Non è questo il punto.
Parti dal presupposto che la collocazione del paese nelle graduatorie internazionali non corrisponde assai spesso (e soprattutto nel nostro caso) ad una altrettanto solida capacità finanziaria dello Stato. Nel nostro caso, infatti, il rating è CLPAC (Con Le Pezze Ar Culo).
In ogni caso, fossimo anche dotati di una PA solida e florida, si tratta di un gingillo del tutto inutile e ridondante per le necessità di un microbo politico come l'Italia. Ne consegue che, qualsiasi sia il prezzo pagato, è sempre troppo.
La logica di gestione del patrimonio pubblico deve ispirarsi all'etica del buon padre di famiglia, non allo stronzuario del piccolo piazzista di paese.
La questione, in sintesi, è di pura ETICA. E l'etica o ce l'hai o non ce l'hai, c'è poco da girarci intorno. La questione è che non serve a una beata minchia nè il 340, nè i 320, nè la metà del resto che è in dotazione al 31°. Per non parlare di quelle marchette con le ali dei 180.
E non c'è buon prezzo che tenga a giustificare lo sperpero del denaro pubblico. Perchè di questo si tratta.