L’Alitalia di Toninelli - La nazionalizzazione


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(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Roma, 31 lug - 'Quando ho detto che il 51% di Alitalia deve restare italiano non ho parlato di nazionalizzazione'. Lo ha precisato il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli in audizione al Senato, senza aggiungere altro, rispondendo a una domanda.

Aro

(RADIOCOR) 31-07-18 17:23:46 (0633)INF 5 NNNN

Ah, ok. Deve trovare uno che ci metta 3 miliardi di euro, che abbia coraggio di rendere efficiente un’azienda costantemente in perdita di fronte ad un Governo che ovviamente non vorrà niente che possa scalfire la sua immagine (che non si parli minimamente di cose dolorose ecco.. )
Tutto facilissimo.
 
La futura Alitalia tricolore vagheggiata dai Cinque stelle nascerà, se il piano A del governo giallo-verde andrà in porto, con soldi americani. Nel lavoro preparatorio del vertice tra Giuseppe Conte e Donald Trump gli sherpa di Palazzo Chigi e Casa Bianca - tra la Tap, le sanzioni alla Russia e i dazi - hanno messo anche il rilancio della ex compagnia di bandiera. E un accenno molto veloce alla questione l'avrebbero fatto anche i due presidenti nel loro colloquio. Secondo il commissario Luigi Gubitosi e il ministro Danilo Toninelli, Alitalia può risorgere, nel vero senso della parola, soltanto se incentra il proprio business sul traffico verso l'Atlantico e ha come partner colossi come Delta e American Airlines. Un progetto che, come detto, passa per la Casa Bianca.


A quanto si sa, i Cinque stelle avrebbero in parte sposato il piano al quale stanno lavorando informalmente (al momento il loro mandato è soltanto quello di vendere) Gubitosi e l'altro commissario Stefano Paleari, in buoni rapporti con la Lega. In soldoni, il business sarà incentrato sulle rotte di lungo raggio, con il medio e corto raggio che potrebbero essere gestiti, dopo la chiusura di CityLiner e la messa a terra degli Embraer, da un nuovo marchio low cost, sul modello della Level appena lanciata da Iag. Ma si prevede soprattutto l'ingresso di un partner italiano che possa iniettare capitali (nel contratto di governo si fa un implicito riferimento a Ferrovie dello Stato per un'integrazione ferro-cielo, ma non si esclude neppure l'Anas) e di un partner industriale con una quota di minoranza. Stando ai rumor che arrivano dalla compagnia, si guarda con interesse, e con una partecipazione intorno al 20%, all'ingresso di Delta e American Airlines. Il perché è presto detto: si vuole in questo modo incrementare il numero di tratte tra l'Italia e il Nord Atlantico, unico mercato davvero profittevole per Alitalia, che al momento viene limitato dagli accordi dell'alleanza Skyteam, dove sono presenti la stessa Delta e l'ex socio forte AirFrance-Klm. Si sta valutando anche un'esternazione delle attività di handling e quelle della manutenzione.

RAPPORTI MOLTO STRETTI TRA GUBITOSI E IL CEO DI DELTA

Da mesi Gubitosi ha stretto un rapporto molto stretto con Ed Bastian, ceo di Delta. A quanto pare è solito citarne nei vertici aziendali o negli incontri riservati con politici o sindacati. E i due starebbero parlando anche di un incremento dei voli verso l'America, che sarebbe benedetto da AirFrance, la quale non vede di buon occhio un trasferimento del vettore italiano sotto l'egida di Lufthansa. Ma come spiegano da ambienti vicini ai commissari, serve una spinta in più per fare quest'operazione. Da qui la richiesta del governo italiano nel bilaterale con la Casa Bianca per valutare meglio il dossier. Anche con la promessa da parte italiana di rivedere in chiave americana - dazi permettendo - anche i fornitori del vettore, iniziando dal carburante e dagli aerei che oggi sono per lo più Airbus e che in un futuro potrebbero tornare a essere Boeing. Per la cronaca, l'ipotesi americana, infine, piacerebbe ai sindacati che rappresentano i lavoratori di terra, perché potrebbe portare meno esuberi.



I tempi dell'operazione sono molto lunghi, anche se la compagnia continua a essere zoppicante: come ha svelato Gianni Dragoni sul Sole24Ore nel primo semestre di quest'anno c'è stata comunque una perdita di 315,2 milioni di euro, quasi 200 in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Prima, però, il governo deve ottenere il via libera dalla Ue a convertire il prestito ponte da 900 milioni, che dovrebbe essere restituito allo Stato a dicembre, in azioni. C'è poi da studiare un nuovo mandato per i commissari: a rischiare è soprattutto Enrico Laghi, ma Gubitosi e Paleari potrebbero essere riconfermati con un perimetro d'azione più ampio, cioè quello non soltanto di vendere ma anche di rilanciare la compagnia in ottica tricolore. Soprattutto c'è da decidere se indire una nuova gara o meno: su questo punto la Lega è favorevole, i Cinque stelle no.

L'OFFERTA DI LUFTHANSA RESTA IN STAND-BY

Intanto resta in stand-by l'offerta Lufthansa. Anche se il ministro Luigi Di Maio ha smentito incontri, quando i vertici della compagnia hanno visto rappresentanti del governo italiano, si sarebbero sentiti rispondere di ripassare a ottobre, perché prima c'era da risolvere il caso Ilva. Un'uscita non gradita dai tedeschi, che parallelamente stanno lavorando con Aeroporti di Roma per portare una loro base a Fiumicino con sei aeromobili per il lungo raggio. Il vettore guidato Carsten Spohr aveva strappato un mezzo accordo con l'ex ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda: avrebbe comprato soltanto la parte Fly lasciando il resto (soprattutto debiti e circa 5 mila dipendenti) all'ennesima bad company, ma si sarebbe impegnata a rafforzare il ruolo dell'Italia nella sua alleanza aggiungendo via via aerei da Fiumicino. Se nelle scorse settimane dal governo facevano notare che l'intesa con i loro predecessori non era un buon lasciapassare per i tedeschi, adesso fanno intendere che sono pronti anche a trattare con Spohr, se dovesse saltare la pista americana. Qualcosa più di un piano B.


https://www.lettera43.it/it/articoli/economia/2018/07/31/alitalia-conte-trump-america/222363/
 
ROMA (LaPresse) – “Con riferimento ad Alitalia, siamo convinti che non vada semplicemente salvata in un’ottica di mera sopravvivenza economica. Bensì rilanciata, nell’ambito di un piano strategico nazionale dei trasporti. Ciò non può prescindere dalla presenza di un vettore nazionale competitivo con il 51% in capo all’Italia e con un partner industriale in grado di farla volare”. Lo ha detto il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, presentando le linee guida del suo dicastero al Senato.

Nuovi progetti per Alitalia, ecco le novità

“Sono in corso infatti da parte di questo Governo le interlocuzioni necessarie con tutti i player internazionali. Vogliamo assicurare un futuro a questa azienda, per tutelare al meglio le esigenze dei lavoratori e del Gruppo”, ha spiegato Toninelli. “Cercheremo di risanare Alitalia, con l’eliminazione di tutti gli sprechi che ne hanno determinato la crisi. Vogliamo infatti che la futura ‘governance’ garantisca la realizzazione di un Piano industriale che sappia cogliere tutte le opportunità offerte dalle rotte internazionali quindi non solo tradizionali ma anche verso nuove destinazioni”, ha concluso il ministro.


https://cronachedi.it/2018/07/31/alitalia-toninelli-player-internazionali/
 
https://www.lettera43.it/it/articoli/economia/2018/07/31/alitalia-conte-trump-america/222363/

Alitalia, Conte vuole che Trump faciliti l'operazione americana

Sul tavolo del vertice alla Casa Bianca, anche il destino dell'ex compagnia di bandiera. Roma spinge per l'ingresso di Delta e American Airlines. Per incrementare il numero di tratte verso il Nord Atlantico.

Francesco Pacifico Twitter
La futura Alitalia tricolore vagheggiata dai Cinque stelle nascerà, se il piano A del governo giallo-verde andrà in porto, con soldi americani. Nel lavoro preparatorio del vertice tra Giuseppe Conte e Donald Trump gli sherpa di Palazzo Chigi e Casa Bianca - tra la Tap, le sanzioni alla Russia e i dazi - hanno messo anche il rilancio della ex compagnia di bandiera. E un accenno molto veloce alla questione l'avrebbero fatto anche i due presidenti nel loro colloquio. Secondo il commissario Luigi Gubitosi e il ministro Danilo Toninelli, Alitalia può risorgere, nel vero senso della parola, soltanto se incentra il proprio business sul traffico verso l'Atlantico e ha come partner colossi come Delta e American Airlines. Un progetto che, come detto, passa per la Casa Bianca.

A quanto si sa, i Cinque stelle avrebbero in parte sposato il piano al quale stanno lavorando informalmente (al momento il loro mandato è soltanto quello di vendere) Gubitosi e l'altro commissario Stefano Paleari, in buoni rapporti con la Lega. In soldoni, il business sarà incentrato sulle rotte di lungo raggio, con il medio e corto raggio che potrebbero essere gestiti, dopo la chiusura di CityLiner e la messa a terra degli Embraer, da un nuovo marchio low cost, sul modello della Level appena lanciata da Iag. Ma si prevede soprattutto l'ingresso di un partner italiano che possa iniettare capitali (nel contratto di governo si fa un implicito riferimento a Ferrovie dello Stato per un'integrazione ferro-cielo, ma non si esclude neppure l'Anas) e di un partner industriale con una quota di minoranza. Stando ai rumor che arrivano dalla compagnia, si guarda con interesse, e con una partecipazione intorno al 20%, all'ingresso di Delta e American Airlines. Il perché è presto detto: si vuole in questo modo incrementare il numero di tratte tra l'Italia e il Nord Atlantico, unico mercato davvero profittevole per Alitalia, che al momento viene limitato dagli accordi dell'alleanza Skyteam, dove sono presenti la stessa Delta e l'ex socio forte AirFrance-Klm. Si sta valutando anche un'esternazione delle attività di handling e quelle della manutenzione.

RAPPORTI MOLTO STRETTI TRA GUBITOSI E IL CEO DI DELTA

Da mesi Gubitosi ha stretto un rapporto molto stretto con Ed Bastian, ceo di Delta. A quanto pare è solito citarne nei vertici aziendali o negli incontri riservati con politici o sindacati. E i due starebbero parlando anche di un incremento dei voli verso l'America, che sarebbe benedetto da AirFrance, la quale non vede di buon occhio un trasferimento del vettore italiano sotto l'egida di Lufthansa. Ma come spiegano da ambienti vicini ai commissari, serve una spinta in più per fare quest'operazione. Da qui la richiesta del governo italiano nel bilaterale con la Casa Bianca per valutare meglio il dossier. Anche con la promessa da parte italiana di rivedere in chiave americana - dazi permettendo - anche i fornitori del vettore, iniziando dal carburante e dagli aerei che oggi sono per lo più Airbus e che in un futuro potrebbero tornare a essere Boeing. Per la cronaca, l'ipotesi americana, infine, piacerebbe ai sindacati che rappresentano i lavoratori di terra, perché potrebbe portare meno esuberi.

I tempi dell'operazione sono molto lunghi, anche se la compagnia continua a essere zoppicante: come ha svelato Gianni Dragoni sul Sole24Ore nel primo semestre di quest'anno c'è stata comunque una perdita di 315,2 milioni di euro, quasi 200 in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Prima, però, il governo deve ottenere il via libera dalla Ue a convertire il prestito ponte da 900 milioni, che dovrebbe essere restituito allo Stato a dicembre, in azioni. C'è poi da studiare un nuovo mandato per i commissari: a rischiare è soprattutto Enrico Laghi, ma Gubitosi e Paleari potrebbero essere riconfermati con un perimetro d'azione più ampio, cioè quello non soltanto di vendere ma anche di rilanciare la compagnia in ottica tricolore. Soprattutto c'è da decidere se indire una nuova gara o meno: su questo punto la Lega è favorevole, i Cinque stelle no.

L'OFFERTA DI LUFTHANSA RESTA IN STAND-BY

Intanto resta in stand-by l'offerta Lufthansa. Anche se il ministro Luigi Di Maio ha smentito incontri, quando i vertici della compagnia hanno visto rappresentanti del governo italiano, si sarebbero sentiti rispondere di ripassare a ottobre, perché prima c'era da risolvere il caso Ilva. Un'uscita non gradita dai tedeschi, che parallelamente stanno lavorando con Aeroporti di Roma per portare una loro base a Fiumicino con sei aeromobili per il lungo raggio. Il vettore guidato Carsten Spohr aveva strappato un mezzo accordo con l'ex ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda: avrebbe comprato soltanto la parte Fly lasciando il resto (soprattutto debiti e circa 5 mila dipendenti) all'ennesima bad company, ma si sarebbe impegnata a rafforzare il ruolo dell'Italia nella sua alleanza aggiungendo via via aerei da Fiumicino. Se nelle scorse settimane dal governo facevano notare che l'intesa con i loro predecessori non era un buon lasciapassare per i tedeschi, adesso fanno intendere che sono pronti anche a trattare con Spohr, se dovesse saltare la pista americana. Qualcosa più di un piano B.
 
https://www.lettera43.it/it/articoli/economia/2018/07/31/alitalia-conte-trump-america/222363/

Alitalia, Conte vuole che Trump faciliti l'operazione americana

Sul tavolo del vertice alla Casa Bianca, anche il destino dell'ex compagnia di bandiera. Roma spinge per l'ingresso di Delta e American Airlines. Per incrementare il numero di tratte verso il Nord Atlantico.

Francesco Pacifico Twitter
La futura Alitalia tricolore vagheggiata dai Cinque stelle nascerà, se il piano A del governo giallo-verde andrà in porto, con soldi americani. Nel lavoro preparatorio del vertice tra Giuseppe Conte e Donald Trump gli sherpa di Palazzo Chigi e Casa Bianca - tra la Tap, le sanzioni alla Russia e i dazi - hanno messo anche il rilancio della ex compagnia di bandiera. E un accenno molto veloce alla questione l'avrebbero fatto anche i due presidenti nel loro colloquio. Secondo il commissario Luigi Gubitosi e il ministro Danilo Toninelli, Alitalia può risorgere, nel vero senso della parola, soltanto se incentra il proprio business sul traffico verso l'Atlantico e ha come partner colossi come Delta e American Airlines. Un progetto che, come detto, passa per la Casa Bianca.

A quanto si sa, i Cinque stelle avrebbero in parte sposato il piano al quale stanno lavorando informalmente (al momento il loro mandato è soltanto quello di vendere) Gubitosi e l'altro commissario Stefano Paleari, in buoni rapporti con la Lega. In soldoni, il business sarà incentrato sulle rotte di lungo raggio, con il medio e corto raggio che potrebbero essere gestiti, dopo la chiusura di CityLiner e la messa a terra degli Embraer, da un nuovo marchio low cost, sul modello della Level appena lanciata da Iag. Ma si prevede soprattutto l'ingresso di un partner italiano che possa iniettare capitali (nel contratto di governo si fa un implicito riferimento a Ferrovie dello Stato per un'integrazione ferro-cielo, ma non si esclude neppure l'Anas) e di un partner industriale con una quota di minoranza. Stando ai rumor che arrivano dalla compagnia, si guarda con interesse, e con una partecipazione intorno al 20%, all'ingresso di Delta e American Airlines. Il perché è presto detto: si vuole in questo modo incrementare il numero di tratte tra l'Italia e il Nord Atlantico, unico mercato davvero profittevole per Alitalia, che al momento viene limitato dagli accordi dell'alleanza Skyteam, dove sono presenti la stessa Delta e l'ex socio forte AirFrance-Klm. Si sta valutando anche un'esternazione delle attività di handling e quelle della manutenzione.

RAPPORTI MOLTO STRETTI TRA GUBITOSI E IL CEO DI DELTA

Da mesi Gubitosi ha stretto un rapporto molto stretto con Ed Bastian, ceo di Delta. A quanto pare è solito citarne nei vertici aziendali o negli incontri riservati con politici o sindacati. E i due starebbero parlando anche di un incremento dei voli verso l'America, che sarebbe benedetto da AirFrance, la quale non vede di buon occhio un trasferimento del vettore italiano sotto l'egida di Lufthansa. Ma come spiegano da ambienti vicini ai commissari, serve una spinta in più per fare quest'operazione. Da qui la richiesta del governo italiano nel bilaterale con la Casa Bianca per valutare meglio il dossier. Anche con la promessa da parte italiana di rivedere in chiave americana - dazi permettendo - anche i fornitori del vettore, iniziando dal carburante e dagli aerei che oggi sono per lo più Airbus e che in un futuro potrebbero tornare a essere Boeing. Per la cronaca, l'ipotesi americana, infine, piacerebbe ai sindacati che rappresentano i lavoratori di terra, perché potrebbe portare meno esuberi.

I tempi dell'operazione sono molto lunghi, anche se la compagnia continua a essere zoppicante: come ha svelato Gianni Dragoni sul Sole24Ore nel primo semestre di quest'anno c'è stata comunque una perdita di 315,2 milioni di euro, quasi 200 in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Prima, però, il governo deve ottenere il via libera dalla Ue a convertire il prestito ponte da 900 milioni, che dovrebbe essere restituito allo Stato a dicembre, in azioni. C'è poi da studiare un nuovo mandato per i commissari: a rischiare è soprattutto Enrico Laghi, ma Gubitosi e Paleari potrebbero essere riconfermati con un perimetro d'azione più ampio, cioè quello non soltanto di vendere ma anche di rilanciare la compagnia in ottica tricolore. Soprattutto c'è da decidere se indire una nuova gara o meno: su questo punto la Lega è favorevole, i Cinque stelle no.

L'OFFERTA DI LUFTHANSA RESTA IN STAND-BY

Intanto resta in stand-by l'offerta Lufthansa. Anche se il ministro Luigi Di Maio ha smentito incontri, quando i vertici della compagnia hanno visto rappresentanti del governo italiano, si sarebbero sentiti rispondere di ripassare a ottobre, perché prima c'era da risolvere il caso Ilva. Un'uscita non gradita dai tedeschi, che parallelamente stanno lavorando con Aeroporti di Roma per portare una loro base a Fiumicino con sei aeromobili per il lungo raggio. Il vettore guidato Carsten Spohr aveva strappato un mezzo accordo con l'ex ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda: avrebbe comprato soltanto la parte Fly lasciando il resto (soprattutto debiti e circa 5 mila dipendenti) all'ennesima bad company, ma si sarebbe impegnata a rafforzare il ruolo dell'Italia nella sua alleanza aggiungendo via via aerei da Fiumicino. Se nelle scorse settimane dal governo facevano notare che l'intesa con i loro predecessori non era un buon lasciapassare per i tedeschi, adesso fanno intendere che sono pronti anche a trattare con Spohr, se dovesse saltare la pista americana. Qualcosa più di un piano B.

Torno a scrivere sul blog dopo quasi tre anni, vedendo che tutto cambia ma niente cambia in Italia. In pratica, Lufthansa (compagnia leader in Europa, che macina utili come fossero merendine) vuole Alitalia, ma il nostro governo "prende tempo perche' prima deve risolvere il problema dell'Ilva" (are we joking? don't know what to say...) nel frattempo, mentre si accarezza l'opzione LH (che ricordiamoci e' in Star Alliance con United) il governo spinge per una entrata di Delta e/o American (forse a Conte, Di Maio e Salvini non hanno spiegato che queste due sono due compagnie indipendenti, e per di piu' in alleanze diverse? Che interesse potrebbe mai avere American ad entrare in Alitalia?)

nel frattempo si valuta l'esternalizzazione dell'handling e manutenzione, cioe' quello che si voleva fare gia' 10 anni fa ma e' stato impedito.

In ogni caso, a me l'opzione LH (se mai la volessero sul serio i tedeschi) e' sempre sembrata, dopo l'occasione persa di KLM anni fa, l'opzione migliore. Nel Konzern Lufthanza, potremmo ancora giocare un ruolo verso Sud America e Africa che con AF o altri non avremmo mai avuto.

E cosa e' successo a Cityliner? E gli EMB? Alitalia ha deciso che non servono piu' voli feeder?

Insomma, non ho perso granche' in vari anni. Solo FCO, finalmente, e' migliorato sensibilmente (era ora) negli ultimi anni e con il nuovo molo E. Ce n'e' voluto...
 
Ah, ok. Deve trovare uno che ci metta 3 miliardi di euro, che abbia coraggio di rendere efficiente un’azienda costantemente in perdita di fronte ad un Governo che ovviamente non vorrà niente che possa scalfire la sua immagine (che non si parli minimamente di cose dolorose ecco.. )
Tutto facilissimo.

altri capitani coraggiosi? Riva e altri mi sa che a questo giro passano... Poste ha gia' messo il suo obolo. Chi ci sta? Io ho venti euro in tasca, li metto nel piattino?
 
Va bene che i golden boy gialloverdi non hanno idea di cosa fare sparando stupidaggini e smentendole mezz'ora dopo, ma la ricostruzione di Trump a fare pressioni su Delta in cambio di carburante Usa e aerei Boeing non si può leggere. Delta fra l'altro la meno adatta a farsi fare pressioni, remenber ad esempio l'acquisto del C series, di vagonate di aerei Airbus. A Delta potrebbe interessare a patto che gliela lascino gestire stile Virgin Atlantic che però cozza con le necessità e promesse fatte dai gialloverdi ai loro referenti in AZ perchè in DL sono tutti fuorchè dei tontoloni pronti a subire un trattamento all'EY.
P.S. Chiudere Cityliner sarebbe demenziale visti i costi competitivi, anzi il problema non sarebbe aggiunere NB non regional, sarebbe passargli l'attività non competitiva per la mainline. Riguardo al nuovo piano flotta il fornitore ideale sarebbe Airbus, ma dovendo cambiarla quasi per intero Airbus o Boeing cambia il giusto, il punto è avere i 3 miliardi necessari.
 
il partner UE non piace perché poi comanda; il partner extra UE piace, come EY, perché non comanda.
 
Per ora siamo alle parole in libertà, non hanno la minima idea di ciò che dicono.
E la cosa è particolarmente preoccupante, perché AZ non ha l'autonomia per durare fino a quando questi capiscono come funziona il mondo del trasporto aereo.
Nel frattempo riusciranno a far scappare LH (che però rimane ovviamente interessata al mercato italiano, ma potrebbe decidere di gestirlo in prima persona).
 
Notizie Radiocor NOTIZIE RADIOCOR - PRIMA PAGINA ALITALIA: RICAVI +4,3% NEL I SEM, FREE CASH FLOW POSITIVO PER 6 MLN
Fatturato da passeggeri +7%, ricavi da vendite digital +20% (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 02 ago - Alitalia torna a un free cash flow positivo per 6 milioni e registra ricavi di 1,4 miliardi (+4,3%) nel primo semestre. In attesa di capire il proprio futuro, l'ex compagnia di bandiera, secondo quanto risulta a Radiocor, ha mostrato dati in crescita rispetto al 2017 con il fatturato da passeggeri in aumento del 7% circa (a 1,19 miliardi da 1,11) e costi operativi ridotti dell'8,6% a quota 1,52 miliardi. Ne deriva un margine operativo lordo negativo per 124 milioni, ma in netto miglioramento rispetto al primo semestre 2017 quando lo era per 326 milioni. Positivo invece per 4 milioni (era -163 milioni l'anno scorso) l'Ebitdar (ossia l'Ebitda escluse le poste non ricorrenti). Tra gli altri dati di bilancio della compagnia ora amministrata dai tre commissari Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari spiccano il consolidamento dei passeggeri a quota 10,21 milioni (+1,5%), l'aumento del fattore di carico (il cosiddetto load factor) degli aerei al 79,2% dal 78,4% e i ricavi da vendite digital balzate del 20% a 290 milioni. Nei giorni scorsi al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si e' tenuto il secondo tavolo di ricognizione con i commissari, dopo quello dello scorso 11 luglio, istituito per valutare tutte le opportune iniziative in vista anche della scadenza del 'prestito ponte' dello Stato e delle conseguenti decisioni da assumere per il destino della compagnia
 
Sul Messaggero di oggi AZ in prima pagina e due pagine dedicate si numeri. Carburante aumentato di 67 milioni ma previsti miglioramenti anche nel secondo semestre per quanto riguarda il piano flotta.

Secondo il Messaggero ora la nazionalizzazione non sooo sarebbe possibile ma addirittura auspicabile.
 
Le diverse vite di Alitalia: mentre la gestione commissariale continua nel suo ammirevole compito di ridurre le perdite, la politica è alla ricerca di una soluzione strutturale, duratura, che possa ridare dignità nazionale a una compagnia fallita e trattenuta in vita con denaro prestato dal governo. Ieri Radiocor ha diffuso alcuni dati della semestrale, che i commissari Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari hanno depositato, come richiesto dalla legge, il 31 agosto. Si notano alcuni miglioramenti oggettivi: i ricavi sono aumentati, tra gennaio e giugno, del 4,3%, a 1,4 miliardi; il fatturato passeggeri è cresciuto del 7% a 1,19 miliardi; i costi operativi sono stati ridotti dell'8,6%, a quota 1,52 miliardi. Il margine lordo (Ebitda) resta sempre negativo per 124 milioni (0,7 milioni al giorno), ma in netto vantaggio sull'anno scorso, quando a giugno la stessa posta era negativa per 326 milioni. Tra i dati viene segnalato anche l'Ebitdar positivo per 4 milioni; ma tale indice non considera i noleggi e i leasing degli aerei, che sono una voce essenziale per una compagnia aerea. Si fa cenno anche a un free cash flow positivo per 6 milioni, cifra disponibile per investimenti.

I passeggeri sono aumentati dell'1,5%, a 10,21 milioni: ma un esperto come Andrea Giuricin, ricorda che nello stesso periodo il trasporto aereo nel suo complesso ha registrato il 6-7% di passeggeri in più: «Come dire che Alitalia ha perso quote di mercato». Non è un bel segnale, nonostante il miglior riempimento degli aerei. Nei dati diffusi ieri non compare l'ultima riga di bilancio, la perdita netta che, secondo le indiscrezioni in circolazione, sarebbe di 315 milioni, 1,75 milioni al giorno.

Il compito dei commissari non è quello di ristrutturare ma quello di valorizzare per vendere. Le cose negli ultimi mesi si sono però ingarbugliate. Ora appare chiaro che l'obbiettivo del governo è quello di mantenere in mani italiane la maggioranza della compagnia, per sottolinearne il livello strategico; in minoranza potrebbe esserci un socio straniero. Quello che tuttora non è chiaro, è il come si arriverà a questo modello che ricorda tanto l'operazione Fenice e il convolgimento di Cai. Su chi si stia puntando, non si sa: la grande differenza starà nella scelta tra capitale privato (ma di chi?) e pubblico (Cdp, Fs?), perchè nel primo caso il rischio verrebbe nuovamente caricato sulle spalle del contribuente. In questa fase, prima di scadenze autunnali ormai incerte, gli stranieri che finora si sono fatti avanti stanno aspettando di capire con chiarezza gli orientamenti del governo.

Ieri, intanto, l'Enac (l'autorità per l'aviazione civile) ha avviato un'indagine su quattro compagnie Blue Panorama, Ryanair, Volotea e Vueling coinvolte in disservizi che nei giorni scorsi hanno provocato disagi a centinaia di passeggeri. Lo scopo è di «valutare l'eventuale necessità di un ridimensionamento degli operativi o di una limitazione dei servizi». Si vuole cioè capire se le compagnie siano in grado di svolgere adeguatamente l'attività da loro offerta sul mercato.

Il Giornale
 
Altro che Shaila e Mikaela, è AZ la vera patria delle veline...
Citando Augusto Cesaroni: "che amarezza..."
 
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Fatturato da passeggeri +7%, ricavi da vendite digital +20% (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 02 ago - Alitalia torna a un free cash flow positivo per 6 milioni e registra ricavi di 1,4 miliardi (+4,3%) nel primo semestre. In attesa di capire il proprio futuro, l'ex compagnia di bandiera, secondo quanto risulta a Radiocor, ha mostrato dati in crescita rispetto al 2017 con il fatturato da passeggeri in aumento del 7% circa (a 1,19 miliardi da 1,11) e costi operativi ridotti dell'8,6% a quota 1,52 miliardi. Ne deriva un margine operativo lordo negativo per 124 milioni, ma in netto miglioramento rispetto al primo semestre 2017 quando lo era per 326 milioni. Positivo invece per 4 milioni (era -163 milioni l'anno scorso) l'Ebitdar (ossia l'Ebitda escluse le poste non ricorrenti). Tra gli altri dati di bilancio della compagnia ora amministrata dai tre commissari Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari spiccano il consolidamento dei passeggeri a quota 10,21 milioni (+1,5%), l'aumento del fattore di carico (il cosiddetto load factor) degli aerei al 79,2% dal 78,4% e i ricavi da vendite digital balzate del 20% a 290 milioni. Nei giorni scorsi al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si e' tenuto il secondo tavolo di ricognizione con i commissari, dopo quello dello scorso 11 luglio, istituito per valutare tutte le opportune iniziative in vista anche della scadenza del 'prestito ponte' dello Stato e delle conseguenti decisioni da assumere per il destino della compagnia
Tutta fuffa.
Nessun dato di redditività, nessuno accenno a RASK, CASK e yield.
Ma va bene così...
 
Stato
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