*** Alitalia: al referendum vince il NO ***


Stato
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E cosa possono inventarsi scusa?

Le banche chiudono i rubinetti ed Etihad si sfila..

Il governo dice chiaramente NO alla nazionalizzazione.

Chi paga?

Di Maio ha già parlato di "piano alternativo" e dal fronte del no sono partiti gli sherpa verso m5s che farà come Berlusconi nel 2008;il governo è debole e transitorio e quindi troverà una soluzione che congeli la questione fino alla prossima legislatura magari facendo intervenire Cassa Depositi e Prestiti.


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Certo che vengono le lacrime agli anni occhi a pensare a tutti quei momenti con Ilaria, Giorgia, la nuova livrea, le pantomime e tutti gli sfottò a chi sotto sotto aveva già capito che qualcosa non funzionasse...


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A malincuore che la si faccia fallire una volta per tutte.
Spazio ce ne è affinché gran parte (quella sana possibilmente) dei lavoratori trovi a breve un nuovo lavoro, il vuoto lasciato da Alitalia non potrebbe rimanere a lungo tale.
Non vedo alternative credibili (e neanche incredibili).
In più mi chiedo chi possa pensare di comprare biglietti con una compagnia che rischierebbe il grounding dalla sera alla mattina? Io credo che domani mattina, se sarà confermata la richiesta del CDA di Amministrazione Straordinaria, i travel manager di molte aziende si guarderanno dal dar fiducia ad Alitalia.
 
il governo è debole e transitorio e quindi troverà una soluzione che congeli la questione fino alla prossima legislatura magari facendo intervenire Cassa Depositi e Prestiti.

Mi auguro di no.

Probabilmente m'illudo, ma siamo sicuri che - in ottica elettorale - il governo non possa invece trarre beneficio da un non intervento nella vicenda?
 
Di Maio ha già parlato di "piano alternativo" e dal fronte del no sono partiti gli sherpa verso m5s che farà come Berlusconi nel 2008;il governo è debole e transitorio e quindi troverà una soluzione che congeli la questione fino alla prossima legislatura magari facendo intervenire Cassa Depositi e Prestiti.
Se non si troverà il consenso per modificare la legge elettorale, è presumibile che dopo le prossime elezioni ci attenda un periodo senza una maggioranza ben delineata. Situazione non certo ottimale per prendere provvedimenti forti e con ampi profili di illegalità a livello nazionale e comunitario (la CDP per statuto può intervenire solo in aziende sane e nella UE sono vietati gli aiuti di stato). Tornando all'oggi, teniamo presente che anche un eventuale esborso da parte dello stato di qualche centinaio di milioni si esaurirebbe nel giro di tot mesi, poi saremmo da capo.
Inoltre a questo giro potrebbe esserci un problema nuovo per la politica: salvare AZ con soldi pubblici dopo l'esito del referendum, è una scelta che potrebbe costare molti voti. Perchè la gente è incaxxata più che mai verso la casta volante che dichiaratamente vuole tornare ai bei tempi con tutti noi a pagare una bella fetta di stipendio. O almeno viene percepita come tale.
A chi vuole affiancare il salvataggio di MPS con quello di AZ, andrebbe ricordato che probabilmente la tolleranza per il primo (pur tra lo schifo), nasce dal fatto che dietro alla banca c'erano centinaia di migliaia di risparmiatori incolpevoli che rischiavano di perdere tutto. E non lavoratori indisponibili ad accettare tagli che, pur a fronte di un piano industriale assurdo, garantivano a gran parte di loro almeno un anno di continuità aziendale.
A questo punto si crea anche un problema di rapporti di forza: quanto sarebbe accettabile che i dipendenti AZ dimostrassero di avere più potere di governo, banche, emiro, opinione pubblica, politici e sindacati messi insieme? Perchè di fronte a qualsiasi tipo di salvataggio pubblico, sarebbe una domanda da porsi. Specie per chi dal potere è ossessionato. E nei palazzi romani sono tanti.
 
Se non si troverà il consenso per modificare la legge elettorale, è presumibile che dopo le prossime elezioni ci attenda un periodo senza una maggioranza ben delineata. Situazione non certo ottimale per prendere provvedimenti forti e con ampi profili di illegalità a livello nazionale e comunitario (la CDP per statuto può intervenire solo in aziende sane e nella UE sono vietati gli aiuti di stato). Tornando all'oggi, teniamo presente che anche un eventuale esborso da parte dello stato di qualche centinaio di milioni si esaurirebbe nel giro di tot mesi, poi saremmo da capo.
Inoltre a questo giro potrebbe esserci un problema nuovo per la politica: salvare AZ con soldi pubblici dopo l'esito del referendum, è una scelta che potrebbe costare molti voti. Perchè la gente è incaxxata più che mai verso la casta volante che dichiaratamente vuole tornare ai bei tempi con tutti noi a pagare una bella fetta di stipendio. O almeno viene percepita come tale.
A chi vuole affiancare il salvataggio di MPS con quello di AZ, andrebbe ricordato che probabilmente la tolleranza per il primo (pur tra lo schifo), nasce dal fatto che dietro alla banca c'erano centinaia di migliaia di risparmiatori incolpevoli che rischiavano di perdere tutto. E non lavoratori indisponibili ad accettare tagli che, pur a fronte di un piano industriale assurdo, garantivano a gran parte di loro almeno un anno di continuità aziendale.
A questo punto si crea anche un problema di rapporti di forza: quanto sarebbe accettabile che i dipendenti AZ dimostrassero di avere più potere di governo, banche, emiro, opinione pubblica, politici e sindacati messi insieme? Perchè di fronte a qualsiasi tipo di salvataggio pubblico, sarebbe una domanda da porsi. Specie per chi dal potere è ossessionato. E nei palazzi romani sono tanti.

Da incorniciare. Inoltre, spero proprio che il governo s'impunti e dica "Cari miei, queste sono le procedure, bugger off" altrimenti a questa gente si da importanza che probabilmente non merita. Anzi, fossi nel governo, darei ordinanza di vietare le varie manifestazioni che probabilmente seguiranno nei giorni e mesi a venire e sulle quali sguazzeranno sindacalari, cazzari che fino a ieri avevano il cu£o protetto e fazioni politiche che vivono ancora nell'età della pietra. Enough is enough.

G
 
In caso di liquidazione, per quanto tempo prenderebbero la cassa integrazione i dipendenti?

Secondo Il Giornale sono due.
 
“Adesso lo Stato deve salvare Alitalia come ha fatto con le banche e con l’Ilva”
Nella trincea del No: “Questo piano aziendale è una morte a rate

I lavoratori di Alitalia devono affrontare l’incubo di un ennesimo fallimento della compagnia

La processione dei dipendenti Alitalia con le scatole-urna elettorale richiama alla memoria i bancari della Lehman Brothers con gli scatoloni sulle braccia, dopo il licenziamento nel 2008, sulla 6th Avenue a New York.


Un senso di sconfitta che, nel caso italiano, è percepibile già durante le ultime ore del referendum, quando è evidente che dei vecchi fasti dell’Alitalia che fu non è rimasto più niente. La desolazione regna sovrana, a partire dalla sala spoglia, al piano terreno della mensa a Fiumicino, dov’è allestito il seggio elettorale. Tristi poster dei monumenti della capitale vengono guardati distrattamente da chi, come Antonella, 39 anni, addetta al check-in, sbraita contro «i fallimenti di una classe dirigente e politica che negli ultimi venti anni ci ha ridotto in mutande. È tutto inutile, meglio rischiare l’ennesimo fallimento invece di accettare tagli che sono solo una morte rateizzata camuffata da salvataggio».

Delusione, ansia, disincanto, ma soprattutto tanta rabbia alimentano l’esercito di chi è venuto fin qui - un’affluenza record, oltre il 90 per cento - a sancire nero su bianco il proprio «No» all’accordo azienda-sindacati con il placet del governo. E di nuovo si impone un’immagine che evoca scenari di disfatta, anche per chi non crede alle coincidenze. È la pubblicità di una mostra multimediale contro le armi nucleari, sulla parete esterna della cabina elettorale, che ha il sapore amaro di una débâcle. «Il disarmo parte da me» recita lo slogan e mai profezia fu più azzeccata. «Ha pure un tono iettatorio - commenta Giuseppe, 45 anni, pilota da 18, di origini napoletane, un figlio e una moglie libera professionista -. Il “No” è l’unica strada percorribile, anche se può sembrare controproducente. I tagli e il rilancio proposti dalla società non ci porteranno a niente di buono. La strada è tutta in salita, e deve prenderne atto anche il governo che non può assistere inerte alla liquidazione dell’azienda. Anzi deve intervenire direttamente con la nazionalizzazione».

Nazionalizzazione. Eccola la parola magica, bandiera del popolo del «No» al referendum. E poco importa se alla vigilia della consultazione, dal governo sia arrivata chiara e tonda l’indisponibilità a procedere in questa direzione. La speranza inconfessata è che alla fine scatti un piano B per mano dello Stato. «La verità è che non ne possiamo più, che non crediamo al rinnovamento proposto da questo management - afferma Laura, 52 anni, impiegata nell’ufficio tasse aeroportuali, due figli studenti di 18 e 20 anni - Ci sentiamo presi in giro. E poi perché il governo non ci dovrebbe aiutare? Ha salvato le banche, ha salvato l’Ilva, perché noi no?».

Concetto ampiamente ripreso e condiviso dal segretario nazionale del sindacato Cub trasporti, Antonio Amoroso, rappresentante del Comitato per il No: «Voglio proprio vedere come farà il governo a non sostenerci. In ballo non ci sono solo i 12 mila dipendenti Alitalia, ma oltre 50 mila lavoratori, se si pensa che per ogni nostro dipendente ce ne sono altri quattro dell’indotto. Il piano dell’accordo non poteva essere condiviso perché in realtà era solo il trampolino di lancio per la dismissione dell’Alitalia al miglior offerente straniero. Siamo al terzo fallimento dal 2008: all’epoca gli aeromobili erano 220 ora 120 e l’intesa prevedeva di lasciarne a terra altri 20».

La posizione di Amoroso, che nei giorni scorsi ha ricevuto l’appoggio del M5S, insiste sull’esigenza di un piano alternativo «tanto più che il nostro governo non ci ha mai difeso come ha invece fatto quello francese con l’Air France. Loro hanno 8 vettori concorrenti, noi 22. Lo Stato non può abbandonarci: ha trovato 20 miliardi per le banche? Bene, adesso si ingegni a trovare il miliardo che occorre per mettere in salvo noi».

Parole che spazzano via, con un colpo di spugna, le considerazioni del segretario regionale Cgil-Filt Massimo Celletti che era sceso in campo per il «Sì». «L’accordo con l’azienda non era il massimo - ammette -, ma avrebbe potuto metterci in sicurezza per due anni e garantire un rilancio effettivo. Ora invece siamo finiti in mezzo alla tempesta del commissariamento, preludio del fallimento».
Che pena, l'ultimo rigurgito... è così difficile comprendere che hanno scelto chiaramente la via della fila all'ufficio di collocamento? Fra l'altro citano le banche, l'ILVA ecc ma queste producevano un flusso di cassa positivo, il problema di AZ è che perde soldi.
 
Da notare che il periodo turbolento che inevitabilmente sta per attraversare AZ, avrà un impatto rilevante anche sulla vendita dei biglietti. Cosa che potrebbe prosciugare ad un ritmo rapidissimo anche un eventuale prestito ponte concesso dal governo.
 
Da notare che il periodo turbolento che inevitabilmente sta per attraversare AZ, avrà un impatto rilevante anche sulla vendita dei biglietti. Cosa che potrebbe prosciugare ad un ritmo rapidissimo anche un eventuale prestito ponte concesso dal governo.

Esattamente. il calo delle vendita sarà mostruoso.
Tralasciando le polemiche sul voto (mi piacerebbe capire cosa penssno di ottenere con il NO) , quali soluzioni ci sono oltre il fallimento ?
 
Mi auguro di no.

Probabilmente m'illudo, ma siamo sicuri che - in ottica elettorale - il governo non possa invece trarre beneficio da un non intervento nella vicenda?
Questa volta il costo politico avviene in caso di salvataggio, non di chiusura.
L'unico salvataggio accettabile sarebbe stile Grecia con una nuova trattativa che a fronte di un più veloce aumento del lungo raggio accetta condizioni almeno pari se non più dure per chi ha deciso "meglio falliti che con sti banditi".
Inoltre il caso AZ pone evidente il problema della ristrutturazione delle grandi aziende.
In ogni caso trovare dei gonzi disponibili a mettere miliardi di euro per pagare lo stipendio alla casta dei dipendenti AZ è un condizione da apparizione mariana.
 
L'unica speranza che hanno i soci per salvare una briciola del proprio investimento, e anche della propria dignità, l'unica soluzione è che oggi il CdA deliberi di richiedere all'Assemblea la liquidazione della società (che a naso dovrebbe essere ancora in bonis, al limite con la rinuncia ai crediti da parte delle banche). Grounding fra una settimana per dare tempo di riproteggere tutti i Pax e lettere di licenziamento per tutti a partire dal 2 maggio.
 
Alitalia per le aziende: mail di 5gg fa, mi chiameranno o no?

"Buonasera,
nel ringraziarVi del gentile interesse dimostratoci, Vi confermiamo di aver ricevuto la Vostra richiesta e Vi informiamo che sarete contattati a breve dal nostro responsabile di area.

Cordiali Saluti,
D...

D... XXX
Alitalia
Sales Operations"
 
Ma lo sanno che è impossibile la nazionalizzazione?

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L'unica speranza che hanno i soci per salvare una briciola del proprio investimento, e anche della propria dignità, l'unica soluzione è che oggi il CdA deliberi di richiedere all'Assemblea la liquidazione della società (che a naso dovrebbe essere ancora in bonis, al limite con la rinuncia ai crediti da parte delle banche). Grounding fra una settimana per dare tempo di riproteggere tutti i Pax e lettere di licenziamento per tutti a partire dal 2 maggio.
Quoto.
 
Ma lo sanno che è impossibile la nazionalizzazione?

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Piu' che altro hanno capito che gli "interessi dei cittadini" oggi li fanno Ryanair, Easyjet e un paio d'altre? E che al cittadino medio di Alitalia non frega assolutamente nulla?
 
Stato
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