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Air Italy, è guerra sul nome: «Aeroitalia non lo registri». La replica: «Possiamo farlo, non è usato da oltre 5 anni»​

di Leonard Berberi

Un giudice impone ad Aeroitalia di cambiare nome perché simile ad «Alitalia» (di proprietà di Ita) e l’azienda punta su Air Italy (già registrato). Intanto deposita anche «Fly Italic»

Premessa. Questa è una storia in cui la parola «Italia» — in italiano e in inglese — ricorre spesso. Del resto, quando si ha a che fare con compagnie aeree nazionali, la citazione del Paese è inevitabile. Perché questa storia tira in ballo vettori defunti, marchi storici, società in attività o in fase di liquidazione, leggi sull’utilizzo dei nomi e contenziosi sui brand. Confondersi, insomma, è facilissimo.

La decisione del giudice​

I fatti. Nel giugno 2025 un giudice stabilisce che il marchio «Aeroitalia» — di una compagnia aerea italiana nata poco dopo lo scoppio della pandemia, che effettua soprattutto voli nazionali — è troppo simile, nel nome e nella grafica, ad «Alitalia». Così simile da rischiare di confondere il passeggero con lo storico brand di un vettore che ha smesso sì di volare nell’ottobre 2021, ma che ora è di proprietà di Ita Airways, l’attuale aviolinea di bandiera, e che è intenzionata a utilizzarlo in futuro sui propri aerei (in parte lo sta già facendo).

La registrazione​

Risultato: Aeroitalia deve decollare, dal 1° gennaio 2026, con un brand del tutto diverso sia nel nome, sia nel disegno. I vertici di Aeroitalia ci pensano, annunciano ricorso, ma intanto devono adeguarsi. Così, a fine agosto, registrano presso l’Ufficio italiano brevetti e marchi (Uibm) il nome «Air Italy». Non una novità: una Air Italy esiste da anni, e l’ultima volta è stato dipinto sugli aerei del successore di Meridiana, chiamato appunto Air Italy.

La storia di Air Italy​

Il brand Air Italy — che l’Aga Khan e Qatar Airways hanno provato a rilanciare senza successo — è ancora tra gli asset dei commissari liquidatori dell’azienda, che non l’hanno mai messo in vendita, stando a quanto si apprende. Quel nome è stato depositato il 6 dicembre 2017 ed è tuttora registrato. Gli aerei di Air Italy hanno volato l’ultima volta nel febbraio 2020. Ed è importante ricordarsela, questa data, perché tornerà utile tra poco.

Sui database internazionali​

Da un controllo più esteso, il Corriere nota che il marchio è tutelato anche a livello Ue: l’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo) segnala che «Air Italy» è bloccato fino al 18 dicembre 2027. C’è poi un’ulteriore registrazione sul database dell’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale (Wipo), che copre l’intero pianeta, relativa allo stesso nome.

La posizione di Aeroitalia​

Gaetano Intrieri, amministratore delegato di Aeroitalia, sostiene che il nome «Air Italy» loro lo possono usare. «Me l’ha detto uno dei massimi esperti in Italia», risponde. E l’esperto Marco Saverio Spolidoro, quando lo contattiamo, conferma: «Aeroitalia ha registrato il marchio Air Italy quando gli altri erano decaduti per mancato uso quinquennale», dice al Corriere durante una chiacchierata telefonica.

Il momento delle verifiche​

Al momento la richiesta di registrazione risulta «in esame». «C’è un periodo in cui il ministero deve fare le sue verifiche, deve pubblicare la domanda in modo tale che, se qualcuno ha qualcosa da dire, lo possa fare», prosegue Spolidoro. Ma, sottolinea, «l’azienda può già usare il marchio, può impedire a terzi di usarlo in Italia e può registrarlo ovunque le piaccia».

La replica dei liquidatori di Air Italy​

Non la pensano così i commissari di Air Italy, Enrico Laghi e Franco Lagro. «La società non ha ceduto il proprio portafoglio marchi Air Italy — replicano in un comunicato —, non ne ha autorizzato l’uso e non sussiste alcun accordo con Aeroitalia». E ancora: «Ogni eventuale futuro utilizzo del marchio Air Italy da parte di Aeroitalia non deve intendersi come continuità» di Air Italy, e per questo si riservano «di valutare ogni opportuna iniziativa a tutela dei propri diritti e della propria immagine».

Lo scontro​

«Se i commissari vogliono opporsi facciano pure, verranno sconfitti», ribatte Spolidoro. E quanto al nome registrato sulle piattaforme spiega: «I marchi decaduti per “non uso” non vengono cancellati, però non possono essere fatti valere contro quelli successivi, registrati dopo che è avvenuta la decadenza». Quindi «quello che lei legge sui siti non vuol dire niente. Se Aeroitalia volesse potrebbe chiedere la cancellazione di quei marchi, ma le costa e non ne ha bisogno».

L’altro nome registrato​

Ad aggiungere ulteriore confusione è quanto si scopre scavando più a fondo. Analizzando i documenti inviati lo stesso giorno all’Uibm, il Corriere scopre che Aeroitalia ha depositato un altro nome — anche questo «in esame» — ma con la certezza di essere approvato, visto che non esistono altri denominativi, almeno in Italia o in Europa: «Fly Italic».

 
Ma magari hanno anche ragione i suoi legali, però poi se l'altra parte contesta te la devi vedere in tribunale, o no? Quindi perché infilarsi in questo inghippo?
Vuoi mettere ripittare tutto, farsi una bella causa e ripittare tutto nuovamente... Così ad AZ ne chiedono 400 di milioni di risarcimento quando vinceranno.