L’Alitalia di Toninelli - La nazionalizzazione


Stato
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Ho paura che tu abbia ragione.
Visto l'aiuto quasi nullo ricevuto da gran parte dei paesi UE in tema di immigrazione, è possibile che l'Italia chieda a Bruxelles di "digerire" la nazionalizzazione di AZ come contropartita. Magari dietro garanzia italiana di un dimensionamento analogo a quello attuale, in modo da non creare problemi a LH, AF &c.
Tanto più che ci sono già varie compagnie UE controllate dallo stato.
Sarebbe comunque interessante sapere cosa dice la normativa UE in caso di ri-nazionalizzazione di una compagnia aerea.
Se non succede nulla di imprevisto e il carburante non picchia particolarmente il risultato è alla portata, lo scorso anno se ricordo bene fecero da giugno a ottobre +80 milioni di Ebitda, storicamente il Q3 addirittura è stato anche in attivo per 50-80 milioni per quanto riguarda il risultato netto, ergo recuperare in-124 milioni di Ebitda del Q1+Q2 è fattibile.
Paradossalmente il buon lavoro dei commissari otterrà di dar forza al governo per impedirgli di fare un ristrutturazione sostenibile, come le voci di nazionalizzazione al 100% fanno supporre.
 
Si ma il punto non è questo. Il punto è cantarsela e suonarsela pensando che tutti i dipendenti siano lobotomizzati.

A mio modesto parere (non da addetto ai lavori, da semplice utente che ha a che fare con personale AZ) tutti NO e lobotomizzati NO, ma alcuni SI e figli di una antica città dell'Asia minore SI
 
“La Stampa” oggi


Piano del governo per Alitalia tutta pubblica: niente bando, si studia una “new company”

Il piano del governo per tentare il rilancio di Alitalia si sta delineando. L’idea è quella di una soluzione «tutta italiana», per salvaguardare i posti di lavoro e avere nuovamente una compagnia aerea di bandiera. Niente più 51%, come inizialmente immaginato. Il governo sta studiando un piano per avere il 100% del gruppo. Le posizioni di Lega e Cinque Stelle si stanno infatti sempre più avvicinando su questa ipotesi. Sarebbe esclusa per ora l’opzione di un nuovo bando di gara, che era stato che era stato annunciato. I due partiti di maggioranza avrebbero concordato l' ipotesi di mettere subito i piedi nel vettore, creando una «newco» partecipata da aziende pubbliche, a partire in primo luogo dalle Ferrovie dello Stato e altre aziende statali dei trasporti, ma in ballo c' è anche la partecipazione della Cassa depositi e prestiti e di Poste. Un partner industriale non sarebbe invece una priorità: nei piani di Lega e Cinque Stelle andrebbe individuato solo successivamente.



"Soluzione tutta italiana"

Eccola dunque la «soluzione tutta italiana», di cui ha parlato ieri il sottosegretario ai Trasporti Armando Siri in un' intervista a La Stampa .



L' idea sarebbe frutto dei contatti tra i due partiti, che hanno scelto questa strada dopo un incontro la scorsa settimana tra il vicepremier Luigi Di Maio e lo stesso sottosegretario leghista Siri. Tra settembre e ottobre verrà quindi presentato il nuovo piano industriale che dovrebbe prevedere la nazionalizzazione totale, nella logica protezionista e nazionalista di questo governo.


Di conseguenza, per traghettare questa nuova fase, è possibile che venga individuato un nuovo management, personalità poco note e di esperienza nel settore (la stessa strategia usata nelle nomine per le Fs e la Cdp). I commissari straordinari attuali sarebbero invece impegnati nella gestione della «bad company», quel poco che verrebbe scorporato dall' azienda acquisita direttamente da aziende dello Stato

concetto estremamente semplice.
allo stato non resta altro che comprarsi alitalia visto che qualcuno che compri alitalia cosi' com'e' oggi senza taglia d organici flotta e network non esiste,cosi' come non esiste nessuno che mette il 49% senza avere potere decisionale
un messaggio fortissimo al governo.compratevela voi se la volete tenere cosi' e tanti auguri
 

concetto estremamente semplice.
allo stato non resta altro che comprarsi alitalia visto che qualcuno che compri alitalia cosi' com'e' oggi senza taglia d organici flotta e network non esiste,cosi' come non esiste nessuno che mette il 49% senza avere potere decisionale
un messaggio fortissimo al governo.compratevela voi se la volete tenere cosi' e tanti auguri

Capisco che tu sia emotivamente (e finanziariamente) attaccato al tuo posto di lavoro, ma AZ cosi' com'e' continua a macinare perdite. Si e' vero, sono diminuite (o almeno cosi' sembra). Si e' vero, si vola di piu' con meno aerei e quindi e' piu' efficiente. Ma non basta a fare profitti. AZ da sola e' una piccola realta' che deve farsi avanti a "gomitate" fra Low Cost (con cui non potra' mai competere) e linee aeree piu' grandi (con cui fa fatica a competere). La quota redditizia del mercato italiano e' in erosione continua.

Riuscira' lo stato a mettere abbastanza soldi per un rinnovo della flotta?
Riuscira' lo stato a mettere abbastanza soldi per creare una rete efficiente?
Riuscira' lo stato a mettere insieme una dirigenza capace di portare AZ ad una situazione economica dove le perdite sono occasionali e i profitti (anche se pochi) la norma?

Tu concludi con "tanti auguri", permettimi di aggiungere i miei.

Io purtroppo penso che la politica italiana (e di conseguenza lo stato) sia stata tossica per l'aviazione civile. Non avertene a male se mi dichiaro un po' scettico
 
Io temo che a breve i 5 pippe tireranno fuori dal cilindro un nome "molto" noto nel settore. Noto soprattutto alla sezione fallimentare di diversi tribunali.
 
Capisco che tu sia emotivamente (e finanziariamente) attaccato al tuo posto di lavoro, ma AZ cosi' com'e' continua a macinare perdite. Si e' vero, sono diminuite (o almeno cosi' sembra). Si e' vero, si vola di piu' con meno aerei e quindi e' piu' efficiente. Ma non basta a fare profitti. AZ da sola e' una piccola realta' che deve farsi avanti a "gomitate" fra Low Cost (con cui non potra' mai competere) e linee aeree piu' grandi (con cui fa fatica a competere). La quota redditizia del mercato italiano e' in erosione continua.

Riuscira' lo stato a mettere abbastanza soldi per un rinnovo della flotta?
Riuscira' lo stato a mettere abbastanza soldi per creare una rete efficiente?
Riuscira' lo stato a mettere insieme una dirigenza capace di portare AZ ad una situazione economica dove le perdite sono occasionali e i profitti (anche se pochi) la norma?

Tu concludi con "tanti auguri", permettimi di aggiungere i miei.

Io purtroppo penso che la politica italiana (e di conseguenza lo stato) sia stata tossica per l'aviazione civile. Non avertene a male se mi dichiaro un po' scettico

Quoto tutto (nota a parte: mi sembra che @piccione330 non lavori per Alitalia).

G
 

Perdonatemi, ma ieri sera guardando il mitico Proietti, ho dovuto ridere come uno scemo quando ho sentito questa battuta del "cozzaro nero" dal mintuo 0:55 al minuto 1:10 ed ho pensato alla ricerca di Az di un socio di minoranza! Forse fa ridere solo me, ma trovavo simpatico condividerla con voi. :very_drunk:
 
Alitalia: perché farla tornare pubblica è una follia

L’intervento dello stato scaricherebbe sui contribuenti un costo insopportabile senza risolvere il problema centrale: il piano industriale

Preso da follia aquilonare, il governo giallo-verde (in questo caso più giallo che verde perché i diretti interessati sono Luigi Di Maio e Danilo Toninelli) vuole il ritorno massiccio dello stato nell’industria e nei servizi.

Il primo banco di prova è l’Ilva (e vedremo se il tira e molla di questi giorni ha davvero come obiettivo di far saltare l’accordo con l’ArcelorMittal), poi tocca all’Alitalia. L’idea che bisogna tornare alla compagnia di bandiera, dunque nazionalizzarla a spese del contribuente, esce dal contratto di governo per diventare opzione concreta.

Diciamo subito che sarebbe una follia, ma per evitare accuse di liberismo, globalismo, cosmopolitismo, intesa con lo straniero (insomma tutti gli epiteti considerati tra i più infamanti dal nuovo pensiero unico sovranista) partiamo da alcune domande concrete: in che condizioni si trova l’Alitalia? Davvero i commissari l’hanno rimessa in pista? Quanto ci è costata non in assoluto, ma in questi ultimi anni anni? E quanto costerebbe la nazionalizzazione?

I numeri del disastro

I commissari hanno fornito le cifre al parlamento. Dall'inizio della gestione di Etihad sono stati perduti: 199 milioni nel 2015; 492 nel 2016; circa 620 nel 2017. Il primo trimestre di quest’anno ha chiuso in rosso per 213 milioni. Anche se le cose andranno meglio, grazie al maggior traffico estivo, il 2018 chiuderà con una perdita che alcuni stimano attorno a 400 milioni. Ugo Arrigo ha calcolato 442 milioni, Andrea Giuricin è più pessimista perché secondo lui tra gennaio e maggio sono stati bruciati già 347 milioni. Insomma siamo vicini a 2 miliardi in quattro anni.

Ciò non esclude che i commissari guidati da Luigi Gubitosi si siano dati da fare nel gestire l’azienda, perché hanno ridotto del 40% la perdita netta. Tuttavia nel 2017 i ricavi sono ammontati a 2 miliardi e 945 milioni, mentre i costi operativi sono stati superiori (3,440 miliardi) e ad essi s’aggiungono gli interessi sul prestito ponte (40 miliardi).

Il primo semestre di quest’anno vede introiti per 1,399 miliardi ed esborsi per 1,630. Insomma, resta sempre negativo il margine operativo lordo che rappresenta l’indicatore chiave per stabilire la salute di ogni impresa. Lufthansa ha un margine lordo positivo sia pur piccolo (0,3% nel primo trimestre dell’anno), Air France KLM è sotto del 2%, Alitalia è a meno 28%.

I costi per sostenerla: miliardi

Questo è lo stato dell’arte e per rimettere in sesto Alitalia ci vorrà un bel pacco di quattrini, miliardi, non milioni, tenendo conto anche dei costi della ristrutturazione, soprattutto per quel che riguarda la gestione del personale. È chiaro che la compagnia si presenta debole, anzi debolissima sul mercato, tanto che nessuno dei pretendenti (in realtà l’unico ad aver dato segnali concreti resta Lufthansa) vuole comprare in blocco l’Alitalia. In un modo o nell’altro, tutti chiedono che l’onere del risanamento ricada anche sulle spalle del governo italiano.

Il problema: il piano industriale

Ma una cosa è sostenere le spese per la cassa integrazione straordinaria e la ricollocazione, tutt’altro è sobbarcarsi l’intero baraccone. Senza avere nessuna ragionevole garanzia di successo. Perché Alitalia ancor oggi soffre di una malattia non finanziaria, bensì industriale: non è (o non è più) il contratto dei piloti né le mille inefficienze che l’hanno resa per troppo tempo inaffidabile, ma è la sua taglia. Troppo piccola per competere con i colossi che si sono formati in questi anni e per contare su economie di scala e la conquista di nuovi mercati, troppo grande per giocare di sponda, occupare una nicchia a cavallo tra low cost e compagnia a lungo raggio.

La vendita sarebbe una svendita come dicono i grillini? Non necessariamente. Le compagnie intermedie finite nell’orbita delle grandi oggi vanno meglio (si pensi a Iberia con British Airways o Swissair con Lufthansa). Certo, più tempo passa meno forte l’Alitalia si presenta alla trattativa.

Le incognite ci sono ed è semplicistico dire che possiamo fare a meno di un trasporto aereo italiano. Ma la cosa certa è che l’intervento dello stato scarica sui contribuenti un costo insopportabile, e non risolve il problema centrale che non è contabile, ma, come abbiamo detto, industriale. Se il governo vuole ancora una volta sacrificare il calcolo razionale a traballanti ideologie stataliste e conservatrici, finirà come con il decreto dignità. E ancora una volta a pagare saranno quei cittadini dei quali ci si riempie tanto la bocca.

https://www.panorama.it/economia/aziende/alitalia-perche-farla-tornare-pubblica-e-una-follia/
 
Stato
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