*** Alitalia: al referendum vince il NO ***


Stato
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PS: a Marco Veneziani (Uil ed ANP) che dice che "tutte le compagnie americane sono passate da fallimenti controllati e rinate più sane e forti di prima" andrebbe ricordato che nell'uscire dal chapter 11 / bankruptcy protection sono sparite TWA, Continental, America West, Northwest Airlines, US Airways... solo per citare le più grandi. Basta con le mistificazioni!
 
Contratto Bancari: in questi ultimi anni: straordinario diminuito del 10%, scatti sospesi piu' volte e passati da 2 a 3 a 4 anni. 15a persa da 20anni 14a passata da circa uno stipendio e mezzo a 1/3 di stipendio. Promozioni da una ogni 3/7 anni a una ogni 15 anni (a meno che si abbia una responsabilita'): ticket pasto a 5,16 fermo da 20 anni ecc ecc ecc senza che nessun ha scritto nemmeno un trafiletto (forse il sole24ore in un angolino)
Perchè c'e' ogni volta i piloti devono essere difesi da tutti e creare tutti questi problemi?

La cosa migliore era ed e' la decisione drastica, chiudere ALitalia e ricreare una nuova societa' tutto il personale se vuole essere assunto deve fare un nuovo contratto molto vincolante in termini di dedizione all'azienda.

E poi licenziamento immediato di tutta la dirigenza ed amministratori: se i biglietti venduti in italia passano da 50 a 100 alitalia e' passata da 40 a 20??

Lo hanno già fatto con CAI...ha funzionato alla grande


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quindi gli slot inglesi dati ad etihad hanno trovato una forma del tipo ramo d'azienda? la cosa cambierebbe di molto se vi fosse la possibilità di monetizzare gli slots
anche se non ho capito come si farebbe con il ramo d'azienda (viene venduta la base con gli orari?)

Ciò che accade a Heatrow è che in realtà ci sono slot liberi ad orari improponibili, per cui chi desidera slot in orari di punta chiede (e ottiene) quelli inutilizzabili e li scambia, dietro pagamento, con quelli in orari utili. Se nei fatti è una compravendita, dal punto di vista giuridico è uno scambio.

Per la cessione di ramo d'azienda devi comperare una serie organizzata di beni e servizi, incluso il personale. Ad esempio potresti creare un ramo d'azienda "LIN", con una ventina di macchine, il relativo personale di volo e gli slot di Linate, e poi mettere quello sul mercato. Ovviamente avrebbe un certo valore.
 
Alitalia, l’attacco di Sala: «Basta, costa 7 miliardi alle nostre tasche»
Il sindaco di Milano commenta la vicenda della compagnia aerea di bandiera dopo il referendum tra i lavoratori sul piano di salvataggio e l’avvio del commissariamento


«La Festa del Lavoro, tra pochissimi giorni, ci dice che il lavoro va tutelato in ogni modo possibile. Ma nella vita c’è anche un momento in cui bisogna saper dire basta. E con Alitalia siamo al basta». Così, il sindaco Beppe Sala ha commentato sulla sua pagina Facebook la vicenda Alitalia dopo il referendum tra i lavoratori sul piano di salvataggio e l’avvio del commissariamento.
Le responsabilità
«La “compagnia di bandiera” è costata alle nostre tasche circa 7 miliardi (immaginate quanti nuovi posti di lavoro si sarebbero potuti creare con queste risorse!). Le responsabilità sono di tanti - sottolinea Sala -, a cominciare dall’allegra brigata di manager visti all’opera in diversi anni. Ma anche in occasione del recente referendum, il personale di volo, che tanto in un modo o nell’altro un lavoro lo potrebbe ritrovare, ha tolto una chance al personale di terra, che ben difficilmente lo ritroverà».Alitalia, l’attacco di Sala: «Basta, costa 7 miliardi alle nostre tasche»
Il sindaco di Milano commenta la vicenda della compagnia aerea di bandiera dopo il referendum tra i lavoratori sul piano di salvataggio e l’avvio del commissariamento

«La Festa del Lavoro, tra pochissimi giorni, ci dice che il lavoro va tutelato in ogni modo possibile. Ma nella vita c’è anche un momento in cui bisogna saper dire basta. E con Alitalia siamo al basta». Così, il sindaco Beppe Sala ha commentato sulla sua pagina Facebook la vicenda Alitalia dopo il referendum tra i lavoratori sul piano di salvataggio e l’avvio del commissariamento.
Le responsabilità
«La “compagnia di bandiera” è costata alle nostre tasche circa 7 miliardi (immaginate quanti nuovi posti di lavoro si sarebbero potuti creare con queste risorse!). Le responsabilità sono di tanti - sottolinea Sala -, a cominciare dall’allegra brigata di manager visti all’opera in diversi anni. Ma anche in occasione del recente referendum, il personale di volo, che tanto in un modo o nell’altro un lavoro lo potrebbe ritrovare, ha tolto una chance al personale di terra, che ben difficilmente lo ritroverà».
Corriere - Milano


Alitalia, Renzi contro Calenda e Poletti: vanno valutate tutte le possibilità
Lʼex premier critica le chiusure del governo: questo approccio ideologico è sbagliato, ci sono in ballo dodicimila dipendenti


Alitalia non può fallire, la questione non può essere affrontata con questo approccio ideologico: vanno cercate altre strade, pensando a tutte le soluzioni possibili. Parola di Matteo Renzi, che parlando con i suoi non nasconde le perplessità sulla posizione del governo nel caos Alitalia. Lo scontro è in particolare con i ministri Calenda e Poletti, che subito hanno escluso il salvataggio di Stato.

"Non lasceremo soli i lavoratori" - Renzi, che in vista delle primarie di domenica ha deciso di non intervenire pubblicamente sulla vicenda, ha criticato con i suoi fedelissimi il rigore dei ministri e la chiusura del governo, perché - ricordano i Dem - sono dodicimila i dipendenti di Alitalia coinvolti in una crisi che potrebbe assumere le proporzioni di una "tragedia". "Non lasceremo sole le famiglie: tante migliaia di lavoratori e un grande indotto non possono essere dispersi, l'Italia non può restare senza una compagnia al servizio del sistema Paese", spiega Ettore Rosato.

"Renzi pronto a realizzare l'impossibile" - "Tutto nasce dalla scellerata scelta di Berlusconi di buttare a mare l'accordo di Prodi con AirFrance", tuona il senatore Stefano Esposito, che solleverà il caso Alitalia in commissione al Senato. La situazione però non può essere strumentalizzata politicamente e va cercata una soluzione: Alitalia, è la linea renziana, non può fallire. Forte di una rielezione alla segreteria, l'ex premier sarebbe pronto, come dice Michele Anzaldi, a far da "pungolo" al governo perché crei le condizioni per una soluzione di mercato che scongiuri il "fallimento". "Il nuovo segretario del Pd - anticipa Anzaldi - promuoverà una serie di riunioni per realizzare l'impossibile".

Del Rio:"Non ci saranno salvataggi pubblici" - Intanto, a Calenda e Poletti si aggiunge anche il ministro Graziano Delrio, che in un'intervista a La Stampa, conferma la linea del governo. "Qualcuno si è convinto che ci sarebbe stato l'ennesimo salvataggio pubblico. Lo dico chiaramente: non ci sarà". "Il nostro intervento - conclude Delrio - servirà a evitare il fallimento: l'azienda sarà venduta al miglior offerente come sta accadendo con l'Ilva".

http://www.tgcom24.mediaset.it/econ...te-tutte-le-possibilita_3068553-201702a.shtml



M5S Alitalia “liberi dal ricatto occupazionale”. Come il cavallo che…

ROMA – M5S- Alitalia, dopo averlo suggerito e consigliato, festeggia pubblicamente l’esito del referendum con cui il 67 per cento dei dipendenti Alitalia ha bocciato, stracciato e fatto coriandoli del piano di azienda-sindacati-governo perché Alitalia potesse avere i due miliardi e tentare di andare avanti. M5S saluta quella che considera una fulgida vittoria con questa frase, pari, pari: “I lavoratori Alitalia ora sono liberi dal ricatto occupazionale”.

Liberi dal ricatto occupazionale…M5S intende di sicuro sottolineare che i lavoratori Alitalia ora sono “liberi” e che prima c’era un “ricatto”. Occupazionale deve voler dire ricatto sui posti di lavoro. Ecco, M5S dice che ai dipendenti Alitalia era stata posta l’alternativa tra un Sì al piano (con mille e passa esuberi su 12 mila dipendenti, esuberi però assistiti e protetti da welfare aziendale e pubblico) e il rischio che saltasse tutta la baracca e tutti e 12mila i posti di lavoro. E che fieramente i dipendenti via referendum hanno respinto la domanda-ricatto e ora sono finalmente “liberi”.

Forse anche liberi dal posto di lavoro, tutti e 12 mila e con molte meno protezioni di welfare (quello aziendale rischia di saltare insieme all’azienda, questo M5S omette di dirlo. Su questo punto M5S tace non per cattiveria, calcolo o chissà quale malevolezza. Su questo punto M5S tace perché ha raccontato ai lavoratori che non succede niente, che se votavano No ci guadagnavano, che se vinceva il No arrivava, doveva arrivare il governo e nazionalizzare Alitalia. Insomma M5S ha consigliato e suggerito di votare No perché poi Alitalia fallita se la sarebbe presa in carico lo Stato.

Ed oggi M5S su Alitalia chiede appunto “nazionalizzazione” e intanto celebra i lavoratori liberi dal ricatto di dover difendere un posto di lavoro. Liberi da questa angoscia, tanto ci pensa lo Stato. Liberi come quel cavallo del vecchio e minimo racconto di saggezza popolare, quel cavallo che il padrone stava quasi, aveva quasi abituato a non mangiare, lo aveva liberato da questa incombenza e schiavitù, quando…all’improvviso il cavallo che era quasi capace di non mangiare più…morì.

Dicono si profili un governo M5S, molti lo vogliono, tanti lo attendono. E c’è curiosità su come e cosa possa essere un governo M5S. I meno benevoli verso M5S invitano a guardare il governo Raggi a Roma. Indicazione ingenerosa, di chi ama “vincere facile”…Migliore e più piena idea di come sarà, sarebbe un governo M5S viene dalla storia pubblica M5S-Alitalia. Eccola: consigliare ai lavoratori di rischiare il posto, garantire che poi si nazionalizza, fare assumere e pagare tutti dallo Stato, cioè dalle tasse. E, senza dimenticare, il tutto, salario di cittadinanza prossimo venturo compreso, in lire. Se e quando quel governo arriva, eccolo come è e cosa fa. E auguri…

http://www.blitzquotidiano.it/polit...ri-dal-ricatto-occupazionale-cavallo-2678008/
 
Questo in teoria era vero anche per le banche. Eppure...
Anche a livello di legislazione europea le banche hanno un trattamento diverso (ed è ovvio il perché).
Del resto anche la legislazione italiana non prevede il fallimento di una banca, ma la liquidazione coatta amministrativa (perché occorre salvaguardare il credito, in caso di fallimento tutti i debitori della banca decadrebbero automaticamente dal beneficio del termine, dovrebbero cioè rientrare immediatamente, con effetti dirompenti sul sistema economico).
 
Alitalia vale un terzo del traffico
Il day after tra timori e speranze

La paura: a Fiumicino, tra dipendenti e indotto, sono a rischio 30 mila posti. . Il peso di Alitalia sull’operatività del Leonardo Da Vinci è indiscutibile: è l’hub di riferimento, in cui sfoggia un suo personale terminal appena rinnovato


Se Alitalia si sgretola, l’aeroporto di Fiumicino perde circa un terzo del traffico. Se la compagnia va in pezzi, rischia di sfumare un indotto di trenta-quarantamila posti di lavoro in metà del Lazio. Dopo il «no» urlato dal popolo del vettore all’accordo tra azienda e sindacati, si aprono scenari difficili anche per i livelli occupazionali della regione. Solo ipotesi chiaramente, panorami però che si basano su cifre reali. Per ognuno dei suoi dodicimila dipendenti, ce ne sono il triplo impiegati in micro, medie e grandi ditte che dipendono molto o completamente dalle commissioni dell’aviolinea. Il peso di Alitalia sull’operatività del Leonardo Da Vinci è indiscutibile: è l’hub di riferimento, in cui sfoggia un suo personale terminal appena rinnovato, la base da cui decollano e atterranno la metà dei 500 voli giornalieri di media per le destinazioni di mezzo mondo.
La compagnia italo-araba paga «slot» (le finestre di volo) che occupano il 35% del traffico aereo romano. Una presenza insomma importante anche se, secondo i dati del primo trimestre, Fiumicino in realtà cresce a prescindere del 3,2%, a fronte di una decrescita di Alitalia del 6%, che rappresenta in totale circa il trenta per cento dei cosiddetti ricavi aeronautici dello scalo. Una bella fetta del cielo capitolino comunque «vive, vola, ama» – per riprendere lo slogan made in Alitalia – con quel tricolore addosso. I «sostituti» di certo non mancano: da Ryanair a Lufthansa, quegli slot fanno gola a molti. Senza citare l’impatto dell’handler dell’aviolinea, la società fornitrice dei servizi di terra, dal carico bagagli ai rifornimenti, che viene utilizzata anche da un’altra decina di vettori. Insomma, qualunque mossa metta in campo il futuro commissario, ogni scelta – dalla liquidazione allo smantellamento di (pochi) pezzi rimasti della società – ricadrà sia sull’aeroporto della Capitale ormai giunto a quota 40 milioni l’anno, sia a catena su migliaia di aziende.
Le ripercussioni saranno drammatiche soprattutto per i comuni di Roma e Fiumicino, dove vive la maggioranza dei dipendenti Alitalia, la carica dei quasi novemila che in questi giorni ha fatto la fila per votare al referendum. «Oltre ai lavoratori del vettore, stiamo parlando del numeri enormi, del doppio o del triplo per l’indotto che arriva fino a Ladispoli o Frosinone – conviene il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino che non risparmia dure critiche alla gestione della compagnia –. Spero che si apra qualche indagine su come è stata guidata questa azienda, una serie di errori macroscopici, tra leasing troppo dispendiosi e calcoli errati sul prezzo del carburante. I costi che pesano sui bilanci non sono certo le mille persone in più o in meno». Il sindaco dem, già promotore di un progetto alternativo ad esuberi e tagli, difende il diritto dei lavoratori che hanno scelto di dire «no» e ricorda che «lo Stato ha una responsabilità comunque nel caso, vista la presenza dei soci di Poste, e i milioni investiti negli ammortizzatori».
Il Comune di Fiumicino rischia poi anche di perdere, nel caso del peggiore disastro immaginabile per lo scalo, quel milioncino e passa di tasse aeroportuali che incassa ogni anno. Ma l’eco dei contraccolpi di un’eventuale dissolvenza di Alitalia ovviamente si sentirebbero fino all’ultima ditta di servizi laziale. Dai produttori e ai distributori dei beni primari per i catering di bordo, ai fornitori di ricambi per i mezzi di pista al micro-mondo dei trasporti privati. «Mamma Alitalia», come la chiamano i suoi lavoratori, apparecchia una tavola gigantesca a cui siede una porzione di economia italiana. Che in queste ore ha paura di restare senza sedia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere - Roma
 
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Ciò che accade a Heatrow è che in realtà ci sono slot liberi ad orari improponibili, per cui chi desidera slot in orari di punta chiede (e ottiene) quelli inutilizzabili e li scambia, dietro pagamento, con quelli in orari utili. Se nei fatti è una compravendita, dal punto di vista giuridico è uno scambio.

Per la cessione di ramo d'azienda devi comperare una serie organizzata di beni e servizi, incluso il personale. Ad esempio potresti creare un ramo d'azienda "LIN", con una ventina di macchine, il relativo personale di volo e gli slot di Linate, e poi mettere quello sul mercato. Ovviamente avrebbe un certo valore.

Penso anch'io che questo sarà l'approccio negoziale dei soci. Il ramo d'azienda "Linate" ha certamente un valore e i soci lotteranno come dei leoni per cercare di non regalare completamente i 2 mld sin'ora investiti alla politica e ai dipendenti agevolando soluzioni populiste.
 
Ho letto anche su facebook post di dipendenti alitalia che rimarcavano sto fatto che il Papa vola Alitalia.
Ma quindi per questo devono salvare alitalia? perchè se no il Papa non si sposta più?
Ma sono seri? ci credono veramente?
 
Penso anch'io che questo sarà l'approccio negoziale dei soci. Il ramo d'azienda "Linate" ha certamente un valore e i soci lotteranno come dei leoni per cercare di non regalare completamente i 2 mld sin'ora investiti alla politica e ai dipendenti agevolando soluzioni populiste.

Il poco (o tanto) che si incasserà dalla vendita dei pochi pezzi pregiati servirà per pagare procedura e debiti privilegiati. Ai soci non rimarrà nulla (e mi sembra pure giusto).
 
"Alitalia, è la linea renziana, non può fallire".

Ma in Italia è rimasto qualcuno che si rifiuta di cavalcare l'onda populista? Mi pare che anche Renzi ormai sia a buon punto della sua trasformazione in un "diversamente grillino". Una metamorfosi involutiva e alquanto deprimente.
 
Grazie per l'incoraggiamento ma so bene che tanti di noi non potranno rivendersi nè in questo settore (come dicevo c'è la fila di AV giovani pronti à sostituirci) nè in altri settori (dopo 15/20 anni che hai fatto solo questo lavoro il curriculum è troppo settoriale).

Quello che mi fa rabbia al momento, credetemi, è il vedere i miei colleghi entusiasti e convinti della nazionalizzazione.

Nonostante al momento la strada possa sembrare una lunga salita e le gambe siano già affaticate, vorrei portare un po' di ottimismo

Ho vissuto da vicino un fallimento di una compagnia aerea con 5000 dipendenti, molti dei quali con esperienza trentennale del settore, e tutte le persone di mia conoscenza (anche di terra e uffici) hanno trovato una via d'uscita
Tanti ne hanno approfittato per iniziare una nuova vita, ma quasi tutti sono rimasti nell'ambiente
La professionalità e l'esperienza vengono riconosciute e i vuoti lasciati nel mercato vengono coperti da altre aziende, dando la possibilità a tutti di rimboccarsi le maniche e dimostrare veramente la loro voglia di lavorare

Da parte mia, in bocca al lupo!
 
Buonasera, vi leggo spesso e ho deciso di registrarmi e scrivere anche io..mi presento.. sono un Assistente di Volo Az e sono uno di quelli che ha votato SI.

Non perchè fossi d'accordo con il piano industriale presentato (che era chiaramente a prendere tempo) o con il peggioramento salariale e normativo, ma semplicemente perchè avrei preferito mantenere il posto di lavoro.
Perchè non vivo in una bolla, e so benissimo che nel mondo reale c'è un esercito di av pronti per sostituirmi e che nonostante i peggioramenti salariali/normativi avrei comunque continuato sia a lavorare in un ambiente migliore di tante altre compagnie sia a far vivere dignitosamente la mia famiglia.
Se avessi ritenuto, ora e in passato, di potermi vendere in realtà migliori sarei già andato, evidentemente mi è sempre convenuto rimanere in Az.

Sia ben chiaro, questo mio pensiero non vuol dire accettare supinamente qualsiasi cosa, ma obiettivamente penso che la situazione avrebbe dovuto far scegliere il male minore, che per me rimane sempre non perdere il lavoro.
Vi farei leggere i commenti orgasmici di tanti miei colleghi su FB, gente che si auto osanna collettivamente, che esulta come se avessimo vinto alla lotteria. Io penso che a breve questo status catatonico finirà e quando capiranno la realtà e cosa ci sta per accadere, i commenti inizieranno a cambiare. Come sempre, Almaviva docet, sarà tardi.

Scusate se mi sono sfogato qui, ma tentare di spiegare le motivazioni di un si a qualsiasi mio collega è stato impossibile.

La tentazione di "rimproverarvi" che la situazione attuale, così come quelle passate, è pur sempre anche colpa vostra è troppo a portata di mano..
Quindi senza particolare buonismo vi faccio i migliori auguri per la vostra e la tua carriera.
Certo che così non si poteva continuare e questo lo sapete ampiamente sopratutto voi..
 
Il poco (o tanto) che si incasserà dalla vendita dei pochi pezzi pregiati servirà per pagare procedura e debiti privilegiati. Ai soci non rimarrà nulla (e mi sembra pure giusto).

Mah, su questo non sono del tutto convinto. Se cedi il medio raggio in perdita, rinegozi in contratti, secondo me un ramo d'azienda con prevalenza lungo raggio con i conti che stanno in piedi lo si può tirar fuori.
 
Alitalia, ecco perché ho votato No al referendum

L'intervento di un dipendente di Alitalia che sotto pseudonimo spiega i motivi per cui ha votato No al referendum sul pre-accordo tra azienda e sindacati


Non vorrei dover far ricorso alla volgare metafora di uno dei furbetti del quartierino, ma è troppo facile chiedere sempre e solo ai lavoratori di fare i sacrifici.

Sono ormai vent’anni che assisto a questa scena. Arriva un nuovo capoazienda, si presenta, dice che è molto contento di essere qui, di amare questo simbolo, che siamo meravigliosi, ma che ci sono problemi gravi e l’unica maniera per far continuare a decollare Alitalia è fare sacrifici. Ce lo hanno chiesto Mengozzi, Cimoli, i capitani coraggiosi di Colaninno, Del Torchio…

Sì, ma chi deve fare sacrifici? Sempre e solo il personale in prima linea, quello dalle buste paga ormai da lavoratore interinale. E i dirigenti, quale contributo danno? Non mi pare di aver letto smentite sull’aumento della liquidazione per il nostro amministratore delegato Cramer Ball (nella foto), che certo non ha portato risultati brillanti. E dire che aveva detto che saremmo diventati meglio di Lufthansa!

È ora di finirla con questa immagine di Alitalia come covo di privilegiati. Svegliatevi. I tempi sono cambiati, non siamo più agli anni Ottanta. I ritmi di lavoro e la retribuzione non sono quelli che descrivete nei vostri pigri articoli. Vi siete mai chiesti come mai tante persone lasciano volontariamente Alitalia per andare a lavorare altrove?

Lo sapete che un pilota di una lowcost come Easyjet guadagna più di un suo collega Alitalia? Avete letto di come Lufthansa ha concluso la vertenza con i suoi dipendenti? Con un aumento delle paghe in quattro step pari all’8,7% e l’erogazione di una tantum da 30 milioni che si tradurrà in 5-6mila euro per ciascun dipendente? All’Air France per la nascita della loro low cost hanno chiesto una riduzione ai piloti dell’1 per cento, da noi invece del 30, per poi scendere a solo 20 per cento, con un taglio netto sui riposi annui.

Voi che volate lo sapete che la manutenzione degli aerei che un tempo si faceva in casa ed era uno dei fiori all’occhiello della nostra compagnia, tanto da avere spesso commesse da altre compagnie, ora viene spesso affidata all’estero? Veramente credete che il piano che vi hanno raccontato potesse riportare all’utile la Compagnia? Non vi siete accorti che si tratta sempre di conversione di debiti, come già avvenuto nel passato, e che i soldi freschi sono contati? Lo stesso Gubitosi ha dichiarato anche in tv che quel piano era troppo timido.

Sappiamo tutti che la nazionalizzazione invocata da alcuni sindacati di base non è praticabile, serve un impegno vero degli azionisti italiani per un vero progetto industriale, di largo respiro. Continuare a tagliare servizi, personale, rotte non è la strategia giusta, e dire che un po’ di esperienza su questo dovremmo averla maturata!


Ecco perché ho votato Sì al referendum Alitalia
L'intervento di un dipendente di Alitalia che sotto pseudonimo spiega i motivi per cui ha votato Sì al referendum sul pre-accordo tra azienda e sindacati


Ho votato Sì perché il futuro del commissariamento mi spaventa. Abbiamo già vissuto questa esperienza ed è stata traumatica. Ho visto decine di amici e colleghi andare via, da un giorno all’altro nel 2008 con l’arrivo del professor Augusto Fantozzi. Tagli dolorosi fatti senza alcun criterio di meritocrazia, ma solo per tenere in vita il più possibile l’azienda tagliando quei settori che generavano costi.

No, non voglio rivivere quell’esperienza. E come me tutti i colleghi con cui mi sono confrontato che hanno scelto il Sì lo hanno fatto con la stessa motivazione. Nessuno ha votato Sì perché convinto della bontà di questo ennesimo piano di rilancio. Né io, né loro.

Sappiamo che rimettere in piedi questa compagnia è impresa disperata, forse hanno ragione quelli del No a dire che sarebbe stato un piano di corto respiro, che fra due anni ci saremmo trovati in identica situazione, ma almeno altri due anni si andava avanti. E in questo tempo magari si concretizzava l’interesse di Lufthansa di cui si parla da tempo. Il mondo del trasporto aereo cambia velocemente e non possiamo prevedere il futuro da qui a due anni.

Il No è una bella scelta romantica, per affermare la propria dignità, ma anche una scelta miope. Il commissariamento porterà vera macelleria sociale. Continuare a sognare un piano B, dove lo Stato – che fino ad oggi si è sempre tirato indietro, limitandosi a fare il mediatore – interviene e ci salva tutti è illusorio. Anche un po’ infantile. Rispetto tutti i colleghi che hanno scelto questa strada, ma presto se ne pentiranno. Ma sarà troppo tardi. Spero di sbagliare.
 
Stato
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