scali più vicini.

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Mi parte di capire che Delta (e Air France) confidino in un nulla di fatto al primo giro del bando. Esattamente quello che accadde nel 2007/2008
L'idea che danno è quella di essere alla finestra pronti a discutere. È probabile che i commissari abbiano una loro proposta in mano. É anche possibile che si siano fatti rappresentare da un fondo.
 
Quanti sono i dipendenti az handling a Reggio?
Ma tempo fa az non aveva chiuso Reggio? Dove sono finiti questi dipendenti?

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Reggio è aperto ha due voli uno per FCO ed uno per LIN sono una quarantina tra operai ed impiegati che per la riduzione dei voli fanno tantissima CIGS a rotazione. Reggio era un anomalia solo Alitalia perchè il giorno dopo che Alitalia ha tolto alcuno voli Blue Panorma li ha messi con gli stessi orari Alitalia e facendo l' overnight al posto di AZ nonostante BP non faccia Feed per intercontinetali, anzi oggi ci sta facendo il Feed a noi perchè ci sono PAX che fanno fino a Roma con BP il primo volo delle 7.30 dopo ritirano il bagaglio e proseguono con AZ per intercontinetale, Internazionale o Nazionale tipo Bologna Genova Verona

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L'idea che danno è quella di essere alla finestra pronti a discutere. È probabile che i commissari abbiano una loro proposta in mano. É anche possibile che si siano fatti rappresentare da un fondo.

Anche perché una proposta di un fondo del tipo: noi siamo disposti ad investire X mln a condizione che vengano convertiti tutti i crediti finanziari sarebbe a mio avviso coerente con il bando e consentirebbe di restare nella partita senza esporsi.
 
Anche perché una proposta di un fondo del tipo: noi siamo disposti ad investire X mln a condizione che vengano convertiti tutti i crediti finanziari sarebbe a mio avviso coerente con il bando e consentirebbe di restare nella partita senza esporsi.
Direi che i crediti non sarebbero una condizione in quanto comunque non dovrebbe pagarli un compratore.
Fra l'altro, viste le cifre di cui si legge per i creditori possiamo già mettere uno zero a meno che non investano direttamente e riportino la società in bonis. La possibilità ci potrebbe anche essere convincendo lo Stato a convertire il prestito ponte utilizzato, ma altre chance non mi parli siano, anzi una cosa che avrebbe fatto storcere il naso è che LH non vorrebbe accollarsi il prestito ponte a differenza di quanto fatto con AB.
 
Mi parte di capire che Delta (e Air France) confidino in un nulla di fatto al primo giro del bando. Esattamente quello che accadde nel 2007/2008

L'idea che danno è quella di essere alla finestra pronti a discutere. È probabile che i commissari abbiano una loro proposta in mano. É anche possibile che si siano fatti rappresentare da un fondo.

Ergo, c'e' la proposta e sono rappresentati da un fondo. Ma credo appunto sia una proposta di quelle davvero solo posticipabili ad un eventuale secondo giro...


Eh si, la Southern Airlines, detta magari anche Southwest, è molto insidiosa sul lungo raggio...
Meno male che la riproduzione dell'articolo sia riservata!!! :) :) :)
 
Direi che i crediti non sarebbero una condizione in quanto comunque non dovrebbe pagarli un compratore.
Fra l'altro, viste le cifre di cui si legge per i creditori possiamo già mettere uno zero a meno che non investano direttamente e riportino la società in bonis. La possibilità ci potrebbe anche essere convincendo lo Stato a convertire il prestito ponte utilizzato, ma altre chance non mi parli siano, anzi una cosa che avrebbe fatto storcere il naso è che LH non vorrebbe accollarsi il prestito ponte a differenza di quanto fatto con AB.

Ma difatti, per i creditori piuttosto che perdere tutto come sarebbe la proposta di Lufthansa preferirebbero qualcuno disposto a lasciar loro qualcosa. Che ques'ultima sia la soluzione più probabile lo ha scritto espressamente Easyjet nel proprio comunicato stampa.
 
Alitalia, Delta investirà 2 miliardi sulle partnership
ATLANTA
Nessuna offerta da parte di Delta per Alitalia, ma investimenti per 2 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni nelle partnership. Tra queste Air France-Klm e Virgin Atlantic di cui fa parte anche Alitalia fino al 2022. Con un semplice «No» il Ceo di Delta Air Lines, Ed Bastian, parlando ai giornalisti ad Atlanta per la presentazione dell’A350, ha sgombrato il terreno a chi gli chiedeva se ci fosse anche il nome del vettore americano tra le sette buste inviate ai commissari, limitandosi ad aggiungere: «Delta è sempre stato un alleato leale di Alitalia, ora è in corso una procedura e non vogliamo commentare».
Delta Air Lines si sfila dalla corsa diretta per la cessione del vettore italiano, ma il suo Ceo lascia una porta aperta all’alleanza che per Delta vale il 20% del fatturato: «Le compagnie europee partner hanno fatto un ottimo lavoro sia in termini di prodotto sia di riduzione dei costi. Ora la partnership è più stabile e con l’acquisizione azionaria lo sarà per tutta la vita», ha ironizzato rispondendo alla domanda sul perché Delta abbia investito 375 milioni di euro per il 10% di Air France-Klm (un’altra quota del 10% è stata acquisita da China Eastern) invece di limitarsi alla partnership commerciale. Lo stesso vale per Virgin Atlantic di cui Delta detiene il 49% e Air France-Klm il 10%: «Non ho nulla da dire a chi sostiene che ci sia un problema di Antitrust sui voli transatlantici. Con Richard Branson continuiamo a collaborare, lui è pienamente coinvolto negli sviluppi della compagnia e posso assicurare che Delta non ha il controllo di Virgin».
Il mercato quello europeo «sta attraversando quel processo di consolidamento già visto negli Stati Uniti una decina di anni fa. Lo sforzo che le compagnie stanno facendo è trovare un nuovo modello di business redditizio per rispondere alla concorrenza delle compagnie low cost», ha aggiunto Bastian. Una concorrenza quella delle low cost che tocca anche i colossi dell’aeronautica che stanno rispondendo introducendo in Europa le tariffe low cost. Delta ha iniziato a testare questa opzione su alcune destinazioni pilota prima di introdurle massicciamente sul mercato . Il modello vincente della joint venture, intanto, è replicato da Delta anche in altre parti del mondo dalla Corea con la Korean Airlines al Sud American con AirMexico, già partners dell’alleanza in SkyTeam. Per una compagnia globale come Delta Air Lines i competitor principali sono le compagnie asiatiche e quelle del Middle East: «Quest’anno investiremo 4 miliardi di dollari nel prodotto e nel rinnovo del 25% della flotta nei quattro prossimi anni», ha aggiunto il Ceo. E’ il caso del nuovo Airbus 350 che sarà introdotto per la prima volta sulla rotta da Detroit per Tokyo dal 31 ottobre a cui si aggiungeranno Singapore e Pechino e da marzo sarà la volta dell’Europa destinazione Amsterdam sempre da Detroit. Entro quest’anno Delta riceverà 5 nuovi A350 su 25 finora ordinati. Entro dicembre andranno “in pensione” gli storici B 747 ed entro il 2020 gli ultimi MD80.
Sulle polemiche sollevate dall'accordo tra Airbus e Bombardier per produrre il modello CSeries negli Usa ad Alabama, il Ceo di Delta ha ricordato che «questo accordo è un’opportunità per gli Usa dal momento che il 50% dei componenti dell’aereo sono prodotti negli States consentendo l’occupazione di oltre 2mila maestranze».
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Mara Monti
 
Il CEO di Delta sembra non prendere in considerazione l'ipotesi che AZ finisca a Lufthansa
L'articolo lascia intendere più di quello che dice in realtà,bisognerebbe sentire cosa ha detto Bastian. In ogni caso DL non sarebbe intervenuta direttamente,il veicolo potrebbe essere Virgin anche se credo siano alla finestra attraverso un fondo.
 
Alitalia, tutti i punti oscuri nell'offerta di Lufthansa

La compagnia tedesca potrebbe portare una gestione efficiente nel vettore. Ma i cittadini hanno diritto di sapere prima delle elezioni alcuni aspetti: quanti saranno i veri esuberi, se Etihad rientrerà in partita senza accollarsi i debiti, chi pagherà i 900 milioni del prestito ponte
di Fabrizio Patti

17 Ottobre 2017 - 11:10

Sia Lufthansa che Easyjet sono dunque nella partita per l’acquisto di Alitalia o per meglio dire di alcune sue parti. Con l’apertura delle buste, alle 18 del 16 ottobre, i due vettori sono risultati tra i sette nomi di possibili acquirenti. Mentre sulle intenzioni di Easyjet si sa poco - ma la storia della compagnia fa pensare a un interesse principalmente per le rotte -, molto di più è uscito nei giorni scorsi sul disegno che ha in mente Lufthansa. Molto ma ancora poco, visto che ci sono ancora ombre su temi chiave, che potrebbero spostare di molto il conto finale per il contribuente italiano: quale sarà il ruolo di Etihad (da alcuni indicata come il vero finanziatore dell’offerta), quale quello di Cdp (che sotto elezioni potrebbe essere tirata in ballo per ridurre gli esuberi), quale il futuro dei dipendenti, in particolare di quelli della manutenzione, della direzione e dell’handling.

Cosa sappiamo
Lunedì 16 ottobre con una nota il gruppo tedesco ha fatto sapere di essere interessato sia al network globale che al business a medio e corto raggio point-to-point. Una formula che in realtà vuol dire poco, perché lascia aperte moltissime soluzioni. Quello che è stato chiarito dai suoi vertici è invece che il vettore è interessato non a tutta l’attuale Alitalia (nata come “good company” della vecchia Alitalia, mentre la bad company si chiama Lai in amministrazione straordinaria), ma una nuova Alitalia. Si tratterebbe quindi di creare una nuova bad company. Il resto è trapelato dalle anticipazioni del Corriere della Sera dello stesso 16 ottobre: l’offerta sarebbe di circa 500 milioni di euro (400 in meno quindi del valore del prestito ponte da 900 milioni accordato dal governo); a interessare sarebbe soprattutto la parte aviation (flotta, piloti, assistenti di volo, slot), mentre rimarrebbe un punto di domanda sulle attività di manutenzione e tutta la parte non aviation, cioè le attività di handling (personale di terra e gestione bagagli). Questo comporterebbe l’assunzione di circa 6mila dipendenti su 12mila. Le attività di corto e medio raggio si ridurrebbero, ma si incrementerebbe la presenza in Italia di Eurowings (ex Germanwings), la compagnia a basse tariffe (ma con costi operativi superiori a quelli di Alitalia) del gruppo Lufthansa.

Come sottolinea Gaetano Intrieri, docente di controllo di gestione all’Università di Tor Vergata (Roma) e consulente aeronautico, «tra le offerte possibili, quella di Lufthansa è la migliore, perché finalmente dopo 30 anni in Alitalia arriverebbero dei manager capaci e che conoscono il settore». Il vettore tedesco può anche vantare un passato di integrazioni di successo, da Swiss International Airlines alla belga Brussels Airlines (nata dalle ceneri della Sabena) ad Austrian Airlines. «Io da cittadino - aggiunge - voglio però sapere quale sarà il conto per i contribuenti di questa operazione».

Sono molte le domande che riguardano l’offerta di Lufthansa e che potrebbero far cambiare il conto per i contribuenti: quale sarà il ruolo di Etihad (da alcuni indicata come il vero finanziatore dell’offerta), quale quello di Cdp (che sotto elezioni potrebbe essere tirata in ballo per ridurre gli esuberi), quale il futuro dei dipendenti, che fine faranno i 900 milioni del prestito ponte pubblico ad Alitalia
Ecco i principali punti da chiarire:

1- Quanti saranno gli esuberi reali?
Ci si può basare solo sulle anticipazioni di stampa. Attualmente i lavoratori in Alitalia sono circa 12mila. Di questi, circa 7mila afferiscono alla parte aviation, tra personale di volo (circa 4.500 persone), manutenzione e direzione. Gli altri fanno parte dell’area di handling, la quale conta anche una buona fetta di personale con contratto a tempo determinato. Circa 1.300 persone sono in cassa integrazione (il numero è variabile in base ai mesi). Se fossero vere anticipazioni e l’offerta di Lufthansa di tenere 6mila persone fosse relativa solo alla parte aviation, si tratterebbe di un taglio di mille dipendenti sulla parte aviation. «Bisogna verificare se questi numeri siano veri», mette in guardia Nino Cortorillo, segretario nazionale della Filt-Cgil. Secondo il sindacalista se l’operatività dei voli rimanesse in piedi, i tagli sul personale viaggiante sarebbero limitati, perché il personale in volo non può essere tagliato per motivi di sicurezza. Le integrazioni delle compagnie effettuate in passato non sono troppo rassicuranti. Se è vero che il gruppo ha assicurato a ciascuno dei tre Paesi in cui è entrata da acquirente (Svizzera, Austria, Belgio, ndr) un proprio ruolo nel network, è anche vero che «il volato è stato drasticamente ridotto, nel caso della Swiss di circa il 30% - nota Cortorillo -. In ogni caso ogni caso è diverso, perché l’Italia ha un mercato interno che gli altri tre Paesi non avevano».

Molto più in dubbio è il destino di chi lavora negli uffici direzionali: i casi delle acquisizioni precedenti, nota il sindacalista, dicono che Lufthansa tende a centralizzare fortemente tale funzioni. Anche sulla manutenzione pesante, oggi divisa tra Israele (IAI-Bedek) e Napoli (Atitech), ci sono molte nubi. Basti pensare che la Lufthansa Technik, basata a Francoforte, ha un fatturato di 5 miliardi di euro, superiore a quello dell’intera Alitalia (3,3 miliardi nel 2015). Tutto andrà negoziato, ma è possibile che Lufthansa potrebbe voler tenere in Italia solo la manutenzione leggera di linea, cioè quella che si effettua direttamente negli aeroporti.

2- Saranno prese in considerazione offerte separate per voli e handling?
Sul fronte del lavoro, il più grande punto di domanda riguarda i lavoratori del settore handling. La gara è stata congegnata come unica ma con la possibilità in subordine di dividere le offerte tra aviation e handling. Se Lufthansa è interessata solo alla parte aviation (non è chiarissimo dallo scarno comunicato di ieri), è possibile che siano prese in considerazione altre offerte giunte solo per la parte di handling? Alcuni rumors nei giorni scorsi andavano in questa direzione. Sarebbe il famoso “spezzatino” che il governo avrebbe voluto evitare. In caso di acquisizione da parte di un altro operatore (tra i maggiori c’è Airport Handling, ex Sea Handling, ora partecipato dal colosso Dnata del gruppo Emirates), è tutta da verificare la quota dei lavoratori Alitalia che sarà assorbita.

Nella parte di volo, se l’operatività fosse confermata, i tagli ai dipendenti sarebbero per forza di cose limitati. Molto dipenderà da quanti voli saranno tagliati. Più problematiche sono le prospettive per le funzioni direzionali e per la manutenzione pesante. Un grande punto di domanda riguarda poi le attività di handling, a cui Lufthansa non sembra interessata

3- Che ruolo avrà Etihad?
Un altro rumor da verificare è quello che riguarda il ruolo di Etihad. Il vettore di Abu Dhabi, già presente con il 49% in Alitalia, potrebbe giocare un ruolo finanziario di primaria importanza nell’offerta di Lufthansa. Secondo le anticipazioni del Corriere questo ruolo è ancora da definire. «Stiamo assistendo a un rientro dalla finestra di una società che scaricherebbe i debiti della vecchia Alitalia verso la bad company? È una domanda a cui da cittadino vorrei una risposta», sottolinea Gaetano Intrieri.

4- Che fine faranno i 900 milioni del prestito ponte?
Legata alla domanda precedente c’è quella della fine che faranno i 900 milioni (600 più i 300 appena rinnovati) del prestito ponte accordato dal governo? La formula di una “nuova Alitalia” usata da Lufthansa lascia presagire una nuova divisione della società, tra una good company da acquisire da parte del vettore tedesco (o di chi vincerà la gara) e una bad company che, come nei casi precedenti di Alitalia - Linee Aeree Italiane S.p.A. in amministrazione straordinaria, sarà riempita dei debiti della vecchia società. Citiamo da Wikipedia: «Il costo diretto per lo Stato della vendita a Cai ammonta a 1700 milioni per la mancata vendita ad Air France, più 1.200 milioni di debiti rimasti (al 2012) alla cosiddetta "bad company" statale Alitalia LAI dopo la vendita di tutte le attività, più i 300 milioni del cosiddetto "prestito-ponte", dichiarato aiuto di stato illegittimo dalla Corte di giustizia europea. Il calcolo non considera i costi sociali per i licenziamenti, le società aeroportuali pubbliche come Sea e i risparmiatori». Ricapitolando: il precedente prestito ponte rimase in pancia alla bad company. Solo per avere un’idea di quello che ci aspetta, come contribuenti.

«Stiamo assistendo a un rientro dalla finestra di una società, Etihad, che scaricherebbe i debiti della vecchia Alitalia verso la bad company? È una domanda a cui da cittadino vorrei una risposta»
Gaetano Intrieri, Università di Tor Vergata e consulente aeronautico

5- Cdp metterà dei soldi?
Altri soldi pubblici arriveranno da Cdp? È una delle ipotesi che sono state ventilate nei giorni scorsi. L’intervento della Cassa Depositi e Prestiti o di un fondo come F2i potrebbe essere volto a limitare gli effetti occupazionali di un piano Lufthansa “lacrime e sangue” (questa l’ipotesi rilanciata da Teleborsa lunedì 16 ottobre). Secondo Andrea Giuricin, docente di Economia dei trasporti all’Università Bicocca di Milano, è uno scenario realistico. I contorni sarebbero tutti politici. «Non credo che la scelta di spostare la decisione definitiva su Alitalia ad aprile sia stata solo un modo per rimandare il problema dopo le elezioni. Penso invece che Matteo Renzi voglia usare la carta di Alitalia in campagna elettorale. È l’unico che potrebbe farlo. Berlusconi sulla quesione non può parlare, dopo il clamoroso errore del 2008 (quando bloccò la vendita ad Air France in nome dell’italianità della compagnia, ndr). Grillo è invece diviso tra la battaglia contro gli sprechi pubblici e quella contro i licenziamenti, non riesce ad avere una posizione chiara». Di qui l’ipotesi che in campagna elettorale l’ex premier e segretario del Pd metta in campo Cdp (già usata peraltro in molte crisi industriali recenti, come l’Ilva). «Penso che sia per questo che a maggio non diede seguito ai suoi annunci sul piano per Alitalia». Tutto bene? No, perché per l’economista dei trasporti il tempo passato è stato perso e a dimostrarlo sarebbe proprio la richiesta di un nuovo prestito ponte, segno che i 600 milioni di euro precedentemente ricevuti sono stati intaccati. «Se una compagnia perde soldi in estate, quando è praticamente impossibile andare in rosso, vuol dire che i mesi invernali saranno durissimi. È uno scenario molto preoccupante».

6- Quale sarà l’hub italiano?
Tra le varie questioni da risolvere ci sarà poi quella della scelta dell’hub. È molto probabile che Lufthansa (se sarà la sua l’offerta migliore) scelga Roma Fiumicino, dove è stato approvato un masterplan per un enorme ampliamento. Avverte però Intrieri che una società come Lufthansa potrebbe non scartare l’opzione di Malpensa, perché in passato sono stati lasciati crescere anche hub vicini ai propri confini, come Vienna. Anche in questo caso, la differenza dal punto di vista occupazionale non sarebbe da poco per un territorio come quello romano.

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