Cai non presenta (ma poi presenta) l'offerta per Alitalia

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Bruxelles, antitrust, prezzo: ultime incognite per i soci

di Gianni Dragoni

1 NOVEMBRE 2008


È arrivata ad appena quattro ore dalla scadenza dell'ultimatum (il primo di una lunga serie, peraltro) l'offerta vincolante della Cai «per l'acquisizione di beni e asset di Alitalia», cioè la parte buona della disastrata compagnia. Questa sofferta decisione, come dimostra anche la gestazione della pratica, ritmata ieri pomeriggio dall'andirivieni a Palazzo Chigi dei sindacati e dei vertici della Cai, Roberto Colaninno e Rocco Sabelli, fa compiere un passo avanti importante al piano di salvataggio dell'Alitalia in tinte tricolori, voluto dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

Ma restano alcune incognite intorno al buon fine dell'operazione, vista da più parti come l'unica possibilità di evitare il fallimento della compagnia pubblica. Compagnia che tuttavia a fine settembre, nonostante gli allarmi del commissario Augusto Fantozzi, aveva ancora 245 milioni di liquidità, 16 milioni in più rispetto a fine agosto.

La presentazione dell'offerta è «condizionata ad una decisione non pregiudizievole per l'acquirente da parte della Commissione europea e all'assenza di prescrizioni da parte dell'Autorità garante della concorrenza e il mercato», rileva il comunicato della società.

La prima richiesta è che la Ue non contesti ai futuri proprietari privati di aver ricevuto aiuti di Stato, in particolare non chieda la restituzione del prestito ponte da 300 milioni di euro deciso il 23 aprile scorso dal Governo Prodi, d'intesa con Berlusconi fresco vincitore delle elezioni. Una decisione di Bruxelles è attesa per il 12 novembre.

La seconda condizione posta da Colaninno e Sabelli è un po' più difficile da interpretare: chiedono che l'Antitrust non imponga «prescrizioni» alla nuova società. La «nuova Alitalia», risultante dalla somma tra la parte migliore (senza debiti ed esuberi) della compagnia pubblica e il principale concorrente nazionale, Air One, avrà il monopolio su molte rotte nazionali, a cominciare dalla Roma- Milano Linate, dove i due vettori hanno una quota di mercato superiore al 90 per cento.

È possibile che l'Antitrust non intervenga? Il decreto sul salvataggio Alitalia affievolisce i poteri dell'Autorità guidata da Antonio Catricalà su questa concentrazione, ma non li elimina. Inoltre resta intatta la competenza dell'Antitrust europeo.È possibile quindi che per ragioni di concorrenza vengano chiesti alla Cai alcuni rimedi, dalla rinuncia ai preziosi slot a Linate come in altri aeroporti affollati,all'indicazione di condizioni sui prezzi. Sarà la società acquirente a valutare se eventuali interventi sono compatibili con il proprio piano.

Il punto più delicato dell'offerta è il prezzo. La società non lo ha reso noto, salvo ricordare che il lavoro svolto ha consentito di «raccogliere (...) oltre venti gruppi imprenditoriali, disposti ad investire oltre un miliardo di euro per ristrutturare e rilanciare il comparto aereo del Paese intorno ad Alitalia e Air One ».L'offerta iniziale non vincolante ha indicato un valore di 3-400 milioni per le attività di Alitalia, in parte da pagare con l'accollo di debiti, in parte minore (circa 100 milioni) per cassa. Quest'offerta non assegnava alcun valore agli slot di Alitalia negli aeroporti europei, che alcuni esperti calcolano invece in almeno 6-700 milioni, se non di più. Da qualche giorno circola la stima di un valore di 900-1.000 milioni attribuito all'intera Alitalia dagli advisor del venditore, Rothschild (per Fantozzi) e Banca Leonardo (per il Governo). Se questa stima fosse confermata, Cai dovrebbe migliorare la sua offerta.

Non sono state date informazioni sui valori di acquisto di Air One. Colaninno ha guardato a fondo i valori degli aerei in leasing e della società e ha chiesto a Carlo Toto di abbattere il prezzo rispetto ai 300 milioni indicati dal piano Fenice. Come si concluda il confronto ancora non è chiaro. Infine il partner estero, che avrà circa il 20% della nuova Alitalia: la scelta ormai è caduta su Air France-Klm. Lufthansa voleva comandare subito, i francesi si accontentano di assumere il controllo pieno tra cinque anni.
 
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Bruxelles, antitrust, prezzo: ultime incognite per i soci

di Gianni Dragoni


Il punto più delicato dell'offerta è il prezzo. La società non lo ha reso noto, salvo ricordare che il lavoro svolto ha consentito di «raccogliere (...) oltre venti gruppi imprenditoriali, disposti ad investire oltre un miliardo di euro per ristrutturare e rilanciare il comparto aereo del Paese intorno ad Alitalia e Air One ».L'offerta iniziale non vincolante ha indicato un valore di 3-400 milioni per le attività di Alitalia, in parte da pagare con l'accollo di debiti, in parte minore (circa 100 milioni) per cassa. Quest'offerta non assegnava alcun valore agli slot di Alitalia negli aeroporti europei, che alcuni esperti calcolano invece in almeno 6-700 milioni, se non di più. Da qualche giorno circola la stima di un valore di 900-1.000 milioni attribuito all'intera Alitalia dagli advisor del venditore, Rothschild (per Fantozzi) e Banca Leonardo (per il Governo). Se questa stima fosse confermata, Cai dovrebbe migliorare la sua offerta.
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Data la crisi finanziaria e la flotta ormai vetusta di AZ, il valore degli assets è destinato comunque a calare vertiginosamente. Mi sorprende la valutazione di 1000 Milioni di €.
 
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1/11/2008 (7:37) - TRATTATIVA ALITALIA - IL RETROSCENA

Berlusconi a Colaninno: "Ora firmi"

La spinta del premier:
«Il governo vi è venuto incontro.
Sta a voi mostrare coraggio»


AUGUSTO MINZOLINI
ROMA
L’ultima spinta, quella vera, Silvio Berlusconi l’ha data insieme a Gianni Letta al presidente di Cai, Roberto Colaninno, dopo aver insistito per tutto il giorno con i soci che fanno parte della cordata che sta per rilevare Alitalia, chiamandoli ad uno ad uno. Il premier era fuori di sé. La riapertura del «caso» Alitalia in una situazione che vede il governo già impegnato sul fronte della crisi economica e della scuola, lo aveva davvero reso furioso. E nel colloquio a tre si è sfogato contro questo Paese che non vuole modernizzarsi, riformarsi, che rischia di essere troppo arcaico e lento per tenere il ritmo degli altri Paesi.

«L’Italia - ha spiegato ai suoi interlocutori - è il Paese dei veti e dei ricatti. E’ una situazione inaccettabile. Succede sulla scuola e adesso qualcuno vuole riaprire il caso Alitalia. Sempre con le stesse logiche. Caro Colaninno devi andare avanti. Non è pensabile che una compagnia come Alitalia che ha il suo valore - le ultime valutazioni che sono state fatte lo dimostrano - debba fallire solo per il “no” dei piloti. Noi vi siamo venuti incontro come governo. Non poco. Ora siete voi che dovete mostrare il coraggio necessario. Se i sindacati confederali accetteranno, come chiedete, di firmare il contratto, voi dovete presentare l’offerta. Farete la compagnia con chi ci sta. I piloti non ci stanno? Assumerete voi chi volete. Mettete da parte i dubbi e andate fino in fondo. A questo punto non potete assolutamente tirarvi indietro».

Messa così era difficile per Colaninno e per gli altri soci Cai tirarsi indietro. Anche se da quelle parti da qualche settimana i timori di fare un buco nell’acqua avevano fatto aumentare in qualcuno la tentazione di mollare tutto, magari usando come alibi l’atteggiamento poco collaborativo dei piloti. «Ho parlato con Colaninno una decina di giorni fa e non mi sembrava più entusiasta come all’inizio di questa avventura - racconta il presidente della Commissione Trasporti, Mario Valducci -. L’idea di dover tentare un’operazione difficile con il sindacato dei piloti che voleva ancora mettere bocca sulla gestione dell’azienda non gli andava a genio. Ora, magari con l’aiuto di qualcuno, la Cai ha dimostrato di avere quel pizzico di decisionismo indispensabile in questi frangenti: se il sindacato dei piloti non firmerà, li chiameranno ad uno ad uno proponendogli l’assunzione e vedrete che il 70% dirà di sì».

Quindi, ieri sera dopo una giornata pesante, in cui in consiglio dei ministri aveva tirato le orecchie a Gianfranco Rotondi per aver partecipato a Ballarò («ha rotto l’embargo») e aveva calmato con le buone ma anche con una certa fermezza l’irritazione di Renato Brunetta nei confronti di Giulio Tremonti (il giorno prima il ministro dell’Economia aveva mandato un suo funzionario a “controllare” l’andamento delle trattative per la firma del protocollo di intesa per il contratto del pubblico impiego), il premier è riuscito a tirare un sospiro di sollievo: «L’Alitalia sopravviverà anche dopo la mezzanotte di oggi». La giornata di ieri, infatti, è stata un susseguirsi di momenti delicati. Racconta un ministro impegnato nella trattativa: «Diciamoci la verità, piloti e hostess li avevamo già persi. Da giorni avevamo capito che sarebbero andati alla rottura. L’importante per noi era portare alla firma tutti i sindacati confederali per convincere Cai a presentare l’offerta. Solo che ieri pomeriggio la Cgil - al solito - ha accettato all’inizio di firmare solo un documento e non il contratto ponendo questioni tecniche. Un atteggiamento determinato, almeno questa volta, non da una logica politica, ma dal rispetto dei soliti rituali sindacali. Roba del secolo scorso. Questo ha fatto irrigidire Cai che da settimane era assalita da dubbi. Per cui abbiamo corso il rischio che saltasse il tavolo solo perché qualcuno voleva ripetere i minuetti di un tempo. Poi alla fine ha prevalso il buonsenso».

Appunto, ieri per ore si è andati avanti con alti e bassi, rasentando più volte il ciglio del precipizio. Tant’è che nell’opposizione gente come Di Pietro, il leader di Rifondazione Ferrero e l’ex dc Vietti, già indicavano nel governo e in particolare in Berlusconi il responsabile dell’ipotizzato fallimento della compagnia. «La famosa cordata Berlusconi - aveva tuonato per tutto il pomeriggio l’ex pm - altro non era che un maldestro tentativo di accaparrarsi i beni dell’Alitalia alle spalle dei lavoratori. Adesso che la trattativa è fallita il governo faccia un bagno di umiltà e rimetta all’asta l’Alitalia». C’è, insomma, chi ha quasi tifato per la rottura, considerandola un obiettivo positivo. E’ un atteggiamento che appartiene alla politica italiana e che ieri, a fine giornata, è stato oggetto di una riflessione amara del Cavaliere con alcuni dei suoi consiglieri. «C’è chi non vede l’ora - ha fatto presente - di strumentalizzare i problemi, addirittura i drammi di questo Paese, a fini politici. E c’è chi nella difesa dei propri privilegi non si rende neppure conto della crisi che stiamo attraversando. Ci vorrebbe un po’ di ottimismo e, invece, c’è chi è pronto a pronunciare dei “no” irresponsabili a costo di far fallire un’azienda. E chi fomenta la piazza su temi delicati come la scuola per coprire le proprie contraddizioni».

E ora tocca all’Ue e al partner straniero: superato lo scoglio del contratto e delle modalità di assunzione con i sindacati, il nuovo «D-Day» del piano Fenice dovrebbe essere il 12 novembre. In quella data, infatti, si attende il responso della Ue sul prestito ponte da 300 milioni, varato ad aprile dal Tesoro. Secondo indiscrezioni riportate dai media francesi, il 12 novembre dovrebbe essere anche il giorno in cui Cai annuncerà la scelta del partner straniero: in corsa sempre Air France e Lufthansa, mentre sembra più lontana l’ipotesi di British Airways, con la quale però non sono stati sospesi i contatti. Cai ha una trentina di giorni per mettere a punto tutto i dettagli: il commissario Augusto Fantozzi, ha infatti detto di avere liquidità fino al primo dicembre. Ma alcuni adempimenti sono già stati compiuti: è il caso della domanda per il certificato di operatore aereo che la società presieduta da Roberto Colaninno ha già presentato il 23 ottobre, e quello per la licenza di esercizio di vettore aereo consegnata all’Enac il giorno dopo.
 
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1/11/2008 (10:16)

"Si può superare il ricatto
di certe parti sindacali"


Passera dopo la grande paura:
«Ora abbiamo soldi e progetto»



TEODORO CHIARELLI
TORINO
Sono più o meno le 20,45 quando Corrado Passera apre la portiera dell’Audi di servizio al termine di una giornata dall’esito per nulla scontato. Alle sue spalle si chiude il pesante portone della sede romana di Banca Intesa SanPaolo in via del Corso. Un’occhiata verso palazzo Chigi, dove il tenace Gianni Letta ha tenuto le fila dell’ennesima stressante trattativa sul destino di Alitalia, un sospiro di sollievo e via nella piovosa serata della capitale.

È finalmente soddisfatto, l’amministratore delegato di Intesa che una soluzione per la compagnia di bandiera ha fortissimamente voluto e tenacemente costruito. «Alla fine è stata una buona giornata - confida a chi è riuscito a raggiungerlo sul telefonino - Abbiamo dimostrato che il ricatto di una certa parte sindacale si può superare». Niente trionfalismi, per carità, non è nel suo stile. Però un sorriso raggiante per una vicenda che sembra concludersi bene, ma che ancora poche ore prima sembrava sul punto di crollare verso la catastrofe irreparabile, segnata da bassissimi interessi corporativi, beh, questo sì.

Ai suoi collaboratori Passera aveva in precedenza sottolineato come ancora una volta l’Anpac, l’associazione dei piloti, avesse posto all’ultimo momento condizioni inaccettabili. Condizioni che altre organizzazioni finivano per subire. Ma fortunatamente poi i sindacati confederali hanno tenuto duro, non si sono divisi e sono stati convinti della bontà dell’accordo proposto. Ma c’è un altro aspetto che sta a cuore al top manager bancario: la sorte della Cai, la società guidata da Roberto Colaninno e Rocco Sabelli che coagula la cordata di diciotto imprenditori interessati a rilevare Alitalia.

«Se si sono registrate eventuali tentazioni di uscire dalla cordata - spiega - queste non vanno sopravvalutate. Sono contento di come Cai abbia tenuto. Ora abbiamo i soldi e c’è un progetto industriale serio. Certo, c’è ancora tanta strada da fare. Dobbiamo passare il vaglio dell’Europa e risistemare un’azienda devastata da anni di pessima gestione. Ma siamo ancora qui e andiamo avanti». Chi lo incontra prima di cena non può fare a meno di cogliere un ultimo lampo di soddisfazione.

Passera ripensa alle polemiche e agli sfottò sull’impresa disperata di raddrizzare Alitalia e chiosa: «Siamo solo all’inizio e ci fanno la corte le prime tre compagnie aeree europee». Certo, non c’è tempo da perdere per il teatrino politico-sindacale. La compagnia affidata alle cure del commissario Augusto Fantozzi ha liquidità sino al primo dicembre (in cassa ci sono solo 245 milioni). E la licenza provvisoria dell’Enac, grazie alla Cai, vale appena sino a marzo 2009.
 
http://www.inviatospeciale.com/2008/10/alitalia-la-scenggiata-di-cai-e-berlusconi/



31 Ottobre 2008, 21:03

La Compagnia di Colaninno tenta di sfilarsi da Alitalia. Subito i giornali danno la colpa ai sindacati. Ma come tutti i ‘troppo fedeli’ non capiscono che a Berlusconi serve il successo. A tutti i costi.

Nella giornata sono successe molte cose, ma è necessario un avvertimento preliminare per il lettore. L’informazione sulla crisi di Alitalia fin dall’inizio dell’affaire è viziata da una fortissima dose di propaganda. In parole semplici, la gran parte delle notizie diffuse sono ‘pettinate’, ovvero diffuse su ordinazione.

Dall”Unità’ a ‘Repubblica’, passando per il ‘Corriere’, i giornali online titolano subito, più o meno: “No di assistenti di volo e piloti, Cai ritira l’offerta”. Se ne deduce che l’ostilità dei rappresentanti dei lavoratori ha messo i ‘capitani coraggiosi’ di fronte ad uno scenario talmente complesso da non lasciare altra possibilità dal ritiro. Mai cosa fu tanto improbabile.

Quando fuori da Palazzo Chigi hanno cominciato a filtrare le prime notizie sulla firma di un accordo da parte di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, sottoposto alla supervalutazione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, molti dei presenti, giornalisti compresi, hanno detto: “Cai è partita, la cosa è fatta”.

In realtà non era affatto così ed infatti dopo un’oretta Cai ha tentato di rinunciare. Non certo per il disaccordo delle sigle sindacali aziendali e di Sdl, ma per la probabile difficoltà da parte della società guidata da Colaninno a recuperare i due miliardi di euro necessari per avviare l’operazione senza correre troppi rischi, ché i tempi non sono dei migliori.

La cosa era chiara da tempo, perché i singolari stop and go dei rappresentanti di Cai negli incontri dei giorni scorsi sembravano suggerire un tentativo di costruire un disequilibrio che giustificasse la fuga. Senza doversene assumere la responsabilità.

Il sottosegretario Letta nel summit ‘definitivo’ di mezzogiorno, dopo aver presentato un’ipotesi prendere o lasciare, è arrivato a porsi come ’supervisore insindacabile’ nel caso qualcuno dei protagonisti della trattativa aprisse un contenzioso sulla interpretazione della congruità tra criteri di assunzione e contratti e accordo quadro di fine settembre.

Cai, inseguendo la logica del massimo profitto col minimo rischio, ha imposto fino ad oggi condizioni quasi impossibili da accettare. Chi lo ha fatto ha deciso su ‘basi politiche’, non certo di garanzie per i lavoratori.

Inoltre alcune domande. Quando mai si è visto che una trattativa tra le parti si risolve con la nomina di un terzo soggetto, il governo, che dirime ‘in modo insindacabile’ le controversie? Davvero una concezione da ‘regime’ delle relazioni sindacali, dove l’esecutivo non è più soggetto di mediazione, ma parte tra le parti, per altro in posizione prevalente, perché possessore dell’ultima parola. Eppure il sottosegretario lo fa, interviene nella dinamica stessa delle relazioni sindacali e i sindacati confederali accettano. E’ il secondo caso nello stesso giorno, perchè sul pubblico impiego la Cgil denuncia un caso analogo, ma nell’altro caso, però, reagisce.

Rapidamente Cai riunisce il suo oceanico cda e decide di ritirare la propria disponibilità, ma solo sospendendo la seduta del consiglio. Quasi fosse previsto il modo per fuggire dall’impresa, ormai non più nel cuore di nessuno dei partecipanti, ma sapendo di dover fare i conti col Cavaliere.

Cominciano i guai per Berlusconi, perché nonostante le sue capacità di indirizzare l’informazione verso direzioni utili al centro-destra, nel breve periodo le prevedibili azioni di protesta del personale di Alitalia ed una futura e seria conflittualità sociale potrebbero offuscare la sua immagine di ‘Uomo della Provvidenza’, costruita in settimane di annunci roboanti. Per altro con scuola in subbuglio e funzione pubblica prossima allo sciopero generale.

Il sottosegretario Letta, probabilmente consapevole del desiderio di Cai a ritirarsi, forzando il quadro generale, pur di proteggere l’immagine del governo e dello stesso Berlusconi, si è assunto l’improbabile ruolo di ’supervisore’ per garantire la leggenda dell’invincibilità del leader. La cordata deve esistere, “ama l’Italia chi vola Alitalia” è l’imperativo categorico. Così funziona il regime dell’annuncio, la nuova Italia Spa.

Però Cai probabilmente cerca maggiori garanzie e fioccano telefonate tra Palazzo Chigi e Colaninno.

Alle 20 i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Ugl sono a Palazzo Chigi, non si sa bene a che fare, perché il gioco non è certo nelle loro mani. Se Cisl, Uil e Ugl sono ormai parte di uno schieramento quasi ‘filogovernativo’, Cgil ha guai seri da risolvere al suo interno. Ma è Colaninno che si gioca la posta. Infatti arriva pure lui nella sede dell’Italia Spa, cioè la presidenza del Consiglio.

Nel primo pomeriggio l’organizzazione guidata da Epifani, cercando di evitare la catastrofe (il fallimento), si era riservata di aprire futuri contenziosi, senza dover subire da subito un nuovo isolamento, dopo quello sul pubblico impiego e per ottemperare alle “pressioni di molti deputati del Pd che vogliono l’accordo”, come ha dichiarato a microfoni spenti un dirigente del sindacato di sinistra. Questo ruolo non è stato gradito da tutti, tanto che - secondo le testimonianze di alcuni presenti alla trattativa - i rappresentati della Cgil prima di apporre la firma hanno avuto un violento alterco tra loro.

Letta, poi, ha scritto a sindacati ed associazioni dissidenti per chiedere un ‘ripensamento’. Atto pro forma.

In sintesi, Cai e governo, fino ad oggi in apparente accordo (con l’ausilio più che spassionato di Cisl e Uil, da annoverarsi tra i sindacati filogovernativi, la partecipazione ininfluente di Ugl - che non conta nulla - e lo scetticismo di Cgil) si sono trasformati improvvisamente nel tardo pomeriggio in un’armata Brancaleone, nella quale l’ultimo scherzetto della Compagnia aerea italiana di certo non rafforzava i legami tra la squadra di Colaninno e quella di Berlusconi.

Gli altri, i contrari, non potevano cambiare idea. Quale coniglio allora uscirà dal cappello?

Eccolo dopo solo altre due ore. Colaninno presenta l’offerta vincolante. Insomma il ritiro era solo una sceneggiata. Nessuno saprà mai cosa si siano detti Berlusconi, Colaninno e Letta.

Ma, com’è noto, i negozi chiudono dopo le otto, per cui fino a quell’ora i cittadini possono sempre fare la spesa. E non solo i cittadini ’semplici’.

La vicenda non è chiusa, perché tra poco si avranno notizie sulle decisioni della Commissione europea e rimane il problema del due miliardi di euro (non uno come sostiene di voler investire Cai) e quello del partner internazionale.

Insomma i 180 minuti da paura sono solo una parte del gioco ancora in corso.

Tutti, senza eccezioni, dimenticano come sempre i lavoratori, che sottoposti ad elettroshock permanenti non meritano uno spettacolo di così intollerabile inciviltà. Per loro non sono affari o giochi di potere. E la vita. Noi vogliamo ricordarli ed anche se è inusuale in articolo giornalistico con affetto.

Alla prossima puntata.
 
Mi sono perso tra i numeri. Ricordavo un circa 2170 come totale piloti AZ, ma se il totale dei piloti AZ+AP assunti sara' di 1550, approssimativamente quanti potrebbero essere gli AZ e gli AP che non saliranno sul carro al primo colpo ?


dal lodo Letta:
>
> - CAI, ai fini della realizzazione del proprio piano industriale, assumerà
> tra il personale attualmente alle dipendenze di Alitalia in Amm. Straord. e
> AirOne, 12.500 risorse umane (1.550 piloti; 3.300 a.v.; 7650 operai,
> impiegati, quadri e dirigenti);
 
Sono proprio curioso di vedere quanti dei piloti, singolarmente, accetteranno le condizioni di CAI. Più facile che si arrivi ad una ricucitura, ma personalmente godrei un mondo a vedere gran parte degli iscritti ai sindacati accettare il contratto e vedere le associazioni sprofondare nell'oblio con i loro dirigenti (in cassa integrazione).
 
Vale ancora la stessa ripartizione del personale tra le 6 basi che si è letta qualche giorno fa? Qualcuno la può ripostare?
si


(ANSA) - ROMA, 27 OTT - Ecco, secondo il progetto, come saranno
distribuite le assunzioni nelle seguenti basi operative: a Torino 225
dipendenti (48 piloti, 100 assistenti di volo, 77 lavoratori di terra); a
Venezia 189 in totale (48 piloti, 100 assistenti di volo e 41 lavoratori
terra); a Napoli 404 (95 piloti, 200 assistenti di volo, 109 terra),
Catania 310 (48 piloti, 100 assistenti volo, 162 terra); Roma Fiumicino
9082 (978 piloti, 2.100 assistenti volo; 6004 terra); Milano Malpensa
1.343 (333 piloti, 710 assistenti colo, 310 terra), Inoltre sono previsti
447 assunti in vari scali di cui 394 handling, 40 con incarichi tecnici, 9
incaricati per le vendite e 4 per il call center. (ANSA).
 
Ultima modifica:
si


(ANSA) - ROMA, 27 OTT - Ecco, secondo il progetto, come saranno
distribuite le assunzioni nelle seguenti basi operative: a Torino 225
dipendenti (48 piloti, 100 assistenti di volo, 77 lavoratori di terra); a
Venezia 189 in totale (48 piloti, 100 assistenti di volo e 41 lavoratori
terra); a Napoli 404 (95 piloti, 200 assistenti di volo, 109 terra),
Catania 310 (48 piloti, 100 assistenti volo, 162 terra); Roma Fiumicino
9082 (978 piloti, 2.100 assistenti volo; 6004 terra); Milano Malpensa
1.343 (333 piloti, 710 assistenti colo, 310 terra), Inoltre sono previsti
447 assunti in vari scali di cui 394 handling, 40 con incarichi tecnici, 9
incaricati per le vendite e 4 per il call center. (ANSA).


solo 4 persone al call center? a questi fumeranno le orecchie fra un pò :D :clown:
 
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1/11/2008 (7:37) - TRATTATIVA ALITALIA - IL RETROSCENA

Berlusconi a Colaninno: "Ora firmi"

La spinta del premier:
«Il governo vi è venuto incontro.
Sta a voi mostrare coraggio»


AUGUSTO MINZOLINI
ROMA
L’ultima spinta, quella vera, Silvio Berlusconi l’ha data insieme a Gianni Letta al presidente di Cai, Roberto Colaninno, dopo aver insistito per tutto il giorno con i soci che fanno parte della cordata che sta per rilevare Alitalia, chiamandoli ad uno ad uno. Il premier era fuori di sé. La riapertura del «caso» Alitalia in una situazione che vede il governo già impegnato sul fronte della crisi economica e della scuola, lo aveva davvero reso furioso. E nel colloquio a tre si è sfogato contro questo Paese che non vuole modernizzarsi, riformarsi, che rischia di essere troppo arcaico e lento per tenere il ritmo degli altri Paesi.

«L’Italia - ha spiegato ai suoi interlocutori - è il Paese dei veti e dei ricatti. E’ una situazione inaccettabile. Succede sulla scuola e adesso qualcuno vuole riaprire il caso Alitalia. Sempre con le stesse logiche. Caro Colaninno devi andare avanti. Non è pensabile che una compagnia come Alitalia che ha il suo valore - le ultime valutazioni che sono state fatte lo dimostrano - debba fallire solo per il “no” dei piloti. Noi vi siamo venuti incontro come governo. Non poco. Ora siete voi che dovete mostrare il coraggio necessario. Se i sindacati confederali accetteranno, come chiedete, di firmare il contratto, voi dovete presentare l’offerta. Farete la compagnia con chi ci sta. I piloti non ci stanno? Assumerete voi chi volete. Mettete da parte i dubbi e andate fino in fondo. A questo punto non potete assolutamente tirarvi indietro».

Messa così era difficile per Colaninno e per gli altri soci Cai tirarsi indietro. Anche se da quelle parti da qualche settimana i timori di fare un buco nell’acqua avevano fatto aumentare in qualcuno la tentazione di mollare tutto, magari usando come alibi l’atteggiamento poco collaborativo dei piloti. «Ho parlato con Colaninno una decina di giorni fa e non mi sembrava più entusiasta come all’inizio di questa avventura - racconta il presidente della Commissione Trasporti, Mario Valducci -. L’idea di dover tentare un’operazione difficile con il sindacato dei piloti che voleva ancora mettere bocca sulla gestione dell’azienda non gli andava a genio. Ora, magari con l’aiuto di qualcuno, la Cai ha dimostrato di avere quel pizzico di decisionismo indispensabile in questi frangenti: se il sindacato dei piloti non firmerà, li chiameranno ad uno ad uno proponendogli l’assunzione e vedrete che il 70% dirà di sì».

Quindi, ieri sera dopo una giornata pesante, in cui in consiglio dei ministri aveva tirato le orecchie a Gianfranco Rotondi per aver partecipato a Ballarò («ha rotto l’embargo») e aveva calmato con le buone ma anche con una certa fermezza l’irritazione di Renato Brunetta nei confronti di Giulio Tremonti (il giorno prima il ministro dell’Economia aveva mandato un suo funzionario a “controllare” l’andamento delle trattative per la firma del protocollo di intesa per il contratto del pubblico impiego), il premier è riuscito a tirare un sospiro di sollievo: «L’Alitalia sopravviverà anche dopo la mezzanotte di oggi». La giornata di ieri, infatti, è stata un susseguirsi di momenti delicati. Racconta un ministro impegnato nella trattativa: «Diciamoci la verità, piloti e hostess li avevamo già persi. Da giorni avevamo capito che sarebbero andati alla rottura. L’importante per noi era portare alla firma tutti i sindacati confederali per convincere Cai a presentare l’offerta. Solo che ieri pomeriggio la Cgil - al solito - ha accettato all’inizio di firmare solo un documento e non il contratto ponendo questioni tecniche. Un atteggiamento determinato, almeno questa volta, non da una logica politica, ma dal rispetto dei soliti rituali sindacali. Roba del secolo scorso. Questo ha fatto irrigidire Cai che da settimane era assalita da dubbi. Per cui abbiamo corso il rischio che saltasse il tavolo solo perché qualcuno voleva ripetere i minuetti di un tempo. Poi alla fine ha prevalso il buonsenso».

Appunto, ieri per ore si è andati avanti con alti e bassi, rasentando più volte il ciglio del precipizio. Tant’è che nell’opposizione gente come Di Pietro, il leader di Rifondazione Ferrero e l’ex dc Vietti, già indicavano nel governo e in particolare in Berlusconi il responsabile dell’ipotizzato fallimento della compagnia. «La famosa cordata Berlusconi - aveva tuonato per tutto il pomeriggio l’ex pm - altro non era che un maldestro tentativo di accaparrarsi i beni dell’Alitalia alle spalle dei lavoratori. Adesso che la trattativa è fallita il governo faccia un bagno di umiltà e rimetta all’asta l’Alitalia». C’è, insomma, chi ha quasi tifato per la rottura, considerandola un obiettivo positivo. E’ un atteggiamento che appartiene alla politica italiana e che ieri, a fine giornata, è stato oggetto di una riflessione amara del Cavaliere con alcuni dei suoi consiglieri. «C’è chi non vede l’ora - ha fatto presente - di strumentalizzare i problemi, addirittura i drammi di questo Paese, a fini politici. E c’è chi nella difesa dei propri privilegi non si rende neppure conto della crisi che stiamo attraversando. Ci vorrebbe un po’ di ottimismo e, invece, c’è chi è pronto a pronunciare dei “no” irresponsabili a costo di far fallire un’azienda. E chi fomenta la piazza su temi delicati come la scuola per coprire le proprie contraddizioni».

E ora tocca all’Ue e al partner straniero: superato lo scoglio del contratto e delle modalità di assunzione con i sindacati, il nuovo «D-Day» del piano Fenice dovrebbe essere il 12 novembre. In quella data, infatti, si attende il responso della Ue sul prestito ponte da 300 milioni, varato ad aprile dal Tesoro. Secondo indiscrezioni riportate dai media francesi, il 12 novembre dovrebbe essere anche il giorno in cui Cai annuncerà la scelta del partner straniero: in corsa sempre Air France e Lufthansa, mentre sembra più lontana l’ipotesi di British Airways, con la quale però non sono stati sospesi i contatti. Cai ha una trentina di giorni per mettere a punto tutto i dettagli: il commissario Augusto Fantozzi, ha infatti detto di avere liquidità fino al primo dicembre. Ma alcuni adempimenti sono già stati compiuti: è il caso della domanda per il certificato di operatore aereo che la società presieduta da Roberto Colaninno ha già presentato il 23 ottobre, e quello per la licenza di esercizio di vettore aereo consegnata all’Enac il giorno dopo.


notoriamente risaputo con minzolini, in questa stagione, è il depositario degli sfoghi di palazzo chigi! di tutti i "retroscenisti" su piazza è quello che più di tutti si avvicina al "pensiero autentico"... è il "meglio informato", segue berlusconi ogni giorno...
 
«Avevamo firmato un'intesa e loro non ne hanno tenuto conto»

«Gli aerei chi li pilota? I portabagagli?»

Massimo Notaro, leader dell'Unione piloti: da noi nessun ripensamento, decideremo le azioni da compiere


ROMA — «Cosa faremo? Lo decideremo nei prossimi giorni. Non abbiamo voglia di litigare, ma possiamo farlo... Intanto vediamo se ci sarà Cai, se ci sarà Alitalia...».

Ma guardi che Cai ha già presentato l'offerta... quindi...
Massimo Notaro, leader dell'Up, il secondo sindacato dei piloti, apprende così la notizia della decisione assunta ieri sera alle 20 dai soci di Roberto Colaninno. «Ah, hanno fatto l'offerta? Bene, allora vuol dire che possono fare a meno del 90% dei piloti che noi con Anpac rappresentiamo. Li faranno volare con i bagaglisti gli aerei. Gli faccio tanti auguri».

E voi che farete, un ripensamento a questo punto è possibile?
«Neanche per sogno ci sarà un ripensamento. Io non ci parlo più con quelli che non rispettano ciò che firmano. Avevamo firmato un'intesa e loro non ne hanno tenuto conto. Incredibile».

Ce l'ha con qualcuno in particolare?
«Beh, noi avevamo scritto a Colaninno una lettera privata per spiegargli la situazione. L'unica risposta è stata che ce la siamo trovata pubblicata sui giornali. E poi parla di "rapporto fiduciario"?».

Ma cosa c'era di così inaccettabile nelle proposte di Cai?
«I criteri di selezione per esempio. Questi signori si prendono 225 milioni di ammortizzatori sociali dalle tasche degli italiani, e li applicano con criteri discriminatori».

Faccia un esempio.
«Non sono assumibili le madri lavoratrici e tutti coloro che assistono i disabili, per esempio. Loro le chiamano "rigidità"...».

Alla fine che cosa farete?
«Aspettiamo lunedì, andiamo in assemblea».

Scioperi, blocchi, boicottaggi?
«Vedremo, adesso scusi, sono un po' stanco».

A. Bac
01 novembre 2008
Il Corriere della Sera


ora che c'è l'offerta basta aspettare che fantozzi faccia partire la cassa integrazione per tutti e per tutti i giorni (non a rotazione per 4 giorni come succede oggi)... poi ne riparliamo
 
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