di Guido Piga OLBIA. Fallite le trattative con i sindacati, Meridiana annuncia 150 licenziamenti per non fallire. La compagnia metterà a terra 9 aerei (5 a Olbia, 2 a Firenze e 2 a Verona), cancellerà le rotte meno redditizie (quelle delle continuità territoriale non si toccano), ma la drastica decisione, presa ieri all’unanimità dal cda, non avrà effetto immediato: ci sono 45 giorni per riavviare il dialogo e trovare una soluzione alternativa. L’azienda punta ai contratti di solidarietà («lavorare tutti, guadagnare meno»), vincolando però questa opzione a una successivo taglio degli stipendi. E’ una sfida aperta ai sindacati: o si fa così o si chiude. Non è la prima volta che Meridiana annuncia i licenziamenti. Ma le differenze rispetto al passato, l’ultima volta era stata nel 2005, sono sostanziali. Stavolta, la decisione l’ha presa il cda, senza un preventivo accordo con i sindacati. In più, la procedura di mobilità (così come recita la legge 223), non servirà per accompagnare alla pensione i lavoratori più anziani. Verranno licenziati - in larga parte piloti e assistenti di volo - quelli con meno anni di servizio. E prima di questi verranno mandati a casa molti stagionali. Centinaia di lavoratori, soprattutto di Olbia, sono dunque a rischio. «Se qualcuno pensava che la crisi non fosse vera, ora ha la prova che si era sbagliato» ha detto Claudio Miorelli, citando il discorso di Obama appena eletto presidente, ad alcuni interlocutori istituzionali. Lo spettro dei licenziamenti è la prima conseguenza dello stato di crisi dichiarato dal consiglio d’amministrazione. Il cda ha proceduto dopo che il consigliere Miorelli ha spiegato all’organo esecutivo che le trattative con i sindacati per rifare i contratti, e ridurre il costo del lavoro, non avevano portato a un’intesa. Prima Cgil, Cisl e Uil, infine le associazioni dei piloti, hanno detto no alla proposta di taglio degli stipendi del 30 per cento. Preso atto del fallimento dei negoziati, il cda, all’unanimità (salvo l’astensione di Fabrizio Corradini, rappresentante dei dipendenti-azionisti), ha avviato la richiesta per la mobilità di 150 dipendenti. L’amministratore delegato Gianni Rossi ha chiarito che, nel difficile contesto del trasporto aereo, Meridiana non è in grado, con i suoi alti costi, di reggere la concorrenza delle low cost e, più ancora, di Cai. E dunque, deve alleggerirsi, pena rischiare il fallimento. La compagnia - che a ottobre ha restituito un Md82 alla società di leasing da cui li affitta, riducendo la flotta da 18 a 17 aerei - ipotizza di mettere a terra altri nove velivoli: cinque a Olbia, e due a testa nelle altre basi, Verona e Firenze. Non saranno più coperte le rotte meno redditizie. Non saranno toccate quella della continuità territoriale, che, secondo la compagnia, rappresentano il 40 per cento del proprio fatturato. Una cura dimagrante pesantissima che, in serata, ha fatto scattare l’allarme tra i dipendenti. I sindacati, che attendono la comunicazione ufficiale dell’ad sull’esito del cda, hanno temuto che la decisione sui nove aerei fosse immediata. «Assicuriamo che non è così, perché non potrebbe essere altrimenti: abbiamo avviato la procedura, i tagli alle rotte avverrano se non sarà trovata una soluzione alternativa» spiega Loredana De Filippo, responsabile delle pubbliche comunicazioni di Meridiana. Per trovare quell’intesa sfuggita in quattro mesi di trattative, la legge dà ad azienda e sindacati 45 giorni di tempo. È la “zona Cesarini” evocata da Miorelli in tutti gli incontri. C’è un’ultima chance che l’azienda vincola, però, a una condizione durissima. Meridiana ha accelerato sulla mobilità un po’ per dare un segnale forte ai dipendenti, un po’ perché doveva correre per avere la possibilità, nel caso si arrivi a un’intesa, di attingere ai fondi degli ammortizzatori sociali (i soldi sono pochi, e molti di questi potrebbe prenderseli Alitalia). L’ipotesi è di ottenere dai sindacati il sì, in alternativa ai licenziamenti, ai contratti di solidarietà («lavorare tutti, guadagnare meno»). Come era successo in passato. Ma Meridiana farebbe questo passo solo in cambio, poi, della revisione dei contratti, con la sforbiciata del 30 per cento sui costi. Come dire: prendere o lasciare...(La Nuova Sardegna)