Decreto con sgambetto sul low-cost
Lo scalo di Orio: quella norma sarebbe folle
Assaeroporti: rilevanti effetti negativi. Ipotesi di gara per ogni nuova rotta. E le flotte blindate frenano il boom di passeggeri
Esplora il significato del termine: Il suo nome è «Destinazione Italia», ma c’è chi a bordo pista ironizza e già lo ribattezza «Destinazione Alitalia». Il decreto non è ancora stato varato dalle commissioni della Camera, davanti a sé ha il lungo iter che lo porterà anche in Senato. Eppure, le polemiche sono già roventi. Perché a fare un salto sulla sedia di fronte all’emendamento che introdurrebbe i commi 53 bis e 53 ter sono stati in tanti, nelle direzioni degli scali di mezza Italia. Orio non fa eccezione, e infatti da Sacbo la proposta viene bocciata con un laconico: «È pura follia». Ma anche una beffa bella e buona, se si considera che il cavillo che per i detrattori rischia di ingessare il mercato in modo irreparabile è inserito nel pacchetto di misure dedicate all’Expo e alle sue infrastrutture. Un passo indietro. La norma, oggi nero su bianco e che per «Il Caravaggio» avrebbe l’effetto di un boomerang (anche) nel 2015, se confermata imporrà di svolgere una gara per l’affidamento di ogni nuova rotta. Sottoposti alla procedura - secondo il testo presentato da firmatari del Nuovo centrodestra e ora in discussione - sono «gestori di aeroporti che erogano contributi, sussidi o ogni altra forma di emolumento ai vettori aerei in funzione dell’avviamento e sviluppo di rotte destinate a promuovere o soddisfare e promuovere la domanda nei rispettivi bacini di utenza».
Questi «devono esperire procedure di scelta del beneficiario che siano concorrenziali, trasparenti e tali da garantire ampia partecipazione dei vettori potenzialmente interessati». Nel gruppo rientrerebbero anche le società che - come Orio - con le compagnie attuano strategie di «co-marketing», quindi unendo le risorse per la promozione di entrambi. L’effetto generale? Fine degli incentivi che ora vanno soprattutto alle low-cost e soprattutto, in molti scali, a EasyJet o Ryanair. Vettore, quest’ultimo, che a Bergamo rappresenta l’83% del traffico, con 56 rotte sulle 80 totali italiane. Quanto basta per capire su cosa agirebbero lacci e lacciuoli. Oggi, quando una compagnia potenzia la sua offerta (o la modifica), lo fa in base a intese con gli aeroporti: pensiamo alla nuova tratta su Atene che Ryanair attiverà in primavera, o alle molteplici altre. Con i nuovi paletti, ogni iniziativa dovrà essere preceduta dall’apparato burocratico dell’evidenza pubblica. Il tutto è già stato riletto come uno sgambetto statale alle concorrenti di Alitalia. Dalle parti di Orio l’attenzione è altissima, perché si temono i contraccolpi della burocratizzazione, delle lungaggini, della concorrenza «all’italiana». Ma sono molti gli scali nelle stesse condizioni. Tanto che è la stessa Assaeroporti a prendere posizione, ribadendo «la necessità di trasparenza e non discriminazione nel rispetto della piena libertà negoziale dei gestori aeroportuali. Bisogna assicurare parità di trattamento ma - è la precisazione - senza la necessità di gara che appesantirebbe in maniera assoluta ogni trattativa, con rilevanti effetti negativi sullo sviluppo del traffico aereo che già risente della crisi economica in atto». In Commissione bilancio, il percorso della norma viene seguito da vicino. E il deputato pd Giovanni Sanga rassicura: «Siamo al lavoro per evitare che si crei un problema agli scali come Orio». Anche perché il mercato aeroportuale, in fatto di Expo, già ha i suoi conti da fare. L’esposizione si svolgerà da maggio a ottobre, quindi in piena «alta stagione», quando i velivoli sono spesso già impiegati al 100% su tratte prestabilite. Difficilmente, ragionano gli esperti, le low-cost (discorso diverso per le compagnie di linea, magari asiatiche, che però fanno base sugli hub) stravolgeranno le loro pianificazioni per pochi mesi o acquisteranno aerei ad hoc. Questo, anche al Caravaggio, si traduce nel calcolo che smorza i clamori di grandi boom di traffico legato all’evento. E tutto questo al netto degli eventuali, nuovi «appesantimenti».Il suo nome è «Destinazione Italia», ma c’è chi a bordo pista ironizza e già lo ribattezza «Destinazione Alitalia». Il decreto non è ancora stato varato dalle commissioni della Camera, davanti a sé ha il lungo iter che lo porterà anche in Senato. Eppure, le polemiche sono già roventi. Perché a fare un salto sulla sedia di fronte all’emendamento che introdurrebbe i commi 53 bis e 53 ter sono stati in tanti, nelle direzioni degli scali di mezza Italia. Orio non fa eccezione, e infatti da Sacbo la proposta viene bocciata con un laconico: «È pura follia». Ma anche una beffa bella e buona, se si considera che il cavillo che per i detrattori rischia di ingessare il mercato in modo irreparabile è inserito nel pacchetto di misure dedicate all’Expo e alle sue infrastrutture. Un passo indietro. La norma, oggi nero su bianco e che per «Il Caravaggio» avrebbe l’effetto di un boomerang (anche) nel 2015, se confermata imporrà di svolgere una gara per l’affidamento di ogni nuova rotta. Sottoposti alla procedura - secondo il testo presentato da firmatari del Nuovo centrodestra e ora in discussione - sono «gestori di aeroporti che erogano contributi, sussidi o ogni altra forma di emolumento ai vettori aerei in funzione dell’avviamento e sviluppo di rotte destinate a promuovere o soddisfare e promuovere la domanda nei rispettivi bacini di utenza».
Questi «devono esperire procedure di scelta del beneficiario che siano concorrenziali, trasparenti e tali da garantire ampia partecipazione dei vettori potenzialmente interessati». Nel gruppo rientrerebbero anche le società che - come Orio - con le compagnie attuano strategie di «co-marketing», quindi unendo le risorse per la promozione di entrambi. L’effetto generale? Fine degli incentivi che ora vanno soprattutto alle low-cost e soprattutto, in molti scali, a EasyJet o Ryanair. Vettore, quest’ultimo, che a Bergamo rappresenta l’83% del traffico, con 56 rotte sulle 80 totali italiane. Quanto basta per capire su cosa agirebbero lacci e lacciuoli. Oggi, quando una compagnia potenzia la sua offerta (o la modifica), lo fa in base a intese con gli aeroporti: pensiamo alla nuova tratta su Atene che Ryanair attiverà in primavera, o alle molteplici altre. Con i nuovi paletti, ogni iniziativa dovrà essere preceduta dall’apparato burocratico dell’evidenza pubblica. Il tutto è già stato riletto come uno sgambetto statale alle concorrenti di Alitalia. Dalle parti di Orio l’attenzione è altissima, perché si temono i contraccolpi della burocratizzazione, delle lungaggini, della concorrenza «all’italiana». Ma sono molti gli scali nelle stesse condizioni. Tanto che è la stessa Assaeroporti a prendere posizione, ribadendo «la necessità di trasparenza e non discriminazione nel rispetto della piena libertà negoziale dei gestori aeroportuali. Bisogna assicurare parità di trattamento ma - è la precisazione - senza la necessità di gara che appesantirebbe in maniera assoluta ogni trattativa, con rilevanti effetti negativi sullo sviluppo del traffico aereo che già risente della crisi economica in atto». In Commissione bilancio, il percorso della norma viene seguito da vicino. E il deputato pd Giovanni Sanga rassicura: «Siamo al lavoro per evitare che si crei un problema agli scali come Orio». Anche perché il mercato aeroportuale, in fatto di Expo, già ha i suoi conti da fare. L’esposizione si svolgerà da maggio a ottobre, quindi in piena «alta stagione», quando i velivoli sono spesso già impiegati al 100% su tratte prestabilite. Difficilmente, ragionano gli esperti, le low-cost (discorso diverso per le compagnie di linea, magari asiatiche, che però fanno base sugli hub) stravolgeranno le loro pianificazioni per pochi mesi o acquisteranno aerei ad hoc. Questo, anche al Caravaggio, si traduce nel calcolo che smorza i clamori di grandi boom di traffico legato all’evento. E tutto questo al netto degli eventuali, nuovi «appesantimenti».
fonte: http://bergamo.corriere.it/bergamo/notizie/cronaca/14_gennaio_24/norma-low-cost-orio-serio-bergamo-scali-57650758-84d9-11e3-a075-38de66619eb5.shtml
il decreto: http://destinazioneitalia.gov.it/
Lo scalo di Orio: quella norma sarebbe folle
Assaeroporti: rilevanti effetti negativi. Ipotesi di gara per ogni nuova rotta. E le flotte blindate frenano il boom di passeggeri
Esplora il significato del termine: Il suo nome è «Destinazione Italia», ma c’è chi a bordo pista ironizza e già lo ribattezza «Destinazione Alitalia». Il decreto non è ancora stato varato dalle commissioni della Camera, davanti a sé ha il lungo iter che lo porterà anche in Senato. Eppure, le polemiche sono già roventi. Perché a fare un salto sulla sedia di fronte all’emendamento che introdurrebbe i commi 53 bis e 53 ter sono stati in tanti, nelle direzioni degli scali di mezza Italia. Orio non fa eccezione, e infatti da Sacbo la proposta viene bocciata con un laconico: «È pura follia». Ma anche una beffa bella e buona, se si considera che il cavillo che per i detrattori rischia di ingessare il mercato in modo irreparabile è inserito nel pacchetto di misure dedicate all’Expo e alle sue infrastrutture. Un passo indietro. La norma, oggi nero su bianco e che per «Il Caravaggio» avrebbe l’effetto di un boomerang (anche) nel 2015, se confermata imporrà di svolgere una gara per l’affidamento di ogni nuova rotta. Sottoposti alla procedura - secondo il testo presentato da firmatari del Nuovo centrodestra e ora in discussione - sono «gestori di aeroporti che erogano contributi, sussidi o ogni altra forma di emolumento ai vettori aerei in funzione dell’avviamento e sviluppo di rotte destinate a promuovere o soddisfare e promuovere la domanda nei rispettivi bacini di utenza».
Questi «devono esperire procedure di scelta del beneficiario che siano concorrenziali, trasparenti e tali da garantire ampia partecipazione dei vettori potenzialmente interessati». Nel gruppo rientrerebbero anche le società che - come Orio - con le compagnie attuano strategie di «co-marketing», quindi unendo le risorse per la promozione di entrambi. L’effetto generale? Fine degli incentivi che ora vanno soprattutto alle low-cost e soprattutto, in molti scali, a EasyJet o Ryanair. Vettore, quest’ultimo, che a Bergamo rappresenta l’83% del traffico, con 56 rotte sulle 80 totali italiane. Quanto basta per capire su cosa agirebbero lacci e lacciuoli. Oggi, quando una compagnia potenzia la sua offerta (o la modifica), lo fa in base a intese con gli aeroporti: pensiamo alla nuova tratta su Atene che Ryanair attiverà in primavera, o alle molteplici altre. Con i nuovi paletti, ogni iniziativa dovrà essere preceduta dall’apparato burocratico dell’evidenza pubblica. Il tutto è già stato riletto come uno sgambetto statale alle concorrenti di Alitalia. Dalle parti di Orio l’attenzione è altissima, perché si temono i contraccolpi della burocratizzazione, delle lungaggini, della concorrenza «all’italiana». Ma sono molti gli scali nelle stesse condizioni. Tanto che è la stessa Assaeroporti a prendere posizione, ribadendo «la necessità di trasparenza e non discriminazione nel rispetto della piena libertà negoziale dei gestori aeroportuali. Bisogna assicurare parità di trattamento ma - è la precisazione - senza la necessità di gara che appesantirebbe in maniera assoluta ogni trattativa, con rilevanti effetti negativi sullo sviluppo del traffico aereo che già risente della crisi economica in atto». In Commissione bilancio, il percorso della norma viene seguito da vicino. E il deputato pd Giovanni Sanga rassicura: «Siamo al lavoro per evitare che si crei un problema agli scali come Orio». Anche perché il mercato aeroportuale, in fatto di Expo, già ha i suoi conti da fare. L’esposizione si svolgerà da maggio a ottobre, quindi in piena «alta stagione», quando i velivoli sono spesso già impiegati al 100% su tratte prestabilite. Difficilmente, ragionano gli esperti, le low-cost (discorso diverso per le compagnie di linea, magari asiatiche, che però fanno base sugli hub) stravolgeranno le loro pianificazioni per pochi mesi o acquisteranno aerei ad hoc. Questo, anche al Caravaggio, si traduce nel calcolo che smorza i clamori di grandi boom di traffico legato all’evento. E tutto questo al netto degli eventuali, nuovi «appesantimenti».Il suo nome è «Destinazione Italia», ma c’è chi a bordo pista ironizza e già lo ribattezza «Destinazione Alitalia». Il decreto non è ancora stato varato dalle commissioni della Camera, davanti a sé ha il lungo iter che lo porterà anche in Senato. Eppure, le polemiche sono già roventi. Perché a fare un salto sulla sedia di fronte all’emendamento che introdurrebbe i commi 53 bis e 53 ter sono stati in tanti, nelle direzioni degli scali di mezza Italia. Orio non fa eccezione, e infatti da Sacbo la proposta viene bocciata con un laconico: «È pura follia». Ma anche una beffa bella e buona, se si considera che il cavillo che per i detrattori rischia di ingessare il mercato in modo irreparabile è inserito nel pacchetto di misure dedicate all’Expo e alle sue infrastrutture. Un passo indietro. La norma, oggi nero su bianco e che per «Il Caravaggio» avrebbe l’effetto di un boomerang (anche) nel 2015, se confermata imporrà di svolgere una gara per l’affidamento di ogni nuova rotta. Sottoposti alla procedura - secondo il testo presentato da firmatari del Nuovo centrodestra e ora in discussione - sono «gestori di aeroporti che erogano contributi, sussidi o ogni altra forma di emolumento ai vettori aerei in funzione dell’avviamento e sviluppo di rotte destinate a promuovere o soddisfare e promuovere la domanda nei rispettivi bacini di utenza».
Questi «devono esperire procedure di scelta del beneficiario che siano concorrenziali, trasparenti e tali da garantire ampia partecipazione dei vettori potenzialmente interessati». Nel gruppo rientrerebbero anche le società che - come Orio - con le compagnie attuano strategie di «co-marketing», quindi unendo le risorse per la promozione di entrambi. L’effetto generale? Fine degli incentivi che ora vanno soprattutto alle low-cost e soprattutto, in molti scali, a EasyJet o Ryanair. Vettore, quest’ultimo, che a Bergamo rappresenta l’83% del traffico, con 56 rotte sulle 80 totali italiane. Quanto basta per capire su cosa agirebbero lacci e lacciuoli. Oggi, quando una compagnia potenzia la sua offerta (o la modifica), lo fa in base a intese con gli aeroporti: pensiamo alla nuova tratta su Atene che Ryanair attiverà in primavera, o alle molteplici altre. Con i nuovi paletti, ogni iniziativa dovrà essere preceduta dall’apparato burocratico dell’evidenza pubblica. Il tutto è già stato riletto come uno sgambetto statale alle concorrenti di Alitalia. Dalle parti di Orio l’attenzione è altissima, perché si temono i contraccolpi della burocratizzazione, delle lungaggini, della concorrenza «all’italiana». Ma sono molti gli scali nelle stesse condizioni. Tanto che è la stessa Assaeroporti a prendere posizione, ribadendo «la necessità di trasparenza e non discriminazione nel rispetto della piena libertà negoziale dei gestori aeroportuali. Bisogna assicurare parità di trattamento ma - è la precisazione - senza la necessità di gara che appesantirebbe in maniera assoluta ogni trattativa, con rilevanti effetti negativi sullo sviluppo del traffico aereo che già risente della crisi economica in atto». In Commissione bilancio, il percorso della norma viene seguito da vicino. E il deputato pd Giovanni Sanga rassicura: «Siamo al lavoro per evitare che si crei un problema agli scali come Orio». Anche perché il mercato aeroportuale, in fatto di Expo, già ha i suoi conti da fare. L’esposizione si svolgerà da maggio a ottobre, quindi in piena «alta stagione», quando i velivoli sono spesso già impiegati al 100% su tratte prestabilite. Difficilmente, ragionano gli esperti, le low-cost (discorso diverso per le compagnie di linea, magari asiatiche, che però fanno base sugli hub) stravolgeranno le loro pianificazioni per pochi mesi o acquisteranno aerei ad hoc. Questo, anche al Caravaggio, si traduce nel calcolo che smorza i clamori di grandi boom di traffico legato all’evento. E tutto questo al netto degli eventuali, nuovi «appesantimenti».
fonte: http://bergamo.corriere.it/bergamo/notizie/cronaca/14_gennaio_24/norma-low-cost-orio-serio-bergamo-scali-57650758-84d9-11e3-a075-38de66619eb5.shtml
il decreto: http://destinazioneitalia.gov.it/