Le cascate di Iguazu si sviluppano a cavallo di due versanti, di cui uno in suolo brasiliano ed uno in suolo argentino, divisi anche da 1 ora di fuso orario.
Ciascun versante, con la relativa peculiare vista sulle cascate, ha un proprio parco naturale, distinto in tutto e per tutto dall’altro, con orari di apertura/chiusura e costi di ingresso differenti. Per andare da un versante all’altro occorre spostarsi in auto e passare la frontiera.
All’interno dei due parchi sorgono solo due hotel, uno per lato: sul versante Argentino c’è lo Sheraton, su quello brasiliano il Belmond Hotel das Cataratas.
Il vero, impagabile upside di queste due sistemazioni è che si è sostanzialmente svincolati dagli orari di apertura e chiusura dei parchi, e quindi di prima mattina o al tramonto si possono avere le cascate praticamente solo per se, evitando dunque la folla.
Alloggiare in uno di questi due hotel per me era quindi un must, visto che i due paesini di Iguazu (anche qui, uno in Brasile ed uno in Argentina) in cui sorgono la maggior parte degli hotel non sono certamente meritevoli di una visita.
Il Belmond presso cui alloggiamo
http://www.belmond.com/it/hotel-das-cataratas-iguassu-falls/ è più caratteristico, bello, meglio recensito ed anche meglio posizionato rispetto al proprio parco (si trova esattamente di fronte all’inizio del sentiero delle cascate), anche se non gode della strepitosa vista dello Sheraton.
Per la cronaca il lato brasiliano è molto rapido da visitare (richiede max 1 ora e mezzo a piedi), a differenza di quello argentino (ben più esteso), che ne richiede almeno 4 con tanto di trenino all’interno del parco.
In assoluto l’hotel più grande tutta la vacanza, caratterizzato da un gradevole design coloniale.
Enorme, ci vorrà una mezz’ora per girare tutte le varie aree interne ed esterne.
Servizio eccellente, cibo quantitativamente infinito ma qualitativamente non al top (ma il problema credo sia in generale del Brasile più che dell’hotel)
Vista dall’ingresso: dove vedete le cascate inizia il sentiero a piedi, comodissimo
Giardino con presepe
Piscina con musica dal vivo
Uno dei mille salotti
Foto della stanza (ancora una volta presa da internet, dal vivo è meglio)
Neanche sistemati in camera andiamo subito alle cascate. Il tempo non è granché, è umido ma almeno non si muore di caldo
Gola del Diavolo (le passerelle sono sotto le cascate)
Strani animali in cerca di cibo (da starci attenti, mordono di brutto)
Già visto su questi schermi
Armadillo (foto mossa, sorry)
Tartaruga
Non ricordo il nome
Nel pomeriggio visitiamo l’interno del parco. Pura foresta tropicale.
Ti fanno una testa così sul come comportarti in caso si incroci un puma (ne hanno contati 250 sul solo lato brasiliano); (s)fortunatamente non lo incontriamo.
Dopo, un must assoluto per chi va a Iguazu.
Gita in gommone sotto le cascate. Se fate un bagno in mare uscite più asciutti, ma il divertimento è unico
Al tramonto torniamo in hotel e andiamo alle cascate, il parco è chiuso e lo spettacolo è solo per noi. Le foto non rendono niente, la sensazione di potenza e di solitudine è incredibile.
La mattina dopo ci muoviamo in taxi verso il lato argentino, ma prima ri-andiamo di buon’ora alle cascate per goderci un altro spettacolo in solitaria.
Dopo 1h 20mins e 50 euro di taxi siamo all’ingresso del parco argentino.
Il taxista si fa 2 km in corsia di emergenza con le 4 frecce per arrivare alla frontiera, riguadagnandosi la conferma anche per il giorno dopo.
È domenica, e c’è un casino ovunque che neanche in Piazza del Popolo a Roma a Capodanno. Fila di mezz’ora per l’ingresso al Parco e poi di oltre due ore per andare col trenino alla Gola del Diavolo lato argentino.
Il lato argentino è molto più grande e commerciale, sembra un grande parco a tema, anche se è mediamente tenuto peggio di quello brasiliano, più selvaggio e reale.
Il nostro hotel visto dal lato argentino
Questi stanno anche di qua
C’è anche lui
E lui
Prima di arrivare alla Gola del Diavolo si cammina per oltre 1 km su passerelle sul placido Rio Iguazu. Nulla farebbe presagire le cascate poco dopo
E finalmente.. un sacco di acqua (molta più che dall’altro lato!). Non si vede una mazza
La mattina dopo ci rimuoviamo verso il lato argentino per andare a IGR.
Non avevo trovato voli diretti da IGU per Baires, né viceversa voli da GIG per IGR.
Piove che la metà basta
Partenze di oggi
Credo che IGR vinca la palma di aeroporto più brutto della storia. Da fuori non è neanche male, ma una volta dentro è da brividi.
Il nostro cavaliere cileno
Vicino di banco per Salta
Destination book LA(-TAM)
Ci si muove sotto un diluvio torrenziale
Lunedì 29/12/2014
IGR-AEP
Flight: LA 4023
Class: Y
Seat: 21K
Eqp: Airbus A320-200
Reg & Age: LV-BOI (14 yrs)
Delivered: 13/06/2001
Scheduled: 11:35 - 13:30
Block to block: 11:46 – 13:36
Takeoff RWY: 13
Landing RWY: 13
Via!
Viratona con IGR sullo sfondo
Entriamo nelle nuvole, si balla parecchio e non si vede una mazza. Mangiamo va.
Galletta dolce a parte non male, anche considerato che siamo su un volo di neanche due ore.
L’aereo dimostra tutti i suoi 14 anni, e il pitch è di nuovo stretto con l’aggravante della classica tasca sotto.
Stavolta tra l’altro in volo mandano qualche strano film brasileiro in luogo del flight tracking.
Avvicinandosi a Baires AEP il tempo migliora e si vede tutto
Che pista è?
Campi di calcio ovunque, questi sono più matti di noi
Stadio del River
Atterrati!
Aerei presidenziali
Fauna locale
Il piazzale di AEP è, in una parola, impressionante.
Un tetris in cui le ali degli aerei in sosta sono a neanche un metro l’una dall’altra. Sembra di stare in un parcheggio del centro il sabato pomeriggio.
Esorto chi sostiene che il piazzale di LIN sia saturo sui night stop a fare un giro qui.
Se si chiamasse un disegnatore di segnaletica orizzontale argentino secondo me si scoprirebbe un mondo.
Airside l’aerostazione sembra molto bella
Ritiro bagagli dopo 30 minuti di attesa e prendiamo un taxi per il vicino centro.
Alla prossima con OT Baires + volo per El Calafate.