Thread sistema aeroportuale di Roma 2018


Concludo dicendo che ovviamente gli aeroporti dovrebbero fare utili ma in maniera proporzionata essendo in condizioni di monopolio
Ritengo questo passaggio sensato a livello di principio ma meno a livello realistico.
Gli aeroporti, oltre ad essere delle infrastrutture che richiedono investimenti ingenti sono ormai sempre piu' in competizione fra di loro a livello transnazionale. Dai grossi "hub" europei ai piu' piccoli ma in grande crescita (ad esempio BLQ e NAP qui da noi) che cercano di attrarre traffico. Il loro business model e' cambiato molto nel corso degli anni, cosi' come le varie strutture di proprieta'. A mio avviso il tutto a beneficio sia dei passeggeri che delle compagnie aeree.

E' vero che un panino con la mortazza a 7 euro e' un furto, come e' vero che ad AMS ho mangiato a prezzi da rapina o come a LGW, CDG ecc.
Ma trovo altrettanto vero che c'e' fondamentalmente il bisogno di massimizzare i ricavi per poter giustificare ritorno agli azionisti/investitori e garantire investimenti in migliorie, servizi, tecnologia, sicurezza ecc. Tutto sommato ritengo sbagliato il concetto/teoria di mettere un tetto a quanti utili si possano fare. E' un concetto che fa scappare via i privati, i soldi e tutti i benefici di un sistema sostenibile.
 
Ma trovo altrettanto vero che c'e' fondamentalmente il bisogno di massimizzare i ricavi per poter giustificare ritorno agli azionisti/investitori e garantire investimenti in migliorie, servizi, tecnologia, sicurezza ecc. Tutto sommato ritengo sbagliato il concetto/teoria di mettere un tetto a quanti utili si possano fare. E' un concetto che fa scappare via i privati, i soldi e tutti i benefici di un sistema sostenibile.

Giustissimo. Purtroppo in Italia c'è poco interesse a creare hub competitivi, e gli investimenti in migliorie ecc. per quanto riguarda i passeggeri sono davvero modesti. Penso che ci ricordiamo tutti FCO prima dell'incendio, o le condizioni correnti di LIN e MXP, rispetto alla media europea. Chi controlla che il concessionario faccia davvero gli investimenti? Lo so, si apre il vaso di Pandora.
 
Giustissimo. Purtroppo in Italia c'è poco interesse a creare hub competitivi, e gli investimenti in migliorie ecc. per quanto riguarda i passeggeri sono davvero modesti. Penso che ci ricordiamo tutti FCO prima dell'incendio, o le condizioni correnti di LIN e MXP, rispetto alla media europea. Chi controlla che il concessionario faccia davvero gli investimenti? Lo so, si apre il vaso di Pandora.

Basta fare come in UK, dove gli aeroporti sono davvero in concorrenza fra di loro.
 
Gli aeroporti, oltre ad essere delle infrastrutture che richiedono investimenti ingenti sono ormai sempre piu' in competizione fra di loro a livello transnazionale. Dai grossi "hub" europei ai piu' piccoli ma in grande crescita (ad esempio BLQ e NAP qui da noi) che cercano di attrarre traffico. Il loro business model e' cambiato molto nel corso degli anni, cosi' come le varie strutture di proprieta'. A mio avviso il tutto a beneficio sia dei passeggeri che delle compagnie aeree.

E' vero che un panino con la mortazza a 7 euro e' un furto, come e' vero che ad AMS ho mangiato a prezzi da rapina o come a LGW, CDG ecc.
Ma trovo altrettanto vero che c'e' fondamentalmente il bisogno di massimizzare i ricavi per poter giustificare ritorno agli azionisti/investitori e garantire investimenti in migliorie, servizi, tecnologia, sicurezza ecc. Tutto sommato ritengo sbagliato il concetto/teoria di mettere un tetto a quanti utili si possano fare. E' un concetto che fa scappare via i privati, i soldi e tutti i benefici di un sistema sostenibile.

Quoto e amen. Buffo poi come l'average Sig. Bianchi si sorprenda dei prezzi di cui si è parlato sopra, critica, urla al furto, cita l'esempio di Shijiazhuang dove lui è stato ed assicura che in aeroporto conosce posti dove si mangia bene e si paga meno rispetto a Fiumicino (notare: sempre colpa di Roma), poi però va a Varsavia (dove il costo della vita è tendenzialmente più basso rispetto all'Italia, fuori dall'aeroporto, s'intende) e paga 50 PLN per panino e birra (10 Euro circa, rapina a volto scoperto) senza dire un caxxo oppure paga i suoi 8 Euro per la sua Heineken a Schiphol (eh ma vuoi mettere) e torna a Domodossola (la prima che mi è venuta in testa, senza offesa a nessuno) senza fare fiato. Typical.

G
 
Giustissimo. Purtroppo in Italia c'è poco interesse a creare hub competitivi, e gli investimenti in migliorie ecc. per quanto riguarda i passeggeri sono davvero modesti. Penso che ci ricordiamo tutti FCO prima dell'incendio, o le condizioni correnti di LIN e MXP, rispetto alla media europea. Chi controlla che il concessionario faccia davvero gli investimenti? Lo so, si apre il vaso di Pandora.

Hub o scali secondari? Se parliamo di hub (in senso di scalo principale di una data nazione) come tali, d'accordo, prima dell'incendio a FCO, si era messi male e più o meno ci siamo adesso. Ma se andiamo oltre, sei mai stato a Birmingham o Manchester, entrambi fermi all'86? Chiedo in quanto fai l'esempio di Linate. Ma tornando un attimo agli hub: Francoforte, di cui si lamenta anche il CEO del nostro LH243? Parigi-CDG fino a qualche annetto fa? Bruxelles-Zaventem fino ad un paio d'anni fa? D'accordo che alcuni confronti non reggano vista la diversità in termini di mole di passeggeri (vedi FRA) e d'accordo anche che di certo non si brilla in tal senso in Italia (vedi infrastruttura, ma maggiormente collegamenti ecc.), però non generalizziamo.

G
 
Hub o scali secondari? Se parliamo di hub (in senso di scalo principale di una data nazione) come tali, d'accordo, prima dell'incendio a FCO, si era messi male e più o meno ci siamo adesso. Ma se andiamo oltre, sei mai stato a Birmingham o Manchester, entrambi fermi all'86? Chiedo in quanto fai l'esempio di Linate. Ma tornando un attimo agli hub: Francoforte, di cui si lamenta anche il CEO del nostro LH243? Parigi-CDG fino a qualche annetto fa? Bruxelles-Zaventem fino ad un paio d'anni fa? D'accordo che alcuni confronti non reggano vista la diversità in termini di mole di passeggeri (vedi FRA) e d'accordo anche che di certo non si brilla in tal senso in Italia (vedi infrastruttura, ma maggiormente collegamenti ecc.), però non generalizziamo.

G

Parlo di hub in senso improprio, ovvero di scali che possono veramente entrare in competizione con altri, quando ciò è possibile per motivi geografici.

A BHX sono stato una volta sola nella vita e non mi ricordo nulla. Vado ogni tanto a TRN e ti posso assicurare che i servizi ai passeggeri sono nulli. LIN non è un hub ma è un aeroporto importante in una situazione modesta (tanto più che si vendono connessioni). MXP idem anche se per motivi opposti. Poi ci sono anche segnali positivi -- per dire, VCE. E meno positivi: ho un ricordo non buono di CTA. Feneralizzando -- cosa che può essere sbagliata --, gli aeroporti italiani non mi sembrano messi troppo bene.

Per me l'esempio da seguire in Europa è MUC. Anche AMS mi sembra ci stia tentando. Fuori, SIN, ICN, HKG sono riferimenti. In fondo VIE non è tanto male, specie come trasporti da/per, in una categoria di traffico inferiore.
 
Parlo di hub in senso improprio, ovvero di scali che possono veramente entrare in competizione con altri, quando ciò è possibile per motivi geografici.

A BHX sono stato una volta sola nella vita e non mi ricordo nulla. Vado ogni tanto a TRN e ti posso assicurare che i servizi ai passeggeri sono nulli. LIN non è un hub ma è un aeroporto importante in una situazione modesta (tanto più che si vendono connessioni). MXP idem anche se per motivi opposti. Poi ci sono anche segnali positivi -- per dire, VCE. E meno positivi: ho un ricordo non buono di CTA. Feneralizzando -- cosa che può essere sbagliata --, gli aeroporti italiani non mi sembrano messi troppo bene.

Per me l'esempio da seguire in Europa è MUC. Anche AMS mi sembra ci stia tentando. Fuori, SIN, ICN, HKG sono riferimenti. In fondo VIE non è tanto male, specie come trasporti da/per, in una categoria di traffico inferiore.

Grazie per la spiegazione e mi trovi sostanzialmente d'accordo con te, specie sull'ultimo paragrafo, a cui aggiungo CPH.

G
 
Se parli del caffè le automatiche nespresso si fanno pagare 2 euro a cialda, non sono gratuite.

Hai ragione ma questo solo nel satellite K/L (quello nuovo, per capirci), altrove (G e non credo siano installate nei pressi dei gates H, non-Schengen) ci sono ancora le macchinette 'standard' (gratis, insomma), credo che EEA si riferisse a quest'ultime.

G
 
Ritengo questo passaggio sensato a livello di principio ma meno a livello realistico.
Gli aeroporti, oltre ad essere delle infrastrutture che richiedono investimenti ingenti sono ormai sempre piu' in competizione fra di loro a livello transnazionale. Dai grossi "hub" europei ai piu' piccoli ma in grande crescita (ad esempio BLQ e NAP qui da noi) che cercano di attrarre traffico. Il loro business model e' cambiato molto nel corso degli anni, cosi' come le varie strutture di proprieta'. A mio avviso il tutto a beneficio sia dei passeggeri che delle compagnie aeree.

E' vero che un panino con la mortazza a 7 euro e' un furto, come e' vero che ad AMS ho mangiato a prezzi da rapina o come a LGW, CDG ecc.
Ma trovo altrettanto vero che c'e' fondamentalmente il bisogno di massimizzare i ricavi per poter giustificare ritorno agli azionisti/investitori e garantire investimenti in migliorie, servizi, tecnologia, sicurezza ecc. Tutto sommato ritengo sbagliato il concetto/teoria di mettere un tetto a quanti utili si possano fare. E' un concetto che fa scappare via i privati, i soldi e tutti i benefici di un sistema sostenibile.
a me non interessa se il panino costa 7€, 10€ o 20€...mi interessa invece che all'interno della struttura tariffaria delle tasse aeroportuali siano considerati anche i ricavi Non Aviation ( quindi anche il panino a 20€) così come vengono considerati i ricavi Aviation, i costi Aviation e quasi totalmente i costi non Aviation, questo si chiama semplicemente trasparenza senza abusare del market power che hanno gli aeroporti.

Come dice correttamente A4E ( Airlines for Europe) e Willie Walsh in primis ma un po' di tutti, si dovrebbe applicare il principio del single till ed avere inoltre un ente indipendente che tuteli diritti e doveri di tutti.

Spiegami perché io devo pagare l'improduttività della maggior parte degli aeroporti italiani ed europei ( non conosco bene le realtà extra UE quindi non mi esprimo) e non considerare i ricavi aeroportuali non Aviation ?

Considerando i ricavi Non Aviation ci sarebbe un abbassamento delle tasse aeroportuali sia per i passeggeri (e direttamente/indirettamente questo punto coinvolge anche le compagnie aeree, soprattutto quelle con focus short/medium haul in quanto riducono le marginalità e aumentano i costi), ma non lo dico perché devono essere avvantaggiate le compagnie aeree o i passeggeri, lo dico solo perché ci dovrebbe essere coerenza in un mondo attuale dove gli aeroporti fanno utili stratosferici in quanto non c'è una regolamentazione chiara e trasparente

Per quanto riguarda gli investimenti delle infrastrutture vengono pagate quasi totalmente dall'aumento delle tasse aeroportuali, quindi qual è il beneficio per i passeggeri e le compagnie aeree ? soprattutto quando gli utili degli aeroportuali raggiungono minimo 10 volte le marginalità delle media delle compagnie aeree

ciao
 
mi interessa invece che all'interno della struttura tariffaria delle tasse aeroportuali siano considerati anche i ricavi Non Aviation ( quindi anche il panino a 20€) così come vengono considerati i ricavi Aviation, i costi Aviation e quasi totalmente i costi non Aviation, questo si chiama semplicemente trasparenza senza abusare del market power che hanno gli aeroporti.

Come dice correttamente A4E ( Airlines for Europe) e Willie Walsh in primis ma un po' di tutti, si dovrebbe applicare il principio del single till ed avere inoltre un ente indipendente che tuteli diritti e doveri di tutti.
Andrei cauto a parlare di abusi e poca trasparenza degli aeroporti quando per certi versi questo gia' accade all'inverso in molti aeroporti laddove sono le compagnie aeree (O'Leary ha fatto scuola) che hanno il coltello dalla parte del manico e si accordano con i gestori aeroportuali sulla base anche dei potenziali ricavi non aviation che aiuteranno a generare. In certi aeroporti dove il monopolio e' di una sola compagnia aerea sono gli aeroporti ad essere estorti.

Considerando i ricavi Non Aviation ci sarebbe un abbassamento delle tasse aeroportuali sia per i passeggeri (e direttamente/indirettamente questo punto coinvolge anche le compagnie aeree, soprattutto quelle con focus short/medium haul in quanto riducono le marginalità e aumentano i costi), ma non lo dico perché devono essere avvantaggiate le compagnie aeree o i passeggeri, lo dico solo perché ci dovrebbe essere coerenza in un mondo attuale dove gli aeroporti fanno utili stratosferici in quanto non c'è una regolamentazione chiara e trasparente
Questo puo' essere un discorso vero per una manciata di aeroporti congestionati e super richiesti, ma non particolarmente rilevante per tantissimi altri che oltre a perdere soldi fanno di tutto per incentivare le compagnie ad operarci.

Per quanto riguarda gli investimenti delle infrastrutture vengono pagate quasi totalmente dall'aumento delle tasse aeroportuali, quindi qual è il beneficio per i passeggeri e le compagnie aeree ? soprattutto quando gli utili degli aeroportuali raggiungono minimo 10 volte le marginalità delle media delle compagnie aeree
Il beneficio per i passeggeri e le compagnie aeree e' l'avere un aeroporto piacevole, moderno, funzionante e sicuro.
Le marginalita' piu' elevate [delle compagnie aeree] ce l'hanno quasi tutti gli attori nella catena di valori. Non me la sento di etichettare gli aeroporti come strozzini.
 
Andrei cauto a parlare di abusi e poca trasparenza degli aeroporti quando per certi versi questo gia' accade all'inverso in molti aeroporti laddove sono le compagnie aeree (O'Leary ha fatto scuola) che hanno il coltello dalla parte del manico e si accordano con i gestori aeroportuali sulla base anche dei potenziali ricavi non aviation che aiuteranno a generare. In certi aeroporti dove il monopolio e' di una sola compagnia aerea sono gli aeroporti ad essere estorti.

Questo puo' essere un discorso vero per una manciata di aeroporti congestionati e super richiesti, ma non particolarmente rilevante per tantissimi altri che oltre a perdere soldi fanno di tutto per incentivare le compagnie ad operarci.

Il beneficio per i passeggeri e le compagnie aeree e' l'avere un aeroporto piacevole, moderno, funzionante e sicuro.
Le marginalita' piu' elevate [delle compagnie aeree] ce l'hanno quasi tutti gli attori nella catena di valori. Non me la sento di etichettare gli aeroporti come strozzini.

con tutto il rispetto dovresti andare a guardarti i bilanci e la marginalità delle compagnie aeree e degli aeroporti e poi mi fai sapere...in ogni caso di significative market power e di trasparenza ne parlano tutti i CEOs delle compagnie aeree che fanno parte di A4E e non solo, sono indubbiamente in buona compagnia ;)

qui nessuno etichetta gli aeroporti come strozzini, io dico soltanto che nella regolamentazione tariffaria bisogna inserire anche i ricavi Non Aviation, mi spieghi perché no e perchè sei contrario ?

gli aeroporti improduttivi che non riescono a generare utili e stare sul mercato dovrebbero chiudere/fallire così come succede alle compagnie aeree ( ovviamente con tutto il rispetto per i dipendenti) a meno che gli aeroporti non facciano servizio pubblico e servono alle comunità anche se nel 2018 solo a parlare di questo mi vengono i brividi

Del resto la UE teoricamente impedisce gli aiuti di stato anche se de facto non è cosi in quanto l'Italia e qualche altro stato europeo preferiscono il campanile e si vuole sempre partire dall'aeroporto sotto casa per andare a JFK,LAX, HAN,etc
 
https://www.dinamopress.it/news/aer...-pronuncia-difesa-della-salute-dei-cittadini/

Dopo 18 anni di grave inquinamento prodotto dall’Aeroporto di Ciampino, la Corte di Giustizia Europea con una sua recente sentenza smentisce la valutazione di impatto ambientale prodotta da Adr, Enac e avallata dal Ministero dell’Ambiente, riconoscendo le ragioni dei cittadini che da anni si mobilitano a difesa della salute e dell’ambiente

Sono 18 anni che i cittadini di Ciampino, di Marino, di Frattocchie, di Santa Maria delle Mole e del VII Municipio di Roma sono costretti a respirare quotidianamente tonnellate di cherosene prodotte dall’attività dell’aeroporto di Ciampino, e in particolare della compagnia low cost Ryanair. In questi anni, moltissimi si sono ammalati: tumori, problemi respiratori e cardiovascolari. Tutto ciò lo dimostrano studi come il Serra, il Samba e il Crystal. Nonostante ciò, le istituzioni nazionali non hanno fatto niente per risolvere questa emergenza sanitaria e ambientale di grandi dimensioni.

Nel 2016 è iniziata, su spinta dei cittadini e delle istituzioni locali fra cui il Sindaco di Marino, la procedura per la realizzazione della VIA (valutazione di impatto ambientale) che per l’aeroporto di Ciampino non era stata mai realizzata. Come ha potuto una struttura industriale di tale proporzioni operare per 15 anni senza la documentazione necessaria? Senza tale documentazione, così è stato risposto ai cittadini, non è stato possibile in passato procedere per una riduzione dei voli che, ricordiamolo, raggiungono i 250 spostamenti giornalieri a fronte di un limite di 61 previsto dalla legge.

Adr (Aeroporti di Roma) e Enac (Ente Nazionale Aviazione Civile) hanno così iniziato dal 2016 a produrre tale documentazione. I cittadini, durante degli incontri con i rappresentanti del Ministero dell’Ambiente, avevano fatto notare come i dati elaborati fossero falsi, non attendibili e non in linea con la normativa vigente, oltre a favorire i profitti della compagnia irlandese rispetto al diritto alla salute dei cittadini. Il Ministero dell’Ambiente ha comunque dato il suo parere positivo.

Quest’anno, però, è arrivata una sentenza della Corte di Giustizia Europea rispetto a tale materia. La VIA prodotta da Adr e ENac, e avallata dal Ministero dell’Ambiente, è risultata essere completamente sbagliata. Il Ministero dell’Ambiente è stato costretto a rivedere il suo parere positivo per non incorrere in una procedura di infrazione da parte dell’Europa. Ci è voluto una sentenza europea per tutelare i diritti dei cittadini italiani. Anche il piano per la riduzione dell’impatto acustico proposto da Adr è di conseguenza falso e inappropriato. Siamo nuovamente in una situazione di stallo. Ma adesso il Governo italiano non può più fare finta di niente. La procedura di via deve essere realizzata tenendo conto dei 18 anni durante i quali l’attività aeroportuale di Ciampino ha avuto un forte impatto su ambiente e salute. I cittadini continuano a chiedere la riduzione immediata dei voli come previsto dalle leggi.

Ora, il Ministero dell’Ambiente ha tempo fino al 1° luglio per esprimersi sulla questione e rimediare ad anni di inadempienze. Speriamo che sia la volta buona.

Di seguito riportiamo il comunicato del Comitato per la riduzione dell’impatto ambientale dell’aeroporto di Ciampino:

Marcia indietro del Ministero dell’Ambiente sulla Valutazione Ambientale (#VIA) dell’Aeroporto di #Ciampino

Comunicato Stampa – 21 Febbraio 2018

#CRIAAC – COMITATO PER LA RIDUZIONE DELL’IMPATTO AMBIENTALE DELL’AEROPORTO DI CIAMPINO

Un nuovo documento della Commissione Tecnica Ministeriale smentisce il precedente “Parere positivo” del 23 gennaio dato al piano di sviluppo proposto da #Enac e #AdR.

Adesso è necessario che anche il piano antirumore, anch’esso all’esame del Ministero dell’Ambiente e collegato alla VIA, si adegui, per non far rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta.

Dopo un primo via libera alle richieste “indecenti” di Enac e AdR sulla Valutazione Ambientale, il Ministero è costretto a tornare sui propri passi, adeguandosi alle regole comunitarie che impongono di valutare l’impatto ambientale del piano di sviluppo dell’aeroporto partendo dal primo momento in cui si sono manifestati i suoi effetti.

Ciò significa che la valutazione degli effetti ambientali dovrà partire almeno dal 2002, mettendo a confronto la situazione ambientale di allora con gli effetti negativi che lo sviluppo dell’aeroporto e il conseguente enorme aumento del traffico aereo hanno prodotto man mano nel tempo fino a oggi, compresi gli effetti futuri che saranno prodotti dai nuovi piani di sviluppo.

Enac, AdR e il Ministero dell’Ambiente avevano rifiutato l’indicazione della Commissione UE, e mantenuto l’errata impostazione della VIA, che arbitrariamente si limita a confrontare la situazione del 2013 con l’ipotetica situazione futura del 2021, anno di completamento dell’ulteriore Piano di sviluppo aeroportuale. In questo modo sarebbe stato nascosto oltre un decennio di sviluppo illegittimo dell’aeroporto e di danno ambientale ai cittadini.

In questa direzione andava il primo “Parere” tecnico del 2 agosto 2017 della Commissione Tecnica VIA / VAS del Ministero.

Contro questa impostazione il nostro Comitato il 20 settembre 2017 aveva depositato presso il Ministero un esposto con il quale si chiedeva il rispetto del Diritto comunitario. Molte critiche erano già arrivate dai comuni colpiti di Roma, Marino e Ciampino, oltre alle osservazioni tecniche proposte da Ispra e Arpa Lazio.

Sull’errata impostazione della VIA dell’aeroporto di Ciampino si erano già espressi gli uffici della Commissione Europea, nel corso dell’indagine “EU Pilot 6876/14/ENVI”, conseguente alla procedura di infrazione comunitaria promossa dal nostro Comitato. In quell’occasione la Commissione UE invitò le Autorità nazionali italiane a far partire la VIA sull’aeroporto di Ciampino almeno dal 2002, meglio se dal 2000.

Sulla stessa materia, valutando un analogo caso di VIA fatta in ritardo rispetto all’avvio del progetto, è intervenuta la Corte di Giustizia Europea la quale nella sentenza “ECLI:EU:C:2017:589 del 26 luglio 2017”, relativa alla costruzione di alcuni impianti biogas, ha inserito una dichiarazione di carattere generale applicabile a tutti i casi nei quali la VIA sia stata avviata in ritardo rispetto all’avvio del progetto.

In tale dichiarazione la Corte premette che pur essendo obbligatorio fare la valutazione ambientale dei progetti prima che siano messi in esecuzione, in caso di omissione lo Stato membro deve, per prima cosa, “rimuovere le conseguenze illecite di tale omissione” e, dall’altro lato, è possibile fare una valutazione ambientale a titolo di regolarizzazione, purché:

– le norme nazionali che consentono tale regolarizzazione non offrano agli interessati l’occasione di eludere le norme di diritto dell’Unione o di disapplicarle e

– la valutazione effettuata a titolo di regolarizzazione non si limiti alle ripercussioni future di tale impianto sull’ambiente, ma prenda in considerazione altresì l’impatto ambientale intervenuto a partire dalla sua realizzazione.”

Sotto il peso di questa combinazione di prese di posizione comunitarie che avrebbero certamente portato a una nuova infrazione comunitaria per l’Italia, con data 16 febbraio è stato pubblicato un nuovo “Parere” della Commissione Tecnica VIA / VAS del Ministero, che, smentendo il parere precedente, riconosce l’obbligo di rispettare le norme comunitarie.

Adesso la Valutazione Ambientale dell’aeroporto, in corso dal febbraio 2016, dovrà essere riaperta e totalmente modificata.

Ma, nonostante la chiara impossibilità di mantenere la situazione attuale, prosegue il tentativo di Enac e AdR di mantenerla comunque, senza ridurre il sistematico superamento dei limiti di legge del rumore, certificato mese per mese da Arpa Lazio.

Resta infatti attiva la seconda procedura riguardante l’Aeroporto di Ciampino, anch’essa in corso presso il Ministero dell’Ambiente.

Si tratta della procedura di valutazione del “Piano di contenimento e abbattimento del rumore”, previsto dalla Legge Quadro sull’inquinamento acustico (D.Lgs 447/1995), presentato da AdR una prima volta nel 2013 e ripresentato una seconda volta nel 2015, dopo la sua bocciatura da parte dei comuni di Roma, Marino e Ciampino.

Questo Piano di rientro nei limiti di legge, presente anche nei documenti della VIA, costituisce lo strumento principale per ridimensionare il traffico aereo nell’aeroporto in caso di sforamento dei limiti ammessi, come nel caso di Ciampino.

Anche su questo secondo tavolo si attende a breve il “Parere” del Ministero dell’Ambiente. Parere che passerà subito dopo al vaglio della Conferenza Unificata Stato, Regioni, Città.

Vigileremo affinché che non si tenti di far passare dalla finestra quello che è uscito dalla porta.

Chiediamo che anche su questo secondo tavolo siano rispettate le norme comunitarie e quelle nazionali che, a questo punto, indicano chiarissimamente la necessità di far rientrare subito l’aeroporto di Ciampino nella legalità, già entro il 2018, riducendo drasticamente i voli e riportando il rumore entro i limiti di legge.




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Al via la Business City
Nasce una città aeroportuale unica in Italia. Sarà la porta di Roma verso il mondo

• Distretto per aziende e professionisti italiani e internazionali con servizi, uffici e spazi lavorativi su misura. Nascerà un sistema economico integrato con l’attrattività del primo scalo italiano, ideale per aziende, incubatori e startup innovative
• Centro congressi da 1.300 posti, integrato con offerta alberghiera, che darà grande impulso allo sviluppo del settore convegnistico e degli eventi a Roma
• Investimento di 190 mln di euro, lavori completati in più fasi a partire dal 2022. A regime stimati oltre 23.500 occupati tra diretti, indiretti e indotto
• Progetto altamente sostenibile di 91mila mq, con zero consumo di suolo, che riqualifica aree industriali preesistenti. Nuove aree verdi e arredi urbani integrati per 41mila mq

Un centro direzionale innovativo, unico nel suo genere, collocato accanto ai Terminal dell’hub internazionale Leonardo da Vinci e immediatamente raggiungibile tramite la ferrovia o l’autostrada. E’ la nuova Business City di Roma Fiumicino, una infrastruttura progettata e realizzata da Aeroporti di Roma che offrirà a imprese, incubatori, start up, professionisti italiani e stranieri, servizi e ambienti innovativi per gestire il proprio business su scala globale.

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- Le caratteristiche uniche del progetto

Il nuovo business center, composto da 7 edifici, conterrà spazi di lavoro adatti a ogni esigenza, nell’ambito di una struttura avveniristica e semplice da usare, capace di attrarre imprese nazionali ed estere. Saranno realizzati uffici ispirati ai princìpi dello smart e del coworking, progettati per favorire le sinergie di business tra aziende internazionali e locali. Questo modello faciliterà anche la creazione di incubatori di impresa, grazie ad ambienti lavorativi adatti alla collaborazione creativa e all’innovazione. Punto di forza del distretto sarà un grande centro congressuale di 1.300 posti per convegni ed eventi giornalieri e pluri-giornalieri che, unitamente alla costruzione di due nuovi alberghi, consentirà di creare a Roma un nuovo standard di riferimento nel mercato convegnistico nazionale. La Capitale potrà così accrescere fortemente la competitività della propria offerta nel settore MICE (Meeting, Incentive, Congress, Event) che, a livello internazionale, sta conoscendo una crescita costante. Nella “city” saranno inoltre presenti numerosi servizi generali, come, ad esempio, i front-office di servizi pubblici e privati di tipo turistico e assicurativo. E ancora: business lounge, uffici consolari e di ambasciata, un centro medico, attività di retail e un supermarket, così da offrire ogni tipo di comfort agli utenti. Gli uffici saranno operativi 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con altissimi standard di sicurezza aeroportuale. Previste soluzioni di domotica avanzata per il controllo degli accessi, dell’illuminazione e dei consumi energetici, oltre a servizi alla persona integrati negli ambienti di lavoro, come wellness, nursery, shopping, intrattenimento.

- Un progetto ad alta sostenibilità


La Business City sarà realizzata riqualificando aree industriali preesistenti, con zero consumo di suolo aggiuntivo: le demolizioni e le opere propedeutiche inizieranno già nei prossimi mesi. I primi 4 edifici del distretto saranno disponibili a cavallo tra il 2022 e il 2023, i rimanenti 3 apriranno nel 2024. Saranno in questo modo realizzati circa 91.000 mq di superficie utile, nel rispetto dei più avanzati parametri internazionali di sostenibilità (certificazione Leed Gold), che consentiranno ingenti risparmi di acqua, energia elettrica ed emissione di Co2. La struttura sarà circondata da aree verdi, arredo urbano e percorsi pedonali per circa 41.000 mq con un incremento di 1.000 mq di nuovi spazi destinati alla piantumazione.

- L’intermodalità


La nuova Business City del Leonardo da Vinci si configura come polo intermodale unico, all’interno delle strutture aeroportuali e a pochi minuti a piedi dalla stazione ferroviaria (dove già oggi transita l’alta velocità per Venezia, oltre che i treni verso Roma Termini e altre decine di collegamenti regionali), dalla Bus Station e dall’autostrada. Nasce così una vera e propria città aeroportuale, che ospiterà ogni giorno oltre 50mila persone: ai 40mila addetti dello scalo, si aggiungeranno infatti i circa 10mila utenti della Business City (tra i circa 5000 lavoratori diretti e altrettanti visitatori). Un centro complementare alla città tradizionale e in grado di contribuirne allo sviluppo, migliorandone fortemente l’attrattività.

- Gli investimenti e l’occupazione generata


Lo sviluppo del progetto – avviato e gestito in tutte le sue fasi da ADR, gestore aeroportuale controllato dalla capogruppo Atlantia - rientra nelle attività di completamento di “Fiumicino Sud” ed è già stato approvato da ENAC come infrastruttura complementare asservita allo scalo. L’investimento previsto, pari a 190 milioni di euro, consentirà al Leonardo da Vinci di allinearsi a quanto già realizzato dai più importanti scali europei come Londra, Zurigo, Amsterdam, Francoforte e Parigi, le cui aree aeroportuali sono diventate motori di sviluppo anche per il settore real estate e per il territorio circostante e soprattutto per il traffico aereo legato al mondo business. Secondo le analisi realizzate dal Gruppo Clas, società specializzata nella ricerca scientifica connessa allo sviluppo del territorio, la Business City, una volta entrata a regime, sarà in grado di occupare in modo diretto circa 5.300 lavoratori, a cui si aggiungerà l’occupazione indiretta e l’indotto, per un totale di 23.500 impiegati complessivi.

La Business City del Leonardo da Vinci rientra nei piano di sviluppo infrastrutturale di Aeroporti di Roma e della sua capogruppo Atlantia, grazie ai quali lo scalo romano, in soli quattro anni, ha ottenuto il primato nelle classifiche internazionali di Skytrax ed Aci World per il miglioramento e la qualità dei servizi offerti ai passeggeri.
Lo sviluppo commerciale della Business City sarà gestito direttamente da ADR, con la collaborazione di BNP Paribas Real Estate.

Presentazione dettaglii progetto Business City

Slide di presentazione Business City A D di Atlantia S.p.A.


 
Riggio: "La crescita di Fiumicino frenata dalla crisi Alitalia"
24/05/2018 12:20
Per il presidente dell'Enac l'incremento del traffico sul Leonardo da Vinici quantificato tra il 2 e il 3% dall'inizio dell'anno, avrebbe potuto avere un risultato più ampio


“Fiumicino è un aeroporto che dal 2013 è cambiato radicalmente in positivo. Quello che stiamo vedendo è un rilancio fatto con investimenti a carico della società aeroportuale e non del denaro pubblico. Il Leonardo da Vinci, bloccato per 10 anni da ogni tipo di investimento è oggi un aeroporto non solo efficiente, ma anche bello. Con la prossima realizzazione della Business City, Fiumicino supererà Malpensa per efficienza e traffico soprattutto business, anche alla luce della richiesta di molte società aeree cinesi di operare su Fiumicino, che Adr sta seguendo e che noi abbiamo agevolato con gli accordi bilaterali. L'esempio degli aeroporti andrebbe esportato in altre realtà, dove la privatizzazione ottiene dei frutti. Negli ultimi 3 anni su Fiumicino sono stati investiti 1mld e 300 mln, tutti a carico della società aeroportuale, trasformando il Leonardo da brutto aeroporto in un bell'aeroporto”. Si è espresso così il presidente dell'Enac, Vito Riggio, a margine della presentazione della Business City del Leonardo da Vinci, sottolineando che la crescita del traffico aeroportuale quantificata tra il 2 e il 3% avrebbe potuto avere un risultato ancora più ampio se i timori per la crisi Alitalia non avessero frenato di fatto il traffico della ex compagnia di bandiera.

“La presenza di un vettore come Alitalia, in difficoltà da anni ha rallentato la crescita di Fiumicino. Io auspico - ha rimarcato Riggio - che la crisi venga risolta in un modo o nell'altro. Salvandola, ma salvandola se possibile sul mercato.

Il presidente dell'Enac ha poi puntato il dito sulla viabilità per raggiungere l'aeroporto di Fiumicino. “E' necessario sbottigliare l'aeroporto – ha sottolineato –. Non si riesce a muovere un passo in certe ore. Da 15 anni che si parla di migliorare il collegamento dalla città verso l'aeroporto, ma in realtà è tutto fermo. Le nuove infrastrutture servono e chi dice il contrario, mente. Gli investimenti su Roma e aeroporto sono indispensabili per rendere appetibile l'ingresso alla città, anche alla luce di quei 250 milioni di passeggeri annui che quanto prima transiteranno per Fiumicino”.

Sulla partenza di Air Italy, Riggio ha espresso un un giudizio positivo. “Abbiamo bisogno di avere più vettori alla luce della necessità di sostenere un traffico inespresso ancora da soddisfare. Speriamo che la compagnia cresca sensibilmente”. a.to.

GV

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