Domenico Cempella: "La compagnia si salva con le azioni ai dipendenti"
Alitalia, ora Renzi vuole Moretti commissario. Ecco la ricetta dell'ex amministratore: "Gli azionisti privati hanno fatto la scelta scellerata di competere con le low cost"
di LUCIO CILLIS
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29 aprile 2017
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ROMA. Domenico Cempella, 79 anni, una grinta da far paura anche a un manager navigato, è l'uomo più amato e rimpianto dai dipendenti di Alitalia dove entrò nel 1958 come impiegato allo scalo di Ciampino. Fino alla nomina di amministratore nel 1996 quando prese in mano l'azienda portandola all'utile, unico dirigente nella storia della compagnia. Nel 2000 l'addio dovuto allo scontro col governo su Malpensa. Da allora Cempella ha preferito stare lontano dalle beghe e dalle crisi a catena di Alitalia.
Come si è giunti a questo punto?
"Alla fine degli anni '90 avevamo ritrovato efficienza, stabilità e qualità e sottoscritto una grande alleanza internazionale con Klm. Arrivammo a produrre utili netti di bilancio di circa 900 miliardi di vecchie lire: la nuova azienda avrebbe avuto la leadership del settore in Europa".
E invece?
"Purtroppo l'inaffidabilità del sistema politico italiano, che per ben cinque volte cambiò l'assetto operativo di Malpensa, sul cui hub le due compagnie avrebbero sviluppato una poderosa rete di lungo raggio, convinse gli olandesi ad abbandonare l'integrazione, pur sopportando una pesante penale pagata ad Alitalia".
La crisi è esplosa con la privatizzazione del 2009.
"Gli azionisti privati, dopo aver ricevuto un'azienda libera da debiti e con costi ridotti, fecero la scelta scellerata di investire sul medio raggio e competere con le low-cost, anziché sviluppare il lungo raggio che produce profitti. L'Alitalia sotto la mia gestione aveva una flotta di lungo raggio di 30 aerei mentre la nuova realtà arrivava a malapena a 20. Tutte le grandi compagnie hanno una rete dove il lungo raggio ha un peso preponderante, fino al 70%. Anche per loro il corto raggio è in perdita, ma è indispensabile per produrre ricavi sul più ricco lungo raggio".
Cosa prova nel vedere la "sua Alitalia" ridotta così?
"Grande amarezza: ci ho trascorso circa 40 anni della mia vita e oggi sono molto preoccupato, anche per come si sta gestendo la crisi. Aver detto al mondo che, nel migliore dei casi, l'azienda avrà sei mesi di vita e poi vediamo è francamente un disastro di strategia e di comunicazione. Il prodotto di una compagnia aerea sono i voli e, con questa sentenza di morte annunciata, chi prenota Alitalia? Nessuno, anzi, quelli che lo hanno fatto si staranno già preoccupando di cancellare e trovare alternative. Si rischia di far perdere ancor più valore alla compagnia".
Si può ancora salvare?
"Credo si debba fare di tutto per evitarne la fine e produrre un danno irreparabile al Paese. Il trasporto aereo produce un indotto quattro volte superiore al valore del suo fatturato".
Non è tardi?
"Non esistono ricette "facili", in questi anni sono stati fatti molti errori: lo sbilanciamento tra il breve raggio ed il lungo, gli accordi insensati con Air France mirati ad alimentare il loro hub di Parigi per "un piatto di lenticchie", o ancora la collaborazione con Delta che preclude ad Alitalia di sviluppare voli sugli Usa".
Quindi, cosa farebbe oggi?
"Di certo non possiamo aspettare sei mesi per assistere inermi al disastro dell'azienda e al sacrificio dei lavoratori. La soluzione va cercata partendo dal coinvolgimento dei dipendenti, che devono sentirsi partecipi delle sorti della compagnia. Una riduzione dei costi del lavoro si può cercare in cambio di una partecipazione all'azionariato, come facemmo nel '96". Con questi dipendenti considerati "viziati" "Nessuna azienda di servizi può stare sul mercato senza il loro contributo responsabile. Questo lo può chiedere però un management credibile, senza atteggiamenti coloniali, che riporti un senso etico nella gestione".
Che progetto serve?
"Un piano industriale che punti sul lungo raggio, un modello di business coerente con il contesto competitivo e la partecipazione dei dipendenti. Questi gli ingredienti per uscire dalla tragedia. Non dovrebbe essere impossibile trovare finanziamenti e, solo successivamente, dei partner".