Come si può decidere (anzi discriminare) per decreto chi debba andare a Salerno o rimanere a Napoli?
Gesac, piano da 120 milioni per unire gli aeroporti di Napoli e Salerno
Il progetto industriale presentato alla Regione in modalità «riservata e strettamente confidenziale». Pronti a investire se le concessioni sono fino al 2043
di Angelo Agrippa
Il piano industriale è stato anche presentato a palazzo Santa Lucia in modalità «riservata e strettamente confidenziale», com’è riportato sul frontespizio delle slide che ne raccolgono la sintesi. L’obiettivo finale, secondo Gesac , della quale la holding multinazionale 2i Aeroporti oggi detiene il 75%, è la «creazione della rete aeroportuale campana per sviluppare il pieno potenziale dell’industria turistica e facilitare la mobilità internazionale di cittadini ed imprese».
La ricapitalizzazione
In soldoni, si vuole unificare la gestione dell’aeroporto di Capodichino e di quello di Salerno-Costa d’Amalfi, oggi poco più che uno scalo fantasma, benché la Regione Campania abbia provveduto di recente a stanziare 2,8 milioni di euro per la sua ricapitalizzazione, suscitando la protesta delle opposizioni. Non per questo il centrodestra debba ritenersi esente da responsabilità, dato che un suo uomo, Antonio Fasolino, oggi ai vertici nazionali del Nuovo Psi, è stato a lungo presidente della società consortile dello scalo salernitano e le passate amministrazioni abbiano versato, dal 2005 ad oggi, oltre 23 milioni di euro nelle casse della società di gestione. L’assessore al Bilancio di Salerno, Roberto De Luca, figlio del governatore, un anno fa annunciò che dall’aeroporto Salerno–Costa d’Amalfi sarebbero partiti gran parte dei voli per le trasferte della Salernitana. Tutto fatto in casa. Ma insufficiente a sostenere i costi di gestione.
Le proiezioni
Intanto Gesac parte da una premessa: che il mercato turistico è «in forte crescita, ma con un potenziale ancora inespresso». Tanto che il Veneto registra «presenze turistiche tre volte superiori a quelle della Campania (19 milioni di turisti l’anno contro i 44 della Toscana e i 63 del Veneto)»; che la «propensione al volo dei residenti in Campania è la più bassa d’Italia (1,2 passeggeri-residenti contro i 3,07 del Veneto)» e che «la difficile accessibilità di alcune destinazioni del Cilento e della Basilicata», in fortissima ascesa nei desideri dei visitatori internazionali, «ne limita il turismo».
Sostenibilità dell’operazione
Ma quali sono le condizioni per la sostenibilità della operazione? Gesac è chiara: «Concessione per la gestione di Salerno-Costa d’Amalfi allineata almeno a quella di Napoli Capodichino (2043)»; «Investimento iniziale di 40 milioni di euro dello Sblocca Italia e di 80 milioni a carico della finanza pubblica nel rispetto delle regole sugli aiuti di Stato»; «Realizzazione dei lavori infrastrutturali per migliorare l’accessibilità degli scali di Napoli e Costa d’Amalfi (20 milioni di euro per la rete stradale di Costa d’Amalfi e 5 milioni per Napoli)»; «Investimenti post start-up necessari per il massimo sviluppo del Costa d’Amalfi (122 milioni di euro) a carico della società di gestione»; «Decreto di ripartizione del traffico»; «Società di gestione unica dal 2018 in grado di assorbire le perdite durante i primi anni di attività del Costa d’Amalfi (circa 10 milioni di euro)»; «Programma di incentivi per i vettori allo start-up di Costa d’Amalfi».
Vettori e investimenti
Inoltre, il piano industriale prevede quali vettori potrebbero essere trasferiti per decreto al Costa d’Amalfi. E cioè: Aer Lingus, Condor, El Al; Finnair; Jet2; Luxair; Mistral Air; Sas e Smartwings. Gesac prevede di sviluppare una particolare vocazione dello scalo salernitano: il turismo segmento lusso Business jet e quello dei voli charter. Ma «ad integrazione» anche di trasferirvi «le rotte trafficate presenti a Napoli, sia nazionali che internazionali». Secondo il piano occorre realizzare, in 4 anni, gli investimenti necessari per dotare il Costa d’Amalfi di una capacità di 3,5 milioni di passeggeri l’anno. Tuttavia, prima è necessario espropriare 480 mila metri quadrati di terreno; ampliare la pista di volo di 2200 metri; realizzare un terminal di 14 mila metri quadrati; puntare su 11 stand aeromobili. E se l’avvio dei lavori per l’ampliamento della pista è fissato nel 2018, è possibile per l’anno prossimo ipotizzare anche parte del trasferimento dell’aviazione generale. Da completare, però, nel 2020. Mentre l’avvio della operatività della aviazione commerciale è fissata per il 2022. «Le ipotesi di sviluppo infrastrutturale — scrive Gesac — prevedono investimenti pari a 120 milioni di euro» a fronte di una proiezione di crescita, entro i prossimi 25 anni, «di 9 milioni di passeggeri l’anno» in Campania (rispetto agli attuali 8,4 milioni), «di cui 5,5 milioni a Salerno» e «12 milioni a Napoli».
2 gennaio 2018 | 08:27
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