Immagino che per EK diventerà assai più difficile (e costoso...) ottenere crediti per ampliare la flotta.
Il rischio paese di Dubai sale ancora, Cds alle stelle
a cura di Alberto Annicchiarico
27 NOVEMBRE 2009
L'allarme sulla possibile insolvenza di Dubai World, la holding dell'emirato che ha chiesto mercoledì di congelare i propri debiti per sei mesi (che ammontano in totale a 59 miliardi di dollari), resta altissimo sui mercati internazionali, che ieri hanno vissuto una giornata di passione.
La tensione degli investitori non cambia, però i programmi degli sceicchi, che si apprestano a dare il via al «più grande spettacolo pirotecnico nella Storia dell'umanità», come scrive il quotidiano degli Emirati Arabi Uniti al Ittihad. L'occasione è offerta dai festeggiamenti per il 38° anniversario dell'indipendenza di Abu Dhabi, ma ai festeggiamenti partecipa anche lo sceicco e primo ministro di Dubai, Mohammed Bin Rashid Al Maktoum.
Raddoppia il costo per assicurare il debito
Eppure non ci sarebbe granché da festeggiare. Nonostante l'esposizione delle banche nel mondo sia consistente (intorno ai 40 miliardi di dollari) ma alla fine l'incidenza sugli utili non sembri (almeno per quanto delineato da alcuni studi) giustificare il panico di ieri, i credit default swaps (Cds) a cinque anni di Dubai, cioè il costo per assicurare il debito sovrano dell'emirato del Golfo, sono ulteriormente schizzati oggi di 134 punti 670 punti base. Si tratta di un livello doppio rispetto a quello di una settimana fa, precedente lo scoppio della crisi finanziaria.
In pratica ci vorrebbero 670mila dollari (contro i 318mila di martedì) per assicurarsi per cinque anni 10 milioni di dollari di debito sovrano. Le bad news hanno contagiato anche il vicino Abu Dhabi, i cui Cds sul debito sovrano sono saliti a 183 punti base contro i 160 della chiusura di giovedì.
I Cds per assicurare la Dubai Ports World, maggior operatore portuale del medio Oriente, una controllata della holding statale Dubai World sono saliti di oltre 200 punti base a 810. Lo stato di Dubai, secondo gli operatori, non garantisce il debito delle controllate Dubai World e Nakheel (attiva nel settore immobiliare). La crisi in Dubai ha spinto al rialzo anche i Cds dei vicini emirati come quelli di Abu Dhabi saliti di 24 punti a 184,2 punti base, quelli del Qatar di 5 a 129 punti pbm come indicato dalle quotazioni di Cma DataVision.
Le preoccupazioni sulla tenuta finanziaria di Dubai hanno influenzato negativamente, pur in modo leggero, anche le corporate europee. L'indice iTraxx Europe, che registra il costo di assicurazione per un paniere di 125 società investmement-grade ha visto aumentare la quotazione di 2,5 punti base dopo un'apertura in rialzo di 5 punti base. In salita anche il rischio paese di Grecia e Irlanda, in questa fase anello debole della catena nell'area dell'Unione europea. Quanto al calo dei rendimenti dei titoli di stato è proseguito anche questa mattina: il Treasury scadenza biennale è sceso di 9 punti base allo 0,66% dopo avere toccato i minimi dal 17 dicembre 2008. Sempre attorno ai 75 dollari il petrolio, mentre lo yen sta vivendo una giornata di gloria anche contro il dollaro, a conferma del ruolo di valuta rifugio.
L'evoluzione della crisi
Cosa succederà a questo punto? In attesa di una comunicazione ai mercati annunciata per lunedì circolano varie ipotesi. Potrebbe, tra l'altro, intervenire in auto il vicino emirato di Abu Dhabi, che a differenza di Dubai fonda la propria ricchezza sul petrolio. Secondo uno studio della banca elvetica Ubs all'origine dell'annuncio shock di mercoled' potrebbe esserci stato proprio un sostegno di Abu Dhabi meno generoso, oppure un indebitamento più alto di quanto si pensasse o forse una mossa premeditata per affrontare una volta per tutte i problemi del mondo societario del Dubai. La richiesta-shock di moratoria del debito di Dubai World avanzata dall'Emirato, del resto, «non può essere stata presa alla leggera, date le gravi implicazioni per la reputazione degli Emirati» sui mercati finanziari, colti di sorpresa.
Vulnerabilità e problemi del Dubai, in realtà, non sono una novità, sottolinea Ubs: niente petrolio, niente risparmi, un debito stimato a 80-90 miliardi di dollari pari al 100% del Pil e una grossa bolla immobiliare. Tuttavia negli ultimi due mesi la situazione sembrava migliorata e recentemente lo sceicco Mohammed bin Rashid al Maktoum aveva rassicurato gli investitori sull'affidabilità dell'Emirato.
I tre possibili scenari
Data la "mancanza di trasparenza", si possono avanzare solo scenari sui motivi dell'improvvisa ristrutturazione del debito. Il primo ipotizza che l'Abu Dhabi intenda soccorrere il Dubai solo dopo che l'Emirato avrà fatto ordine in casa propria, il che solleverebbe preoccupazioni sullo stato delle relazioni tra i due emirati. Il fondo sovrano dell'Abu Dhabi ha asset per 500 miliardi di dollari e fare fronte alla scadenza di 3,5 miliardi del 14 dicembre del debito Nakheel non avrebbe dovuto essere un grosso sforzo, se ci fosse stata la volontà politica di farlo.
In alternativa potrebbe essere una mossa premeditata da parte di entrambi i Governi, che hanno voluto riportare responsabilità e affidabilità nel settore societario dell'emirato, evitando la scorciatoia dei salvataggi che non avrebbe solo rinviato il problema del moral hazard. Oppure, ultima ipotesi, i problemi finanziari del Dubai sono peggiori di quanto si pensi e il debito dell'Emirato considerando le passività off-balance, è superiore alle cifre circolate finora, il che potrebbe implicare effettive difficoltà a fare fronte alle scadenze.
Secondo gli analisti di Ubs, è probabile che si tratti di un mix dei tre scenari, che oltre al grave danno che sta causando ora potrebbe tuttavia avere positive implicazioni nel medio termine. Permettendo alle forze di mercato di svolgere il proprio ruolo, il Dubai potrebbe infatti ripartire su basi più solide. Insomma "un danno adesso, ma un guadagno futuro". Il punto interrogativo, tuttavia, é d'obbligo.
Nella City le banche europee più inguaiate
Royal Bank of Scotland è il primo intermediario finanziario di Dubai World, mentre Hsbc è l'istituto più esposto nei confronti degli Emirati Arabi Uniti. È quanto afferma JPMorgan in un rapporto, citato dall'agenzia Bloomberg, in cui si precisa che Rbs dal gennaio 2007 ha gestito 2,28 miliardi di dollari di investimenti finanziari per conto di Dubai World, e che Hsbc aveva un'esposizione di 17 miliardi di dollari a fine 2008. Nel rapporto si indica inoltre che
le banche estere hanno 47,1 miliardi di dollari a rischio.
http://www.ilsole24ore.com/art/Sole...58-11de-99ed-4b0001e0f409&DocRulesView=Libero
Io dico che le banche, ammesso che concedano ulteriori crediti ad uno stato a rischio default, chiederanno interessi folli. EK è stata iperfinanziata negli anni d' oro, altrimenti non avrebbe certo l' attuale flotta. Per il futuro prossimo credo che lo sceicco abbia ben pochi soldi da mettere nella compagnia aerea e le banche non possono non tener conto che la proprietà della stessa (la famiglia reale) ha i debiti di cui sopra ai quali non sa come far fronte.