E quindi?
1. Nel messaggio 92 ho inserito un elenco non esaustivo delle regioni che pagano direttamente le tasse di imbarco. L’elenco andrebbe integrato con le richieste di cofinanziamento da parte di altre regioni interessate al Trasporto Aereo (come Friuli Venezia Giulia, Marche, Puglia, ecc.), oltre ad altri casi simili.
Al momento non risulta che la Regione Emilia-Romagna rientri tra quelle che finanziano direttamente la tassa di imbarco.
2. La legge deve ancora essere proposta, discussa e divulgata, e non è nemmeno chiaro quale sarà il testo definitivo. Eppure vedo già qualcuno che “si straccia le vesti” per 2 milioni di euro l’anno da suddividere tra tre aeroporti: una cifra che, se rapportata ad altri interventi pubblici nel settore, risulta davvero marginale. Un risultato “incredibile”, ma nel senso opposto a quello che qualcuno vorrebbe far credere.
3. Per quanto riguarda le risorse economiche a carico dei contribuenti, esse si manifestano oggi attraverso tre principali modalità di intervento pubblico nel settore aeroportuale.
3.1. Contributi diretti alla realizzazione delle infrastrutture aeroportuali
Una parte rilevante dei costi di costruzione degli aeroporti è stata storicamente coperta con fondi pubblici. In molti casi, l’investimento iniziale non sarebbe stato sostenibile per il solo mercato privato.
Esempio: la realizzazione dell’aeroporto di Malpensa ha richiesto 1,3 miliardi di euro complessivi, di cui circa 1 miliardo proveniente da risorse pubbliche.
3.2. Contributi pubblici per la realizzazione delle infrastrutture di collegamento
Oltre ai costi dell’infrastruttura aeroportuale in senso stretto, la collettività sostiene l’onere – spesso molto maggiore – della costruzione o dell’adeguamento delle opere di accessibilità: strade, ponti, viadotti, ferrovie e collegamenti pubblici.
Questi interventi rappresentano i cosiddetti “costi iceberg”, poiché costituiscono la parte nascosta ma sostanziale del costo complessivo legato a uno scalo. Questi interventi, pur non rientrando nei bilanci aeroportuali, rappresentano la quota più consistente del costo complessivo generato da uno scalo.
Esempio:
- Per Malpensa, i costi “iceberg” delle infrastrutture di collegamento – tra cui il potenziamento della superstrada SS336, la realizzazione di nuovi svincoli e l’ampliamento del collegamento ferroviario Malpensa Express – sono stati stimati in circa 5 miliardi di euro, interamente sostenuti con fondi pubblici.
un aeroporto più grande richiede investimenti più che proporzionali nelle infrastrutture di accesso. Questo perché l’aumento della capacità aeroportuale comporta la necessità di opere molto più complesse e costose, come viabilità dedicata ad alta capacità, potenziamenti ferroviari, maggiori standard di sicurezza e sistemi di trasporto pubblico in grado di gestire flussi elevati.
Ogni incremento di scala genera quindi un aumento dei costi esterni che cresce più rapidamente del traffico aeroportuale.
3.3. Meccanismo dell’investimento riconosciuto in tariffa (WACC)
La regolazione tariffaria aeroportuale consente ai gestori di recuperare gli investimenti attraverso le tariffe pagate dai passeggeri, applicando un WACC (tasso di remunerazione del capitale) spesso superiore al reale costo del capitale. Inoltre viene riconosciuto l’adeguamento all’inflazione anche sugli investimenti già effettuati, inclusi quelli ormai ammortizzati.
Questa struttura genera, nei fatti, una redditività extra per i gestori aeroportuali, poiché garantisce un rendimento superiore a quello che otterrebbero sul mercato e lo trasferisce interamente sulle tariffe pagate dagli utenti. Su importi dell’ordine di centinaia di milioni di euro, tale meccanismo produce un differenziale tariffario significativo che grava su tutti i passeggeri, e quindi su tutti coloro che viaggiano.
Inoltre, il meccanismo favorisce in modo particolare gli operatori più grandi.
Gli aeroporti di maggiori dimensioni hanno infatti:
- una base investita molto più ampia,
- maggiore capacità di programmare nuovi investimenti,
- volumi di traffico elevati che permettono di distribuire i costi su un numero maggiore di passeggeri.
4.L'aeroporto di Rimini aveva già chiuso contratti per un +35% di passeggeri su 2025 teorico a luglio, quindi il discorso non tange.
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