*** Alitalia: al referendum vince il NO ***


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Re: Alitalia: i risultati del referendum

Grande Vespa, di trasporto aereo non ci capisci una mazza, ma hai fatto bene il compitino: nonappena si sia affrontata la questione dell'abbandono di Milano da parte di Alitalia, come un leone si è subito schierato, sostenendo che la soluzione non poteva essere Malpensa. Aldilà del merito, fa sorridere come un personaggio del genere si sia prestato all'aeronautica giusto per il tempo di quest'affermazione.
 
Re: Alitalia: i risultati del referendum

nonappena si sia affrontata la questione dell'abbandono di Milano da parte di Alitalia, come un leone si è subito schierato, sostenendo che la soluzione non poteva essere Malpensa.

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Re: Alitalia: i risultati del referendum

Alitalia.Governo:sconcerto.Limare costi

Tweet 25 aprile 2017 00.25 "Rammarico e sconcerto per l'esito del referendum Alitalia che mette a rischio il piano di ricapitalizzazione della compagnia". E' quanto dichiarano in un comunicato congiunto i ministri dello Sviluppo Carlo Calenda, dei Trasporti Graziano Delrio e del Lavoro Giuliano Poletti. "A questo punto l'obiettivo del Governo, in attesa di capire cosa decideranno gli attuali soci di Alitalia, sarà quello di ridurre al minimo i costi per i cittadini italiani e per i viaggiatori", affermano nel comunicato. -

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Caos Alitalia: per evitare il fallimento c’è l’ipotesi prestito statale

Martedì 25 aprile sarà convocato il board che dovrebbe deliberare la richiesta di amministrazione straordinaria speciale. L’emergenza liquidità (vengono a mancare 950 milioni) e il nodo dell’aiuto di Stato

[FONT=main-condensed_light_italic]di Francesca Basso[/FONT]


La vittoria del «No» tra i dipendenti di Alitalia al referendum sul pre-accordo tra azienda e sindacati rende reale lo scenario che l’ex compagnia di bandiera, Cgil, Cisl e Uil, così come il governo, volevano evitare: niente rilancio e niente piano di risanamento finanziario. Oggi sarà convocato il consiglio di amministrazione dell’azienda che dovrebbe deliberare la richiesta di amministrazione straordinaria speciale. Ora l’ottica è quella dell’insolvenza e pur con l’obiettivo della salvaguardia dei lavoratori, il focus è la massima soddisfazione dei creditori. Il punto di partenza di ogni ipotesi è un dato da cui non si può prescindere: all’Alitalia vengono a mancare 950 milioni, che sarebbero entrati in cassa come conseguenza del piano di risanamento.


La prima emergenza è la liquidità. Tutti i fornitori chiederanno di essere pagati per cassa e, secondo alcuni osservatori, Alitalia rischia di non arrivare a metà maggio. Per garantire la continuità aziendale fino alla vendita c’è bisogno di risorse fresche. L’unica ipotesi sarebbe un intervento del governo anche se questo rischia di configurarsi come un aiuto di Stato agli occhi dell’Unione europea, sia che prenda la forma di un «prestito ponte» sia quello di una garanzia (peraltro in questo caso vorrebbe dire che c’è qualcuno disposto a mettere nuove risorse ma al momento non è all’orizzonte). Sembrerebbe esclusa, invece, l’ipotesi che sia Invitalia, che si era già impegnata a garantire un cuscinetto finanziario fino a 300 milioni, a trasformarli in cash. Dunque, contestualmente alla richiesta di amministrazione straordinaria speciale, il governo dovrà preparare gli strumenti normativi per fornire ad Alitalia la liquidità che consentirà al commissario di portare la compagnia alla vendita. Trattandosi di un’emergenza che riguarda un’azienda in amministrazione straordinaria e che svolge un servizio pubblico essenziale perché garantisce la continuità territoriale, tenere gli aerei a terra sarebbe un problema e questo potrebbe giocare un ruolo rilevante nella trattativa con Bruxelles, tenuto conto che il finanziamento ponte sarebbe finalizzato alla vendita della società a prezzi di mercato e lo Stato potrebbe godere, come creditore, di una «super seniority».


Il problema è però trovare un compratore, mettono in evidenza gli osservatori: perché pagare di più una società sull’orlo del fallimento che può essere rilevata successivamente a meno e senza vincoli? Facciamo un passo indietro. Se dovesse essere avanzata la richiesta di amministrazione straordinaria speciale, il ministero dello Sviluppo procede alla nomina dei commissari, che possono essere uno o tre. In un lasso di tempo non troppo lungo il commissario elabora un piano industriale da sottoporre al governo e ai creditori che può prevedere o la cessione unitaria dell’azienda ad acquirenti terzi che sono obbligati a tenere tutti i lavoratori per due anni (salvo diversa pattuizione con l’acquirente) o sceglie la strada di mantenere la società nell’assetto attuale, cerca un finanziamento di terzi ed elabora un piano industriale rinnovato per raggiungere il riequilibrio finanziario e conservare l’impresa. Quest’ultima ipotesi si è realizzata per Parmalat, ma è uno scenario già escluso per Alitalia: l’ex compagnia di bandiera fornisce servizi, il core business dell’azienda del latte era industriale.

È più probabile una cessione di Alitalia per parti. «La legge prevede, in seguito a una norna ad hoc introdotta in occasione della prima amministrazione controllata di Alitalia nel 2008 — spiega Cesare Cavallini, docente di Diritto fallimentare alla Bocconi — che un’azienda che svolge un servizio pubblico essenziale possa anche cedere alcuni contratti o complessi aziendali purché sia garantito il massimo grado di soddisfazione dei creditori». Al di là della soluzione, uno dei nodi della vendita sarà il costo del personale. E se il commissario non riuscirà a trovare un’acquirente — c’è chi spera che Lufthansa si faccia avanti — non gli resterà che chiedere il fallimento. La procedura liquidatoria prevede due anni di cassa integrazione e Naspi per i lavoratori e poi la disoccupazione, gli asset ceduti a pezzi.

http://www.corriere.it/economia/17_...le-05f4ae94-2933-11e7-a532-a1780cddea55.shtml






 
Comunicazione interna.

Cari colleghi,

la consultazione relativa al verbale di confronto siglato con le organizzazioni sindacali e associazioni professionali ha visto un’affluenza dell’87% tra gli 11.646 aventi diritto al voto e il seguente risultato:

SI 32% NO 68%

Il consiglio di amministrazione è stato quindi convocato per martedì 25 aprile.
 
Benissimo e adesso con le Palle... Amministrazione straordinaria e FALLIMENTO... tutti a casa...

perchè negli USA cosa hanno fatto Eastern Airline, TWA e PAN AM che hanno fatto la storia dell'aviazione mondiale, dei produttori di aerei etc etc.... sono FALLITE e tutti a casa....

perchè i lavoratori AZ non hanno mai cambiato compagnia? eppure tantissime compagnie cercano costantemente personale navigante e non, anche con ottimi stipendi. Forse perchè nella altre compagnie bisogna "lavorare" e anche perchè non sono sotto l'uscio di casa? Perchè tutti noi cittadini italiani dobbiamo pagare miliardi di euro in tasse per AZ... FALLIMENTO.

Gruonding, lo hanno fatto Sabena, Swissair in europa... la mitica Swissair fallita eppure non mi pare che nessuno si sia suicidato in svizzera.

In italia si sono tartassati i piccoli imprenditori, che si sono SUICIDATI perchè non potevano pagare le tasse per campare carrozzoni come AZ... FALLIMENTO FALLIMENTO FALLIMENTO

e se dobbiamo essere il terreno di LH ben vengano, basta non pagare noi per loro...

ciauz sky3boy
 
Benissimo e adesso con le Palle... Amministrazione straordinaria e FALLIMENTO... tutti a casa...

perchè negli USA cosa hanno fatto Eastern Airline, TWA e PAN AM che hanno fatto la storia dell'aviazione mondiale, dei produttori di aerei etc etc.... sono FALLITE e tutti a casa....

perchè i lavoratori AZ non hanno mai cambiato compagnia? eppure tantissime compagnie cercano costantemente personale navigante e non, anche con ottimi stipendi. Forse perchè nella altre compagnie bisogna "lavorare" e anche perchè non sono sotto l'uscio di casa? Perchè tutti noi cittadini italiani dobbiamo pagare miliardi di euro in tasse per AZ... FALLIMENTO.

Gruonding, lo hanno fatto Sabena, Swissair in europa... la mitica Swissair fallita eppure non mi pare che nessuno si sia suicidato in svizzera.

In italia si sono tartassati i piccoli imprenditori, che si sono SUICIDATI perchè non potevano pagare le tasse per campare carrozzoni come AZ... FALLIMENTO FALLIMENTO FALLIMENTO

e se dobbiamo essere il terreno di LH ben vengano, basta non pagare noi per loro...

ciauz sky3boy
Quello che vale per gli altri, non vale x Alitalia qui in Italia. Accomoderanno il tutto, tranquillo. Un colpetto di qua, uno de' la', con a' bacchetta maggica...
 
Qualcuno potrebbe spiegare la differenza tra amministrazione straordinaria speciale e concordato preventivo in continuità aziendale?

Non capisco perché non prendano un considerazione la seconda...
 
Re: Alitalia: i risultati del referendum

Brutta gatta da pelare per Gentiloni.
Vedremo come si comporterà alla prima e vera e importante prova del suo governo.
Io non credo all'avvio della procedura fallimentare . . . sono convinto riapriranno il tavolo con le parti ed alla fine si inventeranno qualcosa che porterà tutti a dire di aver vinto.
. . . e la storia continua, purtroppo.
... nazionalizzazione
nazionalizzazione​
Nazionalizzazione

No!

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Dai che il bluff è scoperto:gli autonomi oramai sono in flirt con m5s e cercheranno di allungare il brodo fino alle elezioni quando il governo grillino li nazionalizzerà;o almeno così credono che sarà.


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Dai che il bluff è scoperto:gli autonomi oramai sono in flirt con m5s e cercheranno di allungare il brodo fino alle elezioni quando il governo grillino li nazionalizzerà;o almeno così credono che sarà.


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Campa cavallo....
 
Le dichiarazioni di Calenda e Delrio mi sembra siano state nette e tutt'altro che ambigue: si va verso il commissario e la liquidazione dell'azienda.

Punto.
 
Le dichiarazioni di Calenda e Delrio mi sembra siano state nette e tutt'altro che ambigue: si va verso il commissario e la liquidazione dell'azienda.

Punto.

Prodi e Padoa Schioppa avevano già venduto a Air France, ed invece


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E cosa possono inventarsi scusa?

Le banche chiudono i rubinetti ed Etihad si sfila..

Il governo dice chiaramente NO alla nazionalizzazione.

Chi paga?
 
Su La Stampa vi è scritto che EY vorrebbe sfilarsi vendendo ad LH ma come farebbero i tedeschi ad essere interessati? Inoltre, a meno che non ci siano colpi di scena, in data odierna il CdA farà richiesta di amministrazione straordinaria ed a quel punto EY sarebbe fuori definitivamente.

I giornalisti scrivono troppe fesserie.

Di seguito l'articolo: http://www.lastampa.it/2017/04/25/e...-lufthansa-weJUeXg2X5A5NPBWTTRFZI/pagina.html
 
Quello che vale per gli altri, non vale x Alitalia qui in Italia. Accomoderanno il tutto, tranquillo. Un colpetto di qua, uno de' la', con a' bacchetta maggica...

Ecco appunto. Tutti lo sappiamo e se il gioco è andato avanti in questo modo per anni ed anni da parte sopratutto della politica che ogni volta evitava il fallimento invece di accompagnarla alla chiusura come tutte le aziende normali mi chiedo come si faccia in questo forum a continuare a dire che la colpa è dei dipendenti e del personale navigante che non rinuncia ai privilegi. Alitalia fa comodo che sia così perché è un terreno perfetto per giochi di potere di scambi di favori, leva per elezioni politiche e ruberie varie che si perpetuano da anni.
Se poi vogliamo continuare a dire che la colpa è dei dipendenti diciamolo pure per pietà di coscienza. Alitalia è lo specchio di un paese finito che non ha più niente da dire. È esattamente il modo in cui funziona l'Italia.
 
“Adesso lo Stato deve salvare Alitalia come ha fatto con le banche e con l’Ilva”
Nella trincea del No: “Questo piano aziendale è una morte a rate

I lavoratori di Alitalia devono affrontare l’incubo di un ennesimo fallimento della compagnia

La processione dei dipendenti Alitalia con le scatole-urna elettorale richiama alla memoria i bancari della Lehman Brothers con gli scatoloni sulle braccia, dopo il licenziamento nel 2008, sulla 6th Avenue a New York.


Un senso di sconfitta che, nel caso italiano, è percepibile già durante le ultime ore del referendum, quando è evidente che dei vecchi fasti dell’Alitalia che fu non è rimasto più niente. La desolazione regna sovrana, a partire dalla sala spoglia, al piano terreno della mensa a Fiumicino, dov’è allestito il seggio elettorale. Tristi poster dei monumenti della capitale vengono guardati distrattamente da chi, come Antonella, 39 anni, addetta al check-in, sbraita contro «i fallimenti di una classe dirigente e politica che negli ultimi venti anni ci ha ridotto in mutande. È tutto inutile, meglio rischiare l’ennesimo fallimento invece di accettare tagli che sono solo una morte rateizzata camuffata da salvataggio».

Delusione, ansia, disincanto, ma soprattutto tanta rabbia alimentano l’esercito di chi è venuto fin qui - un’affluenza record, oltre il 90 per cento - a sancire nero su bianco il proprio «No» all’accordo azienda-sindacati con il placet del governo. E di nuovo si impone un’immagine che evoca scenari di disfatta, anche per chi non crede alle coincidenze. È la pubblicità di una mostra multimediale contro le armi nucleari, sulla parete esterna della cabina elettorale, che ha il sapore amaro di una débâcle. «Il disarmo parte da me» recita lo slogan e mai profezia fu più azzeccata. «Ha pure un tono iettatorio - commenta Giuseppe, 45 anni, pilota da 18, di origini napoletane, un figlio e una moglie libera professionista -. Il “No” è l’unica strada percorribile, anche se può sembrare controproducente. I tagli e il rilancio proposti dalla società non ci porteranno a niente di buono. La strada è tutta in salita, e deve prenderne atto anche il governo che non può assistere inerte alla liquidazione dell’azienda. Anzi deve intervenire direttamente con la nazionalizzazione».

Nazionalizzazione. Eccola la parola magica, bandiera del popolo del «No» al referendum. E poco importa se alla vigilia della consultazione, dal governo sia arrivata chiara e tonda l’indisponibilità a procedere in questa direzione. La speranza inconfessata è che alla fine scatti un piano B per mano dello Stato. «La verità è che non ne possiamo più, che non crediamo al rinnovamento proposto da questo management - afferma Laura, 52 anni, impiegata nell’ufficio tasse aeroportuali, due figli studenti di 18 e 20 anni - Ci sentiamo presi in giro. E poi perché il governo non ci dovrebbe aiutare? Ha salvato le banche, ha salvato l’Ilva, perché noi no?».

Concetto ampiamente ripreso e condiviso dal segretario nazionale del sindacato Cub trasporti, Antonio Amoroso, rappresentante del Comitato per il No: «Voglio proprio vedere come farà il governo a non sostenerci. In ballo non ci sono solo i 12 mila dipendenti Alitalia, ma oltre 50 mila lavoratori, se si pensa che per ogni nostro dipendente ce ne sono altri quattro dell’indotto. Il piano dell’accordo non poteva essere condiviso perché in realtà era solo il trampolino di lancio per la dismissione dell’Alitalia al miglior offerente straniero. Siamo al terzo fallimento dal 2008: all’epoca gli aeromobili erano 220 ora 120 e l’intesa prevedeva di lasciarne a terra altri 20».

La posizione di Amoroso, che nei giorni scorsi ha ricevuto l’appoggio del M5S, insiste sull’esigenza di un piano alternativo «tanto più che il nostro governo non ci ha mai difeso come ha invece fatto quello francese con l’Air France. Loro hanno 8 vettori concorrenti, noi 22. Lo Stato non può abbandonarci: ha trovato 20 miliardi per le banche? Bene, adesso si ingegni a trovare il miliardo che occorre per mettere in salvo noi».

Parole che spazzano via, con un colpo di spugna, le considerazioni del segretario regionale Cgil-Filt Massimo Celletti che era sceso in campo per il «Sì». «L’accordo con l’azienda non era il massimo - ammette -, ma avrebbe potuto metterci in sicurezza per due anni e garantire un rilancio effettivo. Ora invece siamo finiti in mezzo alla tempesta del commissariamento, preludio del fallimento».
 
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