L’Alitalia di Toninelli - La nazionalizzazione


Stato
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Capisco che tu sia emotivamente (e finanziariamente) attaccato al tuo posto di lavoro, ma AZ cosi' com'e' continua a macinare perdite. Si e' vero, sono diminuite (o almeno cosi' sembra). Si e' vero, si vola di piu' con meno aerei e quindi e' piu' efficiente. Ma non basta a fare profitti. AZ da sola e' una piccola realta' che deve farsi avanti a "gomitate" fra Low Cost (con cui non potra' mai competere) e linee aeree piu' grandi (con cui fa fatica a competere). La quota redditizia del mercato italiano e' in erosione continua.

Riuscira' lo stato a mettere abbastanza soldi per un rinnovo della flotta?
Riuscira' lo stato a mettere abbastanza soldi per creare una rete efficiente?
Riuscira' lo stato a mettere insieme una dirigenza capace di portare AZ ad una situazione economica dove le perdite sono occasionali e i profitti (anche se pochi) la norma?

Tu concludi con "tanti auguri", permettimi di aggiungere i miei.

Io purtroppo penso che la politica italiana (e di conseguenza lo stato) sia stata tossica per l'aviazione civile. Non avertene a male se mi dichiaro un po' scettico

come sottolinea alicorporateuk credo ti sei perso qualche anno di forum se pensi che az rappresenti il mio posto di lavoro
in secondo luogo credo che tu non abbia capito il mio post
che az continua a macinare perdite e’ evidente tanto e’ vero che non se la compra nessuno senza smontarla,questo avevo scritto.
cosi’ come avevo scritto che nessuno mette un 49% per stare sotto alla politica italiana senza potere decisionale e infine ho detto auguri perche’ secondo me ne ha bisogno visto che un az stand alone e 100% pubblica non ha lunga vita secondo me
 
come sottolinea alicorporateuk credo ti sei perso qualche anno di forum se pensi che az rappresenti il mio posto di lavoro
in secondo luogo credo che tu non abbia capito il mio post
che az continua a macinare perdite e’ evidente tanto e’ vero che non se la compra nessuno senza smontarla,questo avevo scritto.
cosi’ come avevo scritto che nessuno mette un 49% per stare sotto alla politica italiana senza potere decisionale e infine ho detto auguri perche’ secondo me ne ha bisogno visto che un az stand alone e 100% pubblica non ha lunga vita secondo me

Scusami se ho pensato che tu fossi un dipendente AZ. Non ho scritto il mio post in contrapposizione al tuo.
 
Volo Alitalia Roma-Tokyo atterra a Sapporo per problema tecnico

Martedì 7 agosto 2018 - 12:16
Alitalia: procedura standard, nessun problema per i 276 passeggeri
Volo Alitalia Roma-Tokyo atterra a Sapporo per problema tecnico
Roma, 7 ago. (askanews) – Un volo Alitalia in viaggio da Roma a Tokyo con a bordo 276 passeggeri è stato costretto ad atterrare a Sapporo per un problema tecnico. “Tutto si è svolto come da procedure previste, con la richiesta di un atterraggio prioritario – ha confermato Alitalia ad askanews – i passeggeri sono stati sempre informati e sono rimasti tranquilli. Sono stati assistiti e riprotetti con volo interno per Tokyo”.

Si è trattato, quindi, di un problema tecnico per cui sono state seguite le ordinarie procedure. Il volo era partito da Roma alle 13:15 di ieri

S’è spento il motore sinistro sopra la Russia.
 
Per salvare Alitalia si stanno cercando almeno 5 miliardi di euro. Una serie di partner industriali, pubblici e privati, che mettano ciascuno nel capitale una fiche da 300 milioni. E poi un partner americano (Delta o American) nella speranza di avere più voli verso l'Atlantico. Ma si deve anche convincere l'Europa che il prestito ponte da 900 milioni non soltanto non va restituito, ma può essere convertito in azioni da conferire al creditore, cioè lo Stato. Chiaramente evitandosi una procedura di infrazione. Un'impresa di Sisifo, al limite del possibile, ma in estrema sintesi è questo il piano del governo giallo verde per ridare all'Italia una compagnia di bandiera. E se le cose andranno diversamente, c'è sempre Lufthansa alla porta che vuole comprare il vettore. Luigi Di Maio ha sentenziato che «per questo governo deve restare un vettore dello Stato italiano, legato a realtà produttive italiane». Ma il calendario del turnover dell'azienda, in teoria, prevede altro. Per il 30 ottobre è attesa l'apertura delle offerte vincolanti per comprare in toto o in parte gli asset, presentate da Lufthansa, Delta-EasyJet-Blackrock e Wizz Air. Mentre alla fine di dicembre chi gestisce la compagnia dovrà restituire allo Stato 900 milioni di liquidità. Eppure nessuno degli attori in campo - il governo, i commissari, i sindacati - sta lavorando in questa direzione.



ALLO STUDIO UNA LOW COST, OCCHI SU TRATTA ITALIA-USA

Le direttrici, come detto e in contraddizione a quella che prevede la gara, sono opposte e vanno verso la ricerca di partner industriali e di un nuovo perimetro per una compagnia con troppi dipendenti rispetto all'attuale raggio di azione. Armando Siri, sottosegretario alle Infrastrutture e padre della flat tax in salsa salviniana, ha preso saldamente in mano il dossier. E la cosa scontenta i grillini che hanno interessi elettorali nell'area di Fiumicino. Siri ha fatto suo il piano industriale che gli hanno presentato i commissari Luigi Gubitosi e Stefano Paleari, ma che in realtà è stato scritto dallo chief strategy and operations officer, Massimo Iraci. Cioè uno dei pochi manager rimasti della vecchia guardia. Innanzitutto il progetto prevede di tarare l'attività del vettore sul lungo raggio, soprattutto verso gli Stati Uniti e lasciando quelle poche mete del Sud America come Brasile e Argentina ancora remunerative. La flotta deve crescere rispetto a quella attuale, ora a 13 macchine. Sarà chiusa Cityliner, la sussidiaria regionale ereditata da AirOne, e con essa verranno messi a terra gli Embraer, mentre quasi tutto il traffico verso il medio e corto raggio dovrebbe essere convogliato in una nuova compagnia low cost, sul modello della neonata in casa British, Level.


FERROVIE E ANAS CERTE, SI SPERA IN ENI ENEL E AUTOSTRADE

Ma la nuova fisionomia sarà chiara soltanto quando si saprà con sicurezza quanti saranno i nuovi partner di Alitalia. E soprattutto se tra questi ci sarà anche un gigante internazionale del cielo. Su questo fronte stanno lavorando di comune accordo la presidenza del Consiglio, la Farnesina, il ministero dei Trasporti e i commissari. Proprio la politica starebbe facendo pressioni su una serie di grandi aziende, soprattutto ex monopolisti pubblici, per spingerli a un'operazione non molto diversa da quelli dei capitani coraggiosi nel 2008 e a investire almeno 300 milioni nel rilancio del vettore. A Palazzo Chigi danno per certo l'ingresso di Ferrovie e Anas, ventilato anche nel Contratto di governo. Ma si spera anche in Eni, Enel o Autostrade, controllata da Atlantia come Aeroporti di Roma, quindi la società di gestione dello scalo di Fiumicino. Sembrano escluse Cassa depositi e prestiti, Finmeccanica e le banche.





IL GIOCO DELLE BAD COMPANY: NON C'È DUE SENZA TRE

Dai nuovi azionisti si devono recuperare almeno 2 miliardi di euro. Per farlo ci sarebbe la promessa di lasciare l'indebitamento (circa 2 miliardi), il prestito ponte da restituire e frotte di addetti di terra in una nuova bad company. La terza in dieci anni. Va da sé che l'autarchia può dare una chance di natura finanziaria, ma non industriale. In questi giorni si stanno intessendo i contatti tra Gubitosi e i manager di Delta (è amico e si sente spesso con il ceo Ed Bastian) e di American Airlines per spingere o l'uno o l'altro a prendere una quota non superiore al 20 per cento nella futura Alitalia. La scelta di un partner americano è però strategica: deve garantire sia nuova tratte verso il Nord America sia nuove macchine, che in questo scenario potrebbero essere della Boeing. Favorita è Delta, come dimostra la familiarità che c'è tra i manager delle due compagnie, ma un gigante come Airlines permetterebbe agli italiani di liberarsi definitivamente del giogo dell'alleanza Skyteam, monopolizzata in Europa da AirFrance-Klm. Parallelamente ai discorsi di natura industriale e finanziaria con gli americani, alla Farnesina, il segretario generale Caterina Belloni e il suo staff sarebbero in contatto con l'amministrazione americana per capire se si possono concedere alla compagnia Alitalia non soltanto nuovi slot, ma quelli cosiddetti "premium", cioè le rotte che godono degli alisei migliori, necessari per far risparmiare tempo e carburante. Per gli esperti del settore questo piano è, a essere buoni, una scommessa al buio. Ma resta il fatto che è questa l'ipotesi preferita dal governo giallo-verde. Anche se non è del tutto decaduta l'idea Lufthansa.


LEGA DELUSA PER LINATE, TEDESCHI PRONTI ALL'OFFENSIVA

Negli scorsi mesi Joerg Eberhart, presidente di Air Dolomiti e uomo deputato alle trattative dal ceo Carsten Spohr, avrebbe incontrato i vertici del governo italiano. Ma sarebbe stato ricevuto soltanto per quindici minuti e per sentirsi dire che l'esecutivo aveva sui dossier industriali altre priorità - in testa l'Ilva - rispetto all'Alitalia. Nel quartier generale di Colonia questo trattamento è vissuto ancora come uno smacco. Ma i tedeschi, da gente pratica, stanno facendo ancora studiare il dossier dai loro esperti interni e dai loro advisor. Si fanno forti del fatto che hanno quello che serve ad Alitalia - know how e soldi - e hanno dalla loro il potente sindacato Anpac, che racchiude piloti e assistenti di voli. Scontano invece l'ottimo legame con l'ex predecessore di Di Maio, Carlo Calenda, e un rapporto non certo privilegiato con il sottosegretario Siri. Il mondo leghista sarebbe rimasto deluso quando ha scoperto che nel suo piano il vettore sarebbe più interessato a sviluppare Fiumicino e non Linate (dove andrebbero macchine di Eurowings) o Malpensa. Visti i vincoli imposti dall'asta, in ogni caso prima di ottobre difficilmente si muoverà qualcosa. Ma per quella data Luigi Gubitosi spera di essere confermato, magari come amministratore delegato con pieni poteri. Intanto i tedeschi fanno sapere in giro che, in caso di sconfitta, sarebbero pronti a scatenare una forte offensiva contro la futura Alitalia: metteranno sei macchine con la loro livrea a Fiumicino per farle concorrenza e tempesteranno di ricorsi la Commissione europea per l'indebito ruolo del governo italiano nel rilancio della Magliana.

https://www.lettera43.it/it/articoli/economia/2018/08/09/offerte-alitalia-eurowings/222588/
 
Già che non sanno il numero di macchine LR di Az credo che possa dare idea di quanto sia attendibile quest’articolo.

Purtroppo temo sia molto indicativo dell'ignoranza di chi dovrà prendere le prossime decisioni su AZ
 
Alitalia cerca 60 aspiranti piloti: candidature entro il 4 settembre

È possibile presentare la propria candidatura entro martedì 4 settembre 2018 per partecipare al Cadet Pilot Program 2018 di Alitalia. 60 i posti disponibili e i candidati selezionati saranno ammessi alla Scuola di Volo del Gruppo.
Il programma formativo è della durata di 18 mesi. Il corso, che terminerà nel 2020, si svolgerà in parte presso il Centro di Addestramento della compagnia italiana a Fiumicino, in parte presso una scuola di volo di Roma, dove sarà effettuato il periodo di addestramento in volo della durata di 6 mesi. Gli allievi che supereranno il programma per diventare Piloti Alitalia potranno conseguire i brevetti Multi Pilot Licence, rilasciati dall’Enac.
I candidati dovranno essere in possesso dei seguenti requisiti:
Età compresa tra i 18 e i 25 anni;
Cittadinanza italiana o di un Paese dell’Unione europea;
Passaporto UE valido;
Diploma, preferibilmente ad indirizzo tecnico scientifico, con una votazione minima di 90 / 100:
Conoscenza della lingua italiana;
Conoscenza della lingua inglese (almeno livello B2);
Ottimo stato di salute;
Il possesso di una laurea è considerato requisito di preferenza.
Per candidarsi: https://www.alitalia.com/content/alitaliacareers/it/homepage/pilot.html

 
Per salvare Alitalia si stanno cercando almeno 5 miliardi di euro. Una serie di partner industriali, pubblici e privati, che mettano ciascuno nel capitale una fiche da 300 milioni. E poi un partner americano (Delta o American) nella speranza di avere più voli verso l'Atlantico. Ma si deve anche convincere l'Europa che il prestito ponte da 900 milioni non soltanto non va restituito, ma può essere convertito in azioni da conferire al creditore, cioè lo Stato. Chiaramente evitandosi una procedura di infrazione. Un'impresa di Sisifo, al limite del possibile, ma in estrema sintesi è questo il piano del governo giallo verde per ridare all'Italia una compagnia di bandiera. E se le cose andranno diversamente, c'è sempre Lufthansa alla porta che vuole comprare il vettore. Luigi Di Maio ha sentenziato che «per questo governo deve restare un vettore dello Stato italiano, legato a realtà produttive italiane». Ma il calendario del turnover dell'azienda, in teoria, prevede altro. Per il 30 ottobre è attesa l'apertura delle offerte vincolanti per comprare in toto o in parte gli asset, presentate da Lufthansa, Delta-EasyJet-Blackrock e Wizz Air. Mentre alla fine di dicembre chi gestisce la compagnia dovrà restituire allo Stato 900 milioni di liquidità. Eppure nessuno degli attori in campo - il governo, i commissari, i sindacati - sta lavorando in questa direzione.



ALLO STUDIO UNA LOW COST, OCCHI SU TRATTA ITALIA-USA

Le direttrici, come detto e in contraddizione a quella che prevede la gara, sono opposte e vanno verso la ricerca di partner industriali e di un nuovo perimetro per una compagnia con troppi dipendenti rispetto all'attuale raggio di azione. Armando Siri, sottosegretario alle Infrastrutture e padre della flat tax in salsa salviniana, ha preso saldamente in mano il dossier. E la cosa scontenta i grillini che hanno interessi elettorali nell'area di Fiumicino. Siri ha fatto suo il piano industriale che gli hanno presentato i commissari Luigi Gubitosi e Stefano Paleari, ma che in realtà è stato scritto dallo chief strategy and operations officer, Massimo Iraci. Cioè uno dei pochi manager rimasti della vecchia guardia. Innanzitutto il progetto prevede di tarare l'attività del vettore sul lungo raggio, soprattutto verso gli Stati Uniti e lasciando quelle poche mete del Sud America come Brasile e Argentina ancora remunerative. La flotta deve crescere rispetto a quella attuale, ora a 13 macchine. Sarà chiusa Cityliner, la sussidiaria regionale ereditata da AirOne, e con essa verranno messi a terra gli Embraer, mentre quasi tutto il traffico verso il medio e corto raggio dovrebbe essere convogliato in una nuova compagnia low cost, sul modello della neonata in casa British, Level.


FERROVIE E ANAS CERTE, SI SPERA IN ENI ENEL E AUTOSTRADE

Ma la nuova fisionomia sarà chiara soltanto quando si saprà con sicurezza quanti saranno i nuovi partner di Alitalia. E soprattutto se tra questi ci sarà anche un gigante internazionale del cielo. Su questo fronte stanno lavorando di comune accordo la presidenza del Consiglio, la Farnesina, il ministero dei Trasporti e i commissari. Proprio la politica starebbe facendo pressioni su una serie di grandi aziende, soprattutto ex monopolisti pubblici, per spingerli a un'operazione non molto diversa da quelli dei capitani coraggiosi nel 2008 e a investire almeno 300 milioni nel rilancio del vettore. A Palazzo Chigi danno per certo l'ingresso di Ferrovie e Anas, ventilato anche nel Contratto di governo. Ma si spera anche in Eni, Enel o Autostrade, controllata da Atlantia come Aeroporti di Roma, quindi la società di gestione dello scalo di Fiumicino. Sembrano escluse Cassa depositi e prestiti, Finmeccanica e le banche.





IL GIOCO DELLE BAD COMPANY: NON C'È DUE SENZA TRE

Dai nuovi azionisti si devono recuperare almeno 2 miliardi di euro. Per farlo ci sarebbe la promessa di lasciare l'indebitamento (circa 2 miliardi), il prestito ponte da restituire e frotte di addetti di terra in una nuova bad company. La terza in dieci anni. Va da sé che l'autarchia può dare una chance di natura finanziaria, ma non industriale. In questi giorni si stanno intessendo i contatti tra Gubitosi e i manager di Delta (è amico e si sente spesso con il ceo Ed Bastian) e di American Airlines per spingere o l'uno o l'altro a prendere una quota non superiore al 20 per cento nella futura Alitalia. La scelta di un partner americano è però strategica: deve garantire sia nuova tratte verso il Nord America sia nuove macchine, che in questo scenario potrebbero essere della Boeing. Favorita è Delta, come dimostra la familiarità che c'è tra i manager delle due compagnie, ma un gigante come Airlines permetterebbe agli italiani di liberarsi definitivamente del giogo dell'alleanza Skyteam, monopolizzata in Europa da AirFrance-Klm. Parallelamente ai discorsi di natura industriale e finanziaria con gli americani, alla Farnesina, il segretario generale Caterina Belloni e il suo staff sarebbero in contatto con l'amministrazione americana per capire se si possono concedere alla compagnia Alitalia non soltanto nuovi slot, ma quelli cosiddetti "premium", cioè le rotte che godono degli alisei migliori, necessari per far risparmiare tempo e carburante. Per gli esperti del settore questo piano è, a essere buoni, una scommessa al buio. Ma resta il fatto che è questa l'ipotesi preferita dal governo giallo-verde. Anche se non è del tutto decaduta l'idea Lufthansa.


LEGA DELUSA PER LINATE, TEDESCHI PRONTI ALL'OFFENSIVA

Negli scorsi mesi Joerg Eberhart, presidente di Air Dolomiti e uomo deputato alle trattative dal ceo Carsten Spohr, avrebbe incontrato i vertici del governo italiano. Ma sarebbe stato ricevuto soltanto per quindici minuti e per sentirsi dire che l'esecutivo aveva sui dossier industriali altre priorità - in testa l'Ilva - rispetto all'Alitalia. Nel quartier generale di Colonia questo trattamento è vissuto ancora come uno smacco. Ma i tedeschi, da gente pratica, stanno facendo ancora studiare il dossier dai loro esperti interni e dai loro advisor. Si fanno forti del fatto che hanno quello che serve ad Alitalia - know how e soldi - e hanno dalla loro il potente sindacato Anpac, che racchiude piloti e assistenti di voli. Scontano invece l'ottimo legame con l'ex predecessore di Di Maio, Carlo Calenda, e un rapporto non certo privilegiato con il sottosegretario Siri. Il mondo leghista sarebbe rimasto deluso quando ha scoperto che nel suo piano il vettore sarebbe più interessato a sviluppare Fiumicino e non Linate (dove andrebbero macchine di Eurowings) o Malpensa. Visti i vincoli imposti dall'asta, in ogni caso prima di ottobre difficilmente si muoverà qualcosa. Ma per quella data Luigi Gubitosi spera di essere confermato, magari come amministratore delegato con pieni poteri. Intanto i tedeschi fanno sapere in giro che, in caso di sconfitta, sarebbero pronti a scatenare una forte offensiva contro la futura Alitalia: metteranno sei macchine con la loro livrea a Fiumicino per farle concorrenza e tempesteranno di ricorsi la Commissione europea per l'indebito ruolo del governo italiano nel rilancio della Magliana.

https://www.lettera43.it/it/articoli/economia/2018/08/09/offerte-alitalia-eurowings/222588/
Articolo che riprende, con un sacco di errori, news e voci uscite qua e là ultimamente.
L'unica cosa nuova sono i 5 miliardi di capitale, finalmente AZ non sarebbe sottocapitalizzata e il nuovo gruppo di capitani per superare eventuali obiezioni UE. A differenza dei giri precedenti la quota da 300 milioni, servono 10 soci, è significativa e non certo facile da trovare. I gialloverdi per controllare la compagnia dovrebbero metterne 5 fra controllati direttamente e indirettamente (FS, Anas, Eni, Enel, Poste?), un altro miliardo (pari al 20%) da intervento diretto mediante conversione (o partita di giri) del prestito ponte. A questo punto debbono convincere altri 5 capitani (Atlantia difficile possa sottrarsi, possibile sia convinto un handler al quale cedere l'attività di handling a FCO, e quindi ne mancherebbero 3 che per me contano di reperire fra qualche fondo per conto dello Stato o del pertner industriale per esempio per testimoniare l'operazione di mercato). Manca quindi il 20% (1 miliardo) del partner industriale che a mio parere con uno schema del genere e prendendo per buona la questione Usa può essere solo DL sia per i rapporti di JV in essere, sia per l'esperienza in partecipazioni europee e con accordi di ampio controllo e magari futura operazione e controllo stile VS. Impensabile AA.
Nella sua pazzia lo schema potrebbe anche essere, da capire quanto possa esserci dietro a voci di coinvolgimento di Trump (una commessa di 100 Boeing, 40 B787-B777 e 60 B737Max da parte di un cliente in proiezione Airbus potrebbe far piacere a Trump che potrebbe anche coccolarsi il suo grimaldello gialloverde per sfasciare l'UE ma stiamo parlando comunque di interessi limitati e aggiungo sarebbe tutto da vedere la presa della white house su una DL o un fondo di investimenti). Per il resto parliamo di voci o ipotesi già fatte, tipo una low cost sulla falsariga di IB Express (LEVEL citata a sproposito) da utilizzare per il corto medio raggio, il pensiero di utilizzo politico dell'UE da parte di LH (ma la Germania non ha l'interesse a far la guerra con i gialloverdi su stupidaggini come AZ), più difficile pensare a una LH intenta a replicare il modello LHI oltre al già progettato impegno con Air Dolomiti. Infine manca un po' dalla scena MOL, ma nei suoi confronti il governo ha ottimi argomenti considerate le vagonate di milioni di € di co-marketing e la non belligerenza sulle condizioni contrattuali dei crew basati in Italia.
 
continuando con le imprecisioni dell'articolo:
il fondo americano in cordata con Easyjet è cerberus e non Blackrock;
il segretario generale della Farnesina si chiama Elisabetta Belloni e non Cristina.

sono cose risapute e difficili da sbagliare per un giornalista informato...
 
Non so se è stato già scritto ma AZ lascerà come fornitore catering LSG da metà settembre per fornirsi da Gate Gourmet, società svizzera con un risparmio stimato in circa il 30%.

LSG gruppo LH....

Fonte il Messaggero
 
Non so se è stato già scritto ma AZ lascerà come fornitore catering LSG da metà settembre per fornirsi da Gate Gourmet, società svizzera con un risparmio stimato in circa il 30%.

LSG gruppo LH....

Fonte il Messaggero

Se l’ultima riga e un’allusione al futuro indirizzo di AZ hai preso un abbaglio. Ricordo che AZ è stata cliente LSG per almeno un decennio, ancora ai tempi di un AP indipendente e partner di LH che però era cliente Servair, ovvero gruppo AF.
Ad ogni modo AZ è passata già a Gate Gourmet a LIN da prima dell’estate e come detto anche a FCO avverà il cambio.
 
Se l’ultima riga e un’allusione al futuro indirizzo di AZ hai preso un abbaglio. Ricordo che AZ è stata cliente LSG per almeno un decennio, ancora ai tempi di un AP indipendente e partner di LH che però era cliente Servair, ovvero gruppo AF.
Ad ogni modo AZ è passata già a Gate Gourmet a LIN da prima dell’estate e come detto anche a FCO avverà il cambio.


Nessuna allusione. Riportavo le righe del Messaggero che sottolineava l’appartenenza di LSG al gruppo LH.

Gate Gourmet si dice nell’articolo avrà più vicinanza alla cucina italiana essendo più vicina alla ns tradizione culinaria e ricorda essere una società svizzera partecipata da investitori cinesi.
 
Nessuna allusione. Riportavo le righe del Messaggero che sottolineava l’appartenenza di LSG al gruppo LH.

Gate Gourmet si dice nell’articolo avrà più vicinanza alla cucina italiana essendo più vicina alla ns tradizione culinaria e ricorda essere una società svizzera partecipata da investitori cinesi.

No sai, erano quei tre puntini di sospensione che lasciavano intendere. La vicinanza alla cucina italiana fa onestamente ridere. Una tedesca, l’altra Svizzera. Senza considerare che, a prescindere dalla società scelta, la qualità del prodotto dipende quasi unicamente da quanto il cliente paga.
 
No sai, erano quei tre puntini di sospensione che lasciavano intendere. La vicinanza alla cucina italiana fa onestamente ridere. Una tedesca, l’altra Svizzera. Senza considerare che, a prescindere dalla società scelta, la qualità del prodotto dipende quasi unicamente da quanto il cliente paga.


Condivido al 100%.
 
Tra i vettori low cost potenziali partner ci potrebbe essere non solo Easy jet, pronta a giocarsi un ruolo in un eventuale consorzio. Si cercano compagnie che offrano capacità di carico. Nel mirino potrebbe esserci la Norwegian airlines che ha aperto le rotte a lungo raggio, firmando un modello vincente. Una mossa che permetterebbe di calmierare gli investimenti sulla flotta, dove Alitalia ha due terzi degli aerei in leasing.

E tra i soggetti finanziari internazionali da coinvolgere potrebbe giocare un ruolo attivo Cerberus, il fondo americano di Private equity e Buyout che ha alle spalle sul fronte del trasporto aereo il risanamento di Air Canada e ha già presentato un'offerta per Alitalia con EasyJet capofila non ritenuta però congrua.

Dalla società a stelle e strisce non si commentano voci e ipotesi, ma secondo Ugo Arrigo, docente di Economia Politica e Finanza Pubblica alla Bicocca di Milano, ed esperto di Alitalia un piano simile ''sarebbe una soluzione ottimale. Se l'azienda tornasse a essere remunerativa e sostenibile lo firmerei. ''Certo prima si devono interrompere le perdite, chiudere le falle, cambiare business e strategia, servirebbero almeno cinque anni, ma non sarebbe male''. Perché alla fine ''la compagnia ha un problema industriale molto semplice: ha proventi per passeggero/chilometri a livello di low cost, ma con costi da vettore tradizionale''.

Da ex compagnia di bandiera a compagnia degli italiani, quotata in Borsa. A quanto apprende l'Adkronos, tra le diverse ipotesi, legate al futuro di Alitalia, ci sarebbe quella di puntare su un nuovo piano industriale, coinvolgendo in prima battuta soggetti come Cdp, Ferrovie e Poste che, insieme a un fondo internazionale e un alleato abile nel low cost, sia in grado di rilanciare la compagnia secondo logiche di mercato, permettendole il successivo approdo a Piazza Affari così da farla diventare una public company a trazione tricolore.

Un piano da inserire in una cornice più ampia di riordino del trasporto aereo, intervenendo anche su intese che hanno permesso alle low cost di crescere e proliferare, accordi che alcuni giudicano contrari alla concorrenza e li definiscono asimmetrie: i contributi versati dagli aeroporti secondari alle compagnie spesso giustificati come iniziative di promozione territoriale.
Al momento si starebbe lavorando sulla possibile natura della newco e sugli investimenti necessari, con il ruolo da immaginare per Cdp che rispetti lo statuto e per Ferrovie e Poste. Per l'azienda timonata da Gianfranco Battisti si dovrebbe evitare poi di incorrere in possibili osservazioni dell'antitrust sulla direttrice Milano-Roma mentre per l'azienda guidatata da Matteo Del Fante, quotata in Borsa, potrebbe rivelarsi utile e sinergico far convergere la Mistral, compagnia che fino ad oggi ha fatto perdere soldi e ora votata al cargo
 
per l'azienda guidatata da Matteo Del Fante, quotata in Borsa, potrebbe rivelarsi utile e sinergico far convergere la Mistral, compagnia che fino ad oggi ha fatto perdere soldi e ora votata al cargo

Ma ancora?
Poste è già stata nel capitale AZ, è già stata utilizzata la scusa di Mistral e si sono visti i risultati di questa sorprendente integrazione.
 
Stato
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