*** Alitalia: al referendum vince il NO ***


Stato
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Questa gente vive veramente fuori dal mondo, e a sentire 'sti discorsi si comprende a pieno come le colpe di questa situazione non siano certo solo del management (che, a scanso di equivoci, non sto assolutamente difendendo).
 
Coffee break su La7. Sindacalista CUB che chiede la nazionalizzazione

La nazionalizzazione sarebbe una scelta pessima, pericolosa, e sostanzialmente sbagliata sotto un profilo tanto materiale che morale.


Sono dunque ormai certo che avverrà a brevissimo, probabilmente già in settimana. Ha vinto il marcio, di nuovo. Prima ce ne facciamo una ragione e meglio è.
 
Appena ricevuta dal supply chain director, al quale facciamo riferimento -

Team

You should soon get an e-mail from our corporate travel agent (Claire is currently in touch with them) concerning Alitalia (AZ) bookings: there is no action (at least for the time being) required for those who will be travelling in the days to come and holding confirmed (AZ) tickets however, for any future bookings with the airline in question, the normal procedure (see relevant SOP in the QM$ folder) will no longer be valid and you will therefore have to speak to your travel assistant directly in order to find a suitable solution. This is applicable as of now so any further communication will only be FYI. Other functions within the business will also be informed accordingly.

Credo che gli effetti delle latest news sulla vendita dei biglietti saranno disastrosi a dir poco...

G
 
Riporta semplicemente i fatti, quota Lucia Annunziata nel ribadire che i dipendenti hanno scelto il suicidio piuttosto che il sacrificio.
Fa notare inoltre il peso ulteriore che questa storia puo' avere sull'attuale governo, sempre piu' a rischio di essere soverchiato dai populisti grillini che stanno cavalcando l'onda di questa storia per accusare l'establishment politico come causa di questa situazione.

Insomma nulla di nuovo.
 
La nazionalizzazione sarebbe una scelta pessima, pericolosa, e sostanzialmente sbagliata sotto un profilo tanto materiale che morale.


Sono dunque ormai certo che avverrà a brevissimo, probabilmente già in settimana. Ha vinto il marcio, di nuovo. Prima ce ne facciamo una ragione e meglio è.
Non ne sarei così sicuro. Sia per ragioni legali, che di opportunità politica.
Riporta semplicemente i fatti, quota Lucia Annunziata nel ribadire che i dipendenti hanno scelto il suicidio piuttosto che il sacrificio.
Fa notare inoltre il peso ulteriore che questa storia puo' avere sull'attuale governo, sempre piu' a rischio di essere soverchiato dai populisti grillini che stanno cavalcando l'onda di questa storia per accusare l'establishment politico come causa di questa situazione.

Insomma nulla di nuovo.
Grazie.
 
Su Coffee Break Amoroso continua con la storia del "trasporto aereo settore strategico", come se in Italia l'aviazione si basasse tutta sulla sola Alitalia.
 
Un'altra novità rilevante è nel comportamento dei media. Nell'arco di qualche mese siamo passati da una generalizzata situazione di sudditanza verso AZ (della quale pubblicavano più o meno acriticamente qualsiasi dichiarazione), ad articoli che spiegano senza troppi fronzoli come andrebbe liquidata la compagnia. Con parecchie voci che auspicano a chiare lettere il fallimento piuttosto che un salvataggio statale.
Non era mai successo che i giornali si spingessero in massa a questo punto. Visto che il referendum ormai c'è stato, è indubbio che non si tratti di pressing di sistema verso i lavoratori AZ.
E a giudicare dalla stragrande maggioranza dei commenti degli articoli odierni, chi dovesse mettere la faccia per salvare AZ con soldi pubblici, difficilmente non pagherebbe dazio alle elezioni.
 
Sull'opportunità politica non vorrei stessimo compiendo l'errore di aspettarci delle scelte razionali.

L'unica razionalità che è stata perseguita costantemente dalla politica è quella di non prendere decisioni impopolari. E come giustamente fa intendere Belumosi, oggi come oggi rischia di essere di gran lunga più impopolare un salvataggio della compagnia in barba ad ogni logica, piuttosto che un abbandono (più o meno soft) al proprio destino.
 
Anche un giornale come Repubblica dice basta, il che e' tutto dire:

Tuttavia, i tanti che hanno scritto il loro “no” sulla scheda hanno compiuto un gesto che racchiude in sé il vizio d’origine, culturale e industriale, che ha da sempre caratterizzato il volo avventuroso di Alitalia. A tutti i livelli. Cioè l’idea che di fronte ai dissesti epocali di questa compagnia ci sia sempre un piano B pronto in un cassetto. E che quel piano B, alla fine, sia sempre lo Stato padrone a dettarlo, tappando i buchi di bilancio con i soldi del contribuente. Questa volta non andrà così. Non c’è più una mammella pubblica, dalla quale succhiare i soldi per pagare gli stipendi, o il gasolio per far volare gli aerei. Questa volta c’è solo l’amministrazione straordinaria e la nomina di un commissario, che salda i creditori che può saldare e poi porta i libri in tribunale. E questo esito, doloroso quanto si vuole, non lo detta solo la solita Europa Matrigna, che vieta gli aiuti di Stato. Lo detta il buon senso. Non c’è più un cielo da solcare, per una compagnia aerea che perde 700 milioni all’anno, 2 milioni al giorno, 80 mila euro l’ora. Luigi Gubitosi è l’ultimo presidente arrivato al capezzale del moribondo, e se non riesce a rianimarlo lui (che ha avuto a che fare con il carrozzone Rai) non ce la può fare nessuno. Non ci sono più rotte da percorrere, per un vettore che ha creduto di giocare la partita dell’eccellenza insieme alle ricchissime compagnie degli Emirati, mentre Ryanair e Easyjet gli rubavano le tratte più battute (le turistiche a corto e medio raggio) e Freccerosse e Italo gli scippavano quelle più pregiate (la Roma-Milano su tutte). Ecco i colpevoli, di questo “delitto”. I politici l’Alitalia l’hanno usata come un taxi, per motivi elettorali e spesso anche personali. È stato così nella Prima Repubblica, quando le cavallette Dc e Psi l’hanno spolpata tra nomine lottizzate e assunzioni clientelari. È stato così nella Seconda, quando Berlusconi nel 2008 se l’è giocata al tavolo della campagna elettorale, facendo saltare l’unica fusione che allora aveva ancora un senso, quella con Air France-Klm. È stato così anche nella Terza, quando hanno finto di difendere a chiacchiere “la compagnia tricolore”, mentre nei fatti cedevano pezzi di mercato alle low cost straniere. I privati l’Alitalia l’hanno usata solo per ingraziarsi il Palazzo, come accadde con i “patrioti” che su ordine del Cavaliere ci misero un obolo solo per garantire la patetica difesa “dell’italianita’”, e non certo una prospettiva strategica credibile.

I manager l’Alitalia l’hanno sfasciata, in un tourbillon di piani industriali buttati al macero e di bonus astronomici ficcati in portafoglio. In cinquant’anni sono cambiati tre all’anno, cinque solo negli ultimi cinque anni. Da Nordio a Cempella, da Mengozzi a Cimoli. E poi Sabelli, Ragnetti, Cassano. Pare una squadra di calcio. Peccato che si sia rivelata di serie C, moltiplicando i passivi anno su anno. Almeno Mengozzi e Cimoli, qualcosa hanno restituito, tra una condanna a 6 e una a otto anni. Ma siamo tutti garantisti, per carità. Restano i sindacalisti, che hanno lucrato prebende previdenziali e bloccato alleanze industriali, sempre convinti che il bengodi degli anni ‘70 non sarebbe mai finito. Siamo all’ultimo volo della Fenice. O sbuca fuori un grande partner (occidentale o asiatico che sia) e si compra la compagnia tutta intera, o siamo al capolinea. Bisogna dirlo, con dolore. Forse è meglio così. È bello, per un Paese, poter schierare nei cieli del mondo globalizzato la sua “compagnia di bandiera”. Da orgoglio, fa “identità”. Ma questo non può più avvenire a qualsiasi prezzo. Se ci sono le condizioni di mercato, bene. Altrimenti, se ne prenda atto, e si compiano le scelte

conseguenti. Tra il 1974 e il 2014, per salvarla, abbiamo speso 7,4 miliardi di denaro pubblico: l’equivalente di una “Alitalia tax” da 180 milioni l’anno. Forse può bastare. Dio è morto, Pantalone è morto, e stavolta può morire pure Alitalia.
http://www.repubblica.it/economia/2...ano-163844851/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P3-S1.8-T2
 
Sull'opportunità politica non vorrei stessimo compiendo l'errore di aspettarci delle scelte razionali.
Questo sarebbe chiedere troppo! :-)
Ma se il costo politico del salvataggio di AZ fosse superiore a quello del bacino di voti che può garantire la compagnia?
Probabilmente se le elezioni fossero tra tre anni, il rischio di porcate sarebbe molto alto Ma con il voto che al più tardi dovrebbe arrivare tra 10 mesi, il problema di una valutazione di convenienza politica secondo me se lo stanno ponendo. A staccare la spina ci sarebbe anche il non trascurabile vantaggio di lungo periodo di non avere mai più il "problema AZ" (perchè tale rimarrebbe) tra le paxxe.
 
Questo è il - breve - momento di gloria di gente come Amoroso o Frati. Hanno convinto i lavoratori a scegliere per il no, segnandone quasi certamente il destino, in un modo o nell'altro.

Sanno perfettamente che la nazionalizzazione non è possibile, ma intuiscono come in un paese dove il 30% della gente vota per Grillo tutto sia in definitiva possibile, e quindi rilanciano.
Se da una parte sono riusciti a incantare i dipendenti, soprattutto quelli più deboli e confusi, dall'altra hanno anche scatenato il vero e proprio odio della società per AZ e il suo personale, ormai considerati - a torto o a ragione - una vera e propria casta di paraculati.
Chi vive nel mondo reale sa bene che al solo pronunciare la parola Alitalia la gente storce il naso e ne augura il fallimento. E questo bacino di voti è ben più ampio di quello di AZ e del suo indotto, e i politici lo sanno bene.

Se il paese si confermerà quello che è - e che in definitiva è sempre stato - salvando Alitalia, tanto di cappello a questa banda di imbonitori che è riuscita a compiere la più grande truffa della storia d'Italia, superiore a quella della Banca Romana. Se il bluff dei promotori del no dovesse invece cadere, come altamente probabile, i dipendenti AZ usciranno dal limbo in cui hanno vissuto dal 1947 ad oggi in modo rapido e traumatico. E quelli saranno giorni cupi per gente come Amoroso e Frati.
 
Il voto in dettaglio.

http://roma.corriere.it/notizie/cro...to-613e791e-298e-11e7-9909-587fe96421f8.shtml

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Provo a riassumere e tento una breve analisi politica a riguardo:

Se NON ci sarà il salvataggio: il governo mantiene lo status quo, quindi, non si aliena gli elettori estranei ad Alitalia, ma perderà sicuramente il bacino elettorale costituito da Alitalia stessa. Mentre, il M5s guadagnerà il bacino degli elettori "arrabbiati" di Alitalia.

Se CI sarà il salvataggio: il governo perderà la faccia verso gli elettori estranei ad Alitalia, ma manterrà una parte degli elettori di Alitalia. Il M5s guadagnerà comunque degli elettori (ma meno che senza il salvataggio) dato che si è esposto maggiormente per una soluzione di tal genere e di conseguenza se ne prenderà il merito.

Qua mi pare che M5s sia in una posizione di win win. Per il governo pare convenga la prima soluzione.
 
Ho fatto un breve calcolo, usando i dati del 2015, che se vi va posto stasera. Guardando i dati di traffico italiani, in materia di passeggeri, sul nazionale, internazionale (inteso alla AZ, con EU, ex EU, Nord Africa e M.O. senza EAU) e intercontinentale, in nessuna di queste aree AZ ha una market share maggiore del 20%. La quota di traffico AZ sul totale nazionale e' del 14%.

In parole povere, chi dice che AZ e' 'strategica' e' in malafede.
 
A quanto pare i soci non vogliono perdere tempo.

(ANSA) - ROMA, 25 APR - Il Consiglio di Amministrazione di Alitalia, convocato ieri dopo l'esito negativo del referendum dei lavoratori, è previsto nella tarda mattinata. Il Cda è chiamato a valutare gli effetti del voto di ieri che ha bocciato il verbale di confronto siglato il 14 aprile dalla Compagnia, dalle organizzazioni sindacali e dalle associazioni professionali.
 
A quanto pare i soci non vogliono perdere tempo.

(ANSA) - ROMA, 25 APR - Il Consiglio di Amministrazione di Alitalia, convocato ieri dopo l'esito negativo del referendum dei lavoratori, è previsto nella tarda mattinata. Il Cda è chiamato a valutare gli effetti del voto di ieri che ha bocciato il verbale di confronto siglato il 14 aprile dalla Compagnia, dalle organizzazioni sindacali e dalle associazioni professionali.
Credo abbiano anche responsabilità penali e civili a questo punto
 
Qualunque sarà la decisione la sapremo entro questa settimana perché questa situazione di incertezza (che porterà ad un calo drastico delle, già non eccezionali, vendite) porterebbe al default in poche settimane.
 
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