Thread Alitalia - Etihad IV : DICHIARAZIONE CONGIUNTA


Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.
Prima o poi, Hogan e l'emiro si stancheranno di aspettare un accordo che con il passare dei giorni...o meglio, delle ore, anziché avvicinarsi sembra allontanarsi sempre di più!
I soldi li hanno...ethiad é cresciuta fino ad oggi senza AZ, quindi potrebbe anche continuare a crescere come ha fatto fino ad oggi...del resto AZ non è l'unico investimento redditizio che possono fare
Pensando ad Hogan ed all'emiro che assistono con logico distacco all'evoluzione delle trattative...mi viene in mente cosa disse il marchese del grillo...
https://m.youtube.com/watch?v=uahU5m6Hvj4



In un palazzo di roma, c'è un signore che va sempre in televisione a dire che l'accordo si chiude il giorno dopo

circa 3 mesi fa sono stato bannato una settimana da questo forum, per aver detto che secondo me diceva fregnacce, mentre ora l'accordo è stato chiuso....si ma vedrai....

mi fa piacere che le cose vadano in questo modo, chi banna senza leggere o non vuole capire merita di stare in un paese come questo a farsi prendere in giro

cari saluti (soprattutto a quello che resta di alitalia, minuscolo)

I-SMEL
 
Veramente, nel Testo Unico (che è bene ricordare che non è una legge), la distinzione tra proponente e convocante non c'é:

"Inoltre, i contratti collettivi aziendali approvati dalle
rappresentanze sindacali aziendali con le modalità sopra indicate devono essere
sottoposti al voto dei lavoratori promosso dalle rappresentanze sindacali aziendali a
seguito di una richiesta avanzata, entro 10 giorni dalla conclusione del contratto, da
almeno una organizzazione sindacale espressione di una delle Confederazioni
sindacali firmatarie del presente accordo o almeno dal 30% dei lavoratori
dell’impresa. "


Parla di richiesta, nè di proposta, nè di convocazione.

Tra l'altro, nell'intervista ammette che il referendum è stato richiesto da altri. Infatti UIL l'ha richiesto per prima, ma lo stanno svolgendo loro. Sarà la stessa cosa? Se lo dice lui..
Herzog come ti ho già spiegato: dove sta il problema? referendum richiesto e prontamente organizzato per permettere una risposta per rispettare la deadline necessaria alla conclusione degli accordi. Sarà poi più giusto che la volontà dei lavoratori arrivi prima che eventualmente altri decidano di non fidarsi e chiudere la baracca, dopo a che serve?
 
Herzog come ti ho già spiegato: dove sta il problema? referendum richiesto e prontamente organizzato per permettere una risposta per rispettare la deadline necessaria alla conclusione degli accordi. Sarà poi più giusto che la volontà dei lavoratori arrivi prima che eventualmente altri decidano di non fidarsi e chiudere la baracca, dopo a che serve?

Farfallina, il problema sta nel fatto che i naviganti non vogliono ne cisl ne cgil.
Sai quanti hanno votato nella farsa di ieri? non piu di 70 e tra questi diversi hanno votato contro.
Mi spieghi quale sarebbe stato il problema se avessero inserito la rappresentanza dei naviganti nel nuovo contratto?
In piu di qualche occasione le due organizzazioni, hanno dichiarato, che con la rappresentanza garantita, seppur con 1000 perplessità, avrebbero firmato.
Ovviamente le 1000 perplessità sono legittime, perché i sacrifici li chiedono i responsabili di questi bei risultati, i quali, invece di chiedere scusa e levarsi di torno, cercano di far ricadere le colpe sui dipendenti.
Tornando al contratto, come pensi che reagirebbero i medici se si trovassero in una situazione per la quale potenzialmente un portantino ( max rispetto) discutesse il loro stipendio?
Guarda che fare il pilota non è un hobby, è difficile, non tutti possono farlo, è una professione carica di responsabilità, esiste un codice della navigazione che lo regolamenta.
Se tu fai errori, di danno una buona uscita milionaria e ti affidano un altro ente, se l errore lo fanno i piloti, se rimangono vivi finiscono in galera.
Reinserissero nel contratto la rappresentanza, due righe chiare, firmerebbero tutti.
 
ROMA (MF-DJ)--Potrebbe restare aperta l'assemblea straordinaria di Alitalia di domani per approvare il rafforzamento patrimoniale da 250 milioni, mentre il Cda di Cai, in un primo tempo programmato sempre per domani, sarebbe stato anticipato a mezzogiorno di oggi. E' quanto scrive il Messaggero, spiegando che l'orientamento di lasciare aperta la riunione dei soci dimostra che l'ultima proposta di Poste e' servita a ricomporre i dissidi con Intesa Sanpaolo e Unicredit. La societa' guidata da Francesco Caio, spiega il quotidiano, ha stilato un nuovo piano, secondo cui Poste parteciperebbe "indirettamente in New Az attraverso un veicolo societario intermedio fra Old e New Az": questo veicolo "sara' proprietario del 51% di New Az al fine di consentire alla stessa Old Az il rimborso delle linee di factoring". La newco "avra' due soli azionisti, che saranno Old Az e Poste, secondo partecipazioni da discutere tra le parti, ferma restando la disponibilita' di Poste di investire 38,9 milioni".
 
Colpo a sorpresa sulla vicenda Alitalia-Ethiad.
L'Ente Poste, guidata da Francesco Caio, è riuscita a ricomporre gli attriti tra Intesa Intesa e l' Unicredit sulla ricapitalizzazione di Alitalia, necessaria ai sensi dell'art 2446 del codice civile, passo necessario da fare prima di procedere all'integrazione con la compagnia aerea degli Emirati Arabi, Ethiad.


I dettagli del piano proposto dall'Ente Poste, prevedono una partecipazioni indiretta alla nuova società, attraverso un "veicolo" societario. Nel piano proposto da Credit Suisse , questo veicolo sarà proprietario del 51% della "nuova Alitalia" e sarà detenuto dalla "vecchia Alitalia" e da Poste, con partecipazioni da discutere. Ovviamente il progetto è discriminato dall'approvazione di Poste ad investire circa 39 milioni nell'affare.


Nel piano si legge che per raggiungere questa struttura occorre il conferimento da parte della "vecchia Alitalia" del ramo di azienda Alitalia, in "nuova Alitalia", così come previsto nel consiglio che si terrà oggi e il successivo conferimento da parte di "vecchia Alitalia", della partecipazione di maggioranza in "nuova Alitalia", a favore della "società veicolo", al cui capitale parteciperà Poste.


"Vorrei spiegare che non ci riteniamo un socio privilegiato rispetto agli altri soci di Alitalia, ma diversi sì". In ogni caso, Gian Maria Gros-Pietro, di Intesa, ha escluso che le banche coprano la quota di Poste.
 
Due a uno per l’amministratore delegato delle Poste, Francesco Caio, nella partita delle lettere scambiate con l’amministratore delegato di Alitalia, Gabriele Del Torchio. Ieri Caio ha preso di nuovo carta e penna chiarendo la sua posizione in un documento inviato per conoscenza a tutti gli azionisti della compagnia e alle banche. «Poste vuole e deve partecipare ad una operazione di tipo industriale », ha scritto, anche «al fine di escludere possibili contestazioni relative ad infrazioni alla normativa sugli aiuti di Stato, che potrebbero pregiudicare sia l’operazione con Ethiad che la possibile quotazione di Poste ». Per questo, viene chiarito, «non vuole correre il rischio di dover far fronte a futuri fabbisogni aggiuntivi di Alitalia», eredità pesante del passato. Caio chiede patti chiari in continuità con la lettera inviata venerdì scorso e a cui Del Torchio aveva replicato sostenendo che le posizioni di Poste italiane non sono in linea con il piano e chiedendo un confronto risolutivo in tempi rapidi. L’incontro, almeno per il momento, non è previsto ma sono al lavoro gli advisor e ieri è arrivata la seconda lettera spedita da Caio in cui, tra l’altro, Etihad viene definita «una concreta soluzione, sul piano industriale, per Alitalia e al contempo un partner strategico per Poste». Strategico sulla base delle sinergie approfondite in un paio d’incontri tra Caio e l’amministratore delegato di Etihad, James Hogan, che si sono tenuti negli ultimi giorni. Sempre che l’accordo vada in porto. Le iniziative di Caio, infatti, sono del tutto sgradite, oltre che al vertice di Alitalia, alle banche esposte con la compagnia. E, nell’attesa del consiglio di oggi e dell’assemblea di venerdì, che potrebbero non risultare l’atto finale della vicenda, c’è chi lavora per un colpo di scena, cioè l’esclusione di Poste dall’operazione. Quattro, in particolare, le possibilità di collaborazione esaminate da Caio e Hogan, che hanno verificato ampie convergenze di vedute. Prima di tutto la previsione di un hub internazionale per lo smistamento di pacchi. Poi il progetto di piattaforma tecnologica per la vendita dei biglietti aerei presso gli uffici postali e quello per l’offerta di credit card mirate, previste anche in funzione di piani d’incentivazione della vendita dei rispettivi prodotti. Il quarto terreno di confronto, infine, è la messa a punto e commercializzazione di offerte commerciali a pacchetto che comprendono viaggi aerei e prodotti assicurativi. Nonostante ciò Caio non ha alcuna intenzione di farsi carico neppure in parte dell’eredità disastrosa della compagnia. Poste ha già dato, sostiene, versando a dicembre 72 milioni nelle casse di Alitalia, sfumati in pochi mesi. Proprio per evitare sorprese il Ceo di Poste ha voluto metterlo nero su bianco con parole esplicite nel punto 5 dell’allegato alla lettera del 18 luglio. «Poste non concederà alcuna garanzia, non eseguirà alcun ulteriore esborso finanziario e non rilascerà, in nessun caso, alcun ulteriore impegno, qualora eventualmente richiesto a qualsiasi titolo», è scritto, facendo riferimento esplicito a «impegni di versamento eventualmente richiesti a causa di crisi di liquidità o di altro titolo». E ancora, giusto perché repetita iuvant, il concetto è stato ribadito così: «In altre parole, l’esborso di 38,96 milioni (quello richiesto alle Poste per la partecipazione al salvataggio, ndr) dovrà avere effettive prospettive di ritorno di mercato senza ulteriore impegno finanziario ». Con una conseguenza importante, e cioè che «ulteriori eventuali esigenze per far fronte alla continuità aziendale o all’assetto patrimoniale nei prossimi anni dovranno essere tutte coperte da altri soci diversi da Poste». Il sì condizionato al piano Alitalia è stato ribadito ieri da Caio, a margine del comitato di presidenza della Confindustria. «Ci piace – ha detto -. «Abbiamo formulato una proposta che consideriamo ben strutturata in termini industriali e di ritorno per la nostra azienda. Non siamo speciali rispetto agli altri soci di Alitalia, ma diversi sì. Siamo un’azienda pubblica e abbiamo vincoli diversi. Siamo sotto la lente dell’Europa affinché il nostro contributo non si configuri come aiuto di Stato»
 
Da quello che si legge, lode a chi guida una public company nell'interesse dei contribuenti.
Spiace ciò possa disturbare i manovratori.
 
....Sui 2251 esuberi che ancor prima di Norberto i giornali davano per certi...

appunto... :oky:

Detto questo non credo che EY molli, la trattativa e' troppo inoltrata e Hogan ha parlato di "firme" di "accordi" e di "chiusura della pratica" con toni che non lasciano molto spazio agli ultimi pasdaran. Magari durera' piu' del previsto, ma EY ha tutto il tempo del mondo e scadenze e ultimatum servono solo a velocizzare l'iter.

By the way, qualcuno conosce il dato di affluenza ai seggi referendari?
 
Due a uno per l’amministratore delegato delle Poste, Francesco Caio, nella partita delle lettere scambiate con l’amministratore delegato di Alitalia, Gabriele Del Torchio. Ieri Caio ha preso di nuovo carta e penna chiarendo la sua posizione in un documento inviato per conoscenza a tutti gli azionisti della compagnia e alle banche. «Poste vuole e deve partecipare ad una operazione di tipo industriale », ha scritto, anche «al fine di escludere possibili contestazioni relative ad infrazioni alla normativa sugli aiuti di Stato, che potrebbero pregiudicare sia l’operazione con Ethiad che la possibile quotazione di Poste ». Per questo, viene chiarito, «non vuole correre il rischio di dover far fronte a futuri fabbisogni aggiuntivi di Alitalia», eredità pesante del passato. Caio chiede patti chiari in continuità con la lettera inviata venerdì scorso e a cui Del Torchio aveva replicato sostenendo che le posizioni di Poste italiane non sono in linea con il piano e chiedendo un confronto risolutivo in tempi rapidi. L’incontro, almeno per il momento, non è previsto ma sono al lavoro gli advisor e ieri è arrivata la seconda lettera spedita da Caio in cui, tra l’altro, Etihad viene definita «una concreta soluzione, sul piano industriale, per Alitalia e al contempo un partner strategico per Poste». Strategico sulla base delle sinergie approfondite in un paio d’incontri tra Caio e l’amministratore delegato di Etihad, James Hogan, che si sono tenuti negli ultimi giorni. Sempre che l’accordo vada in porto. Le iniziative di Caio, infatti, sono del tutto sgradite, oltre che al vertice di Alitalia, alle banche esposte con la compagnia. E, nell’attesa del consiglio di oggi e dell’assemblea di venerdì, che potrebbero non risultare l’atto finale della vicenda, c’è chi lavora per un colpo di scena, cioè l’esclusione di Poste dall’operazione. Quattro, in particolare, le possibilità di collaborazione esaminate da Caio e Hogan, che hanno verificato ampie convergenze di vedute. Prima di tutto la previsione di un hub internazionale per lo smistamento di pacchi. Poi il progetto di piattaforma tecnologica per la vendita dei biglietti aerei presso gli uffici postali e quello per l’offerta di credit card mirate, previste anche in funzione di piani d’incentivazione della vendita dei rispettivi prodotti. Il quarto terreno di confronto, infine, è la messa a punto e commercializzazione di offerte commerciali a pacchetto che comprendono viaggi aerei e prodotti assicurativi. Nonostante ciò Caio non ha alcuna intenzione di farsi carico neppure in parte dell’eredità disastrosa della compagnia. Poste ha già dato, sostiene, versando a dicembre 72 milioni nelle casse di Alitalia, sfumati in pochi mesi. Proprio per evitare sorprese il Ceo di Poste ha voluto metterlo nero su bianco con parole esplicite nel punto 5 dell’allegato alla lettera del 18 luglio. «Poste non concederà alcuna garanzia, non eseguirà alcun ulteriore esborso finanziario e non rilascerà, in nessun caso, alcun ulteriore impegno, qualora eventualmente richiesto a qualsiasi titolo», è scritto, facendo riferimento esplicito a «impegni di versamento eventualmente richiesti a causa di crisi di liquidità o di altro titolo». E ancora, giusto perché repetita iuvant, il concetto è stato ribadito così: «In altre parole, l’esborso di 38,96 milioni (quello richiesto alle Poste per la partecipazione al salvataggio, ndr) dovrà avere effettive prospettive di ritorno di mercato senza ulteriore impegno finanziario ». Con una conseguenza importante, e cioè che «ulteriori eventuali esigenze per far fronte alla continuità aziendale o all’assetto patrimoniale nei prossimi anni dovranno essere tutte coperte da altri soci diversi da Poste». Il sì condizionato al piano Alitalia è stato ribadito ieri da Caio, a margine del comitato di presidenza della Confindustria. «Ci piace – ha detto -. «Abbiamo formulato una proposta che consideriamo ben strutturata in termini industriali e di ritorno per la nostra azienda. Non siamo speciali rispetto agli altri soci di Alitalia, ma diversi sì. Siamo un’azienda pubblica e abbiamo vincoli diversi. Siamo sotto la lente dell’Europa affinché il nostro contributo non si configuri come aiuto di Stato»

Ma "l'eredita' pesante del passato" e' quella relativa alla decisione di Sarni? O e' riferibile ad AZ (nel qual caso e' posta male)?
 
Comunque questa trattativa conferma ancora una volta l'inadeguatezza dei sindacati italiani, più interessati a salvaguardare una casta che a fare gli interessi di chi vuole lavorare seriamente
 
Comunque questa trattativa conferma ancora una volta l'inadeguatezza dei sindacati italiani, più interessati a salvaguardare una casta che a fare gli interessi di chi vuole lavorare seriamente

il limbo e' sottile; in questo frangente i sindacati non potevano neanche dire semplicemente "si deve fare , abbiate pazienza e a 2251 a casa". In fondo il loro ruolo e' anche difendere quei 2251 no?
Aggiungo che non sono iscritto al sindacato perche' non credo nella sua istituzione, almeno come costituita nell'attuale realta' italiana, ovviamente.

Voglio anche sperare che , come dici te Stefanopv, chi abbia voglia di lavorare seiamente in AZ rimanga; ma come sapere se tra i 2251 non ci siano anche di questi lavoratori? Possiamo partire dall'assunto che siano 2251 fancazzisti? Non credo...
 
il limbo e' sottile; in questo frangente i sindacati non potevano neanche dire semplicemente "si deve fare , abbiate pazienza e a 2251 a casa". In fondo il loro ruolo e' anche difendere quei 2251 no?
Aggiungo che non sono iscritto al sindacato perche' non credo nella sua istituzione, almeno come costituita nell'attuale realta' italiana, ovviamente.

Voglio anche sperare che , come dici te Stefanopv, chi abbia voglia di lavorare seiamente in AZ rimanga; ma come sapere se tra i 2251 non ci siano anche di questi lavoratori? Possiamo partire dall'assunto che siano 2251 fancazzisti? Non credo...


Chiaro, come in tutte le trattative si spara alto e poi ci si trova più o meno a metà strada.
Io non sto dicendo che nei 2251 lavoratori che rimarrebbero a casa tutti siano fancazzisti. Ovvio. Però l'alternativa è perdere quanti posti di lavoro tra Alitalia e indotto, più ricadute sul sistema Italia?
 
Il mio discorso è più ampio dell'affaire Alitalia-Etihad. La cristallizzazione del mercato del lavoro non porta da nessuna parte

Sulla cristallizzazione (come la cinesizzazione),concordo. Ma ci vorrebbe una riforma seria da Paese serio, tipo Germania. A me pare che ci si sia resi conto che il gap con loro sia incolmabile e il Paese rischierebbe stravolgimenti troppo forti in caso di pieno ripristino della legalità. Hai idea di quanto siano presenti lavoro nero e sommerso al sud? Si tratta di scegliere tra una via di normalizzazione che nel breve può fare male e nuove pezze. Ma guardare da una parte sola è solo fuorviante.

Se però il tuo discorso fosse più ampio, vedresti diverse altre caste.
 
Comunque questa trattativa conferma ancora una volta l'inadeguatezza dei sindacati italiani, più interessati a salvaguardare una casta che a fare gli interessi di chi vuole lavorare seriamente
Spero che arrivi molto presto il giorno che i sindacalisti, non avendo piu' nessuno da rappresentare, si trovino obbligati a cominciare a lavorare per la prima volta in vita loro.
 
Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.