Ci eravamo lasciati in mezzo alle paludi della penisola dello Yamal, dove l’estate appena iniziata porta con sé temperature al di sotto dei 10 gradi centigradi, molta umidità e nubi di zanzare particolarmente aggressive. Queste ultime ancora non si sono palesate, quindi non resta che da sopportare il freddo.
I Nenets, in italiano Nenci o Nenezi, vivono in queste caratteristiche tende di pelle di renna. È un popolo nomade che ha subito i tentativi sovietici di assimilazione, ad esempio tramite l’imposizione di uno stile di vita stanziale, nonché gli influssi della religione cristiano-ortodossa. Non meno drammatico è stato l’impatto dell’industrializzazione e dell’alcool. Tuttavia, malgrado la modernizzazione forzata, i circa 40.000 Nenets che vivono attualmente in Russia sono perlopiù ancora nomadi e mantengono il loro credo animista.
L’allevamento delle renne costituisce l’attività principale, e le quattro famiglie presenti in questo insediamento non fanno eccezione.
A far da guardia e a tenere a bada le renne ci sono numerosi cani Samoyedi, caratterizzati dalla piccola taglia a fronte di una gran voce.
Mi sono innamorato di questi occhi di ghiaccio.
Nessun luogo, nessuna visita sarebbe la stessa senza un contatto diretto con le persone. I bambini hanno quella dolcezza che si potrebbe definire universale, mentre gli adulti non esitano a offrirci tutto quello che hanno pur di farci sentire i benvenuti.
Un bel tè caldo è un toccasana contro questo freddo.
La tipica struttura di pali di legno, abilmente incastrati per sorreggere le pelli che formano la tenda.
Dopo una chiacchierata, un po’ in russo e un po’ a gesti, ringrazio profusamente i miei ospiti e mi avventuro di nuovo fuori.
Un compagno di viaggio prova a farsi portare in slitta. In questo periodo muoversi è un po’ più difficile a causa dell’assenza di neve e ghiaccio, che normalmente faciliterebbero l’attraversamento delle ampie paludi di questa zona. Il villaggio più vicino, dove si riforniscono le famiglie che abbiamo appena conosciuto, è a 15 chilometri.
Un ultimo saluto a questa gente temprata dal rigido inverno, ed è già ora di tornare verso l’elicottero.
Mi accorgo solo ora di aver dimenticato la targhetta di AC, ma risolvo con una “foto della foto”!
All’arrivo avevo chiesto alla nostra interprete, Olga, di tastare il terreno e chiedere se fosse possibile fare una foto del cockpit. Vengo accontentato.
Siamo pronti a ripartire.
Che goduria ascoltare l’accensione del motore! Video del decollo:
QUI.
Non mi ricordo più bene cosa preveda il programma, sono quindi doppiamente felice di apprendere che ci sarà ancora una tappa prima di tornare a Novyj Urengoj.
Per la precisione, ci fermeremo un paio d’ore a Yar-Sale, centro amministrativo del distretto di Yamal con una popolazione di circa 16.000 abitanti.
Qui visiteremo una scuola e dei centri culturali, ma vi rimando alla prossima puntata.